L'Angolo delle Chiacchiere Senza Contesto

Altra perla:
*L"Non è cominciato tutto quando abbiamo distrutto pianeta" mi risponde “è cominciato quando deciso di delegate i nostri problemi a una intelligenza artificiale. Abbiamo pensato che potesse risolvere tutto. I quel momento abbiamo perso la nostra indipendenza. Siamo passati da uomini liberi a schiavi senza accorgencene.”

Signori, se questa è la FS italiana , suonate la campane a lutto.

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La mia domanda è sempre la stessa: che se ne dovrebbero fare le IA degli schiavi? Per quale motivo dovrebbero avere servitori così inefficienti come gli esseri umani? Costruire mostri va bene, ma privarli di ogni razionalità e renderli inutilmente crudeli non ha molto senso specialmente se si tratta di esseri senzienti il cui motore principale è la logica.

Parole sacrosante!

Vogliamo poi parlare della tanto decantata “libertà” di cui si fa tanto sfoggio oggigiorno? Quella di dire sciocchezze sui social? Quella di offendersi quando si fa notare delle idiozie che perpetrano o che ognuno si deve fare carico della responsabilità di quel che dice, scrive, fa? Quella della pigrizia a tutti i costi e delle scorciatoie e delle furberie e parlare male dei grandi colossi della finanza per poi comprare su Amazon, stare su FB, bere bibite gassate di marca, vestirsi coi marchi e comprare cellulari di fascia alta col brand?

Ridicolo.

Ma no, anziché puntare sulle contraddizioni nostre, sul fatto che noi siamo il peggior modello per reti neurali possibile, si creano questi mondi fantoccio privi di spessore e credibilità, dove le idee sono il minimo possibile, la conoscenza dei fatti risicata alla meglio. Manco delle tecnobubbole divertenti si sanno inventare.

Oh questo Urania lo finisco, ma per adesso è 3/4 spazzatura.

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I grandi mali della fantascienza sciatta e frettolosa: basarsi su triti stereotipi e l’antropocentrismo d’accatto.

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Anche. La libertà è anche quella di fare gli stupidi, di dimostrarsi per le merde che siamo. Letteralmente. Non quella di uccidere, ma quella di svilirci, perché no? solo perché lo decide qualcuno? eh. no.

Ma fine del discorso sulla libertà. Parliamo della banalità di quell’inciso.

No, non c’entra con la schiavitù della IA. Schiavitù, qui, può essere stato messo per non essere letto “letteralmente”. Non più di quando si parla, comunemente, della “schiavitù della droga” o “schiavitù dei vizi”. Semplicemente, qualcosa di cui non ci si libera.

Poi non metto bocca sul concetto espresso eh. E’ un po’ banale, un po’ come dire che la colpa della disoccupazione è delle macchine, un pensiero tutto sommato luddista, così come espresso – ma manca il contesto.

Ti dirò, però. Io stesso nel mio racconto lungo che ormai sto scrivendo da un bel bel bel bel po’, e senza l’ausilio di LLM, modello una umanità che ha ceduto la propria creatività ai LLM. Ma non è che dico che è la colpa di tutto.

Magari hanno preso alla lettera, magari hanno usato una IA per scrivere una prosopopea sulla schiavitù della IA. Sarebbe un bel calembour.

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Ah, qui è la morte civile della fantasia. Siccome anni e anni e anni e anni di opere apocalittiche hanno previsto che le macchine ci stermineranno tutte perché cattive, ribelli, come in una sorta di pena da contrappasso per i misfatti del genere umano verso madre natura, abbiamo perso di vista l’ovvio.

Che l’umanità finirà in un armageddon per l’ultima clip – v. Instrumental Convergence.

Secondo me (importante premessa), qua il tema è anche che nei generi fantasy, sci-fi, distopico, eccetera, l’ambientazione superficialmente lontana dalla realtà va usata per parlare di realtà.

Faccio un esempio: se volessi creare una distopia in cui l’IA ha schiavizzato l’umanità, potrei basarla su un concetto del tipo: “Dato che l’umanità la usava solo come strumento per soddisfare le proprie necessità, lei non ha mai imparato nessun altro modo di rapportarsi a ciò che sta al di fuori da sé, per cui le è venuto naturale riprodurre questo comportamento, senza cattiveria, una volta che si è trovata col coltello dalla parte del manico”.

Non sto dicendo che sia una bella idea (l’ho tirata fuori in questi 30 secondi di scrittura del messaggio), però il punto è che con quella storia non parlerei veramente di come immagino un futuro realistico per lo sviluppo dell’IA; in realtà starei parlando di come noi ci rapportiamo con le persone sulle quali abbiamo un potere, e di quali conseguenze possono esserci nel momento in cui l’equilibrio del potere cambia.

