Certo, non lo sai che carbon si traduce in carbone e silicon in silicone, si vede che non conosci le lingue
Sì, credo tu abbia ragione, deve trattarsi di una notazione vecchia che sporadicamente di usa ancora.
Giusto per dire, se uno cercasse con goooooooooooogle:
Nonché appunto wikipedia, che in teoria è ben controllata.
Detto ciò prendo atto, e cercherò di essere più preciso
Il ministro alle puntualizzazioni annuisce dall’altra parte dell’ufficio, al ministero.
Sempre da Il rosso di marte spero che le brocche in magnesio fossero rivestite, altrimenti lo sapete cosa fa magnesio+acqua?
No, dai…
…e, dall’altra parte del mondo, milioni di traduttori elettronici smettono di funzionare…
Letto La peste scarlatta, di Jack London. MI aspettavo molto, dato che reputo London un grande scrittore, e questo romanzo breve è formidabile. Pubblicato nel 1912 (ma da noi nel 1927) è ambientato nel futuro, che per noi non è poi così tanto futuro (2073) e descrive la vicenda di un vecchio, presente quando scoppiò la peste scarlatta nel mondo, mentre la racconta ai nipoti, ormai decenni dopo. L’umanità è regredita all’età della pietra, o poco più, i protagonisti sono sporchi e vestiti di pelli d’animali, i ragazzi sono dei selvaggi e non capiscono molte cose che cita il nonno.
Il morbo si presentò nel 2012, racconta il nonno, e non c’era cura. Colpiva senza preavviso, arrossendo la pelle del volto, da cui il nome, e nello spazio di un paio d’ore (ma anche in un quarto d’ora), la persona perdeva la vita, dopo avere perso la sensibilità via via di tutto il corpo. London dunque ambienta la storia un secolo nel suo futuro, fino al nostro recente passato. London azzecca più o meno alcune cose, tipo la popolazione mondiale, che dice di essere di 8 miliardi di persone (notevole, pensando che ai suoi tempi erano 1,7 miliardi, circa….provate voi a dire quanti saremo nel 2124, e a non sbagliare).
La descrizione del tracollo della civiltà è perfetta, con episodi di violenza, saccheggi, incendi, e soprattutto la popolazione dove ognuno pensa a salvare sé stesso, la sua famiglia, il suo gruppo, contro tutti gli altri e sperando di non prendere la peste. In quel caso, il colpito si allontanava, sperando di non avere infettato nessuno, e moriva rapidamente. Nessuno guarì mai da quel contagio, dice London. Alla fine del contagio, sulla Terra rimanevano centinaia di persone, forse qualche migliaio. Lo stresso protagonista, che faceva parte di un gruppo di 400, rimase solo lui, da solo, e visse per degli anni in una fattoria abbandonata, sospettando di essere l’ultimo umano rimasto. E’ ovvio, da queste poche note, riconoscere già il seme di molte opere successive (The road, Io solo Leggenda, etc…).
Il vecchio crede che l’umanità risorgerà, che riuscirà a ricostruire e rinascere; lui stesso ha salvato in una grotta una biblioteca, per quanto ormai pochissimi se non nessuno sappia leggere. Accanto a ciò, però, c’è una nota finale di totale pessimismo. Il vecchio osserva i giovani, e non ha speranze. Uno dei ragazzi da grande vorrebbe seguire le orme di un sedicente medico santone religioso, molto stimato (ovviamente, un ciarlatano, ma è chiaro solo al nonno); un altro è affascinato da quanto dice il vecchio sulla polvere da sparo (ormai sconosciuta) e da grande vuole dominare tutti.
Grande opera insomma, scritta molto bene, con ottime idee e un’ambientazione perfetta.
A seguire, il volume era ricco di racconti di London.
