L'ultimo film che hai visto

Giurato numero 2 (2024)

Clint Eastwood non è solo un gran regista, ma soprattutto un Gran Maestro (di solito) nel raccontare storie. Storie a volte semplici o banali, come qua, con un protagonista che una sera, sotto un diluvio, urtò forse qualcosa in strada, con l’auto. Scese a vedere la macchina, un po’ danneggiata, non scorgendo nulla attorno. Butto l’occhio anche dal vicino ponte, ma non si vedeva un tubo. Vide poi che nella zona, dai cartelli, passano dei cervi, e si disse amen, avrò colpito un cervo. Sto raccontando solo i primi minuti, nessuno spoiler. Lo stesso protagonista viene scelto come giurato, per un caso che non conosceva, e scopre così che quella notte, nello stesso punto, una donna venne scaraventata giù dal ponte, morta. Ma che cavolo, fu lui? O fu l’imputato, che ci aveva appena litigato? Da lì parte il film. Interessante poi come conosciamo meglio (io almeno) il sistema giudiziario USA, in questa opera, con i giurati che vengono sorteggiati, poi “interrogati” da accusa e difesa e scelti solo se vanno bene ad entrambi. Poi parte il processo, testimonianze, dichiarazioni, etc…e la giuria può solo ascoltare. Poi alla fine, bene signori, ritiratevi e decidete, colpevole o innocente? E’ in seguito il giudice, se l’imputato è colpevole, a determinare la pena. Questo per sommi capi, certo, e secondo un procedimento che gli stessi protagonisti definiscono non perfetto ma il migliore possibile (malgrado sia ben diverso dal nostro).
Insomma, una storia che si aggrappa alla bravura nel raccontarla del regista, a come è scritta, agli interpreti, e qua tutto si incastra alla perfezione, per un film a cui darò 8 (e che ha pochi difetti, tra i quali il “passato” di alcuni giurati, che ho trovato banale e scontato). In Italia salì fino al terzo posto degli incassi settimanali, ma in generale nel mondo è andato male, malgrado il plauso delle critica internazionale e il gradimento del grande pubblico (non così grande, evidentemente) e mio.

Se avete del tempo libero c’è questo documentario

Sono solo 857 ore :upside_down_face:

Volendo c’è la playlist completa su YT:
https://youtube.com/playlist?list=PLJUn5ZRCEXamUuAOpJ5VyTb0PA5_Pqlzw&si=HpNTffqV492aCZqc

Devo dire che mi tenta, solo che temo che la pubblicità sul tubo lo allunghi di un centinaio di ore come minimo :icon_lol:

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Capi di Stato in fuga (2025, PrimeVideo)
Commedia d’azione con Idris Elba e John Cena da guardare a cervello spento, con una trama che è sostanzialmente campata per aria, ma fa scorre l’azione.
La peculiarità della pellicola è un ulteriore spostamento verso la commedia di questo genere di film, dove l’azione abbandona il ruolo principale e diventa funzionale alla commedia.

I giudizi globali spaziano tra il 6 ed 7 a seconda della fonti, io sono più verso il 6; resta un film guardabile, ma la parte action che costituisce la storia è un veramente un po’ troppo per i miei gusti.

Una porcheria se non c’è niente altro da vedere

Taxi Driver, è disponibile su Netflix fino a fine mese, quindi ne ho approfittato per vederlo in originale.

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Ero indeciso se metterlo nella discussione sugli hacker, ma trovo che possa essere interessante per vedere cosa succede in fase di produzione di un film.
Cmq pare che questa azienda che si occupa tra l’altro di post produzione abbia il vizio di mettere online i prodotti sui cui lavora tra cui In the Hand of Dante che dovrebbe essere presentato a Venezia.

