Uh. Chissà se il Fedemone conosce questo:
Hey dude!
Non questo in particolare, ma Jünger sì e non è un autore semplice.
Jünger ha avuto un culo pazzesco durante i quattro anni di conflitto.
Ho terminato ieri “il treno per Istanbul” di Graham Greene.
Forse il suo romanzo più riuscito.
Molto fuori zona rispetto le mie letture abituali, mi è piaciuto nonostante tutto.
Lento, ma così è il viaggio dell’Orient Express.
Seguendo uno dei miei filoni di lettura, ho spazzolato Aiuto, Poirot!, di Agatha Christie (1923 , ma in Italia 1934).
Secondo romanzo dedicato all’immortale detective, è un libriccino di 160 pg circa, trovato nella biblioteca comunale di Padova e letto in due tre giorni.
Leggibilità fenomenale, storia che si beve d’un fiato, giallo appassionante anche per chi non ama i gialli…che dire, bello bello, bei personaggi, con magari l’ultimo colpo di scena che forse è di troppo ma chissene, forse è un po’ tirato ma richissene: è il classico libro che se è il secondo, ti fa venire voglia subito di leggere il terzo.
Interessante poi leggere su Wiki le critiche del tempo, quando fu paragonato allo Sherlock Holmes degli anni '90, e…teniamo d’occhio questa scrittrice…
Per me, un 7,5.
Sto rileggendo Band of Brothers
La serie HBO è da sempre una delle mie preferite
Graphic Novel, stavolta. Avevo letto che La strada, di Manu Larcenet, era considerato da FilmTv la migliore cosa del 2024. Ma Larcenet…chi è? Dicono famosissimo…Non tollero di non conoscerlo.
Allora, forte della potentissima Biblioteca Comunale di Padova (nelle sue varie e molte sedi) ho recuperato due volumi, due suoi distinti lavori. Il primo è Lo scontro quotidiano (2014?): giudizio, wow. Tanta roba. L’Autore non punta (particolarmente) sul tratto, su questo non può competere coi migliori (per quanto…di lui mi rimane una conoscenza limitata).
Punta tutto sul contenuto, sulla storia, e si va belli alti, direi siamo sull’8,5.
Il protagonista è una persona come tante, è un po’ in crisi, e si è preso un anno sabbatico; fa il fotografo di guerra ed è nauseato da tutto, dal lavoro, dal mondo, anche da sè stesso. Pure, se cerca di isolarsi un po’ dal mondo, alla fine è il mondo che viene a trovarti. Bella storia, matura, intelligente, emozionante, una gran bella cosa. Consigliatissimo.
Minore mi è parso il secondo volume, che si intitola Quasi (2020?), e che è in pratica un ricordo dell’anno di naja dell’Autore. Il tratto è molto più cupo, molto più drammatico, per me siamo sul 7.
Lo vuoi cupo? Leggiti Blast.
Ho riletto I dolori del giovane Werther, di Goethe (1774 ma da noi 1781).
MI aveva esaltato da giovane dunque ero interessato a rileggerlo nell’età della ragione. Mah, che dire, è un mezzo capolavoro. Ok, il pippone di Ossian nel finale è un pippone, e oggi, con occhi diversi, trovo che Werther in fondo era uno sfigato.
Però tutto il resto è tanta roba.
Il romanzo è epistolare, cioè è formato dalle lettere che scrive Werther al suo amico, mentre è in vacanza e conosce la bella Carlotta (la quale è già promessa ad Alberto, che però è assente), e allora non disdegna di farsi corteggiare, anche se ovviamente non l’avrebbe mai ammesso.
Le lettere non erano come adesso, spediva oggi e arrivava domani, oggi in pratica sarebbero delle e-mail; nel romanzo ci sono solo le lettere di Werther, le risposte dell’amico possiamo indovinarle dal testo, comunque. Il Nostro perde via via la testa per la Carlotta, ma poi arriva infine Alberto, e Werther si fa un bel bagno di realtà, e un tantino sbrocca, anche perchè Alberto è una specie di antiWerther, e da lui pure ammirato.
Non racconto tutta la trama; il testo è scritto magnificamente, il pensiero di Werther segue un percorso temporale credibile e porta a una descrizione psicologica inappuntabile. Spesso è una figata, per capirsi.
SPOILER? oddio dopo secoli…
Non va a finire bene. Werther non può avere Carlotta, intanto sposatasi, e decide di farla finita, e si spara.
Il romanzo ebbe subito successo, ma chiamarlo successo è riduttivo, fu un triionfo. Veniva letto ovunque, i giovani e le giovani lo avevano tutti, copiavano i protagonisti, negli abiti e nei modi di fare, pure nel vestire.
La Werther mania ridiede slancio e dignità al suicidio per amore (?!) e non poche centinaia o migliaia di giovani fece quella fine. Fenomeno che continua ancora oggi, l’altro gg hanno ripescato in tempo una ragazzina che si era buttata nel canale per una delusione amorosa, da queste parti.
Goethe pubblicò il tutto a 25 anni, si dice che la storia sia stata anche autobiografica, in larga parte, insomma il romanzo del cassetto e della comfort zone, poi però direi che dimostrò che non fu un caso…anche se forse è questa la sua opera che preferisco. Su WIki dicono che pure Napoleone ne andava pazzo.
Sia chiaro, è letteratura, non è magari per tutti, potrebbe essere ritenuta una palla, da alcuni. Uomo avvisato.
mica per nulla ha fatto parte (e forse lo fa anche oggi) delle letture obbligatorie a scuola - che in qualche modo lo si doveva rendere antipatico, no?
Mah, io lessi le Ultime lettere di Jacopo Ortis, non il Werther (e comunque non ne ricordo una mazza).
…un caso famoso di plagio. Ma se lo dicevi a scuola, ti prendevi un brutto voto.
Fino a un certo punto. Chiaramente lo spunto è il Werther, ma nell’Ortis c’è più politica.
Nella forma e nei contenuti è molto simile a I dolori del giovane Werther di Goethe (anche se a tratti richiama la Nuova Eloisa di Jean-Jacques Rousseau); per questo motivo alcuni critici hanno addirittura definito il romanzo una brutta imitazione del Werther. Tuttavia, la presenza del tema politico, assai evidente nell’Ortis e appena accennato nel Werther, segna una differenza rilevante tra i due romanzi. Inoltre si avvertono la presenza dell’ispirazione eroica di Vittorio Alfieri e l’impegno civile e politico del poeta in quegli anni. Il poeta Alphonse de Lamartine, nel romanzo Graziella, definisce l’Ortis una copia del Werther, ma migliore dell’originale, in quanto “più viva e colorita”, grazie al “doppio sogno di quanti sono degni di sognare qualche cosa di grande: l’amore e la libertà”.
(da Wikipedia)
Plagio, con l’aggravante di averne fatto una copia da propaganda politica.
Osannato dai compagni di partito.
Un’altra cosa molto italiana.
(si capisce che a scuola mi avevano rotto le scatole con quelle lettere?)
Non ti dico a me quante altre cose mi rompevano… Però ogni tanto l’insegnante di lettere mi prestava qualche libro non incluso nel programma, ed era una boccata d’aria fresca.
@P7
Ma si è la storia di uno che s’innamora di una milf e poi si spara in testa, ma si manca e muore in agonia.
Che poi Foscolo s’ispirò a un vero suicidio, di un certo Girolamo Ortis, oltre che alle proprie vicende.