L'ultimo film che hai visto

A me era piaciuto. Soprattutto i rapporti di lavoro nell’hotel

Licorice pizza (2021)

Mah…sarò onesto, mezza delusione: addirittura per una prima metà è stato un supplizio continuare la visione. Riavvolgiamo: regia e sceneggiatura di Paul Thomas Anderson, un regista che in parte idolatro (Il petroliere, Vizio di forma), in parte meno (Il filo nascosto), mentre i film più vecchi dovrei rivederli. Qua non ho ancora capito il senso di questa cosa. Abbiamo Los Angeles negli anni ’70, un ragazzino antipatico che fa l’imprenditore e nessuno pare stupirsi di ciò, una sfigata antipatica che finisce per stare al passo con lui nelle sue imprese, e …e fine. Tutti corrono, una volta si correva molto, ci sono le loro storielle, battibecchi amorosi, fine. Che dici, vabbè, ma messa così non vuol dire, il film potrebbe essere comunque un filmone…Beh, per la critica di tutto il mondo è un gigantesco filmone, per la rivista Film Tv è il migliore film del 2022. E vabbè. Forse avevo messo l’asticella troppo in alto. E poi, per i due protagonisti la scelta è stata assurda come il film. Entrambi dimostrano molto più della loro età, scritta sulla sceneggiatura. Scopro poi che lui ha solo 2-3 anni più dei 15 di cui parla ma tra 15 e 18 spesso c’è un abisso. Tra l’altro, è il figlio del grande Seymour Hoffman ed è all’esordio. Se la cava benino, direi, ma suscita (in me) esattamente zero empatia. Lei si chiama veramente Alana, come nel film (la sua famiglia sul set è la sua vera famiglia) ed era vicina ai 30 anni (avrei detto anche di più). Comunque, non i 25 anni previsti. Pure lei all’esordio, anche qua, zero empatia. Se la cava pure lei, così cosà. La locandina del film ha edulcorato, penso per questioni di marketing, non so, i due protagonisti, che in realtà sono bruttini. Pertanto un film un po’ così, recitato un po’ così, da attori un po’ così. Non mancano nel cast dei veri grandi attori, ma fanno delle parti minime. Il titolo è incomprensibile, non c’è nessuna pizza alla liquirizia (per fortuna); dovrebbe trattarsi di una catena di negozi del tempo, ma la cosa è irrilevante per il film. Come detto, critica in visibilio, entusiasmo prossimo all’onanismo. Ebbe tre candidature all’Oscar, senza esito. Al botteghino, malgrado i costi non elevatissimi, è stato un disastro. Al poco pubblico che andò a vederlo, però, il film piacque. Il film è recuperabile su Amazon. E dunque? Dunque darò 6.

Martin Eden (2019) film

Avevo da poco finito la lettura del romanzo di Jack London ed ero curioso di vedere questo film, fermo restando che di solito il libro è sempre meglio del film, e questo lo metti in preventivo. In questo caso il confronto è impietoso, su tutti i livelli. Il film premette subito di essersi ispirato al romanzo, ma di non essere la trasposizione dello stesso. Ok, il confronto rimane impietoso lo stesso. Il tutto passa dalla California a Napoli (il regista poi si soffermerà su volti e visi napoletani, ogni tanto, con scopi per me oscuri). Il protagonista è sbagliato come attore, in quanto Marinelli ha ben poco del Martin Eden cartaceo…poco credibile diciamo. La Ruth ci sta, è interessante, molti altri personaggi sono errati; Brissenden, uno dei personaggi più belli del libro, il ricco poeta disilluso, nel romanzo è un ragazzo, qua un anziano….ma vabbè, dicendo che è liberamente tratto, tutto si può fare, e dunque io dico, liberamente, che davanti al mezzo capolavoro di London, questo film ci fa una brutta figura, lontano in maniera siderale, anche come atmosfera, profondità, passione, conflitti etc. Chiuso questo capitolo, allora, vediamo il film in sé: non mi è piaciuto. Dato che darò 4, anzi, rimango sorpreso dall’ampia promozione ricevuta da FilmTV (non da Gianni Canova, se non sbaglio), promozione peraltro avuta dalla critica in generale, dato che poi a Venezia Marinelli ha pure vinto come migliore attore (sia chiaro, è un bravo attore, il Marinelli, ma non lo ricorderò per questo film, personalmente). Per dirla tutta, a Venezia non regge il confronto con il Brad Pitt di Ad astra, in quella edizione; pensando che c’era anche il Joaquin Phoenix di Joker viene da pensare male della giuria, presieduta da Lucrecia Martel…e c’era pure Adam Driver con Storia di un matrimonio…ma dai…e aspetta, pure dei fantastici Dujardin e Garrel in L’ufficiale e la spia….liberamente dico che Marinelli veniva dopo tutti questi, a mio parere. Ma in generale, questo malriuscito Bignami di Martin Eden (liberamente tratto) non mi ha convinto, quasi in nulla. Pubblico molto più benevolo, sul sette. Me ne farò una ragione, e a tutti consiglio invece di leggere London…tutto London, in effetti.

