Ma anche il contrario.
Per dire la prima cosa che mi viene in mente, la schiavitù così come altri crimini normalmente considerati normali o persino accettabili, sono per la maggior parte della popolazione considerati inaccettabili.
Non è esattamente che non ci siamo evoluti. Ci siamo trasformati, e inoltre, abbiamo una distorsione di ciò che era il passato. Non farei quindi classifiche, il passato, anche di pochi decenni addietro, è distorto dagli occhi di chi ci racconta la storia.
Sto leggendo Love Boat, romanzetto italiano nostalgico sulla TV degli anni ottanta
Nessuna classifica
Quello che sostengo è che, come esseri umani sulla Terra, siamo gli stessi di 3000 anni fa. Anche allora esistevano comunità più o meno libertarie o più o meno dittatoriali - certo, andavano di moda gli schiavi ed era considerato mediamente normale averne un po’ ovunque. Oggi in teoria siamo tutto contro, poi qualcuno ha notizie (per dire) dei deportati in Russia dall’Ucraina? Dite che sono solo in villeggiatura? Non c’è paragone, ovvio, però come umani siamo gli stessi, solo che comunicare più globalmente ha reso più o meno popolari, più o meno apprezzate certe cose e più impopolari, più disprezzate altre. Siamo andato raffinandoci - qualcuno un po’ più in fretta, qualcuno un po’ più adagio - ma abbiamo anche avuto involuzioni: tipo i seguaci del vecchio testamento: lì siamo tornati indietro di quei 2000 anni. Poi siamo democratici, abbiamo carte dei diritti e tante cose belle, per carità. Eppure basta (relativamente) poco per farci tornare all’equivalente delle guerre puniche e . ci scommetto - pure a quella schiavitù da cui dici che la maggior parte del mondo si è affrancato ( l’Europa, per la tratta dei neri, nel 1814, gli USA ufficialmente nel 1865. l’ONU nel 1956/1957 legiferò in materia di schiavitù. Stiamo parlando dell’altro ieri - d’altronde, noi zero campi di sterminio, all’epoca dei tedeschi brutti e cattivi, ma avevamo i centri di raccolta posti nei pressi delle nostre fabbriche, per una manodopera praticamente gratis e logorabile a piacimento).
Apetta che finisca davvero la benzina e ne riparliamo: ci mettiamo meno di una settimana a riprendere le vecchie abitudini, coi servi della gleba, i signorotti locali con diritto di vita e di morte su quelli che contano niente e tutte quelle belle cose lì, compreso l’acquisto di concubine o altro al bisogno.
D’altronde, siamo tutti contrari, Poi però:
La schiavitù moderna, come definita nel rapporto, si caratterizza da due componenti principali: il lavoro forzato e il matrimonio forzato. Entrambe si riferiscono a situazioni di sfruttamento che una persona non può rifiutare a causa di minacce, violenza, coercizione, inganno o abuso di potere. Il lavoro forzato, come definito nella Convenzione dell’OIL sul lavoro forzato del 1930 (n. 29), si riferisce a “ogni lavoro o servizio estorto a una persona sotto minaccia di una punizione o per il quale detta persona non si sia offerta spontaneamente”
La maggior parte dei casi di lavoro forzato (86 per cento) si registra nel settore privato. Il lavoro forzato in settori diversi dallo sfruttamento sessuale commerciale rappresenta il 63 per cento di tutto il lavoro forzato, mentre lo sfruttamento sessuale ai fini commerciali rappresenta il 23 per cento di tutto il lavoro forzato.
Qualcosa del genere va bene?
Vabbè, se andiamo a guardare il singolo caso di “nemico” (vero o presunto che sia) di unPaese e della fine che fa (anche non in Russia), chiaro che si scopre che ci sono stanze in cui gli strumenti medievali si usano ancora con dedizione.