L’articolo originale di torrentfreak è qui

Magari stasera vedo posso guardare qualcosa :grin:

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Il gladiatore II (2024)

Inutile e non richiesto seguito dell’originale Gladiator, di quasi 25 anni prima. Il regista è rimasto lo stesso, Ridley Scott, il quale ha fortemente voluto l’operazione, ma mentre quello era un filmone, questo è un filmetto. Quello aveva Russell Crowe al suo meglio, questo ha tale Paul Mescal e senza offesa, ma la differenza è al momento abissale, per capacità e carisma. Il cattivo era Joaquin Phoenix, gli imperatori stavolta sono due ma è chiaro che chiunque viene messo vicino a Phoenix ce l’ha dura dura, il confronto è improponibile. Per fortuna nel cast oggi ci sono pure Denzel Washington, come sempre al top, e Pedro Pascal, in questo ultimo periodo come il prezzemolo o, meglio, come il sale, lo trovi ovunque (però è bravo).

La storia è sempre quella, ruota attorno al Colosseo, e anzi si può dire, se rompi le balle o stai sui maroni o la combini grossa, ogni scusa è buona per farti finire al Colosseo. Il nostro eroe dunque perde la guerra, finisce tra i gladiatori, dove ovviamente trionferà e si riscatterà, la storia è sempre quella. Non mancano sottotrame e sotto tramacce, ma la sensazione è di vedere non tanto Il gladiatore 2, qualunque cosa significhi, ma il Gladiatore di serie B. Soprattutto all’inizio, spesso si finisce nel comico involontario, con tante piccole scemenze e banalità, con certi dialoghi che fanno veramente cadere le braccia. Il film è lungo, forse troppo, ma quanto succede, per la gran parte, non suscita empatia e pure la sorte dei protagonisti, in definitiva, mi dico chissene. Il finale è buono, come se tutto il film fosse poi concentrato là, due ore per poi vedersi questi 20 minuti, che vorrebbero far dimenticare e forse perdonare il resto, ma per me è solo modo di salire di un voto, da 4 a 5.

Il precedente Gladiatore, oltre a 5 Oscar, fu anche un successo al botteghino; questo agli Oscar ebbe solo la candidatura ai costumi (persa) e al botteghino è andato maluccio, dati i costi enormi per farlo. Alla fine ha incassato come il precedente, che però mi sa che quando era uscito c’erano ancora le lire. La critica americana ha applaudito, probabilmente neanche ravvisando le continue inesattezze storiche; pure da noi la locale critica ha generalmente promosso. Il grande pubblico è rimasto un po’ incerto e non si è entusiasmato. Io meno ancora, non lo consiglio.

è abbastanza formulare una teoria secondo cui qualcuno, probabilmente un dipendente o collaboratore di Augustus Color con accesso a quell’account, ha caricato il video su Vimeo, magari per testarne l’output su qualche display in particolare o magari per renderlo accessibile a terze parti (per esempio il committente), pensando che fosse privato e invece non lo era.

No, vabbè, dai.

Mi ha annoiato

Anora (2024)

Anora è il sorprendente vincitore del premio Oscar 2025. La vittoria, inizialmente, sembrava certa per The brutalist; si parlava anche di Anora, ma c’era pure Emilia Perez, in gara. Quest’ultimo faceva però harahiri, per alcune dichiarazioni poco gradite della protagonista. Restavano gli altri due, in un testa a testa finale, con Anora in forte recupero e che alla fine a sorpresa ha vinto. Ma non solo! Oscar anche al regista Sean Baker, Oscar allo sceneggiatore Sean Baker (sempre lui), Oscar a Sean Baker (sempre lui) per il montaggio, Oscar ad Anora, cioè all’attrice Mikey Madison, per la migliore attrice, e anche qua, tutto pareva perfetto per l’Oscar a Demi Moore, dunque altra sorpresa.

