Mah, una scenata del genere e Z. è l’irragionevole? Non sembra che T. sia il pacificatore in questa situazione. Tra l’altro senza garanzie, nessun accordo è ragionevole, anzi è una dichiarazione di guerra sotto mentite spoglie. Ari-mah.
Ho sentito e letto che il piano di Trump sarebbe quello di compiacere Putin per cercare di allontanare la Russia dalla Cina (oltre che per certe evidenti affinità…). Che poi il piano riesca è da vedere.
In attesa di vedere se le foto dell’Enola Gay si salveranno dalla furia censoria trumpiana, ecco una lista di parole che le agenzie federali devono evitare o ridurre al minimo:
accessible
activism
activists
advocacy
advocate
advocates
affirming care
all-inclusive
allyship
anti-racism
antiracist
assigned at birth
assigned female at birth
assigned male at birth
at risk
barrier
barriers
belong
bias
biased
biased toward
biases
biases towards
biologically female
biologically male
BIPOC
Black
breastfeed + people
breastfeed + person
chestfeed + people
chestfeed + person
clean energy
climate crisis
climate science
commercial sex worker
community diversity
community equity
confirmation bias
cultural competence
cultural differences
cultural heritage
cultural sensitivity
culturally appropriate
culturally responsive
DEI
DEIA
DEIAB
DEIJ
disabilities
disability
discriminated
discrimination
discriminatory
disparity
diverse
diverse backgrounds
diverse communities
diverse community
diverse group
diverse groups
diversified
diversify
diversifying
diversity
enhance the diversity
enhancing diversity
environmental quality
equal opportunity
equality
equitable
equitableness
equity
ethnicity
excluded
exclusion
expression
female
females
feminism
fostering inclusivity
GBV
gender
gender based
gender based violence
gender diversity
gender identity
gender ideology
gender-affirming care
genders
Gulf of Mexico
hate speech
health disparity
health equity
hispanic minority
historically
identity
immigrants
implicit bias
implicit biases
inclusion
inclusive
inclusive leadership
inclusiveness
inclusivity
increase diversity
increase the diversity
indigenous community
inequalities
inequality
inequitable
inequities
inequity
injustice
institutional
intersectional
intersectionality
key groups
key people
key populations
Latinx
LGBT
LGBTQ
marginalize
marginalized
men who have sex with men
mental health
minorities
minority
most risk
MSM
multicultural
Mx
Native American
non-binary
nonbinary
oppression
oppressive
orientation
people + uterus
people-centered care
person-centered
person-centered care
polarization
political
pollution
pregnant people
pregnant person
pregnant persons
prejudice
privilege
privileges
promote diversity
promoting diversity
pronoun
pronouns
prostitute
race
race and ethnicity
racial
racial diversity
racial identity
racial inequality
racial justice
racially
racism
segregation
sense of belonging
sex
sexual preferences
sexuality
social justice
sociocultural
socioeconomic
status
stereotype
stereotypes
systemic
systemically
they/them
trans
transgen
1984 is nothing
ripassiamo
I primi interventi censori furono sporadici e non organizzati formalmente. La Bibbia registra uno dei primi casi, quello del re Joachim che mutilò il libro dettato dal profeta Geremia (Geremia, 36, 1-26). Nel 5° sec. a.C. le autorità spartane proibirono determinate forme di poesia, musica e danza, considerate fattori di effeminatezza e di licenziosità. Nell’antichità classica, filosofi e artisti furono talvolta accusati di empietà e alcuni libri furono distrutti, ma la libertà di parola finì per essere ritenuta una delle più importanti differenze tra il cittadino e lo schiavo o lo straniero. Sulla base di questa convinzione i filosofi greci formularono la prima difesa razionale della libertà di espressione, ma anche la prima, fondamentale giustificazione della censura. Socrate, accusato di empietà e di corruzione di giovani, e giustiziato nel 399 a.C., difendeva la libertà di parola.
Platone considera la censura un elemento necessario della sovranità.
La sua difesa della censura è diventata l’argomento classico di molti regimi autocratici, che hanno insistito sulla propria facoltà di decidere quali idee o informazioni siano lecite e quali no.
(…)
Il periodo tra la fine del 19° e l’inizio del 20° sec. segnò una svolta nella storia della censura. Questa, infatti, declinò: un declino inevitabilmente legato a quello del regime monarchico assolutistico, da un lato, e al diffondersi della democrazia, dall’altro.
