Premi Hugo e Nebula

Guerra eterna ė fantastico. Dovete leggerlo

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Letto a maggio del 2013. Bellissimo, da rileggere senz’altro.

Esiste anche a versione a fumetti fatta da Richard Corben: Vic & Blood. Moooolto bello.

1977

Vince l’Hugo per il migliore romanzo questa signora:

La pensa in altro modo il Nebula, che premia

E dunque? Chi ebbe ragione?
Beh, forse un pari, e pure ad alti livelli. Li consiglio entrambi.

Il bel romanzo della Wilhelm è basato su una catastrofe globale, causata dall’uomo, che porta alla quasi estinzione della specie. Narra le vicende di una comunità che ha visto bene cosa stava per accadere e si è preparata di conseguenza, per tempo. Siamo ancora nel sociale SF, genere molto trendy negli anni ’70, dove vengono immaginate società future e raccontate storie, solitamente, piuttosto “minimali” (traduzione: non accade granchè). Genere che non mi fa impazzire, ma la Kate scrive proprio bene e il libro, magari un po’ pesantino, è spesso godibile per le prime 150 pg circa, per poi divenire un piccolo capolavoro da lì alla fine. In definitiva è splendido, scritto decisamente bene, che pone sul tappeto temi e questioni da scriverci per ore. Consigliatissimo, premio strameritato.

Curiosamente al Nebula preferiscono quello di Pohl, pertanto mi aspettavo un piccolo capolavoro, se no tale scelta non si giustificava. E in effetti, zitto zitto, Pohl ti mette giù un altro libro difficilmente dimenticabile. Non ha la caratura tecnica della Wilhelm, almeno non qua, ma è un libro da cui è difficile staccarsi, uno di quelli a cui pensi anche nel sonno o durante la giornata, in attesa di riprendere la lettura. Qua e là il tempo si fa sentire, nel libro registrano ancora su nastro (ignoro se le musicassette siano oggi ancora in vendita), un prodigio di computer “stava in uno zaino, inferiore ai 30 kg”, cioè un bidone che se riescono a venderlo oggi al Mediaworld beccano tutti un premio, compresa la guardia giurata, ma insomma, non sono questi piccoli particolari a inficiare questo splendido libro. Entrambi meritavano un premio, entrambi l’hanno meritatamente ottenuto, il massimo sarebbe stato un doppio ex-aequo, ma tant’è.

Gli sconfitti per l’Hugo furono Ponte mentale, di Haldeman; I figli di Dune, di Herbert; Uomo più, di Pohl e Shadrach nella fornace, di Silverberg.
Gli sconfitti al Nebula furono Questo è l’Inferno (Niven – Pournelle, in gara l’anno scorso per gli Hugo), l’inedito Islands (Randall), Shadrach nella fornace (Silverberg), Triton (Delany) e Gli eredi della Terra (Wilhelm).

Il romanzo breve premiato con l’Hugo fu un ex-aequo: Con qualunque altro nome, di Spider Robinson e la Tiptree con Houston, Houston, ci sentite?
Meno dubbi al Nebula, che premiò solo Houston, Houston, ci sentite?.

E qua, come la mettiamo?
Il romanzo della Tiptree, va detto subito, è inferiore a quello di Robinson. E’ molto figlio del suo tempo, con un feroce femminismo troppo campato in aria, dove risulta che gli uomini sono degli idioti e le donne il fulcro del mondo (e fin qua…), ma che, estinti gli uomini, sono scomparse le guerre e tutti (tutte, anzi) vivono in perfetta armonia, senza bisogno di denaro, governi, etc….(e io che ho sempre pensato che se il mondo fosse affidato alle donne, saremmo un in perenne stato di guerra). L’opera inizia in maniera molto “psichedelica”, quindi avvince parecchio e parecchio delude in seguito. Molto figlio del suo tempo, come detto, i giurati hanno avuto la vista un po’ miope, premiando un romanzo, tra l’altro pure pornografico, che poteva entusiasmare solo in quegli anni.

Decisamente senza tempo, dunque ancora godibile e leggibile oggi, il bel romanzo di Robinson, solido e ben scritto, magari giusto un filino prevedibile, ma sicuramente meritevole del premio ottenuto. Bella fantascienza da un autore quasi esordiente.
Curioso che entrambi si “riallacciano” al libro vincente dell’Hugo: la Tiptree con la clonazione, Robinson con la catastrofe globale.

Perdenti l’Hugo: Bishop (l’inedito The samurai and the willows) e Cowper (l’inedito Piper at the gates of dawn).
Perdenti il Nebula: Bishop (l’inedito The samurai and the willows), Cowper (l’inedito Piper at the gates of dawn) e Wolfe (Il miracolo nei tuoi occhi). Robinson non citato.