Spencer (2021)

Questo film narra di un Natale reale, quello del 1991, dove Regina, re consorte, Carletto, i principini e cani (e non porci) passano il Natale in un castello in Scozia. Lassù giunge quella squilibrata di Diana Spencer (quanto meno, nel film è squilibrata assai). Distrutta dal fatto che Carletto non la ama e anzi pare iniziata da anni la tresca con la Camilla, fa la ribelle con l’urlo nella pelle. C’è da cenare, non mangia; c’è da mettere un vestito, mette l’altro; c’è da essere puntuali, arriva in ritardo; insomma una bastiana contraria (il film glissa sul fatto che già da tempo mettesse le corna a Carletto con l’insegnante di equitazione). Come noto, i due divorzieranno ufficialmente nel 1992: il matrimonio del 1981 pare fosse già naufragato a metà anni ’80…ma questa è storia. Qua si vede solo questo: i reali preoccupati e imbarazzati, e Lady D che avrebbe bisogno di accurate cure psichiatriche, o quanto meno di amici. Dal tono si sarà capito che la mia empatia verso questo film e verso la figura di Diana è pari a zero. Il film però non è malvagio: dati i personaggi, noti a chiunque, si segue volentieri, scorre rapido e alla fine io sarei per una sufficienza. Mi è piaciuta molto la Kristen Stewart nel ruolo di Lady D. (nomination all’Oscar), mi è piaciuta la regia di Larrain e molto anche le musiche. Il film andò male al botteghino, in Italia arrivò al quarto posto delle classifiche settimanali (ora è su Prime Video di Amazon). E’ piaciuto molto alla critica, meno al pubblico. Partecipò a Venezia senza fortuna.

Belle (2021)

Cartone animato giapponese ambientato nella vita degli adolescenti liceali. La protagonista ha avuto sfortuna nella sua seppur breve esistenza, trova rifugio in un mondo virtuale dove assume le fattezze di una bella ragazza e grande cantante. L’enorme popolarità virtuale della tipa non corrisponde a quella nella realtà; le cose vanno avanti così, finchè il mondo fittizio non diventa una versione ripensata di La bella e la bestia. Film che ha aspetti positivi ed altri negativi. Tutto il mondo virtuale, o quasi, mi è parso la parte più debole, con varie situazioni che portano al “chissene” e la protagonista che sarebbe una grande cantante ma tranne l’ultima canzone, le altre fanno abbastanza cagare. E il finale (quello virtuale) è tamarro assai, quasi imbarazzante. Molto meglio la parte nella vita reale, decisamente più avvincente. Nel complesso sono per una sufficienza. La realizzazione grafica del film è da urlo, i disegni sono superlativi, siamo allo stato dell’arte…uno dei motivi per vedere, semmai, questo film. In Italia, anche se presente nei cinema per pochi giorni e in poche sale, riuscì ad entrare nella Top Ten settimanale, grazie, immagino, ai minorenni, il pubblico di riferimento. Nel mondo il film è andato bene, col plauso da critica e pubblico.

