L'ultimo film che hai visto

Colui che fermò Sanremo

Visto ieri sera Nostalgia di Martone, con Pierfrancesco Favino.
Era un po’ che era in wishlist e vista l’imminente rimozione da PrimeVideo, ieri sera mi sono buttato.
Il film non mi è dispiaciuto in se, ma quella sensazione di malinconia/tristezza che sembra trasmettere costantemente, che è anche il motivo per cui rimandavo sempre la visione, non fa proprio per me.
Nel complesso un buon film sui figli della camorra.

French Connection (2014)

Questo NON è il rifacimento del celebre film omonimo del 1971, vincitore di vari Oscar e noto in Italia come Il braccio violento della legge. E’ però un film ambientato in quegli anni, quando, cosa strana per noi, oggi, molta della droga che arrivava a New York proveniva dalla Francia, da decenni. Questo film è un classico film poliziesco francese, bello bello, solido, con tutte le facce giuste, con ottimi interpreti, e credibili. La storia è vera, seppure romanzata, e si seguono con passione le vicende del giudice e della “mala” marsigliese. E’ un film un po’ vecchiotto, che era sempre rimasto altino nella mia classifica dei most wanted. Se piace il genere, è imperdibile, io gli do 7,5.

Azz…
Dev’essere un capolavoro!

Io sto aspettando che diano “La vita privata di Sherlock Holmes” su RaiMovie, per il ciclo dedicato a Billy Wilder. È un pezzo che non passa in tv, mi pare.

Il paradiso probabilmente (2019)

Anche guardando questo film, oltre agli inviati ora in Israele, in questo periodo, veramente mi chiedo, ma come è possibile che da secoli si fanno guerre, là, là che è sempre bel tempo, sempre caldo, che insomma finito il lavoro dovresti andare al mare, prendere il sole, farti una passeggiata e un’insalata di c***i tuoi? E’ anche vero che se il sole picchia forte, poi, altro che vedere santi e madonne, ti credo che almeno tre delle grandi religioni partono da laggiù. Vabbè, il senso di questo film per me era vedere una commedia palestinese, dato il periodo. Il risultato: insomma. Il regista è anche il protagonista, un personaggio che richiama certi comici del passato, quasi sempre muto, va in giro osservando sorpreso quanto avviene, un po’ come un omarin, sempre con le mani intrecciate dietro la schiena. Il film ha un’impostazione surreale, Parigi è spesso deserta, gli abitanti appaiono al protagonista come dei modelli/e (questo fa un po’ bifolco), le forze dell’ordine sono quasi prese in giro (là e altrove); gli americani a New York a un certo punto sono tutti armati, o vestiti in costume, vabbè, una botta di clichè di vario tipo. In queste immagini (belle immagini, peraltro), tutto andrebbe bene se ti dicessi “qua c’è del genio”, ma il genio, appunto, è del tutto assente, nel film. Un film che non centra l’obiettivo, insomma. L’unica cosa forse degna di nota è che i posti ripresi in Medio Oriente sono bellissimi, ben diversi dalle consuete immagini di miseria che vengono propinate dai media, e dunque forse insegna a ricordarci che noi di quelle zone non sappiamo una tega e che faremmo bene a tacere di più. Poi non si capisce, il regista vuole lo Stato della Palestina, tutti vogliono lo Stato della Palestina…e nulla…dove si inceppa questa cosa, dunque? Film super d’essai, partecipò a Cannes, ottenne un premo minore, una menzione da parte della giuria. Per me, film da 5/6, recuperabile su Raiplay.

Be’, c’è gente degli States che nel forum di Chess dot com vanta le proprie armi, e le sfoggia insieme ai set di scacchi nelle foto. Sono fuori di testa.

I tre moschettieri: D’Artagnan (2022)

Classico (buon) film di cappa e spada, con D’Artagnan che arriva giovane dalla campagna, deciso a diventare un moschettiere e presto trascinato in avvenimenti che coinvolgono potenze straniere e tramacci di corte. Film da 6/7, quinto negli incassi settimanali in Italia, un buon rifacimento di un tema molto vecchio; ottimi attori e tempi giusti. Il finale fa pensare ad altre avventure dei “tutti per uno”; il seguito è in effetti già previsto per fine 2023. Questo primo film però è stato molto costoso e non è che abbia sbancato il botteghino, anzi (in patria comunque è andato bene)….mi sa che per il secondo sarà uguale. Buon intrattenimento ma brutto investimento.

