Andrebbero visti, diciamo.
Match point?
Quello! Noiosissimo!
Il Dittatore dello Stato Libero di Bananas è un capolavoro, ma è di trenta anni prima. Diciamo che il nostro ha già dato.
Io vorrei rivedere “Il dormiglione”, ma, almeno sui canali free, non lo passano da un secolo.
Dove c’era la macchina che Pozzetto ribattezzò “self godeur”?
Non vi tedio col fatto che sto vedendo le opere più importanti del cinema, dagli inizi, e con la maniacale pazzia che mi è consueta, sono arrivato ora al 1922.
Volevo solo dire: Il gabinetto del dottor Caligari 9, Il monello 7,5 e Nosferatu 6.
L’ho detto.
Di quelli mi pare di aver visto solo Il monello, ma non ricordo se per intero.
Ah, stasera - caso strano - passano su RaiMovie Local Hero (1983), quello con la nota colonna sonora di Mark Knopfler.
Accidenti, e come mai?
Vampyr di Theodor Dryer, è del 32, ti manca poco.
Nosferatu è da 10.
È l’unico film che mi mette ancora ansia.
E io ho visto in faccia il Babbano!
Tra l’altro, su Youtube finora c’è tutto.
Freaks! Mi pare sia del 30 o giù di lì.
Mi ha spaventato tantissimo.
Foglie al vento (2023)
Ritenuto uno dei top film d’essai, dalla critica, per la stagione 23-24, è in effetti un gioiellino targato Kaurismaki. Il regista finlandese è spesso divisivo, o piace (molto, di solito), o non piace (anche qua, non piace molto, solitamente). Io invece apprezzo parecchio il suo umorismo surreale che, tra l’altro, prende in giro gli stessi finlandesi, abituati spesso a tenere un tono monocorde, nel parlare, tanto che con la stessa voce possono dire “sono molto contento” o “sono molto triste”, con identico slancio ed entusiasmo (o mancanza degli stessi, per meglio dire). Il cast è in stato di grazia e sorregge alla grande il film, diretto peraltro molto molto bene. La storia prende da subito, è simpatica, anche le musiche sono forti (e che testi in quelle finlandesi! Top le due ragazze new wave al karaoke). Alla radio, nel film, solo notizie dell’attacco russo all’Ucraina, e dell’abitudine russa di bombardare ospedali (come in Cecenia e Siria, in precedenza), ora copiata da Israele. Io sarei per un 7,5; la critica di mezzo mondo andò in visibilio, il grande pubblico solo poco meno; partecipò a Cannes dove vinse il Premio della giuria (una sorta di terzo posto, o giù di lì).
Wish (2023)
La sensazione di brutto non è facilmente spiegabile, alla fine, per questo film, soprattutto davanti a dei gran bei disegni (tutti fatti col computer, e pertanto molto simili ad altri, con una sensazione non di brutto ma di già visto, soprattutto nelle espressioni facciali, che ora paiono quasi codificate). E, a pensarci, la storia raccontata dal film è sempre quella, una raccolta di clichè di vari altri film Disney, con tanto di finale in cui tutto pare perso e ….ta dan….si vince. I fantastici disegni, la realizzazione tecnica, insomma, non nascondono quello che è il peggiore difetto di molti film ultimamente, made in USA, ma non solo, è cioè la sceneggiatura che ben che vada, piacicchia, e basta, e spesso è trascurata, se non proprio fa cagare. Qua no, non piacicchia, è banale. Altro elemento disastro, cantano. E mica canzoni che ti rimangono poi in testa (che in passato ce ne furono assai). No, cantano cagate (pardon, gusto mio). Il finale, poi, con la soluzione del volemose bene, la potenza devastante del volemose bene, veicolata mediante canzone, ecco, il finale l’ho trovato terribile. Spiace dunque, ma qua ad essere generoso, non posso dare più di 5. La Disney forse ha imparato la lezione? Boh, vedremo. Intanto qua la critica ci è andata giù pesante, il pubblico ha gradito poco, tanto che il passaparola e il film stesso hanno condannato il tutto a una catastrofe economica. Costato vari fantastiliardi, il film è stato un disastro al botteghino (malgrado un primo posto anche in Italia), alla fine un mega floppone. Ok, speriamo che alla casa madre si lecchino le ferite e capiscano che questo film è quasi esattamente ciò che il grande pubblico non vuole. O io, per lo meno.