Il discorso di HC è legato a un’evoluzione di usi, costumi e leggi, nonché al manifesto aumento del benessere e delle libertà per molti (non per tutti perché vabbé, non è che siamo qui a regalare, eh?). Il mio al fatto che la nostra natura non è veramente cambiata: batsa guardare quello che è successo (ok, per giustificato motivo) in pandemia: nel giro di un niente ci siamo trovati tutti con quelle che consderavamo libertà assodate improvvisamente tolte, con decisioni prese per la massa che - sulla carta - non tenevano in alcuna considerazione situazioni particolari e con giustizieri privati che si affacciavano dai balconi[1] o giravano per strada. Infodemia a nastro, e siamo a pochi anni fa, da una parte come dall’altra, entrambe che sparavano autentiche boiate[2] spacciate come scientifiche. Processi farsa non abbiamo mai smesso di averne[3], per la demagogia credo non serva fare esempi, ma possiamo sempre rivedere qualche spezzone di video di ministri noti per i loro elenchi, in caso di dubbi. Voltafaccia idem, siamo amici dei vincitori da sempre. Diteci chi vince, vedrai come lo sosteniamo subito. E no, non siamo usciti da superstizioni e magie varie [4]
a mio figlio andava di correre, ogni tanto, intorno all’isolato. Gli hanno urlato contro da un balcone, accusandolo di diffondere il morbo, perché correva per una strada deserta. Un conoscente mio girava in bici senza mascherina, ed è stato fermato e picchiato da una coppia di uomini per quello: perché non aveva la mascherina… Solo per dire: ci mettiamo un attimo. ↩︎
anche senza arrivare alle idee folli dei microchip o del vaccino che ti trasforma in un magnete, abbiamo avuto i furbissimi delle cure dommiciliari (a pagamento, ovvio) da un lato e la disinfezione delle strade e degli edifici dall’altro. Trovo parecchio più gravi le iniziative dello Stato, quando ascientifiche, proprio perché parliamo dello Stato, con tanto di consulenti massimi esponenti di Verità e Giustizia. La loro, ovviamente. ↩︎
dal caso del Vajont a quello del crack Parmalat, ne abbiamo di famosi;ma anche nel quotidiano, lontano dai riflettori, chiunque sa che, se si va in tribunale, certamente conta chi abbia ragione legale, ma anche parecchio di chi siano amici gli avvocati di ciascuna parte e i giudici in carica in quel momento. ↩︎
vabbè, col sangue di San Gennaro a Napoli, o coi casi legati a Wanna Marchi e figlia, si spara sulla croce rossa. Però anche questi son dei grandi: “Happy Science”, un gruppo religioso segreto, vende falsi “vaccini spirituali” per prevenire e curare COVID-19, pubblicizza benedizioni legate al virus a tassi da 100 a oltre 400 dollari e vende DVD e CD a tema COVID-19 delle conferenze di Ryuho Okawa (un ex agente di cambio che il gruppo ritiene essere l’attuale incarnazione della divinità suprema) ↩︎
Guarda che questo approccio però non è diverso da quelli che dicono che il riscaldamento terrestre non esiste perché a Bolzano l’altro giorno ha nevicato.
Prendi un esempio a caso per contraddire la mia idea che oggi c’è, globalmente, molta più libertà e consapevolezza e rispetto dei diritti delle persone di 100, 200, 500 o 1000 anni fa.
Io sto un po’ a metà…già “allora” (secolo a scelta) c’era chi era consapevole che qualcosa non è che andasse benissimo.
E pure oggi, se togliamo la nostra inevitabile visione ovestcentrica, la gran parte degli altri Paesi scimmiottano quelli socialmente più evoluti, ma appunto, scimmiottano. Anche per carenze economiche, eccerto, e pure in quesi casi tanti locali dicono “E ma che Paese di merda!” riferendosi alle mancanze evidenti della loro Nazione.
Ma io su questo sono pienamente d’accordo.
Sostengo però che questa “molta più libertà e consapevolezza” siano legate a uno spago sottile sottile, perché non ci siamo evoluti davvero, abbiamo solo aumentato mezzi e ricchezza (non dovunque, però), e quindi, ovvio, siamo anche tutti mediamente parecchio più istruiti, sani, liberi e belli. Finché dura, non tanto o non solo la capacità di produrre beni, ricchezza e cultura, ma la pace nel mondo in cui viviamo (che non è tutto il mondo), ovvero finché non arriva qualcuno dalle spalle larghe a farti (=farci) un’offerta che non puoi rifiutare. Che, quando arriva, vedi che fine fanno la tua consapevolezza, i tuoi diritti e il tuo benessere - e questo proprio perché siamo gli stessi sapiens di 3-5-10 mila anni fa, solo un po’ più ricchi.
E no, il fatto di essere consapevole che la schiavitù non è legale (oggi), non impedirà all’eventuale invasore di fare di te comunque il suo schiavo.
Guarda che il mondo come lo vorresti tu, dove tutti si amano e si sacrificano per gli altri, non esiste se non nel mondo della mente alveare dei nostri amati romanzi distopici.
Piano. Io sono a favore del giusto compenso per il lavoro fornito.
Cioè, anche senza applicare i contratti nazionali a qualsiasi rapporti di lavoro, basta che possa scegliere che lavoro fare (o almeno cosa NON voglio fare assolutamente), che ci sia un orario umano e che riceva un compenso per quello che faccio che non sia proprio una singola ciotola di riso.