Il Gatto con gli stivali 2 (2022)

Carino questo filmetto sul Gatto con gli stivali (tra i personaggi più azzeccati del mondo Shrek), che parte da una premessa simpatica: il protagonista ha esaurito 8 delle sue proverbiali vite, e con l’ultima rimasta non può più scherzare tanto, come fa di solito, e pure le sue mirabolanti avventure devono andare in pensione. Succederanno varie cose, in questo film che è caruccio ma che non è per certo un filmone: è un passatempo, guardabile, a cui fatico però a dare un 7, che mi pare troppo generoso, dato che non raramente la storia mi ha un po’ annoiato (non nella ricerca, il momento più bello). Riccioli d’oro e gli Orsi, per motivi a me ignoti, parlano napoletano. Magari in Rete c’è la spiegazione, ma chi ha voglia di cercarla? E chi se ne frega? Però non ho capito il perché e non mi è piaciuto granchè. Per il resto, classico film intriso di morale e didattica sugli aspetti etici delle vicende; alcuni momenti di paura lo rendono inadatto ai bambini più piccoli. Per essere (stato) il numero 1 della mia lista di film da vedere, mi aspettavo molto di più, trovo totalmente fuori posto il voto medio di 7,9 del grande pubblico…ma i bambini pare ne siano andati matti. E’ candidato all’Oscar, ma pare con poche speranze. E’ andato bene al botteghino, ma meno del primo (che risale ormai al 2011!).

Okay, visto ieri sera Amsterdam, film del 2020 che non sai bene come dovresti guardarlo: ti aspetti una commedia da ridere, ma non è proprio così. Allora pensi che sia drammatica, ma nemneno. Un film d’azione? Non proprio. Un thriller? Solo a tratti. Un giallo? Forse un po’, ma un vero mistero non c’è. Un film storico? Mah, molto alla lontana.

Alla fine questo film, a metà strada tra una poltrona per due, batman, iron sky, Holmes e mission impossible (ma solo per la presenza di due esponenti molto improbabili del MI6), con le sue atmosfere che saltano dalla new orleans degli anni 30 a - boh, gli anni 50 di colpo? - mi è piaciuto parecchio, complice anche un cast da non sottovalutare.

Il film, girato proprio mentre scoppiava la pandemia, ebbe extra costi che, da soli, valsero tutti gli incassi che fece (circa 30 milioni), e quindi c’è chi ha calcolato la perdita in 100 milioni. Non piacque granché, ma a me è parso bello a modo suo - una forma d’arte, una commedia che si fa guardare (UNA volta, poi anche basta).

Vittima della pandemia, sicuramente. Un po’ anche della storia strana che racconta, un plagio di quella vera (non per nulla la scritta a inizio film “molti dei fatti narrati sono realmente accaduti”) meno credibile delle origini di un Capitan America, probabilmente un po’ troppo di tutto, e alla fine uno non ride, non piange, non strilla…

Comunque un 7/8 tutto: mi ha intrattenuto 2 ore che manco me ne sono accorto.

2 Mi Piace

Visto stasera (grazie, Amazon). Confermo: divertente, splatter, un po’ Tarantino, un po’ Guy Ritchie. Adrenalinico anche, come è giusto che sia, però, anche se c’è tanta lotta e ci sono un paio di personaggi davvero perfidi, già lo sai che qualcuno si deve salvare. Cioè, forse anche il serpente ce l’ha fatta, chissà.

Due ore passate in fretta.

Lucky Day
(Settembre 2019)
Lo dico subito: film del piffero (e sapete che, di base, sono di bocca buona)

Attirato da una prima recensione relativamente positiva, evidentemente fatta da uno che stava messo parecchio peggio di me, ho provato a guardarlo senza cercarne altre, sempre in attesa che decollasse. Il regista è lo stesso di Killing Zoe, ha lavorato con Tarantino su Pulp Fiction, s’è dato da fare anche con Silent Hill (2006 - piace solo agli appassionati del gioco, come mia moglie) e Beowulf (2007 - o piace o non piace. A me non troppo, diciamo).