Concordo, personalmente ho visto una versione un po’ più “sporca” del solito, giusto per dare un qualcosa di diverso all’ennesima versione di un classico (troppo sfruttato)

Ho visto Leo su Netflix.
Carino, mi aspettavo qualcosa in più, ma per i bambini va benissimo.
Nel complesso il film vive sull’alternanza dei sentimenti legati alla crescita (per i bambini) ed alla vecchiaia (per la lucertola 74enne).
Quindi c’è un alternanza tra rimpianto, nostalgia e le paura della crescita, con alcune gag molte divertenti (fantastica la lucertola che decide di iniziare a fare esercizi per tenersi in forma :rofl: )

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Il sol dell’avvenire (2023)

Come già altre volte, Moretti è molto severo verso sé stesso, e molto autoironico. Occhio a qualche spoiler minore. In questo film, ad esempio, è un regista di mezza età e di rara pesantezza. La sua autorevolezza ed esperienza impediscono che il cast lo mandi a quel paese; non ne può più invece la moglie, che lo molla dopo decenni di vita in comune (con sua somma sorpresa, ovvio). Il film racconta Moretti mentre gira un nuovo film (film nel film, certo); una pellicola utopistica, ambientata durante l’invasione sovietica dell’Ungheria, quando nella realtà il PCI si schierò con l’URSS (per non parlare di Togliatti, peggio ancora). Moretti immagina un sogno, con il Partito che molla i sovietici e appoggia gli ungheresi, con un movimento che dalla base arriva fino ai vertici del partito. Mentre gira il film, ne succedono varie, c’è pure un circo Budavari (dal nome del famoso pallanuotista), ci sono infiniti richiami ad altri film o altre situazioni. Il tutto com’è…mah, l’ho trovato un po’ faticoso, all’inizio, quando non tutto ingrana, quando alcune scene paiono forse dei clichè; poi migliora, a mio parere, va sempre meglio e io sarei per un 6/7, che è anche più o meno il voto del grande pubblico. Fu secondo negli incassi settimanali, partecipò senza fortuna a Cannes. Frase da ricordare: “Siamo presenti in 190 Paesi!” – “E questo, lo abbiamo capito.”

Concordo. Eccessivamente morettiano, soprattutto nell’inseguimento delle ossessioni (sue o del personaggio? Chissà). Una riproposizione continua dei suoi stilemi già rodati che vorrebbe essere autoironica ma finisce per essere autocompiaciuta. Il riscatto del finale mi ha messo di buon umore, però. Quindi un sette.

Visti:
The Killer, l’ultimo film di Fincher con Michael Fassbender, disponibile su netflix.
Adoravo il primo Fincher, quello di Seven, The Game, Fight Clud, etc… poi si è normalizzato. Anche questo film è un buon film d’azione, ma manca di quel tocco che lo faccia elevare dalla massa.
Bottoms (PrimeVideo): filmaccio politicamente scorretto, diventato cult (così scrivono) tra il pubblico femminile e queer. A tratti divertente, spesso sopra le righe.
La figlia oscura (The Lost Daughter) (Netflix).
Film basato sull’omonimo romanzo di Elena Ferrante, cha ha ricevuto tre candidature agli oscar 2021.
Devo dire che ho fatto fatica a seguirlo, non riusciva proprio a catturare la mia attenzione.

Nel complesso tre film che mi hanno lasciato piuttosto indifferente, forse tradito da aspettative troppo alte.

Io ho finto la serie Inverso su prime.
Storia di viaggi nel tempo senza senso con quel tocco di cazzabubbole che rende la trama incomprensibile.
Chiamare la distruzione di massa Jackpot mi lascia perplesso.
Gibson al suo apice.

100% d’accordo. Avrebbero dovuto chiamarla “insulso”.

In realtà si tratta solo di vedere la realtà o, se preferite il multiverso, come un videogioco o un immenso programma.
Ogni mondo possibile è un ramo che segue un possibile sviluppo del codice.
Se noi fossimo dei giocatori che si sono collegati ad un videogioco (o cervelli in provetta collegati a stimoli elettrici) l’idea di gibson sarebbe plausibile.
Metti di essere un immortale che si fa due palle così e per passare il tempo decide di creare un video gioco chiamato vita in cui appena inizi la partita ti dimentichi ogni cosa, non potresti dimostrare che tra la nostra esistenza e questo videogioco ci sia differenza.
Volendo potresti considerare plausibili concetti come la reincarnazione (giocare una nuova partita), o considerare Gesù un admin o uno che ha trovato dei cheat code :rofl:
Alla fine quella di Gibson resta un’idea legata al mondo informatico, in cui si passa dalle reti e la realtà virtuale dello sprawl, ad una realtà che è essa stessa un software che genera una realtà.
Al cinema abbiamo visto concetti simili in Matrix o Mr.Nobody di Van Dormael.

L’ipotesi dell’ simulazione non è una novità. È alla base di the Matrix, no?
Il punto è che secondo me la storia di insulso è raccontata in modo abbastanza terribile, peraltro con espedienti narrativi un po’ tristi.
Almeno, così lo ricordo (ho rimosso i dettagli, l’ho visto un anno fa)

E che io mi ricordi, il libro è molto molto diverso.

Non mi stupisce, ero intenzionato a leggerlo ma ho detto che devo leggere roba già acquistata, quindi passo per ora.

E io che credevo le periferiche fossero stampanti