Ho visto con mia figlia “karate kid”, film che avevo visto e rivisto da ragazzino .
Rivedere certi film da grande è spesso una sorpresa. Si scoprono sfumature che da giovane ti erano sfuggite.
Il senso del film, ad esempio, è la non violenza nonostante il tema. Il karate, alla fine, non serve per combattere, ma per non combattere. Non importa se vinci o perdi, vedendo che non molli i tuoi avversari ti rispetteranno.
Mi sembra, oltre tutto, che nella versione vista ieri ci sia almeno una scena che non ricordavo assolutamente della versione arrivata in TV e videocassetta ai suoi tempi.
Una sera Daniel-san trova Mihagi ubriaco, il giorno dell’anniversario della sua defunta moglie, è questi gli racconta la storia. Mihagi aveva lasciato Okinawa probabilmente con l’ingresso del Giappone in guerra. Mihagi, sostenitore della non violenza , si era arruolato nell’esercito degli stati uniti. Ma un giorno riceve la lettera: moglie e figlio sono morti per complicazioni del parto. Mihagi lamenta il fatto di essere stato lasciato solo dal paese che gli aveva promesso libertà e giustizia.
Non mi pare che questa scena fosse prsente. Probabilmente un discorso troppo impegnativo per un paese come il nostro e per quei tempi.
Era il motivo per cui, ai tempi, il film mi aveva lasciato male: un controsenso tipico, per cui si fa a botte “perché si è contro la violenza”, dove i buoni, pur essendo manifestamente inferiori, vincono perché sono i buoni, mentre i cattivi perdono perché sono i cattivi. Già allora certe cose, al di fuori di un contesto realmente fantastico, mi davano parecchio fastidio. Però “togli la cera, metti la cera” è imperdibile.
Quella storia della morte di moglie e figlio:
Mah, a me pare di sì.
La società della Neve (2023)
Storia abbastanza nota e già racconta di altri due film, il più recente Alive (1993) dei sopravvissuti allo schianto di una aereo sulle Ande nel 1972.
Il film è oggettivamente bello e fatto bene, la lunghezza (2h24) non si sente, l’argomento resta abbastanza pesante, anche se l’enfasi è sulla voglia di sopravvivere e gli elementi positivi che ti fanno andare avanti in situazioni disperate.
Da vedere se si è dell’umore giusto.
Generalmente se la scena è sottotitolata o ha un diverso doppiaggio vuol dire che fu tagliata quando uscì da noi. Bisogna vedere se è questo il caso.
Io la scena me la ricordo come doppiata…
A me pare di ricordare che la scena fosse più corta. Ad esempio, ricordavo che Mihaji si addormentava dopo aver parlato della moglie, ma non che si disperava e malediceva il paese che gli aveva promesso la libertà e poi si era dimenticato di lui.
Ma hai notato se il doppiatore era lo stesso?
Si assolutamente lo stesso .
La mia impressione è che sia stato un taglio per la TV, cosa affatto strana.
Sarò con te (2024)
C’è questo filone di film documentari sportivi, che raccontano avvenimenti e situazioni dall’interno, con immagini, interviste e quant’altro, spesso con scene dietro le quinte e molte cose inedite. La serie The last dance è ovviamente il top; qua abbiamo il documentario sullo scudetto del Napoli di un paio d’anni fa. Rintracciabile su Netflix, si segue molto volentieri, è interessante anche se non si tifa Napoli, città dove la vittoria è stata accolta molto sobriamente, come da prassi consolidata. A parte gli scherzi, è bello seguire anche il movimento del tifo, che a inizio stagione addirittura contestava il presidente, il quale aveva venduto giocatori top e preso degli sconosciuti come Anguissa e Kvara…poi chi avesse ragione, si sa. Film consigliato ad ogni polisportivo, darò un sei perché è gradevole, fu perfino secondo nelle classifiche italiane settimanali.
Ah. Io ai tempi lo avevo visto al cinema.
Quando i film passano in tv, subiscono tagli anche solo per infilare pubblicità.
Ricordo per esempio in fuga per tre: tagliarono la scena del ricovero presso il veterinario e lasciarono le battute successive che facevano riferimento a quella, col risultato che i veri “cattivi” sembravano due dementi che straparlavano, a meno di aver già visto il film completo e ricordarselo.
Mank (2020)
Fincher ha fatto in passato molti film “importanti”, tra i quali Seven, The game, Fight Club, Zodiac, The social network…Dopo 6 anni di pausa, torna alla regia, nel 2020, e non firma IMO la sua migliore performance. Ho trovato questo film verbosissimo (troppo), confusissimo (troppo), bianconerissimo (il giusto) e vecchissimo, con Gary Oldman (al solito formidabile, ma quando non lo è?) magari anche solo un po’ vecchio a raffigurare Mankiewicz a fine film, ma fuori luogo nei flashback continui, quando il vero sceneggiatore era trentenne nella realtà e Oldman, inevitabilmente, un sessantenne nel film. La storia è quella della nascita della sceneggiatura di Quarto potere, scritta da, appunto, Mankiewicz, il quale poi riceverà l’Oscar per tale opera (curiosamente, l’unico Oscar per tanto film, su 9 candidature). Non è solo questo, con i flashback si ripercorrono anche alcune vicende, per sommi capi, della carriera precedente di “Mank”, costellata certamente da alcoolismo e soldi buttati nelle scommesse, o nel gioco. Purtroppo, devo aggiungere come molte delle vicende di contorno, tipo le elezioni in California, mi fregano poco o nulla, come pure di molti personaggi minori frega nulla, soprattutto perché a me, uomo della strada italiana, non dicono nulla (magari a quello americano sì, soprattutto se è un uomo della strada anziano e zoppicante). Film a cui darò comunque una sufficienza, per certo non mancano alcuni momenti indovinati e riusciti. Andò bene al botteghino, soprattutto tenuto conto che uscì in modo un po’ caotico e incasinato in piena pandemia. Per quanto incredibile (ma aveva suscitato l’entusiasmo della critica tutta) venne nominato per 10 (!) Oscar, tra cui film, regia, attori, etc etc…Portò poi a casa due statuette (fotografia e scenografia). Molto più tiepida l’accoglienza del grande pubblico. Ritrovabile su Netflix.
