L'ultimo film che hai visto

Better man (2024)

Su IMDB questo bel film ha voto medio di 7,5, che è proprio anche il mio voto. Sette magari sarebbe troppo poco, otto forse troppo tanto, in mezzo ci sta un po’ di tutto. Come è noto, il film racconta la vita di Robbie Williams, un tizio nato nel nulla, poi componente dei Take That, ribelle, sbruffone, cacciato dal gruppo perché ingestibile (oltre che drogato e alcolizzato), autore poi di una fenomenale carriera solista, con pure alcune canzoni molto belle.

E come è altrettanto noto, per impersonare Robbie venne scelta una scimmia (scimmia tipo Il pianeta delle scimmie, molto espressiva, molto umana, molto digitale). Questo sia per volontà di Williams, sia perché boh…a chi gli facevi fare la sua parte?

Il film è bello, vola via che è un piacere, ha ritmo, ha belle trovate, ha una storia che era giusto raccontare. Il grosso problema è che se lo sono filato in pochissimi, malgrado sia fatto molto bene e che alla fine la scelta della scimmia è super azzeccata. Pochi insomma sono andati a vederlo, pochi ma tutti contenti, così come la critica; il problema è che ha avuto costi allucinanti, questo film, forse per gli effetti speciali (candidati all’Oscar), ma veramente costi da blockbuster, e poi a vederlo al cinema non è andato (quasi) nessuno. Risultato: la catastrofe economica, uno dei peggiori investimenti degli ultimi anni, del secolo, chissà anche di cosa. Un disastro. Peccato, con tutte le cagate che la gente va a vedere…anche in Italia, non è neanche entrato in Top Ten delle classifiche settimanali. Se capita, consigliato.

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Black is Beltza (2018)
Film animato spagnolo, o meglio basco, che fornisce un panorama sulla controcultura degli anni ‘60, tra rivoluzioni, controcultura, guerra fredda, droga e rock & roll.
Belle visivamente, particolare come trama, nel complesso un po’ “folle”.
Le valutazioni popolari (poco sotto il 6) mi avevano fatto pensare ad un qualcosa di mediocre, invece devo dire mi è piaciuto per la sua originalità, sopratutto mi ha fatto venire voglia di seguirlo.
Disponibile su Netflix.

Here (2024)

Come in molti dei primi film muti (me ne sono visti parecchi, negli ultimi tempi), anche qua la telecamera è fissa e sono gli attori a muoversi e dare un certo dinamismo alla scena; fondamentale è (ed era, anche un secolo fa) però poi il montaggio. Qua lo è per certo, avvalendosi pure di tecniche digitali utilizzate con maestria. L’idea è carina, no? Una telecamera posizionata all’ingresso di un salotto, che non solo mostra scene accadute là dentro, nei decenni, ma pure altre scene accadute, nel medesimo posto, quando la stessa casa ancora non c’era.

E dunque attraverso quello che sarà in futuro un salotto vediamo passare che so, un corteo funebre indiano di secoli prima (siamo negli USA), oppure una carrozza di fine Settecento, o bambini che fanno giochi dove ora c’è un divano, o che so, una foresta dove c’è un macigno dal tempo dei dinosauri (situato in basso a destra e via via eroso dal tempo), e così via.

Il film è un bel saltare di palo in frasca, mescolando un po’ le varie storie, anche se poi quella principale prende il sopravvento.

Ok l’idea è questa, ma com’è? Mah, è caruccio. Il problema è che in fondo in fondo quanto viene raccontato è la banalità della vita, i suoi avvenimenti comuni a tanti altri, decisivi, indispensabili, determinanti ma, come dire, niente di insolito o di particolare. Nascite, amori, vite, morti, malattie, allegrie, tristezze, un po’ di tutto del nostro quotidiano. UN po’ come vedere i filmini delle vacanze degli altri: per loro ricchi di ricordi; per gli altri magari un filino pallosi. Trovo esagerato il voto medio di FilmTv, non lontano dal 9 (molto ma molto ma molto più negativa la critica Oltreoceano); il film è certamente ben fatto, ma se dovessimo dire che alla fine conta cosa avviene e come viene raccontato, su questo siamo nella norma, nel carino, nel 7, ma non direi nel filmone. Ovviamente è un parere personale; trovo dunque un po’ severo il voto medio di 6,3 lasciato dal grande pubblico su IMDB. Per quanto comprensibile. Forse il respiro giusto per questa opera era il cortometraggio (non così corto come si vede anche in una scena del film Lucy, simile a questo film, ok).