E com’è? Anora è una figata. Baker, il regista, lo avevo incrociato per la prima volta per Red rocket (altra figata di film) e dunque tifavo per lui. Qua cambia registro, non si adagia in comfort zone, e trionfa. Che poi, non è tutto vero, perché alcune caratteristiche rimangono uguali. In entrambi i film i protagonisti sono due lieti “poveracci”, moderatamente contenti della loro situazione e…che dire…sbarcano benino il lunario e qualche bella soddisfazione se la tolgono. Qua la protagonista fa la sex worker, per usare un eufemismo: si spoglia in un night club di New York, talvolta porta un cliente di sopra dove gli fa uno spettacolino privato, al limite si fa un po’ palpare, ma ogni cosa, oltre a ciò, è vietata. Il pollo di turno caccia molta grana, ma di solito ne ha appunto molta, e tutti contenti. La bella e brava protagonista non chiede di essere salvata, sta bene così, con l’autore Baker non siamo alle visioni stereotipate, disneyane, cristiane, televisive e giornalistiche (dunque, sempre più spesso, fasulle). Lei fa la sua vita, prende bei soldi, divide un appartamento non bello ma dignitoso con la sorella, e alla via così. Poi nel locale e nella sua vita arriva lui, il viziatissimo e coglione figlio di ricchissimi e assentissimi genitori russi (ma per ricchissimi, intendo molto più di quanto state pensando). Un ragazzo immaturo, direi tra i 18 e i 20 anni, che si gode la vita e non pensa a nulla, se non a essere stupido, sbronzo, trombare, divertirsi e sprecare una montagna di tempo e di denari. Lei in fondo sa (non è cretina) che vive una favola, si fa pure pagare, ma che dire, vedi mai che è quella volta su un milione che la favola diventa realtà, tipo Pretty woman? Ma ricordiamoci, alla scrittura e alla regia c’è Baker, dunque, realtà… non anticipo null’altro.

Il tutto è in definitiva una commedia, una commedia divertente, molto adulta, per i tanti nudi, sboccata (il giusto), e gli amici russi (poi non tutti russi) che vogliono sistemare le cose sono fortissimi e molto simpatici. Attori in stato di grazia (e pure direi anche sconosciuti al grande pubblico), tutto è sembrato vero vero, anche nel bel finale che non svelo; la Madison ha dovuto pure imparare un po’ il russo e cavolo, non diresti mai che NON fa spogliarelli, per vivere.

Che aggiungere, guardatelo, mi è piaciuto molto e darò un 8; come detto, non piacque solo a me, dato che ha vinto l’Oscar, ma non solo, prima aveva vinto la Palma d’oro a Cannes. Ebbe costi da film d’essai, sarebbe quasi da dire da fattura artigianale; ha incassato bene, dieci volte tanto; in Italia arrivò al quarto posto degli incassi settimanali, tanto, pensando a un film di questo genere. Critica generalmente entusiasta, grande pubblico forse un po’ spiazzato e allora complimenti all’Academy per avere dato un Oscar a un film così.

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A Real Pain (2024)
Film di Jessie Eisenberg che ne è protagonista insieme a Kieran Culkin, racconta la storia di due cugini ebrei che intraprendono un viaggio in Polonia per vedere in prima persona i luoghi dell’olocausto e onorare la memoria della nonna scomparsa.
Il risultato è un misto tra commedia e drama familiare che non mi ha convinto molto sotto nessuno dei due aspetti.
Disponibile su Disney+

Tipo “Ogni cosa è illuminata”?

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Questo è più che altro incentrato sui protagonisti ed i loro problemi che sull’olocausto, che rimane marginale.
In pratica c’è questo gruppo di persone che partecipa a questo tour sull’olocausto, tra cui un sopravvissuto del genocidio del Ruanda; la storia si focalizza su come loro si rapportano al fatto ed i problemi personali dei due protagonisti.

Ieri sera ho visto Elio (2025) classico film disney per famiglie.

Flow - Un mondo da salvare (2024)

Quando vidi Il robot selvaggio (osannato da tanti), alla fine l’impressione era un po’ quella del “Tutto qui?”. Francamente, fattura al top, ma una storiella ai minimi, l’insieme di tante cose già viste, per un film complessivamente carino. Andò alla corsa per gli Oscar e, sinceramente, speravo non vincesse, in quanto personalmente non ritengo abbia nulla che spicchi rispetto a tanti altri film discreti. Poi sentii che in lizza c’era pure questo, Flow, e chi l’aveva visto ne parlava gran bene, ma molto, mica poco. Alla fine l’Oscar per il migliore cartone animato (lo so, animazione etc…) è andato proprio a Flow. Che è più bello dell’altro ed è proprio un film che merita. Capiamoci, non l’ha cagato nessuno, per l’altro si sono fatte le file (esagero, ma ha incassato bene), questo è invece il classico film minimalista, ovvero, il classico gioiellino.

Magari questo attirava meno. Non è parlato, ci sono solo animali, animali veri, cioè non è che si alzano in piedi a fare battute. Non ci sono umani, nel film; è ambientato in una specie di post disastro: niente uomini, ma alcune case, alcune statue (talmente strane, queste, che ti dici, boh, magari non è neanche ambientato sulla Terra) e soprattutto inondazioni, l’acqua che sale per un qualche cataclisma e continua a salire, ogni tanto. Protagonista è un gatto che, con l’acqua che sale, alla fine trova rifugio in una piccola barca a vela, sulla quale, per motivi simili, finiscono un capibara, un cane, una scimmietta e anche un serpentario, che è un uccello grosso che, come da nome, schiaccia e si mangia serpenti, se capita, con le sue zampone (ma vola, pure). Il gruppetto è alla deriva, in un mondo magnifico, si comportano come animali “veri”, tanto che la parte più debole è proprio quella dove ciò non accade, quelle in cui il serpentario, o il capibara, dirigono il timone.

Detta così, attrae zero o meno 1, temo, ma in realtà è un film da 7/8, che appassiona e che è stato realizzato con una tecnica stupefacente, con una squadra che ha usato un software free e open source di nome Blender (non mi intendo, ma l’uso è stato straordinario), che ha permesso una regia e delle inquadrature veramente efficaci.

Alla fine è costato solo qualche milione, incassandone una cinquantina in giro per il mondo. Come detto, ha vinto l’Oscar, ma non solo, era pure nella cinquina dei migliori film stranieri, rappresentando la Lettonia. Paese in cui sono andati fuori di testa per la vittoria: l’Oscar è stato messo direttamente nel Museo nazionale della capitale, il regista è stato eletto cittadino dell’anno, e hanno fatto statue, francobolli, un trionfo. Ha pure vinto il Golden Globe, per dire. Bello bello, un film un po’ magico, pure. NB Come spesso accade, il sottotitolo italiano (un mondo da salvare) non ha alcun significato e non c’entra nulla. Ma là è un problema di titolisti e patologie.

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Ballerina (2025)

Film che è uno spin-off della serie John Wick, ovvero un film nello stesso ambiente, con alcuni dei personaggi presenti, e c’è pure, un po’ a sorpresa, lo stesso John Wick (Keanu Reeves). Il film dà quello che si chiederebbe: azione, azione e poi sì, azione. I combattimenti sono quasi continui, con un’esagerazione crescente ma coerente con il mondo di Wick. Cronologicamente, si svolge forse durante o poco dopo il primo film della serie (si parla del suo cane ucciso, ma altrove trovo che sarebbe dopo John Wick 3, dunque sai te, e chissene), riecco dunque la direttrice del corpo di ballo (non solo ballo, poi, certo); il direttore dell’Hotel Continental, dove appare pure l’addetto alla reception, in realtà purtroppo deceduto un paio di anni fa, fece appena in tempo a girare le sue scene.

La trama è esilina e scontata, seppure non manchi un minimo di situazioni interessanti; il tutto è una grande scusa per combattimenti, morti, spari, asce, piccozze, lame dei pattini su ghiaccio, pure lanciafiamme e altro che non dico, spazio alla fantasia e agli eccessi. Film dunque solo per amanti del genere, che qua rimarranno soddisfatti, per tanti altri credo che il film sia inguardabile. Ma io sono un true believer e dunque mi sono divertito, una sufficienza ci sta.

Il film è ora reperibile su Amazon Prime, fu terzo in Italia negli incassi settimanali; nel mondo però non è stato un successo, forse anche per i costi alla fine troppo alti, rispetto a quanto è dato a vedere, e malgrado sia girato molto in Est Europa. Dunque un sequel, che per quanto visto ci starebbe, vediamo se ci sarà veramente.

Duse: non guardavo film italiani da molto a causa di una serie di cocenti delusioni, ma questo è cinema. Cinema Italiano al meglio.
Un’ambientazione crepuscolare curata in modo maniacale e nei minimi dettagli.
La storia è quella triste - ma affascinante - della unica diva italiana di quegli anni - Eleonora Duse - arrivata a una malinconica fine di carriera. E’ ambientata in un’Italia che sta avviandosi vero il baratro del fascismo con l’incoscienza e l’ottimismo di chi l’ha scampata da un terribile pericolo ed è convinto di essere baciato dalla sorte.
Recitato molto bene, specialmente dalla protagonista Valeria Bruni Tedeschi - attrice italiana che amo - e con comprimari meno conosciuti però altrettanto validi. L’immersione nel periodo storico è aiutata da spezzoni originali dell’epoca, tra i quali degli inediti e alcuni conosciuti, come quello del trasporto del Milite Ignoto da Aquileia a Roma. Nei filmati restaurati e colorati si intravede quell’Italia polverosa, cialtrona e povera che è appena uscita dalla tempesta e si lancia con entusiasmo verso la prossima. Un film bello e che fa riflettere. Una cosa rara.
C’è una scena che considero un piccolo capolavoro: la Duse mostra a una giovane attrice come recitare la sua parte in uno spettacolo teatrale. Memorabile

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Il club dei delitti del giovedì (2025, Netflix), commedia con mistero con un cast “stellare” Helen Mirren, Ben Kingsley, Celia Imrie, Pierce Brosnan, David Tennant ed una marea di volti noti (o almeno già visti in TV).
Nel complesso godibile, fatto molto bene, ma rimane un film leggero adatto a tutti.

Nemico di Classe (2013).
Film sloveno che racconta in un certo senso la scuola moderna.
Un nuovo insegnate di tedesco è chiamato a sostituire al titolare che lascia per la maternità, i suoi metodi sono diversi, più duri, cerca di forzare i ragazzi a pensare, ma il suo modo di rapportarsi distaccato, duro si scontra con i ragazzi.
Poco dopo il suo arrivo, una delle allieve si suicida e la classe incolpa il professore, senza ragioni concrete.
Inizia così uno scontro tra la scuola ed i ragazzi incapaci di ragionare sul problema che sfogano la loro rabbia contro tutti e il professore che continua nel suo atteggiamento.
Nel complesso un film che mi è piaciuto parecchio, nonostante per buona parte del film avrei volentieri dato fuoco ai ragazzi ed alla preside :smiling_face_with_horns:
Devo dire che è l’unico film che mi ha soddisfatto pienamente negli ultimi tempi.
Disponibile su PrimeVideo.

Broken Rage (2024)
L’ultimo lavoro di Takeshi Kitano è un breve (62 minuti) esperimento (?) in cui la stessa trama viene racconta con due stili diversi; prima come classico yakuza movie, poi come satira di se stesso. Alla fine mostra le due anime del grande attore/regista.
Disponibile su PrimeVideo.

Follemente (2025).
Commedia di Paolo Genovese, che racconta il primo appuntamento tra il cinquantenne professore di liceo Piero (divorziato con una figlia) e la trentacinquenne restauratrice di mobili Lara (single con una serie di storie deludenti).
L’idea è quella di illustrare i conflitti e le complessità interiori di persone che si sono già “scontrate” con la vita.
Personalmente non mi ha fatto impazzire, però non lo definirei un brutto film.
Ha vinto il nastro d’argento come miglio commedia.
Disponibile si Dinesy+

Alla fine ho visto anche l’ultimo Biancaneve della disney.
Film abbastanza senza senso, che visto come storia di Biancaneve è decisamente scadente, come film “originale” boh ? sembra un pasticcio.
La protagonista (ottima cantante) è proprio sbagliata come Biancaneve, la storia non sa bene dove andare, Gal Gadot nella parte di Trump … ops la regina cattiva è boh ?
Alla fine ne esce un qualcosa che probabilmente rendete insoddisfatti tutti.

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visto anch’io, bellino :slight_smile:

Nemico di classe decisamente interessante, bel film.

Assolutamente 100% condivido.