Poi continuerei col diritto allo studio, anche fino ai 25 anni, per dire. Ma più nell senso che abbiamo oggi: tendente all’obbligatorio fino ai 15 anni, poi facoltatitivo (epperò se mi scaldi la sedia, a 16 anni vai a servire ai tavoli, eh? Vediamo se poi trovi la tua strada - anche universitaria, del caso), di quello alla salute (nel senso che non esiste che se sei povero non ti puoi curare) e alla mobilità (non gratis, magari. Però nemmeno impedita), nonché a fartelo avere uno straccio di tetto sopra la testa (anche lì: non gratis, però nemmeno che ti costi il tuo intero stipendio se non parliamo di una villa).
E di una legge abbastanza uguale per tutti, con le dovute considerazioni legate a contesto.
Non sono cose di verse da quelle che ci sono abbastanza (vabbè, per la salute e la casa, stiamo ancora zoppicando parecchio, specie dalle mie parti. Per la giustizia, claudichimo abbestia, come sa chiunque abbia avuto una qualunque ) anche adesso.
Però tutte queste cose belle che abbiamo, tutta questa maturità è caduca, un po’ come quel discorso che faceva uno sgherro vecchio stampo, abiutato a frequentare solo malviventi, che diceva: “Tutti sono innocenti ìfinché non si inndaga” - cioè per lui si era tutti in libertà provvisoria.
Ecco, anche tutto il nostro benessere e la nostra libertà, che diamo per scontati, in realtà sono molto, molto provvisori. E a farli sparire in un lampo ci penserà l’esaurimento delle risorse, quando i pesci grossi non si accontenteranno più dell’Antartide. del canale di Suez o del Canada, ma vorranno anche casa tua, in dono. Allora vedrai quanto valgono giustizia, libertà e tutte quelle belle cose lì.
Non ci piove che la democrazia e lo stato di diritto sia un equilibrio precario e instabile. Ma c’è.
Come diceva @Tobanis , una volta erano idee meno diffuse anche se appannaggio magari di alcuni filosofi e sparito manipolo di intellettuali. Oggi è abbastanza diverso, ci sono principi su cui bene o male si è quasi tutti daccordo.
Molto fa, nella situazione attuale, anche il grande rumore della minoranza. Da qui parrebbe che gli americani con le espulsioni siano diventati tutti barbari, ma è anche vero che nei primi 100 giorni il tasso di insoddisfazione è il più alto di sempre. Significa che chi approva i metodi fa rumore, chi disapprova vola sotto traccia.
Ed è un equilibrio precario. Basta poco a tornare alla barbarie. Ciò non di meno, non significa che le idee sia ben piantate nella testa delle persone. E purtroppo il caos è un meta prodotto della libertà personale, da qui la crasi tra la teoria e la pratica.
Allora, sì, equilibrio precario, sì, basta poco, nì, ben piantate.
Tutte le idee principali sembrano “ben piantate” in gruppo. Poi vai a vedere da vicino e scopri che quelle diametralmente opposte sopravvivono, sono solo “di minoranza”, o meglio, non al potere.
Già nel 1800 si parlava di abolizione della schiavitù, intendendo quella dei neri.
Poi, nel 1900 è arrivato il baffetto.
Poi il baffetto ha perso, tutto il mondo - vabbè, buona parte del mondo - ha bandito nazismo e fascismo e idee collegate. Da noi l’apologia del fascismo è anzi un reato.
Oggi abbiamo come Presidente la nipote del mascellone, la quale ha amici che fanno il saluto romano (sulla carta, reato pure quello).
Certo, non è partita la caccia a ebrei, neri e gay, giusto? Intanto, nei democraticissimi USA è partita una campagna (forse ancora moderata?) per l’esclusione degli “inclusi” (leggi: gay, dsa, disabili in generale) e dei messicani.
Ma come, non avevamo un mondo occidentale con idee ben piantate di rispetto delle diversità?
Vediamo tra un altro paio di generazioni se sarà davvero così. Soprattutto quando l’interesse forte si facesse più forte sul lato prevaricazione per accaparramento di risorse in via di esaurimento - che non è che tutti i sudisti credessero davvero che i neri fossero “una razza inferiore”: avevano campi di cotone da lavorare…
Per provare a riunire il topic “Ultimo libro letto” con la discussione negli ultimi commenti…
Ho appena finito “Come il grano a giugno”, romanzo storico di Alessandro De Francesco. Una delle sue prime opere, per certi versi un po’ acerba ma che a me è piaciuta davvero tanto. Racconta le vicende di quattro ragazzi e una ragazza che hanno circa 20 anni nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. Sono amici d’infanzia, che poi le vicende separeranno e, in certi casi, riuniranno. C’è il contadino che si ritrova in fanteria, il benestante che finisce in aviazione, c’è chi si unisce convinto alle camice nere e alla repubblica di Salò e chi invece si ritrova in una brigata partigiana…
Queste storie tutto sommato “normali” (per l’epoca, a noi sembrano delle avventure tremende), intrecciate assieme, creano un bell’affresco di quel periodo da vari punti di vista. A me normalmente i romanzi storici non prendono per niente, eppure questo l’ho finito in due giorni; aiuta anche il fatto che è abbastanza breve e ha un ritmo molto scorrevole.