Nonostante gli ingredienti apparentemente presenti, tipo lui, scassinatore, appena uscito di galera, lei che per due anni ha tirato su la figlia quasi da sola (se non si conta la domestica diventata parte della famiglia), la gang composta da un solo individuo (avranno speso tutto per le macchine del cattivo - rubate, peraltro) e il cattivo sociopatico che ammazza con sanguinamenti che nemmeno Tarantino, il film è scarso, con dialoghi scarsi, con scene prevedibili e finale scontato.
Nemmeno a metà già mi distraevo con altro e, a due terzi, iniziavo a saltare scene di niente, decisamente troppo lunghe.

comingsoon gli dà 3 stelle su 5
superguidatv due palle e mezzo su 5
filmtv 3 stelle di pubblico (evidentemente molto giovane) e due e mezzo di critica. Ci sono poi ben due commenti, di uno che dice che senza il cattivo pazzoide il film sarebbe più bello (togli il pazzoide e la storia perde il 50% di quel che c’è) e di un altro che invece vuole fare il forbito:

Desueto, auto-citazionista ma comunque spassoso

Spassoso dove? Non ho riso per nulla, soprattutto perché le scene che avrebbero potuto far ridere sono tirate troppo per le lunghe, come la maggior parte delle scene.

mymovies non so, a parte il fatto che in 11 gli hanno messo il cuore (saranno stati quelli del cast), e c’è uno che ha scritto:

Schizzi di sangue rosso sul muro bianco: una carneficina durante una mostra conferma l’idea di cinema di Avary come un frammento di installazioni mobili, uno sguardo che è prima di tutto un gesto fisico, riciclaggio di effetti pop ruvidi dove il cinema, dopo Pulp Fiction, si è fermato per sempre. Red, un abile scassinatore di casseforti, esce di prigione e può finalmente riabbracciare la moglie e la figlia. Ma un killer psicopatico si mette sulle sue tracce per vendicare la morte del fratello e farà di tutto per farlo fuori

Cioè, tutto vero, si è solo scordato di dire che Pulp Fiction è geniale, questo invece nemmeno per sogno.

Anche imdb gli dà 5,1 su 10.
Su nientepopcorn raccoglie un 4,8 (non si sa su quanto) e l’unica recensione che vedo parla di un 6 su 8 (evidentemente il tipo ha visto un altro film).

Cioè in media sembrerebbe che stia tra il 5 e il 6. Io dico meno, molto meno: l’ho già scritto che fa pena? Ecco.

Comunque più onesto Rotten Tomatoes:
approval rating of 9% based on 11 reviews, with an average score of 3.5/10

Sì, un bel tre e mezzo (su dieci, non su cinque: un bel tre e mezzo come quelli presi a scuola, quando le cose vanno davvero male, magari in matematica, non in ginnastica. Tanto per dare l’idea) ci sta tutto.

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Troppo cattivi (2022)

Periodo di cartoni animati, dunque, questo, ma non è neanche colpa mia: ad esempio, questo è stato n.2 in Italia nelle varie classifiche settimanali, un anno fa. Questa va a vedere la gente, insomma (soprattutto bambini coi genitori, immagino). E come è? Carino! Bel filmetto in cui c’è questa banda di malviventi, formata dai classici animali “cattivi”: il lupo, il serpente, lo squalo, il piranha e la tarantola (tutti antropomorfi). Sono simpatiche le loro vicende, si seguono volentieri, c’è un bel ritmo, bei personaggi, insomma funziona più o meno tutto. Un po’ trascurato dalla critica che seguo, invece vale una visione, se appassionati del genere e se capita. Scopro che è tratto da dei romanzi; scopro poi che è pure andato bene al botteghino. Per me un 7.

Io sto per lo più scoprendo - o rivedendo - vecchi film: commedie, ma anche drammatici, noir, thriller, ecc.; principalmente del periodo '40-'60. Per ora bazzico su YouTube, ma non escludo in futuro RaiPlay.