(…)
Nel corso del 20° sec. la censura ha avuto una storia molto diversa fuori dell’area dei Paesi sviluppati con governi liberaldemocratici. L’esperienza dei regimi monopartitici sia di tipo nazifascista sia di tipo sovietico ha dimostrato l’importanza della struttura politica e delle forme dominanti di proprietà nel determinare la natura stessa e la diffusione della censura nelle società moderne. L’instaurazione di un regime monopartitico efficiente richiede il controllo sistematico dei mass media , delle arti e di tutte le forme di espressione pubblica. Una volta introdotto, tale controllo diventa uno dei più importanti strumenti per mantenere la stabilità interna del regime.
L’atto finale della Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa, firmato a Helsinki nel 1975 dai rappresentanti di 35 Paesi, contiene un appello a favore del libero flusso di informazioni tra Est e Ovest. L’affermazione delle nuove tecnologie e la diffusione di Internet hanno consentito un parziale aggiramento di forme di censura anche in quei Paesi dove il controllo dell’informazione continua a sopravvivere (per es. in Cina e in Iran).
Okay, chi li aggiorna sulla situazione nel XXI° secolo nei democraticissimi Stati Uniti?
che poi è vero che gli USA non hanno mai avuto re, baroni e conti (ma solo perchè appena nati, dico io), ma considerare gli USA come bandiera della democrazia…oddio…come democrazia malata, ok, quello è certo.
Ma magari ora hanno cancellato il fatto che il razzismo era una legge (e che un sudafricano guidi gli USA è un bel cortocircuito).
Che i comunisti (presunti o meno, contava poco) venivano perseguitati, il loro lavoro ostacolato, o reso impossibile (il lavoro di tutti i giorni, intendo), che pure chi li conosceva o frequentava non se la passava bene, con lo Stato.
Ma magari ora cancellano pure apartheid e maccartismo, sai te.
Evitando poi di parlare di ingerenze all’estero o colpi di Stato, vabbè, là si spara sulla croce rossa. O protezioni a dittatori vari, vabbè.
Degli alieni nessuna notizia?
Saranno scappati il più lontano possibile.
Che invidia.
Perdonami ma quello non c’entra con la democrazia.
La democrazia è una forma di governo, ma di per sé non deve necessariamente garantire forme di “giustizia sociale”, ma l’accesso al voto.
La cosa che manca, secondo me, è la separazione dei poteri, e mi pare evidente, nel momento in cui il presidente è sostanzialmente plenipotenziario.
Il fatto della segregazione razziale, se mai, dimostra che essa può essere combattuta con armi democratiche.
Mi pare piuttosto che la democrazia americana manchi di un meccanismo di protezione di se stessa. Ad esempio, che il presidente sia stato in grado di cancellare i pendenti giudiziari a se e ai suoi sgherri.
Ma, temo, qualunque democrazia potrebbe andare in crisi quando una persona economicamente così potente arrivi al potere.
Ok, allora se vediamo solo l’aspetto formale della democrazia, trovo che sia “strano” (sbagliato, sciocco, scegliete voi) una democrazia nella quale tu in molti casi devi iscriverti, per poter votare. E questo non puoi farlo nei giorni delle votazioni, o nell’imminenza (se non in alcuni casi)
Poi, credo che oltre una certa cifra, non si possa più parlare di democrazia. Intendo cioè che forse solo per i piccoli Comuni, si possa dirlo: là non servono soldi per essere eletti, o non molti, tutti ti conoscono, le idee dei candidati sono chiare, palesi, conosciute.
Oltre, si arriva a storture del concetto di democrazia. Rimane solo il fatto che il demos decide, ma sempre meno…può mandarti a casa, o così è bello credere, ma in defnitiva sono forme di democrazia malate. Partitocrazie, plutocrazie (termine desueto, oggi sempre più corretto), o anche vere e proprie prese per il culo, tipo Russia e loro amichetti.
Di fatto,solo una minima parte della popolazione mondiale vive in una democrazia, anche se degenerante. E’ una forma di governo un po’ demodè, insomma.
Certamente. La nostra come quella moderna in generale è una democrazia rappresentativa. Non potrebbe essere altrimenti, temo. Le utopie in cui tutti votano e hanno lo stesso peso sono appunto utopie, e sappiamo come le masse sono manipolabili. Tutto sommato, meglio quella rappresentativa.