Personalmente faccio fatica a considerare il romanzo storico come una qualcosa di omogeneo.
Trovo parecchia differenze a livello di periodi dell’ambientazione.
Se si tratta di un momento storico che mi interessa ed è abbastanza ricco di informazioni, allora mi piace parecchio, altrimenti mi sembra di leggere qualcosa di superficiale.
Mah, uno storico di tipo retelling non mi dispiace.
Che so, tipo “Il gattopardo”
Secondo me il genere abbraccia cose troppo diverse.
Un romanzo storico stile Eco è un qualcosa di molto diverso di uno stile Manfredi.
Ho visto robe davvero troppo imbarazzanti per inquadrarli tutti nello stesso genere. Non basta l’ambientazione, serve che l’autore conosca davvero la materia.
Io in genere li evito, a meno che l’autore non sia un ricercatore o almeno uno studioso riconosciuto del periodo.
Ho alcune eccezioni in mente, ma solo perché l’autore sa davvero raccontare le cose. Anzi, una eccezione sola: I pilastri della terra.
Poi non è che i romanzi di ambientazione non mi dispiacciano. Il ciclo di Camelot di Jack Whyte mi è piaciuto moltissimo, specialmente i primi romanzi (alla lunga mi ha rotto i coglioni pure lui).
Sì, tutto vero, il mio era un discorso un po’ troppo generico forse; diciamo che a parità di qualità, il genere del romanzo storico fa più fatica a prendermi rispetto a molti altri.
Nel mio caso, di solito è l’eccesso di informazioni che mi fa perdere l’interesse: sto comunque leggendo un romanzo, per cui mi aspetto che le informazioni sull’ambientazione (reale o fantastica che sia) mi vengano date se e quando sono rilevanti per la trama. Sta poi all’autore mettere in piedi una trama che “passi attraverso” le parti dell’epoca storica che gli interessa mostrare.
Ci sono lettori, più interessati di me alla Storia, che invece adorano quando un romanzo si prende delle pause per mostrarti l’ambientazione. Credo che sia solo questione di gusti, a meno di eccessi in un senso o nell’altro.
No certo, capisco, non intendo attribuire più valore all’uno o all’altro. Per me però son due stili davvero tanto diversi, da cui, appunto, questo malinteso.
Condivido la tua “stanchezza” con alcuni autori (Eco in primis). E’ anche vero che molti autori, soprattutto di successo, a volte peccano nell’estremo opposto, ove il contesto storico è poco o nulla fondato, non diciamo a volte addirittura sovvertito.
Un autore che ha un ottimo compromesso tra i due è, secondo me, Evangelisti, nella sua trilogia della Tortuga.
Poi come spesso accade, ci sono Roma si che si possono considerare “in costume”, dove gli eventi storici non contano molto o la coerenza del.periodo non è cronistica, e quelli storici tout court dove invece l’aderenza è fondamentale per lo svolgimento.
Ogni termine è ovviamente puramente indicativo, non mi aspetto di trovare due romanzi storici simili come on due di fantascienza ecc ecc.
Finito il primo volume (Il risveglio) di Terra Incognita, insulso fantasy italiano di Vanni Santoni HC, di cui avevo letto Gli Interessi Comuni e un altro.
Costui, appassionato di D&Di da sempre si cimentato con questo racconto, ovviamente una trilogia che ci facciamo mancare nulla?, che parte come mezza fiaba (toccando insomma parecchi cliché tra cui la bambina rapita in tenera età, la prescelta, il viaggio formativo ecc) e il fantasy di serieB, con poca magia, poche meraviglie, descrizioni approssimative, poca fantasia ecc.
Le prima 200 pagine le ho lette quasi a metà e dopo inizia ad essere un po’ più interessante ma onestamente non leggerò i seguiti. Preso al 75% di sconto ma sarà in pila di vendita da domani.
Finito anche L’altra parte di Alfred Kubin, un pilastro del fantastico inizio secolo. Lui è altresì noto per essere uno dei disegnatori fantastici più eclatanti e morbosi, e questo romanzo non è da meno. Inizia con il reclutamento del protagonista da parte di un vecchio compagno di scuola, diventato ricchissimo e monarca di un remoto e misterioso Regno del Sogno, dove accade l’inverosimile. Ma il passo dal bizzarro alla catastrofe è breve, con un progressivo disgregarsi e abbattersi di disgrazie.
Bello bello.
So che dovrei fare le schede ma non so se ho voglia…