My Old Ass (2024)
Film che volendo potremmo anche definire un pò fantasy, su una ragazza che nel giorno del suo 18esimo compleanno, dopo aver preso una droga o dei funghi allucinogeni, incontra la se stessa 39nne.
Il film è leggero, per il genere è carino, si passano un paio di ore a sorridere su cosa significhi diventare vecchio.
Disponibile su PrimeVideo
Eh no: lo so già…
Tipo “trent’anni in un secondo”
Sto rivedendo Apollo 13
Per me hanno un problema
Il male non esiste (2023)
Da non confondere con un film omonimo, di qualche anno precedente. Questo è un film giapponese, ambientato in un paesino montano, dove la solita ditta senza scrupoli vuole costruire un campeggio per ricconi, fregandosene della Natura e del paesino stesso, al solo scopo, chiaro, di fare profitti. Non so se a volte gli Autori si divertono a prendere in giro lo spettatore, perché qua ho avuto la sensazione. Passi per i primi 5’ minuti (intesi come 300 secondi, non è un modo di dire), di carrellata con alberi ripresi dal basso verso l’alto. Passi anche per i tempi molto dilatati, perchè se poi stai vedendo un filmone, dirai che è un filmone con i suoi tempi. Ma non passino, in questa favoletta ecologista, i vari personaggi, tagliati con l’ascia, delle vere macchiette o clichè. Il protagonista duro e puro? C’è. La tizia arrivata per caso che ha mollato tutto per fermarsi là? C’è. Il vecchio (sindaco) che dispensa autorevolezza, saggezza e comprensione, anche se il suo discorso è in fondo una supercazzola? C’è. La ditta del cattivo che non si possono spendere altri soldi e la comunità capirà? C’è. I suoi scagnozzi che vanno a spiegare ai montanari la situazione, ma rimangono conquistati dalla comunità e passano dall’altra parte? C’è. La bimbetta in comunione con la Natura, scritta con la N maiuscola? C’è. Il tizio giovane che a voi della Compagnia cattiva non ci credo e meno le mani? C’è. Ma pure, date anche le immagini, le musiche interessanti, io alla fine ero anche per una sufficienza…fino al finale. Il finale confuso e drammatico di questo film è stato un “caso”, un qualcosa totalmente avulso da quanto successo in precedenza; nessuno ci ha capito nulla e tutti hanno fatto le più variegate supposizioni. Il regista ha detto solo che gli piace spiazzare lo spettatore. Dunque, la prossima volta, perché no un UFO e una donna nuda? Non c’entrerebbe nulla, ma vuoi mettere, che spiazzamento. E allora darò un 5, che cavolo. Peccato, perché dello stesso regista, Hamaguchi, Il gioco del destino e della fantasia mi era piaciuto molto (meno invece Drive my car). Comunque, questo invece è piaciuto tantissimo alla critica; pure al grande pubblico non è dispiaciuto. Partecipò a Venezia dove, più o meno, arrivò secondo, battuto da Povere creature! di Lanthimos. Per gli incassi, classico film d’essai, poca roba.
Yannick - La rivincita dello spettatore (2023)
Come ho scritto nel mio libro sulla musica leggera, tale Mr. Oizo è stato un artista arrivato al primo posto in classifica in Italia, col brano Flat beat, un pezzo di rara bruttezza, ma che venne scelto dalla Levi’s per una campagna pubblicitaria, portandolo così al successo in molti Paesi in Europa. Che c’entra? C’entra perché sto Mr. Oizo altri non è che il regista di questo strano film, ovvero Quentin Dupieux.
Questo breve film (un’oretta) racconta di come questo squilibrato, Yannick, mentre è a teatro, non gradisca la piece e la interrompa. Cacciato dopo un pippone che non interessava nessuno, si ripresenta in sala con una pistola, ottenendo l’attenzione e il rispetto di tutti. Costringerà gli attori a recitare una sua opera, improvvisata al momento (che piacerà pure al pubblico presente), mentre però le teste di cuoio si prepareranno a fare irruzione. Fine.
Il film è un po’ assurdo, così come il fatto che nessuno, tra il pubblico, mandi che so un messaggio o un whatsapp di allarme, o cerchi di scappare; il tizio inoltre non suscita alcuna empatia nello spettatore (a me, almeno) ma forse non doveva neanche suscitarne, chissà; alla fine non ritengo ci sia nulla di profondo su cui riflettere, in questo film: tutto è già lì, alla luce del sole, e non è che faccia impazzire, anche se darò una sufficienza. Classico film da festival, anche se poi in patria, in Francia, non è andato male al botteghino.
Ho visto un film di Natale talmente insulso e mieloso che non voglio mangiare più dolci fino a capodanno.
Credo si intitoli il miglior natale di sempre , una roba così insulsa ma così insulsa che ohibò, non so .
I personaggi sono così antipatici che crudeli demon in confronto era una vecchina simpatica non cui prendere in te in totale relax.
Potrei dare un voto tipo 1, ma siccome è natale, darei 0 -.