Libri di fantascienza - Cosa state leggendo?

E’ la traduzione di “Eversion”.

Ho iniziato “Murderbot, i diari della macchina assassina”.
Mi piace molto.

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Effettivamente mi sono accorto di avere una impennata nelle letture. Meglio per un periodo ero sottotono e adesso invece ho fatto fuori un bel po’ di roba, come avete notato.

Allora ho finito un numero della rivista libro antologica Alia, del 2007, presa anni fa e in coda da allora. Avevo scoperto il loro sito per aso, c’erano stralci e assaggi di autori italiani ottimi e mi era preso lo schiribizzo. Alla fine gli comprai 7 o 8 volumi (eh mica gratis poi… ) e gli ruppi le scatole perché avevano un blog non aggiornato e il sito non connesso al blog, che alla fine ci si capiva poco. Li incontrai anche al primo Stranimondi, e penso che come realtà sotterranea superi molti riviste libro, prozines e simili.

Ah come spesso faccio, non uso sinossi ma vado direttamente a cosa gradisco e cosa no.

Questo numero è dedicato ai soli autori italiani.
Il Caso Bobby Fuller è carino, non eccezionale ma abbastanza strano e (s)gradevole il giusto. Promosso.
Ventiquattrore al giorno di terato chimica è una idea straordinaria (una storia basata sulla chimica nociva che ci circonda) ma soffocata dallo “stile italiano”, quella roba pseudo distopica che ripudia ogni verosimiglianza o plausibilità o costruzione, atmosfere ferme agli anni ‘50, per un tocco poetico . Diciamo che non mi piace per nulla, ma l’idea di fondo è molto buona. Avrebbe avuto bisogno di una trattazione differente.
Leggere al buio è una storia fantasy che si scopre essere di fantascienza in realtà (visto che il mondo è regredito). Un vero romanzo breve, solido, ottimamente costruito e con pure una bella trama. Ottimo!
A cena il giorno dei morti è una storia nera, una versione moderna di una sorta di classico ottocentesco, molto ben fatto . Alcune cose sono un po’ triste, ma un buon lavoro che merita il plauso.

Secondo messaggio è una bizzarra riflessione da parte di chi ha ricevuto una risposta al proprio messaggio intergalattico. E la conclusione logica è decisamente meno allettante di quanto prospettato all’inizio…
Alla Rina è un racconto all’italiana, ma almeno moderno. La trama è così sciocca che sembra scritta da una ragazzina, e l’età adolescenziale della protagonista aumenta il.sospetto, ma è scritto in maniera così vivace da farsi perdonare. Il dialetto dei gggiovani è più protagonista dei personaggi ed è una scelta vincente.
La meccanica dell’ambaradan è un notevolissima vicenda alla Buzzati, scritta bene ed efficace. È la rara versione fatta bene del racconto all’italiana, qui probabilmente grazie al tocco satirico.
Blooper di Davide Mana è una mosca bianca. Davide Mana è scrittore semiprofessionista di fantastico, dalla cultura pop notevole e che ha assimilato perfettamente lo stile anglosassone. Risultato? Un romanzo breve dalla costruzione eccezionale e dalla trama sorprendente. Un gioiello senza se e senza ma, confermando lo straordinario talento del nostro. Ogni volta che leggo qualcosa di suo sono estremamente soddisfatto.
L’istinto dominatore sembra una versione moderna di un racconto nero del secolo scorso, scritto bene ma sbrodola un po’ nel finale, con tentativo tutto nostrano di voler fare letteratura ma calcando la mano e basta. Sufficiente.
Tutta la vostra base appartenere a noi, breve e fulminante scenetta che rivede l’orrore moderno delle sette, i Grandi Antichi e la FS frullati in maniera originale . Frizzante e “divertente”. Ottimo.
Storia romantica di cose e canini purtroppo è una delusione. Accozzaglia di banalità scritte male, con un tocco di fanservice per gli amanti del Giappone. Mah.
I mondi di-là è ottima fantascienza hard (nel senso buono ovviamente!), dive la trama non brilla ma è scritto bene davvero e il mondo costruito è magnifico. Potrebbe continuare come storia e speriamo davvero che continui!

Veramente una gran bella lettura!