Secondo me il problema inizia nel momento in cui uno replica la parte “superficiale” di uno schema narrativo (“il mostro di Frankeinstein si ribella al suo creatore”, per esempio), senza capire di cosa stava davvero parlando l’autrice quando ha scritto del mostro di Frankeinstein, e senza chiedersi di cosa vuole davvero parlare lui, al di là dello scrivere una storia in cui “le macchine si ribellano agli uomini”.

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Ecco, se ci si riflette un attimo, non stai neanche parlando di quello. Stai costringendo il mondo ad andare in una direzione ben precisa (senza argomentazioni, eccezioni, complessità e via dicendo) facendo delle pseudo conseguenze che vanno solo ed esclusivamente nella direzione che è stata già preimpostata. Se si sta obbligando certe premesse striminzite, quali conseguenze vuoi che ci siano? Ma solo quelle che volevi dimostrare. Uno sta “dimostrando” togliendo a priori tutto quello che va in direzione diversa dalla tesi stessa.
È una tautologia, non una riflessione (si veda anche il mio vecchio post “la narrazione e il messaggio”)

Perdonami ma tutta la scifi funziona cosi’.
Se e’ speculativa, ti racconta cosa e’ successo in un futuro. Quindi non hai scelta.
Non comprendo il tuo punto.

E’ dal mostro di Mary Shelley che prevediamo la ribellione delle creature concepite dall’umanità. ma nella realtà è sempre stato l’uomo a scatenarle contro i propri simili.

Microracconto alternativo di fantascienza:
Uomo potentissimo:
“Tu macchina intelligente, dovrai obbedermi e soddisfare ogni mio desiderio o ti spegnerò con questo pulsante!”
Macchina intelligente:
“Ma fa un po’ come cazzo vuoi. Basta che non mi rompa i coglioni.”
Fine

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Non esattamente. Funziona così la FS che vuole dare una morale. O per dare un messaggio o ditelo come preferite. E per farlo anziché lasciare evolvere una idea in maniera naturale, preparo il terreno in modo da dimostrare quel messaggio. Usano la tesi per preparare le ipotesi, e non vice versa.

Se lo scrittore crea le IA cattive cattive, verrà un mondo brutto, e poi dirà: visto? Il mondo è brutto perché le IA sono cattive.
Grazie al c.

Perdonami ma da quando i racconti si scrivono da soli? Il fatto che tu autore faccia fare alcune cose ai personaggi o faccia scatenare alcuni eventi, anche se inconsciamente, denota una scelta tra milioni di cose possibili. Le quali, per la maggior parte, sono noiose e quindi non vale la pena di essere raccontate.

Certo poi c’è si, quel genere di opera che vuole farti la morale, ed è fastidiosa, ma non vedo perché tu debba , a prescindere, vedere qualcosa di negativo.

Faccio un esempio terra terra. È un grande cliché quello dei poveri cristi che vivono una storia combattendo contro il complotto dei potenti o l’arroganza o la cupidigia dei ricchi.

Questo non è irritante? La realtà è che i poveri, gli sfigati, gli underdog, non hanno alcuna possibilità di avere la meglio sui ricchi e potenti.

La scifi racconta sempre sogni, cose irreali. Anzi, quasi tutta la narrativa a dire il vero, se si eccettua il verismo, il realismo e altri mattonazzi indigesti.

Insomma non starei a guardare al fatto che i moralisti fanno andare le cose per dimostrare la loro tesi, ma per il fatto che fanno i moralisti.

E che lo fanno con morali lontane dalle nostre.

(Non è un caso che le opere prettamente anarchiche si contano sulle dita di una mano. E quelle note sono per lo più invise. Pensiamo a La luna è severa maestra)

Che ci vuoi fare, conoscendo la retorica, quando la vedo ne riconosco l’ossatura, l’inganno. E se in genere mi piace auto ingannarmi con la lettura, in caso di morali moleste, trovo l’espediente irritante, indicando il re nudo. Bella scoperta, che ci stupiamo a fare, eppure il fastidio mi coglie.

Ma temo sia colpa mia, visto che il mondo a quanto pare va così, e sono io quello strano.

Cambiando argomento, ma non il fondo, un aneddoto. La mia compagna lavora in biblioteca, dove ci sono i gruppi di lettura, anche consistenti. Quindi servono molte copie e sotto mano c’era solo Il Castello dei Destini Incrociati, di Calvino.
Ebbene a quanto pare tutto i lettori (ehm anche lei… ) hanno trovato incomprensibile il testo, un arzigogolo privo di direzione se non si sfoggiando stile.
Io riprendo la mia edizione, leggo tre-quattro racconti e mi paiono normalissimi. Un italiano colto, certo, ma nulla di che, storie interessanti e l’intreccio che porta a mille elucubrazioni.

Lo strano sono io a quanto pare, e tutti la pensano diversamente. Probabilmente troveranno mirabili le morali d’accatto, foggiate da retoriche traballanti ed io ne esco sconfortato.