Il film ebbe costi tutto sommato contenuti ma non incassò praticamente nulla; fu dunque un bel flop al botteghino e un investimento sbagliato. Anche da noi non andò oltre all’ottavo posto delle classifiche settimanali.

Suzume (2022)

Ci ho messo quattro giorni a finirlo, dal che è facile dedurre che non mi abbia preso molto.
La grafica non si discute, ma ho avuto difficoltà a empatizzare con la protagonista. Magari sarebbe stato diverso vedendola prima nella sua vita quotidiana, invece è stata proiettata subito nell’azione. Ma probabilmente è quello che distingue un film da una serie. Tempi e ritmi diversi.

Comunque ricordo che qui il film era piaciuto (vero Tobi e Nirgal?) e su Imdb gode di un dignitoso 7,6; come al solito sono io il tipo difficile.

Suzume mi piacque ma pure per me ha dei difetti.

Io, invece, ho trovato una serie di buchi nella trama anche se l’estetica è davvero sublime. Un film un po’ barocco dove l’immagine prevale sul contenuto. Meno memorabile rispetto a “Your Name” che, pur con livelli grafici altrettanto eccellenti, ha invece una storia molto originale e curata, con un inizio tale da creare un legame diverso tra la protagonista e gli spettatori. Quando ho visto Suzume pur abbagliato dalla grafica mi sono reso conto di essere molto meno coinvolto dal punto di vista emozionale e ho pensato che fosse perché non ho mai avuto esperienza di terremoti, perciò mi mancava tutto quel senso di terrore primordiale che il film voleva trasmettere o amplificare.

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Io ho avuto ampia esperienza di terremoti, a iniziare da quello devastante dell’80, e anche di perdita di genitori, ma l’empatia con Suzume non è scattata. Tutto il film mi è sembrato troppo artificioso: “qui mettiamo le scene d’azione (la maggioranza), qui qualche momento strappalacrime”, ecc. A questo punto preferisco guardare qualcosa di meno appariscente, ma che mi tocchi davvero.

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La donna della cabina numero 10 (2025, Netflix)
Ieri sera mi è venuto di voglia di vedere qualcosa in stile giallo, visto la carenza di film di genere, ho finito per vedere questo, visto che il cast sembrava di ottimo livello (Keira Knightley, Guy Pearce).
Alla fine si è rivelato il classico filmetto adatto al grande pubblico, molto lineare, semplificato. In pratica un giallo che si può guardare a cervello spento, in cui anche un soggetto interessante viene privato di ogni “vitalità”.
Inizio a pensare che ormai questo tipo di opere sia sviluppato esclusivamente in miniserie :neutral_face:

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A House of Dynamite (2025, Netflix)
Thriller politico che segna il ritorno di Kathryn Bigelow alla regia, è già stato candidato a Leone D’oro e probabilmente sarà uno dei candidati forti agli oscar.
Si tratta di un’opera corale, in cui viviamo, attraverso vari punti di vista, gli avvenimenti che intercorrono tra il lancio verso gli stati uniti di un missile balistico non identificato e il suo impatto.
Il film a tratti ricorda un documentario, ma lo stile è decisamente cinematografico.
Veramente molto bello.

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E infatti il Post ha pensato bene di chiarire “ruoli, sigle e procedure che potrebbero risultare un po’ oscure”:

Le emergenze in USA sono gestite mediante acronimi, ricordo ancora La Grande Onda (The Rift) di Walter Jon Williams, in cui c’era la parte di inizio gestione dell’emergenza in cui le frasi erano piene di acronimi.
L’autore chiude quel “momento narrativo” così

Alla fine il presidente dovette essere grato agli acronimi: gli
avevano evitato di pensare alla gente, agli esseri umani
intrappolati sotto le macerie, o che lottavano con il fuoco, o che
vedevano l’acqua salire inesorabilmente oltre le ginocchia dei
figli.