Lo dico da fan Disney: è dimenticabile. Oltretutto gli avevano fatto un battage pubblicitario come se fosse il nuovo “ultimo grande capolavoro”. Delusissimo, strappa un cinque e mezzo solo perché sono di parte.
The holdovers - Lezioni di vita (2023)
Vacanze di Natale in USA nel 1970: un professore, una cuoca e pochi alunni li passano a scuola, dato che i genitori dei ragazzi li hanno parcheggiati là. Ok, questo è uno dei pochi difetti di questo film, cioè una certa mancanza di originalità. La situazione di partenza non mi è nuova ma boh, non riesco a ricordare dove vidi già una cosa simile. Il professore poi che è severo ma giusto e che diventa forse meno severo (mica tanto) e sempre giusto, è quasi un clichè. Ce ne sono altri, di luoghi comuni, durante il film. I pregi: sarebbe da dire tutto il resto, dato che al film darò un 7/8. Cast strepitoso per rendimento e chimica, atmosfera del film irripetibile, oltre che molto “vera”; personaggi a cui ci si affeziona, film molto bene scritto, ottimi dialoghi, per quanto in fondo rimanga comunque una storiella.
Insomma, mi è piaciuto, e non sono il solo, dato che la critica è rimasta entusiasta, il pubblico pure, se non di più. Oscar alla cuoca, come migliore attrice non protagonista; Oscar sfiorato da Giamatti per il professore (ma Oppenheimer era imbattibile), candidature poi per migliore film, migliore sceneggiatura (vinse Anatomia di una caduta) e montaggio. Non trovò invece la candidatura come migliore attore non protagonista il ragazzo, un eccezionale Dominic Sessa, qua all’esordio (!), ma che cazz***, esordio incredibile! Però la cinquina scelta dagli Oscar era corretta, avrebbero dovuto fare una sestina…ci stava. Film d’essai, con costi relativi; ha avuto buoni incassi, anche in Italia, dove arrivò al terzo posto di quelli settimanali.
Civil war (2024)
Il film è ambientato in un ipotetico prossimo futuro, nel quale il nuovo Presidente degli USA ha portato alla disgregazione del Paese e alla successiva guerra civile. Mentre a inizio film lui celebra grandi vittorie immaginarie, la realtà del film è ben diversa: la guerra pare ormai persa. La costa est è rimasta fedele, così come altre nazioni del centro USA, ma la Florida e tutte le nazioni intorno sono nemiche, così come tutto il nord ovest ma soprattutto le forze unite di Texas e California (due Paesi che più diversi non si può, qua pare una cazzata), che paiono guidare la ribellione. Il presidente in questione pare essere una specie di Trump, anche se non verrà mai definito o ci si perderà tempo attorno; si sa solo che da oltre un anno non dà spazio alla stampa, e che è arrivato a fare bombardamenti aerei sui civili inermi.
La guerra è combattuta nel Paese pulendosi il culo con la Convenzione di Ginevra. Non c’è pietà per gli sconfitti, che vengono passati per le armi, da entrambe le parti; non mancano frequenti episodi di giustizia sommaria o pulizia etnica. E lo scopo della guerra civile è uccidere il presidente, senza altre alternative.
Altro non aggiungo, nel film si viaggia assieme a questi giornalisti, che vogliono tentare l’impresa di intervistare il Presidente, andando dunque a Washington da New York (scrivono quasi 2.000 km, ma le distanze mi paiono sballate).
Nel film alcune cose funzionano bene, altre funzionano poco, tanto che io oscillo spesso tra il 6 e il sette, indeciso alla fine, ma forse è più un 6/7. Ad esempio, ci si affeziona ben poco ai protagonisti, i quali mi paiono dei totali sprovveduti, per quanto si vantino di averne viste di ogni. Pure una scena madre di un salvataggio, nel finale, mi è parsa irreale, banale, quasi irritante nella sua sciocchezza.
Il film è andato benino al botteghino; la maggior parte degli incassi li ha fatti in casa, ma ad esempio da noi fu sorprendentemente secondo negli incassi settimanali.
In USA ha fatto polemica, e ci credo, li ha molto disturbati, soprattutto vedere che sono così “brutti” come popolo, pronti, nel film, a fare spesso giustizia sommaria (e se hai 250 milioni di armi in giro, fatti una domanda….ok, non sarai mai invaso, ma è una miccia che basterà accendere, no?). Cavoli loro ma parlando della prima superpotenza, cavoli un po’ di tutti.