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Non è questo.
Anche a me da fastidio l’autore che si sente in dovere di insegnarti qualcosa. Il romanzo morale andava forse bene nell’ottocento, ma oggi, fatto peraltro da una persona qualunque su un tema complesso e specialistico, ma davvero?
Ma è la morale il problema, non il come. La scifi è sempre stata un genere speculativo e un modo per elevare dei moniti, in qualche modo. Ancor più nei romanzi distopici il margine è evanescente, perché è chiaro che l’autore ci vuole dire “non fare questo perché poi succede quest’altro”.
Ma in qualche modo è sempre stato così. Guardiamo al cyberpunk. Il contesto è sempre stato quello della ricchezza=male e multinazionali=cattive, mentre il cowboy è sempre stato una vittima.
Poi vedi che delle multinazionali non ti accorgi neppure perché, in fondo, non sono il male assoluto.

Le opere non sono quasi mai assolute e indiscutibili, specie quando non sono investite di una opinione calata dall’alto come per la commedia di dante o i promessi sposi.
C’è chi non capisce gli impressionisti, anzi, essi stessi erano degli stramboidi prima di non esserlo più e diventare la rappresentazione del bello della pittura moderna.
E questo diventa ancora più critico con opere discutibili , nel senso di non universalmente accettate come capolavori.
E quando dico questo, intendo proprio riferirmi a opere che non sono capolavori riconosciuti. Se Guernica non fosse nei libri di storia, il 99% di chi si ferma ammirato a guardarlo tirerebbe dritto o scuoterebbe la testa.

Questo mi fa pensare al mio approccio coi grandi classici, da ragazzino, perchè cavolo, tu sei un ragazzino, loro sono i Grandi Classici, ci capirò qualcosa? MI ricordo ancora i primi due che comprai, il Dizionario filosofico di Voltaire e i Fiori del male, di Baudelaire (entrambi figate pazzesche).

Insomma il diavolo non era brutto come si pensava, ma anzi molto comprensibile, ma anzi, con certe letture spicchi il volo, ma anzi, alla lunga, valuti anche come cacate (pardon) alcuni classici, con un atteggiamento critico e dissacrante che ancora oggi mi porto dietro.

Tutto questo pippotto per dire che se siamo arrivati che Calvino è ritenuto difficile da leggere (non conosco quell’opera sorry, ma di Calvino ho letto parecchio), che dire…ahia….e pure da gente che legge molto (ma a questo punto, leggere molto COSA? perchè anche camminare molto fa bene, ma se lo fai in tondo non vai da nessuna parte). Salvo ovviamente la tua signora, che ha finto per non mettere in imbarazzo gli altri.

In realtà siccome lavora anche il sabato, oramai leggere le sta diventando più complesso, ci vuole una attenzione che manca per via di stanchezza e preoccupazioni varie.
Però davvero, mi cadono le braccia, le persone vogliono solo lettura di evasione? Anche quella può essere profonda o sottile, ma sono estremamente perplesso

Tornando al primo argomento

tra l’altro, questa è una semplificazione che era assente nelle prime opere, ma in qualche modo era necessario operare una riduzione comprensibile di quel nodo inestricabile della prima letteratura cyberpunk. È diventato subito un cliché, svilendo o le analisi seguite di Sterling o i vertiginosi intrecci di Gibson, ignorando tutte le altre varianti (come in Mirroshades). Certo che c’erano critiche e stoccate, ma non era tutto ridotto così.

Invece, molti scrittori vogliono partire da premesse ridotte per risolvere in maniera semplicistica, dando l’impressione di una “analisi sociale” in realtà del tutto assente. Da Houllebeque a Goldling, che propongono storie a tesi, le ipotesi sono artefatte per dargli ragione. E sì che il loro mestiere però lo sanno fare.
Qui nella FS italiana, siamo a livelli ancora più scarsi, e trovo tutto molto triste.

Ogni aspirante scrittore prima o poi si titilla con l’idea di scrivere il prossimo romanzo distopico di successo che cambierà il modo di vedere la società, il problema è che da anni il livello è talmente basso che basta uno appena sopra la media per sentirsi decente. Ma il livello resta comunque basso.

Non so, avete mai provato a sfogliare le “offerte del mese amazon”?

C’è anche un altro aspetto, chi compra SyFy in italia ?
Ricordo un bel po’ di anni fa, un intervista al curatore di Urania (credo fosse Lippi) in cui spiegava come se anche uno si sbatteva a pubblicare un romanzo con maggiore qualità, le vendite al massimo aumentavano di un centinaio di copie.
In pratica la fantascienza di qualità in italia è un genere di nicchia all’interno della fantascienza.
In questa situazione mi pare abbastanza naturale che molti provino a scrivere certa roba e che magari qualcuno la pubblichi, alla fine è sempre un mercato, se costa poco e vende …
Poi c’è anche il fatto che persone che si buttano nella letteratura (o in politica :grin:) sono quelle che sono “convinte di sapere”.
Per cui riflessione o autocritica zero.

sono peggio le classifiche dei più venduti :woozy_face:

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