L'ultimo film che hai visto

A onor del vero su IMDB ha 5,4 e su FilmTv 5,5…io sono stato un gradino sotto.

Si è già parlato - qui o sul vecchio Ten - del film coreano Little Forest (2018)?

Qui no. Sul Ten, te lo cerchi.

Sì, ho visto. Allora una recensione ci può stare. Poi se Tobi o qualcun altro ne ha già fatta una sul Ten ce la può linkare, o riproporre.

Little Forest (2018)

Il film può passare per un innocuo vagheggiamento bucolico, esteticamente gradevole; rilassante o noioso a seconda dei punti di vista, ma con qualche spunto di riflessione.

La protagonista, Hye-won, è una ragazza che ha tentato l’avventura nella grande città (Seul) senza successo: non è riuscita a passare l’esame per l’abilitazione all’insegnamento, così decide di tornare al villaggio di origine, mollando il lavoro part-time con cui si manteneva alla meno peggio, e il fidanzato, che invece l’esame è riuscito a passarlo.

La modesta casa d’infanzia è disabitata: il padre è morto alcuni anni prima che lei partisse, la madre se n’è allontanata invece durante l’ultimo anno di liceo di Hye-won, per motivi che alla ragazza risultano incomprensibili.
Hye-won non ha progetti precisi, non sa quanto resterà o cosa farà. In zona vivono ancora una vecchia zia e due amici d’infanzia, un ragazzo e una ragazza: il primo ha sperimentato la vita cittadina ma ha scelto di tornare indietro, la seconda non ha mai abbandonato il paesino e nutre qualche rimpianto e malumore, ma non sembra contemplare una partenza.

Fin da subito al cibo e alla sua preparazione viene riservato ampio spazio: non si tratta solamente di un espediente per rimarcare le differenze tra vita di città e di campagna (scontata la contrapposizione tra quello cittadino insapore e quello campestre gustoso), ma di una presenza funzionale alla narrazione, un mezzo attraverso il quale Hye-won, più o meno inconsapevolmente, rievoca e si confronta con la madre assente.
Le stagioni si susseguono; campi e frutteti offrono a Hye-won gli ingredienti per le sue pietanze, che le riportano alla mente eventi o atmosfere ad esse associati. Parallelamente, la ragazza rinsalda e approfondisce i rapporti con i vecchi amici, spesso in situazioni conviviali in cui il cibo ha di nuovo un ruolo importante, e simbolico. All’inizio, quando l’amica chiede a Hye-won perché è tornata, lei risponde “Perché avevo fame”; col passare dei mesi si renderà conto che non si trattava solo di una fame fisica.

Il senso del titolo viene spiegato nel film stesso; non mi soffermo oltre sulla trama.

È un film che può piacere o annoiare; per quanto mi riguarda, oltre a rilassarmi, mi ha fatto riflettere sul rapporto col cibo “materno”, quello che ci preparavano le nostre mamme. Negli anni passati dalla morte di mia madre ho in genere evitato di dedicarmi a pietanze che mi suscitassero troppa malinconia; in alcuni casi ho invece cercato un effetto confortante che si è solo parzialmente manifestato. Non so se altri spettatori si siano sentiti toccati sulle stesse corde e abbiano fatto considerazioni analoghe, certo il legame tra cibo e affetti può essere molto intenso.

Particolare. Mi sa che, se non esce almeno Yattaman, resto nel gruppo dei superficiali annoiati. Però la recensione è buona.
Che voto gli dai?

Io quasi quasi raccoglierei queste interessanti recensioni su thread a parte… Però vedete voi.

Fatto, grazie.

Voto? Non uso darne.

Dai, un’indicazione: da 1 (veramente orrido) a 10 (capolavoro), si fa guardare almeno da 7? Per te, è ovvio.

È un genere di film che può piacere molto o risultare insopportabile, quindi mi sembra inutile dargli un voto per suggerire se guardarlo o meno: dipende tutto dallo spettatore. Credo che la recensione dia sufficienti elementi di valutazione. Al limite si può dare un’occhiata ai primi minuti e vedere se interessa.