Racconto, er mejo per l’Hugo (ma anche per il Nebula) fu L’uomo bicentenario, di Asimov.
Il famoso racconto di Asimov ha bisogno di poche presentazioni e pochi commenti. Anche rileggendolo oggi, con spirito critico, è uno splendido capolavoro, che coniuga ironia a impegno, diverte e commuove. Ne fu tratto un film (che però diverge in molte cose) con Robin Williams, film debole e dispersivo che però non rende la grandezza del racconto (ma forse sono troppo severo?). Non premiarlo sarebbe stato una specie di reato robotico.

Persero l’Hugo: LeGuin (Il diario della rosa) e due di Varley: Devo cantare, devo ballare e Il fantasma del Kansas.
Persero il Nebula: l’inedito His hour upon the stage (Carrington), L’ultimo lancio di Custer (Utley – Waldrop) e Nel catino (Varley).

Racconto breve: L’Hugo premiò Haldeman, con Tricentenario.
Il Nebula scelse C. L. Grant, con Una folla d’ombre.

Dunque, Haldeman sfruttava ancora, come in Guerra eterna, il discorso relativistico, un anno alla velocità della luce (o quasi) sono secoli sulla Terra. Manca l’originalità in questo raccontino, non certo la godibilità della lettura. Magari un premio è un po esagerato.
La scelta del Nebula è pure condivisibile, anche il racconto di Grant è scritto bene, direi anzi più che bene; il colpo di scena è un tantino telefonato e magari la razionalità del tutto è un po’ carente, ma pure qua sono 10 paginette godibilissime.

Persero l’Hugo: Grant (Una folla d’ombre), Knight (T’ho visto) e White (l’inedito Custom fitting).
Persero il Nebula: Haldeman (Tricentenario), Istinto materno (Monteleone), l’inedito Back to the stone age (Saunders), l’inedito Stone circle (Tuttle) e l’inedito Mary Margaret Road-grader (Waldrop).

Artista: vinse Rick Sternbach., in seguito molto legato al mondo Star Trek.

Spettacolo: no award, in un boato di approvazione. Come visto nella scorsa edizione, era un momentaccio per la SF al cinema o in tv. Poi dalla prossima edizione (fino ad oggi, almeno, sarebbe da dire), vacche grasse, molto grasse.

I perdenti in concorso erano
Carrie, lo sguardo di Satana (IMDB 7,4), film di De Palma, tratto dal libro di Stephen King, con la Sissy Spacek e un paio di nomination all’Oscar, probabilmente ritenuto più un horror; La fuga di Logan (IMDB 6,8), visto all’uscita in Italia al cinema, ero un bambino di 11-12 anni e mi piacque molto, dovrei rivederlo ora, anche qua un paio di nomination all’Oscar; L’uomo che cadde sulla Terra, (IMDB 6,6), con David Bowie, artista eclettico, allora solo 30enne, dal romanzo di Tevis e infine Futureworld – 2000 anni nel futuro (IMDB 5,7), una specie di brutto seguito a Il mondo dei robot.

Anche il Nebula non assegnò il premio, là c’erano La fuga di Logan; L’uomo che cadde sulla Terra e (penso uno spettacolo teatrale) Harlan! Harlan Ellison legge Harlan Ellison, di… Harlan Ellison.

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Diciamo che non sono del tutto estinte:

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:icon_lol:

1978

Doppietta, vince Hugo e Nebula il romanzo

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La doppietta di Pohl è ben meritata, il libro in questione riconcilia con la vera fantascienza, solido, ben scritto, una gran bella storia e un protagonista sorprendente: meschino, un po’ vigliacco, disturbato mentalmente, eppure scatta lo stesso una certa empatia verso di lui. Sono un po’ deboli le parti di quando è in analisi, probabile dazio che paga l’autore agli anni ’70, quando ci “doveva” essere anche la parte “impegnata” o sociale, che però oggi suona un po’ stiracchiata e tutto sommato inutile.
Per il resto, grande opera, trecento pagine appassionanti.

Per l’Hugo c’erano La torre proibita, di Bradley; l’inedito Lucifer’s hammer, di Niven – Pournelle; Le nebbie del tempo, di Dickson e La luce morente, di G. RR Martin.
Per il Nebula c’erano Cirque, di Carr; Nell’oceano della notte, di Benford; l’inedito Moonstar odissey, di Gerrold e l’inedito Sword of demon, di Lupoff.

Romanzo breve, altra doppietta: Stardance, di Spider Robinson e Jeanne Robinson, sua moglie.
Il romanzo dei Robinson attinge in larga misura al loro privato: la moglie è ballerina, come la protagonista dello scritto (ignoro se altrettanto alta, bella e tettona). In tutta l’opera è notevole il sapore di un’opera giovanile, ingenua, anche un po’ tamarra, con molte frasi comparative, che a mio parere denotano più che altro un limite tecnico nello descrivere le cose come sono. Se non addirittura la tendenza sciocchina a farle sembrare più grandi e importanti di quello che erano. Alcune, per carità, sono anche simpatiche (“un appartamento talmente grande che se atterrava un aereo in soggiorno, in camera da letto non sentivano nulla”), ma sono poche. Io lo definirei un romanzo discreto, con qualche buono spunto, che fa ben sperare per il futuro dell’autore; niente di più.
Un’ultima nota, in generale: ci sono spesso ancora registrazioni su nastro, nelle opere, anche in futuri piuttosto lontani. Ci sono, è vero, i computer, ma il mondo digitale, almeno tra i premiati, è al momento ancora assente, completamente.