Ho anche il Alia Evo in coda nel Kindle da dieci anni.

Ho iniziato ** The Long Way. Il lungo viaggio** di Chambers

Ho finito anche Stream Tales, un’altra rivista libro, pescata un po’ a casaccio a Stranimondi.
Come si può intuire, sono racconti di genere Steampunk - ma solo esclusivamente italiani.
Bene, cerco sempre di dare una mano agli autori nostrani, anche se in genere non ne sono così soddisfatto… (Vabbè anche l’antologia di Vandermeer non mi ha convinto troppo)
Eppure nonostante i difetti grossi, è buono, dai.
Già mi trovo in disaccordo con l’introduzione, e devo dire che ero lì quando lo Steampunk arrivò in Italia e qualche cosa oserei dire che l’ho letto, ta ti da poter osare dire la mia. Dire che la fantascienza “guarda il futuro” e invece lo SP guarda “cosa sarebbe successo se”. E dire che è un genere a sé stante mi pare veramente una cosa cambiata per soprattutto perché non viene addetta nessuna peculiarità veramente esclusiva . Vedere poi in maniera retrospettiva i libri del passato solo per farli entrare nella propria visione, mi sembra sempre un azzardo - anche se comune. Soprattutto se i racconti proposto sono davvero senza punti comuni.

Si parte male: assassinio sulla Metropolitan railway , a parte qualche problema di scrittura che un buon editor avrebbe dovuto correggere, prende idee di altri per mischiarle un po’ a casaccio. Zero idee e la trama debole. Pessima scelta editoriale, in generale si parte in maniera eclatante per acchiappare i lettori.
Il trasporto istantaneo del dottor Burke anche qui casca male, perché se l’idea del teletrasporto è carina si basa su una cosa idiota. Le citazioni se le poteva risparmiare, è un ammiccamento inutile.
L’impronta eterica dell’odio è invece veramente ottimo, ambientazione italiana con dettagli interessanti, e personaggi con un certo spessore, una bella idea.
Gettysburg 1888 è così così, ha una bella ambientazione anche se soffre un po’ di dipendenza da anime giapponese. I giappi creano di tutto, mischiando idee senza coerenza, poi donnine poppute e tanta azione. Mettere così i mecha fa tanto Anime, ma le.idee di fondo non sono male, quindi posso perdonarlo. Certo sembra l’inizio di una storia più grande, se da un lato ci può stare dall’altro un racconto breve dovrebbe essere compiuto in sé. Non sarebbe un problema se non fossero almeno tre i racconti così, che puntano ad essere altro. Un racconto breve ha la sua struttura particolare, un capitolo di un romanzo ne ha un altra; e si nota in questo caso un po’ come un difetto. Scritto bene ed avvincente, si perdona tutto.
Storia di W. si basa su un equivoco, solo che non viene spiegato bene e perde un po’ la forza. Lascia più perplessi che persi nel mistero anche se è non male, comunque.
Una mirabolante invenzione è davvero un bel racconto, amaro ma ben plausibile.
Unicorni nel far west è una idiozia, dove la descrizione dei personaggi fa pensare più a del fanservice appassionato delle illustrazioni che altro, perché la trama è scema e manca qualsiasi costruzione del mondo. Bah.
Premessa per una costruzione è scritto in maniera un po’ confusa, il senso un po’ sfugge e anche qui sembra un capitolo per un romanzo più che un racconto.
Il volo di Icaro è fatto molto bene, interessante e ne vorrei leggere di più. Anche qui sembra solo un capitolo, per via di molti spunti tronchi.
Requiem per un Arlecchino mi ha lasciato perplesso. Troppo lungo, più melodrammatico che appassionante e soprattutto non ha niente di Steampunk. Mi ha lasciato perplesso. Non così brutto, ma, ecco, perplesso.

Stream tales l’ho presa anche io… ma è nella pigna (di 5) dei libri presi a Stranimondi

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Ho letto due numeri di Andromeda, la versione FS di List Tales, la rivista libro della letterelettriche edizioni.
Non malaccio, poi magari ne parlo in maniera più approfondita, ma si sente pure troppo l’amatorialità. Molti racconti avrebbero a tuo bisogno di un editor serio per limarli o proprio scartarli, e di fondo non c’è nulla di memorabile.