The Fabelmans (2022)

Il film è un po’ il grande sconfitto della notte degli Oscar 2023, dato che era stato osannato dalla critica di mezzo mondo. E’ già su Prime Video, dunque ho colto l’occasione. Inizialmente è poco interessante, quasi respingente, perché ok, è l’autobiografia di Spielberg, però se uno ha avuto una vita “normale”, sai chi se ne frega. Poi però, dopo quasi un’oretta, il film decolla e si fa decisamente molto interessante. Racconta di questo ragazzo (in pratica, lo stesso Spielberg), di come abbia avuto da sempre il “tarlo” delle riprese, del montaggio, dei film, e della sua numerosa famiglia, spesso vagabonda per gli USA, col padre, un genio dell’informatica, che veniva richiesto dalle maggiori compagnie del tempo. L’elemento scatenante del film, che se no era un documentario, è la madre del regista, che SPOILER è “segretamente” (in realtà lo si capisce subito) innamorata del migliore amico di suo marito. Questo porterà a tensioni familiari, rotture, fino al divorzio dei genitori (nel film e anche nella realtà). Visto da fuori, la madre è una persona piuttosto meschina, piccina, patetica, egoista, antipatica, ma non per Spielberg, che insomma era pure sempre sua madre. Il film termina dopo che il protagonista, ormai deciso a fare cinema, nella vita, molla l’università e incontra il mitico vecchio regista John Ford, che gli regala un unico consiglio: “orizzonte alto o basso, film interessante; orizzonte a metà schermo, noioso film di merda!”. Il film ha raggiunto la quarta posizione negli incassi settimanali italiani; in generale è stato un disastro totale al botteghino, il minore incasso di sempre, per Spielberg, che un tempo era quello che è adesso Cameron, il re dei blockbuster. Per me, un 7/8.

Ho iniziato Dune. Conto di finirlo entro il mese prossimo.
Non scherzo. Questo è il mio ritmo su qualunque cosa.

Il film? Va bene che è lunghetto, ma non ti sembra di esagerare?

Bello ma pesantissimo

Dici che dovrei prendermi il mio tempo?

O imbroccare il thread giusto.

Alcarras - L’ultimo raccolto (2022)

Là dove c’era l’erba, ora c’è una città, potrebbe essere il riassunto di questo film. In Spagna, in un paesino, ci sono questi mezzadri che raccolgono le pesche, sono una famiglia allargata; viene loro notificato che questo sarà l’ultimo raccolto, devono togliersi poi dai maroni che là verranno messi pannelli solari. Non hanno nessun contratto da far valere, in quanto l’accordo iniziale non fu mai messo per iscritto. E insomma dove c’erano questi peschi, ci saranno pannelli. Le due ore del film sono queste, girate pure con attori non professionisti. Il film è stato osannato al festival (suo naturale luogo di destinazione), a Berlino, dove ha vinto l’Orso d’Oro e per questo l’ho messo in lista e l’ho visto. Al di là delle premesse fantozziane, poi il tutto non è malvagio, per quanto ancora mi sfugga il senso dell’operazione. Gli attori non professionisti donano sincerità e se la cavicchiano, anche perché non è che abbiano grandi prove da superare, anzi, devono raccogliere le pesche, essere giustamente incazzati, andare a una sagra paesana di rara tristezza, dove non manca la gara di bevuta del vino, litigare tra loro per cercare di incolparsi, fare un po’ i cretini, non accettare quanto succede. Il tutto, a sorpresa, si segue però abbastanza facilmente e alla fine sarei per una sufficienza. Il film ha raggiunto addirittura la settima posizione, negli incassi settimanali in Italia. Ignoro se al Festival ci fosse di meglio, anche gli altri partecipanti erano dei film, in genere, dalla complicata distribuzione. Hanno scelto questo, in cui la regista ha fatto vedere, guarda un po’, che dove c’erano peschi, alberi, ora ci saranno pannelli solari. Che sorpresa, dove andremo a finire, in Germania si vede che non se ne erano ancora accorti, che il mondo cambia. Da noi Celentano cantava Il ragazzo della via Gluck già nel 1966.

Ma i pannelli non potevano metterli altrove?

Anche…ma c’è il fatto che le pesche non erano più redditizie.

È un bel problema. Anche da noi hanno estirpato un mucchio di alberi da frutto perché non abbastanza redditizi. Finirà che li rimpiangeremo.