Vero. Le alternative non sono migliori però, o lo sono solo in condizioni ideali.
Beh tobanis direi che tu sia pronto per leggere “oltre la democrazia” o qualche testo libertario.
Tenendo a mente però che anche qui le condizioni sono sempre ideali e mai reali.
Dico solo che ho iniziato La ricchezza delle nazioni, di Adam Smith…iniziato è un termine un po’ forte, sono all’introduzione (non leggo mai le introduzioni, ma per questi tomi di economia, ho deciso di sì) ed è piena di supercazzole…uno sfoggio immagino per fare vedere ad altri economisti che chi scrive conosce la materia, e sa scrivere bei paroloni…ma io mi immagino che per libri simili forse sarebbe più corretto fare una minima divulgazione, che avere paura di fare brutta figura coi 3 o 4 che capiscono cosa stai scrivendo…ma vabbè.
Avevo addirittura voglia di trascrivere qualche supercazzola qua, poi mi sono detto, appunto: vabbè.
Hai presente che è un testo di fine 700, e all’epoca Adam Smith aveva tutto il diritto di tirarsela, vista la situazione? Non era “divulgativo,” era una pubblicazione di livello accademico, il primo testo di economia serio e degno di nota.
Oggi forse per certi versi è superato e ingenuo, resta una pietra miliare.
Mi sono espresso male, l’introduzione è di questi giorni (in realtà di qualche decennio fa, pare) e non è di sua mano, dunque, ma di altri economisti, di oggi.
Il testo vero e proprio, per quello che ho sfogliato, mi pare DECISAMENTE più sempice e abbordabile; chiaro, forse non per l’uomo della strada, ma per quest’ultimo purtroppo pure le fiabe di Andersen sono un ostacolo probabilmente insuperabile.
Tornando in OT, gli ospiti di Barisoni, su Radio 24,sono spesso molto molto interessanti. Perchè uno magari si abitua e fossilizza sugli ospiti delle trasmissioni tv, ospiti che sono sempre quelli, solitamente totalmente ignari di ciò di cui stanno parlando, o quasi, e che infatti parlano parlano e non dicono nulla.
Con Barisoni invece molti ospiti dicono pure troppo (!) nel senso che le info fattuali che snocciolano sono talmente tante che è una vera botta di sveglia al cervello.
In uno degli ultimi appuntamenti, una persona molto ferrata perculava, intendo, prendeva per il culo gli USA, sulle terre rare.
Primo, i giacimenti Ucraini stanno a zero, finchè non si proverà che là sotto c’è qualcosa. Secondo, ciò che estrai va raffinato, e chi raffina?
Nessuno al mondo raffina, quasi, se non solo la Cina (70-80% del totale, pare). Dunque Trump si troverebbe nella ridicola penosa e umiliante situazione di chiedere a Xiping se per cortesia gli raffina sta botta di estratto.
Ok, fa Barisoni, ma gli USA non potrebbero costruirsi la raffineria? Certo, ma uno, bisognerebbe vedere se sanno farlo, spiegava l’esperto, che non è proprio una cazzata, secondo, ci vorranno a occhio e croce una decina d’anni.
Un altro spiegava i vari indicatori della crisi attuale in CINA, dove i consumi interni sono a picco, dove le decine e decine di produttori di auto elettriche non vendono una quaglia e sperano di inondare i mercati esteri di auto elettriche cinesi.
Tra l’altro, illuminante il discorso del PIL drogato cinese, che da anni segna numeri da invidiare. L’economia cinese è talmente drogata da aiuti di Stato che se il PIL segnasse, che so, un +2% ma l’obiettivo minimo era il +5%, cosa fa lo Stato?
Interviene lui, chiaro, con investimenti statali come non ci fosse domani.
Manca un 3%? Ok, facciamo che so, 9.000 km di autostrade nuove, che poi in Cina sono pure rapidi, e correttamente quell’investimento verrà conteggiato nel PIL.
Che servano o meno, sti 9.000 km, è secondario…poi probabilmente serviranno pure, dato che la Cina è arretrata e grande assai.
Be’, ormai è da tempo che col PIL ognuno fa i giochetti che gli pare (a iniziare dagli States).