Che alla fine è pure plausibile :confused:

Piaciute la regia, la fotografia, la recitazione, ma ci sono grossi buchi nella storia. Nella realtà ci sono altre risorse antimissile oltre agli intercettori cinetici. Non credo che un singolo missile balistico possa passare dalla difesa antimissile. E poi: era una testata convenzionale, chimica-batteriologica o nucleare? Era a testata singola o una multipla? Come si fa a pensare subito a un contrattacco se non hai fatto ancora il damage assessment? Puoi prepararti a un contrattacco, ma su un singolo missile di origine sconosciuta deve prima indagare. La catena decisionale mi è sembrata frettolosa e poco professionale. Poi, mi dirai, so’ americani…

“fate qualcosa, non importa cosa, ma fatelo.”

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sono d’accordo.

A un certo punto dice che ci sono solo 50 missili di difesa ma non possono usarli tutti altrimenti poi sarebbero scoperti. Boh mi sembrano affermazioni frettolose.

Il film mi è piaciuto anche se magari bastavano pochi minuiti a far intravedere l’esplosione di Chicago e il lancio di missili per ritorsione, così mi sembra che lasci aperto ad altre possibilità

In realtà mi pare sia lo stesso film a spiegare la situazione. Non hai le informazioni che ti servono e devi prendere una decisione nel giro di minuti :poop:
Il problema non è il singolo missile, ma l’incertezza ad esso legata. E’ un solo missile ? Un attacco di una nazione? Un attacco coordinato di Russia e Cina?
Se è un attacco e non reagisci subito rischi di essere spazzato via e perdere la guerra in partenza. Se reagisci hai la certezza di scatenare una guerra.
Alla fine, qualunque scelta fai, perdi.

Quello che il film voleva mettere in mostra è come nella situazione attuale un missile “fantasma” potrebbe far scattare forzatamente una guerra mondiale.
Vuole mandare un messaggio alle opinioni pubbliche evidenziando che le certezze che molti leader (Trump, Putin, etc… ) amano sbandierare, sono basate sul loro ego, la realtà è molto più inquietante.

Per quel che riguarda invece l’abbattimento del missile anch’io sono rimasto sorpreso dalla fatto che non siano stati usati ulteriori mezzi, però mi mancano le conoscenze per valutare il tutto.

P.S.: A livello di sensazioni, mi ha ricordato The Day After (1983), magari anche Wargames (1982), film del periodo della guerra fredda.

Nirgal, l"architettura del sistema di deterrenza si basa appunto sul fatto che un singolo missile balistico non possa scatenare una risposta massiccia. Innanzitutto perché sarebbe di certo una provocazione. Non si risponderà mai a un singolo lancio con la distruzione totale di tutti gli avversari possibili, perdipiù altrettanto agguerriti. Sarebbe stupido e non coerente con la dottrina di dispiegamento delle forze nucleari. Il sistema è stato concepito per distruggere una minaccia del genere prima che arrivi a terra. Il generale nel film è una macchietta. Ma, mi dirai, Pete Hegseth non è che sia molto più sveglio.

Vorrei fare anche notare che i film citati da te, per quanto dei capolavori molto amati anche da me, non sono molto attuali. A quei tempi l’arsenale dei contendenti (allora solo Usa e Urss) era basato principalmente sulla componente aerea e molto meno sugli ICBM a terra e, soprattutto, imbarcati nei sottomarini. Un errore di un singolo lancio era più improbabile. La risposta antimissile a un singolo missile sarebbe massiccia e su diversi strati, fino ai patriot nell’area locale dell’obiettivo. La parte in cui si dice che si devono risparmiare gli intercettori balistici per un successivo attacco è risibile. Non ne basterebbero cinquanta contro un attacco massiccio, considerato anche le statistiche di successo (vere) dichiarate nel film.

A working man (2025)

Action solo per cultori del genere “Mi hanno fatto incazzare e li ammazzo tutti”, mentre gli altri spettatori, non aficionados, saranno inorriditi da questo film (a loro, lo sconsiglio). Scritto (anche) da Stallone, racconta di Jason Statham, ex marine britannico, ora operaio edile. Viene rapita la figlia del suo capo da malavitosi russi, per scopi turpi; sarà lui che dovrà tornare in gioco e ovviamente farli fuori tutti. Il film dà quanto ci si aspetta, compresa una sceneggiatura coi buchi (Salvala tu! No, non posso, non sono più l’uomo di una volta…scena dopo, ok la salvo, glielo avevo promesso….), un cast porello con qualche stellina e molti abili e speranzosi mestieranti, buone scene di azione, il nostro che ammazza tutti facendosi (relativamente) poco male, i cattivi che sono dei cretini, incongruenze, un film insomma totalmente irreale. Io però non infierisco, per me è un 5, nel suo genere non è il massimo, ma se il genere piace, visibile. Lasci perdere, chiunque altro. In Italia arrivò al quinto posto degli incassi settimanali, prima di finire su Amazon Prime, dove si trova ora. Nel resto del mondo è andato benino, più o meno.