Sonic - Il film (2020)

Personaggio tratto un famoso videogioco (che non ho mai giocato, perché non mi interessava per nulla), Sonic qua diventa un pupattolo alieno, velocissimo, che per salvare la ghirba finisce sulla Terra, solo soletto. A sorpresa, questo filmetto è simpatico, gradevole e si può vedere volentieri (per chi apprezza il genere, chiaro). C’è un bel ritmo, un bell’approccio, begli effetti (soprattutto quando il mondo si “ferma”, rispetto alla velocità del protagonista), un buon cattivo, cioè un Jim Carrey in gran forma, insomma sarei anche per una sufficienza, o comunque non andrei sotto un 5. Uscito al cinema a metà febbraio 2020, un attimo prima, insomma, che l’intero pianeta si fermasse per pandemia. Culo, giusto in tempo per fare un buon incasso e rendere redditizia l’operazione. A perdere questo film, non si perde nulla; però non è malvagio, pensavo peggio.

Visto. Il primo è buono, a me strappa anche un sette, che Carrey è davvero in forma e il coso alieno è simpatico, nonostante gli altri buoni non siano niente di che. Il secondo, te lo dico subito, sta una spanna sotto. Lì io do un cinque e mezzo, dunque tu non vai sopra al quattro scarso: i buoni diventano melensi, il coso alieno ormai lo conosci e, anche se Carrey è ancora in forma, la storia a me è parsa meno intrigante. Magari ero solo un po’ stanco quando l’ho visto: dovrei riprovare in questo periodo, magari cambio idea. È il socio del cattivo che mi è parso subito un errore clamoroso.

The Guilty (2021)

Questo film si svolge tutto nella sala del 911, non si esce mai da li. Solo telefonate a destra e a manca. Che qualcosa non quadra lo si capisce abbastanza in fretta, altrimenti non ci sarebbe nemmeno una trama.

Concludendo il protagonista prende a cuore una telefonata commettendo un errore di presunzione che gli sarà maestro per l’ altra vicenda che lo vede appunto Colpevole.

E il tag spoiler?

questo: spione!

Bah, non è uno spoiler, pensa che lo mettono appena prima dei titoli di coda.

Tra l’altro ho scoperto che è un remake di un film danese del 2019, ne ho guardato un pezzo, è identico battuta per battuta.
Che senso ha un remake del genere?

Quello danese l’ho visto, adesso che mi ci fai pensare.

Com’è andato il primo agli incassi?

Sappi che un sacco di film nazionali sono un plagio di quelli fatti da qualcun altro.
Tipo: “tre uomini e una culla” e “tre uomini e un bebè”, dove di norma il secondo, in ordine di tempo, è una copia sbiadita del primo. Però incassa qualcosa lo stesso, e ha dei costi di produzione inferiori (oltre al fatto che il copione è già scritto)

Pinocchio, di Del Toro (2022)

Il famoso regista Guillermo Del Toro ci dà la sua personale visione della celebre fiaba di Pinocchio. Chissà che chiave di lettura, pensavo, che interpretazione, che punto di vista…una minchia. Tra l’altro, la storia in questione è ben diversa dal romanzo, che è quasi gotico se non horror e comunque straniante in molti punti, per non dire disturbante. Tanto che mi dicevo, boh, il Del Toro, che già presi per il culo per Pacific Rim, ma sta versione Bignami di Pinocchio, ma da dove l’ha presa?…che poi non suonava tanto nuova…e infatti. A ripensarci, questo non è liberamente tratto dal romanzo, no, è una (leggera) modifica al Pinocchio della Disney, giusto quel che serve per fare un po’ di pornografia del dolore, infilandoci gli elementi giusti per smuovere i cuori già molto disneyani dell’Academy, da una vita predisposti a certe tematiche. E in definitiva, spiace dirlo, questo film mi ha fatto cagare per una buona metà, tanto da rendere difficile la visione, che proseguiva tra il deluso e il sorpreso (negativamente). Poi va un po’ meglio, se alla fine il voto mio complessivo è per un 6,5, ma in tutta onestà mi aspettavo ben altro, molto ben altro, dopo gli osanna della critica, gli osanna del pubblico e infine l’Oscar come migliore cartone animato 2023. Oggi lo si ritrova su Netflix, non è costato poi tanto ed è andato bene al botteghino.

Mi pareva di averlo segnato nel libretto rosso, infatti.

Cioè, io a quello mica lo perdono, eh?

Okay, questo si salta.