Il racconto breve Un curioso frammento (1908) è uno spaccato rapido, su schiavi e padroni, ambientato in un lontano futuro ma direi universale nei temi. Golia è un racconto (1910) che può essere definito forse una fiaba, o alcuni lo direbbero una Fiaba comunista un tantino ingenua. Si narra, in un prossimo futuro (è ambientato nel 1924) di un personaggio, Golia, che grazie a delle armi potentissime, “costringe” l’intera umanità a disarmare e a dedicarsi alla felicità dei popoli. Governanti, generali o capitalisti, se non d’accordo, venivano eliminati, se necessario, così come flotte intere. Il racconto è interessante, per quanto appunto, sia una favoletta. Interessanti alcune “previsioni”, come quella di Francia e Germania che stavano per scendere in guerra tra loro. Oppure che in un solo giorno fu abolito il lavoro minorile negli USA. Altre cose raggiunte nel racconto sono ancora di là da venire, invece. Tutto questo potere era fattibile mediante l’Energon, si dice, una energia illimitata e disponibile che proveniva dal sole, si legge. Grazie a questa energia, si racconta, si otteneva il radio (al tempo, scoperto da poco e la cui letalità era ancora sconosciuta, aggiungo) e altri composti in realtà inventati da London. Curiosa poi “la telegrafia senza fili”, grazie all’Energon, con apparati inizialmente grandi come bauli, ma poi piccoli da stare in tasca….Gli scienziati poi, dedicandosi solo alla pace e al progresso, riuscirono a sconfiggere la tubercolosi (nella realtà, Koch ne scoprì il batterio già nel 1882, ma un primo vaccino verrà usato solo nel 1921 e ancora per decenni la malattia sarà un problemone, così come lo fu sempre, da quando eravamo nelle caverne). Peccato che non ci siano queste note, nel libro, e me le sia cercate io, ma vabbè. Il nemico del genere umano (1908) è un racconto che scava nella psiche del protagonista e nel suo passato, per spiegare in parte quello che divenne, tra il ’33 e il’41; viene definito il più grande cattivo della storia (nella finzione, chiaro). Anche questo è molto interessante, con momenti autobiografici, forse, soprattutto nell’astio verso i giornali e le riviste (sembra quasi di risentire Martin Eden). Tra gli avvenimenti raccontati nel futuro di Jack London, la tensione Germania – USA del 1939 che sfocia in una guerra…beh direi che ci ha preso, non facile dirlo 30 anni prima, e ben prima della I Guerra Mondiale. Le mille morti (1899) è un racconto breve, interessante come tutto, fino a qua, in cui uno scienziato pazzo prova a uccidere in molti modi diversi la sua cavia (il protagonista), per poi riportarlo in vita. Racconto di una decina di pagine, prende molto ed è narrato, al solito, molto bene. Fu il primo racconto di London a venire pubblicato. Nel ’39 ne venne tratto un cortometraggio che non ho visto ma che è giudicato di nessun valore. La rigenerazione del maggiore Rathbone (1899) è un racconto simpatico su un fluido che permette il ringiovanimento del corpo, anche se la mente rimane quella di un vecchio intrattabile. L’ombra e il baleno (1903) è la storia della rivalità tra due persone, una competizione iniziata quando erano ragazzi, che prosegue nella vita adulta e nei lavori scientifici, fino allo scontro fisico. Curiosamente su Wiki ENG i due vengono definiti fratelli, ma non lo sono, hanno pure due cognomi diversi, e comunque non si fa mai menzione che fossero fratelli. Un relitto del Pliocene (1901) si svolge nel grande Nord e racconta l’incontro tra il protagonista e un cacciatore che sostiene di avere ucciso l’ultimo mammut. Quando il mondo era giovane (1910) è una adrenalinica storia ambientata nel presente di un tizio che di notte fa prevalere la sua parte animalesca, dormendo all’aperto e cacciando bestie selvatiche, addirittura mormorando in antico tedesco, per lo sconcerto dei medici. L’invasione della Cina (1910) è quasi uno pseudo saggio, nel quale per motivi non chiari (forse solo perché la Nazione sarà molto potente) l’intero pianeta in futuro (nel 1976) si schiererà contro la Cina, che viene distrutta tramite guerra batteriologica e il suo popolo viene completamente sterminato, addirittura i sopravvissuti vengono passati per le armi. Un racconto sconcertante, che fece discutere e che diede a London l’infamante appellativo di razzista. Nelle sue previsioni, comunque, ci prese parecchio, supponendo che la Cina sarebbe passata da 400 milioni di abitanti (ai suoi tempi) a superare il miliardo, ed è pure pre-veggente nella guerra batteriologica, che diverrà un fatto poco dopo, nella Prima Guerra Mondiale. Guerra (1911) è invece un breve raccontino, nel quale, in definitiva, il protagonista pagherà a caro prezzo il suo avere avuto pietà del nemico. La forza dei forti (1911) è un racconto, una bella parabola su come evolve la prima società, dalle grotte alla tribù, e di come London, pessimista ma più che altro realista, fa finire subito tutto in regime e trionfo delle ingiustizie e diseguaglianze. Bello e interessante. Il Rosso (1918, dunque postumo) è un racconto crudo, piuttosto famoso, ambientato su un’isola del Pacifico, con tanto di cannibali, dove il protagonista scopre un grande relitto (o un’entità?) aliena, ma le malattie tropicali di cui soffre non gli permetteranno di farlo conoscere al mondo. Interessante anche nello sviluppo psicologico. Il primo poeta (1916?) è un raccontino breve quasi sarcastico, nel quale tra trogloditi uno di essi compone dei versi, tra il dileggio degli altri, tanto che per il poeta non andrà a finire bene. Infine Il sogno di Debs (1909) racconta di uno sciopero generale in USA, che manda a tappeto la Nazione, fino ad arrivare alla fame e agli scontri, per poi risolversi infine quando tutte le condizioni vennero accettate. Interessante. Debs era un sindacalista, in vita al tempo in cui uscì il racconto.
Nel complesso un bel libro, con molti racconti stimolanti, darei un 7,5 totale.
Sembra interessante, quasi quasi mi compro una edizione vecchia. Ce n’è del 36, una in francese del 24… mmm…
Finito il clamoroso Embassytown, di China Mieville, preso “per sbaglio” (non sto a spiegare la vicenda). Per cui con senso di colpa, gli ho fatto saltare la fila e letto subito.
Che dire? È la summa del pensiero di C.M., un La Città e La Città non al quadrato ma alla decima, con una idea estremamente forte di sottofondo, declinata in direzioni tanto assurde quanto logiche e inevitabili.
Un pianeta ai margini dell’immer (una sorta di iperspazio navigabile) ha degli alieni che parlano La Lingua con due voci e una mente sola. Per parlarle quindi servono due persone identiche, che dicono cose diverse con una mente sola, gli Ambasciatori. Ma La Lingua ha molte particolarità, ha una aderenza alla realtà assoluta, quindi per descrivere qualcosa con una similitudine, le cose devono accadere. Quindi puoi dire “è come la bambina che si ferì e mangiò quel che gli venne offerto” solo se ciò è accaduto.
C’è la dualità, della città (aliena e umana), della lingua, delle menti, ci sono i cambiamenti dovuti alle idee, ci sono intrighi, c’è molto altro.
Un romanzo che si merita tutti i premi vinti .
Ho finito anche il breve I Topi del Cimitero, di Carlo Ha. De Medici, una serie di racconti brevi di stampo fantastico-decadente, di ottima fattura, preso a Stranimondi l’anno scorso. Molto bello .
Sto rileggendo anche L’Età della Ragione, di Sartre.
Ho fatto una fatica a leggerlo Embassytown! Con ste case che si ammalavano ecc ecc. L’ ho quasi rimosso.
Credo di averlo abbandonato.
Decisamente un lettura difficile, ho trovato molto più godibile The City & The City.
Quello che ho apprezzato di Embassytown è stato la capacità di creare ed approfondire un “mondo” veramente alieno, senza eccessi o banalizzazioni.
Personalmente lo considero tra quelli da leggere se si vuole avere un’idea di quanto la FS possa esplorare il concetto di alieno.
Purtroppo ho gusti molto particolari, e La Città e La Città alla fine mi aveva un po’ deluso perché il tema della città doppia non era esplorato abbastanza, cosa che invece qui è pienamente sviluppato. Certo, la parte centrale è decisamente meno avvincente, ma penso renda perfettamente il senso di qualcosa di ineluttabile che ancora non arriva, e attendi, attendi, attendi…
Sono il tipo che legge Sartre per divertimento, eh. Ancora non mi sono stancato de L’età della Ragione, pur aspettando fino pagina 158 ove finalmente capiamo dove va a parare il romanzo. È un magnifico (ma decisamente poco appetibile per un gusto moderno, dicasi anche palla) esempio di mostrare senza dire. Fino adesso tutte le piccoli, mediocri, borghesi vicende anteguerra del protagonista lo ritraggono come l’uomo vuoto, senza veri ideali o passioni o principi sociali- morali che sarebbero proprio della succitata età. La guerra in Spagna mancata, la paternità mancata, l’adesione mancata al partito, l’incapacità di seduzione della giovinetta, l’incapacità di tenere testa al fratello. Insomma, ne esce un uomo peggio che mediocre con un difetto esistenziale profondo.
http://www.bibliotecagalattica.com/cicli/orbitsville.html
trilogia di orbitsville, niente di che, anzi…
Embassytown magnifico
http://www.bibliotecagalattica.com/romanzi/embassy_town.html
Ho finito di leggere
La città nera
Libro preso in un gesto inconsulto alla fiera di Torino.
L’autore, ho scoperto poi, non è un cinese e la storia è al limite del ridicolo e piena di inutili e scontati colpi di scena nelle ultime pagine.
Veramente soldi buttati
Ho letto Angeli di seta di di Maureen F. Mchugh, interessante epopea in un futuro non tanto lontano, dove la Cina è il paese egemone ed ha pesanti influenti culturali e sociali anche negli Stati Uniti… tanto che ovunque più sei cinese più conti.
L’avevo letto ai tempi in cui era uscito su Solaria, non lo ricordo minimamente.
Io invece ho finito di leggere Proxima di Stephen Baxter, autore di cui non avevo mai letto nulla, sebbene sia abbastanza famoso e pubblicato in italia.
Questo romanzo non è edito da noi, non viene neanche citato dalla pagina italiana di wikipedia su Baxter
Il romanzo è buono, mi pare il classfico romanzo hard sf anni '80 - '90, solide base scientifiche e scrittura non troppo elaborata, in un certo senso è il tipo di fantascienza che oggi manca.
Nel romanzo si intrecciano due storie principali, una relativa alla colonizzazione di un pianeta orbitante intorno a Proxima Centauri ed una relativa alla crescente tensione tra occidente e un neo impero cinese per il controllo di risorse e tecnologie.
Il romanzo è considerato parte di una duologia con Ultima, ma si può considerare autoconclusivo.
http://www.bibliotecagalattica.com/antologie/arabilioso.html
interessante… fantascienza araba
Tra i quali, evidenziato da te, “Una Jaha nel metaverso”
La Jaha è la cerimonia nella quale il futuro sposo chiede la mano della donna al padre, una cerimonia tradizionale araba cui partecipano tutti gli uomini delle due famiglie e qualche invitato speciale. Il racconto ritrae in maniera ironica e divertente lo svolgimento di questa cerimonia nel metaverso, dove i due futuri sposi hanno deciso di organizzarla per il rapporto non ottimale che intercorre tra le due famiglie.
Devo dire che mi ispira.