Tutti i campioni del mondo che “si stufino” o che sentano arrivare la fine, casualmente propongono regole diverse per il gioco, si tratti degli scacchi 960 (mi pare un’idea di Fischer,a dirla tutta) o altre cose, tutte apparentemente miranti ad azzerare il noto (e studiabile) o a introdurre comunque un handicap per chi non ci si sia già allenato a lungo - e indovina un po’ chi ci si è allenato, nel frattempo?
Eh beh, non è la stessa cosa sapere già cosa conviene rispondere o doverlo trovare alla scacchiera, magari non potendo pensarci più di 10 minuti per sequenza, con l’avversario che potrebbe variare rispetto al piano che stai pensando. Non per nulla, a quei livelli la vera battaglia consiste nel portare l’avversario fuori dalla sua preparazione - e Gukesh ha perso la prima partita dopo che Ding lo aveva portato fuori da un sentiero che conosceva bene.
No, non si prescinde dallo studio (anche oltre mossa 20, oggi), perché farlo significa concedere un vantaggio di tempo non indifferente all’avversario, oltre a rendere proni a quelle che, per noi, sarebbero piccole imprecisioni, ma che per loro si traducono in una partita persa.
Mica per nulla ho postato il commento di Tana alla seconda partita del mondiale in corso: lo dice, per lui Ding ha fatto finta di non conoscere quella variante della francese oltre una certa mossa… [1]
Ma anche no, poteva non saperla davvero e aver poi trovato alla fine il piano giusto. Però il senso è proprio che se il piano giusto lo conosci, muovi in fretta e non sbagli. Se non lo conosci, ci devi pensare e puoi (non necessariamente dovrai) sbagliare. ↩︎