Non si, sono tutti racconti fantastici sui generis, senza un vero fuoco, una particolare inventiva, una padronanza della narrazione, di una capacità visionaria men che meno di un qualsiasi riferimento alla “scienza” che non sia una parola.buttata a caso lì per lì, per fare colore.

Sto leggendo Gibson e si intravede, senza tecnobubbole di cui pure sarebbe capace, la sua poetica di personaggi vagamente travagliati, ma senza tragicità. Come semplicemente fuori posto o di una melancolia, eppure capaci di un obiettivo veramente futuristico.
Oppure sto leggendo Harlan Ellison, con una scrittura senza compromessi, invasata.
E l’inventiva di Stross?

Insomma, da noi i buoni scrittori scarseggiano. E sono 60 anni anni che attendiamo…

Ho finito "The long way parecchio noiosetto.

Ho iniziato Murderbot

A aveva ricordato una serie di episodi stile Star Trek.

Bello! Sono quasi in fine.
Trovo il personaggio davvero azzeccato, il romanzo ha qualche difettuccio ma veniale.

Perché ci sono diversi imperi con diverse razze aliene ed alcune hanno stabilito un alleanza? :slight_smile:
Inoltre come in startrek saremmo stati avvistati per caso da una razza in ricognizione.

Sto iniziando il secondo racconto. Non sapevo fosse a episodi.
Per adesso mi piace.

Più che altro era una questione di feeling :smile:
Rispetto alla marea di sf con intrighi politici e guerre, trame di fondo tendenzialmente lineari, qui c’erano semplicemente dei tizi che andavano in giro su un astronave e a cui capitavano una serie di cose.
Alla fine però non c’era niente di troppo “grandioso” o eclatante, sembrava più una “normalità fantascientifica”.

Ma Murderbot #5 c’è solo in inglese?

Al momento si.

Ho finito Murderbot, molto bello e molto divertente. Sebbene la vicenda sia un po’ quel che è, scontata e i 4 racconti un po’ ripetitivi, il raccontare scorre veloce, leggero e ironico, affrontando anche in qualche modo il tema dell’umanità.
Non sento l’esigenza di un quinto capitolo, però potrei dare anche una possibilità.

Intanto ho iniziato la rilettura di Redemption Ark

Una via di mezzo tra un T1000 e Robocop in gonnella e piuttosto sarcastica. :slight_smile:

Hasta la vista baby

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Tra le varie cose, sto leggendo American Acropolis di William Gibson e mi sono venute in mente alcune cose.
Primo, come riesca a scrivere senza apparire datato, nonostante 20 anni che sono stati un capogiro di eventi.
Poi che la.gente che pensa al cyberpunk come un genere distopico/apocalittico per via di Neuromante, non ha proprio capito nulla.
Più leggo suoi libri più noto invece una sorta di malinconia per il senso di spaesamento dei suoi protagonisti. Gente che cerca di capire, e non riesce. Sono investigazioni tanto quanto ricerche esistenziali, dove un mondo caotico, fatto di stranezze e affascinanti esotismi che possono essere tanto tecnologici quanto e soprattutto culturali. Sterling fa del multiculturale la sua base, la sua ricerca, la sua ragion d’essere. Per Gibson invece è un dato di fatto con cui dobbiamo venire a patti, senza stupircene. A volte è un rasta che guida navicelle spaziali a suon di musica dub, a volte è un ragazzino di colore che fuma sigarette russe in una TAZ. È stordente non solo per il lettore ma per chi ci vive, e tutti sono alla ricerca di un senso che sembra sfuggire.
Non è la prima volta che a leggerlo sembra di star leggendo il racconto di un sogno, così alieno e così familiare, evanescente.
Quindi non è tanto quanto ci azzecchi in questo o quello, quanto vivere il futuro, qualunque esso sia e meravigliarsene. Quanto, cioè, gli scrittori moderni non riescono più a fare, abbracciare e capire il presente e l’imminente.

Ah ho letto il primo libro di questa trilogia a fine anni '90 e non mi piacque molto (a parte questo non ricordo un bel niente se non poche frasi) il secondo mai letto e ora leggo il terzo .

La cronologia ordinata non è il mio forte, eh.