Biancaneve (2025)

Alla fine il colpevole è lo Specchio, almeno in questo film. Perché quando la Matrigna, Gal Gadot (nota gnocca imperiale) chiede allo Specchio chi sia la più bella del reame, solo da un alcolizzato o da un tossico drogatone o da un ipovedente potrebbe ricevere la risposta che la più bella è Biancaneve, ossia Rachel Zegler, ragazza carina e gradevole e basta. Dunque, è proprio lo Specchio, con le sue risposte da rincretinito, che dà il via a tutto sto casino, suscitando l’ira della vanitosissima Matrigna (che cosa dovrebbe fregarle, a lei, poi, se anche fosse seconda o terza…), la quale peraltro è già molto squilibrata di suo e farebbe bene a trovare uno bravo. Siamo insomma all’ennesimo passaggio di un film Disney da cartone animato a film (in questo caso, dopo quasi un secolo); purtroppo il film è pesante, con troppe canzoni, pesanti anch’esse, e con un’impostazione ormai molto demodè. La storia, quella Disney almeno, è poi stranota, e dunque anche quando Biancaneve stramazza dopo avere morso la mela, non ci sarà stato uno spettatore uno che si sia preoccupato, dato che poi un bacio l’avrebbe risvegliata. Disney come sempre cambiò e disneyzzò le fiabe originali, solitamente (anche qua) ben più cruente e politically scorrect. Basti pensare che nelle varie versioni, spesso non c’è la matrigna: la cattiva è proprio la vera madre di Biancaneve, una matta con tendenze cannibali. In altre storie c’è la Matrigna, che però nelle fiabe, quasi sempre, morirà dopo una brutta tortura (indossare forzatamente delle scarpe metalliche e incandescenti). Lo stesso Principe è a un passò dalla necrofilia, dato che entra in possesso del sarcofago trasparente della morta e lo fa portare con sé, per ammirare la ragazza defunta.

Oltre a ciò, non si possono ignorare le critiche che vennero fatte al film, spesso a priori, con un casting che prevedeva una Matrigna molto più bella di Biancaneve; l’assenza dei Sette Nani (non sono assenti, in realtà, ma sono fatti con la CGI, e non vengono chiamati “nani”, ma è ovvio che sono i Sette Nani), le polemiche stupide da parte dell’attrice Zegler, che parlò di stalking da parte del Principe, nella storia (viene però in mente cosa fa veramente il Principe a Biancaneve addormentata, nelle parodie porno).

Fatto sta che il voto del grande pubblico, su IMDB, è bassissimo, al momento 2,2, ma è chiaramente fasullo, tantissimi, anche senza averlo visto, hanno dato il voto “1” per partito preso, addirittura l’85% dei votanti ha fatto così, e questo è ovviamente senza senso, anche perché un voto corretto, secondo me, è sul 4,5: un brutto film, ma il 3 è lontano, l’1 non è onesto.

Economicamente il film fu una catastrofe biblica: fu uno dei film più costosi di sempre, per la Disney, che un po’ se le andò a cercare; gli incassi furono largamente insufficienti (in Italia fu primo, nelle classifiche settimanali, ma non conta molto). Dunque per la Disney un disastro, che frenò e sta frenando il prossimo cartoon da trasformare in film, Rapunzel. Biancaneve ora è su Disney+.

Qui, guardando in originale, mi viene però il grande dubbio sulla traduzione italiana classica
Perché la famosa frase è The Fairest of Them All
Ma fair non è bella, ma giusta. Quindi la famose frase La più bella del reame mi pare sia un colossale errore culturale.

Detto questo quello secondo te, ma anche qualche eventuale altro temerario che l’ha visto, quanto “è Biancaneve” questo film ?
Nel senso che, come dicevo qualche post sopra, a me è parso troppo lontano dall’idea classica della favola occidentale classica, quella che le nostre generazioni hanno imparato a conoscere. Mentre lo guardavo c’era sempre quel retropensiero: “ma questa non è biancaneve”.
Poi magari è solo una questione di sceneggiatura insulsa, oppure ormai ho scordato le favole :grin: