Havoc (2025, Netflix)
Film poliziesco d’azione con Tom Hardy che fa Tom Hardy.
Tanta azione, una attore bravo, trama un po’ così, cerca di essere originale senza riuscire ad avere una certa consistenza narrativa.
Alla fine classico film da 6 - 6,5 se si considera il target/genere.
L’Ultima Partita di Go (2025)
Racconta la storia di due dei più grandi giocatori di Go della storia, Hun-hyun Jo e Chang-ho Lee.
Il primo, campione affermato all’apice della fama, scopre il giovanissimo talento Lee e lo fa diventare suo allievo, portandolo a vivere con la sua famiglia.
Negli anni tra i due nascerà una grande rivalità, dando vita a scontri che faranno la storia del gioco.
Si tratta di un film molto classico, la provenienza coreana non aggiunge nessuna originalità; chi è interessato al genere imparerà qualcosa sui due grandi giocatori, per gli altri sarà probabilmente solo una storia come tante.
Tre Rivelazioni (2025, Netflix)
Altro esempio di un’idea con potenziale, sviluppata molto male.
L’idea di costruire una storia su tre personaggi ossessionati dai propri drammi personali è interessante, specialmente quando riesci a far incontrare le varie ossessioni.
Il problema è che la caratterizzazione dei personaggi è troppo esasperata, mentre il trama poliziesca, che dovrebbe fare da filo conduttore, non regge proprio.
Troppi buchi, troppe forzature, come se nulla esistesse al di fuori dei tre personaggi principali.
L’abbaglio (2025)
Film storico con venature comiche che racconta lo sbarco di Garibaldi ed i 1000 in Sicilia; diretto da Roberto Andò, con Toni Servillo, Ficarra e Picone.
Non è eccessivamente: storico o commedia, avvincente o noioso, bello o brutto, etc…
Carino il finale.
In pratica un film guardabile se si cerca qualcosa di diverso dal solito e non si hanno grosse pretese.
Disponibile su Netflix.
Ne ho visto buona parte, poi sono andato a letto perché questo altro lato del Gattopardo mi annoiava.
Mia moglie mi ha poi detto che la parte finale è la migliore.
Kore’eda è un regista giapponese temo sconosciuto al grande pubblico, il quale però è magari incappato in qualche suo film, perché ne ha fatti non pochi e spesso valgono, valgono pure molto. Discorso diverso tra cinefili e appassionati di “d’essai”: tale regista diventa per questi un must (giustamente) e nessuna sua opera andrebbe persa. Che è un po’ quello che faccio io nel mio piccolo, cercando di recuperarli, questo è il suo quarto film che mi vedo. Nessuno degli altri tre, questo compreso, raggiunge la vetta di Father and son, però anche a questo darò un 7, lo giudico un film riuscito ed interessante, recitato e diretto al solito molto molto bene. Forse troppo lungo, forse non mi ha suscitato troppa empatia, però vale. Si narra di una mamma single che è preoccupata dai tiri strani che fa suo figlio in quinta elementare, e arriva a pensare che sia stato preso di mira dal maestro, a scuola; da lì ne succedono molte, fino a che, sorpresa, stop, riavvolgiamo e rivediamo il film dal punto di vista del maestro stesso. E poi, mica è finita lì. Ma altro non aggiungo, sulla trama.
Un po’ a sorpresa il film fu addirittura ottavo negli incassi settimanali italiani; classico film d’essai che passò per vari Festival, a Cannes fu battuto da Anatomia di una caduta, e ci sta, ma vinse comunque per la migliore sceneggiatura. Critica e pubblico concordi a stare più vicini all’8 che al 7.
Scellerato come in poche occasioni il titolo italiano, da noi molto sciocco, nella realtà si intitolava Mostro, e ciò aveva molto a che fare col film, e non chiamarlo così è una scelta particolarmente cretina.
A me è piaciuto moltissimo, sicuramente più difficile di altri film di Kore’eda, ma anche più originale, più vicino ai miei gusti, lo metto tra quelli da vedere assolutamente.
Di Kore’eda ho iniziato a vedere la miniserie Asura disponibile su Netflix, mentre ho visto che su PrimeVideo hanno messo Ritratto di famiglia con tempesta.
Io invece in questi giorni ho visto Saturno Contro, film corale italiano che ho trovato passabile, e Dead Talent Society, horror comedy Taiwanese abbastanza banale, che non mi ha entusiasmato, pur strappando qualche sorriso.
Entrambi su Netflix.
Film più vecchio tra quelli che mi interessano e mi mancano, in questo secolo. Film drammatico, quasi un thriller. Nel nulla dei deserti australiani, poca gente, poche case, lunghe strade, bei paesaggi, la gente nel film sopravvive, poco interessata, pare, al fatto di essere viva o morta il giorno dopo. Una generale apatia, non meglio spiegata, in un’Australia forse post qualcosa (poco importa cosa). Tre malviventi rubano l’auto a un tizio, che per tutto il film la cercherà. La trama è tutta qua, ma il film è buono, gli darò un 7, anche un 7,5 ci starebbe. Lui è Guy Pearce, molto intenso; la sua spalla (involontaria) è un bravissimo Robert Pattison, nella parte di una persona un tantino disabile mentalmente. Film molto teso, duro, secco, pure sbrigativo nei vari omicidi presenti, ha anche delle belle musiche; consigliato, anche se al botteghino andò molto male, malgrado costi quasi nulli.
Ah, ma Odino è guercio nella mitologia norrena, l’ha ceduto in cambio della conoscenza.
Inoltre ha l’abitudine di travestirsi e mescolarsi ai mortali, spesso travestito da mendicante.
Qui o hanno fatto casino o ci stanno dicendo qualcosa.
Nell’universo Marvel Odino perde un occhio nela battaglia coi giganti di ghiaccio. Anche Thor perde un occhio dopo aver perso contro Thanos. Nick Fury è cieco (o quasi) da un occhio, da che è apparso come capo dello Shield, a seguito dell’esplosione di una granata in una delle tante azioni di guerriglia a cui partecipa.
Se vuoi puoi contestare il fatto che abbiano deciso di usare in attore di colore, sia per lui che per Heimdal l’albino..
Però devo dire che gli attori (tutti e tre) hanno il fisico del ruolo e, alla fin fine, meglio loro di personaggi più somiglianti fisicamente ma con minor capacità interpretative.