In gara per l’Hugo c’erano Nella sala dei re marziani, di Varley; l’inedito Aztecs, della McIntyre; 2014 (seconda parte del libro Nell’oceano della notte), di Benford e l’inedito The wonderful secret, di Laumer.
Per il Nebula: l’inedito Aztecs, della McIntyre, e basta.

Racconto: decisioni diverse. Vince l’Hugo Occhi d’ambra, della J. Vinge . Il Nebula invece premia La soluzione screwfly, della Sheldon, cioè la Tiptree.
Chi ebbe la ragione dalla sua parte?
La Vinge scrive un racconto proprio bello, un misto fantasy – SF che prende il meglio dai due mondi. Premio più che meritato, racconto fresco, appassionante, ancora oggi molto godibile. Per il Nebula, la Tiptree o chiamiamola come vogliamo, scivola un po’ nell’horror in questo racconto, altrettanto bello, che ha tutto per essere ritenuto un classico. L’idea non è forse originale, ma qua è espressa con uno spunto convincente che rende questo breve racconto un piccolo gioiellino della fantascienza mista all’horror. Meritavano un premio tutte e due, così è stato, che però il Nebula non abbia considerato la Vinge, tra i candidati, non va bene.

Persero la corsa per l’Hugo: Il gioco di Ender, di O.S. Card (destinato a vincere più avanti, con l’analogo romanzo); La soluzione screwfly, di Sheldon (= la Tiptree); Prismatica, di Delany e La nona sinfonia di Ludwig van Beethoven e altre canzoni perdute, di Scholz.
Persero la gara per il Nebula: Teoria delle particelle, di Bryant; Il gioco del sette, di Leiber; La città di pietra, di G. RR Martin e La nona sinfonia di Ludwig van Beethoven e altre canzoni perdute, di Scholz.

Racconto breve: altra doppietta, vince Jeffty ha cinque anni, di Harlan Ellison.
Anche in questo Ellison c’è una buona componente di horror, il raccontino fila liscio liscio, magari è un po’ troppo adatto agli americani, e meno a noi, magari il finale è ancora debolino, per il resto è il solito grande Harlan.

Gli altri per l’Hugo: Razzia aerea, di Boehm (= Varley); l’inedito Dog day evening, di Robinson; l’inedito Lauralyn, di Garrett e l’inedito Time-sharing angel, della Tiptree.
Per il Nebula: l’inedito Tin Woodman, di Bailey e Bischoff; l’inedito The Hibakusha gallery, di Bryant; l’inedito Camera Obscura, di Monteleone e Razzia aerea, di Varley.

Artista: rivince Rick Sternbach.

Spettacolo: che dire, vince Guerre stellari, e il mondo e il cinema non sono più stati gli stessi (esagero un filino).
Di Guerre stellari poco da dire che non sia già stato detto da tutti. Lo vidi al cinema, all’uscita, e rimasi estasiato. Per parlarne, sarei banale. E’ però interessante ricordare come all’epoca se ne parlasse sempre. La stessa rivista Robot, intervistando qualcuno, chiudeva spesso con la domanda se era stato visto e cosa ne pensasse l’intervistato. Sempre rileggendo gli articoli dell’epoca, faceva figo anche parlarne male: per carità, ognuno può avere la sua opinione…anche sbagliata. Molti critici lo osannarono, ma ad esempio sul n. 24 di Robot, Guerrini lo definisce uno dei film più imbecilli degli ultimi anni, per la sua recitazione carente, la netta distinzione buoni – cattivi, la pochezza a livello artistico. Le critiche negative, in pratica, si riassumevano in questo concetto: “La gente ora penserà che QUESTA è la fantascienza, mentre noi che la leggiamo e la conosciamo, sappiamo che questo è un carrozzone e la SF è molto meglio”. Ragionamento che ha i suoi perché, ma anche il fiato molto corto, la fantascienza è ANCHE Guerre stellari, che poi come film ritengo decisamente ottimo, con un incredibile “volume” di “carne al fuoco” (e difatti poi quanta altra roba ne hanno fatto) per un solo film.

E su questo argomento, cioè quanto ci fosse dentro, vado con le foto. Ma non dimenticate i vari temi inventati da Williams, a loro volta entrati nell’immaginario occidentale.

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NB, in gara c’era anche Incontri ravvicinati del III tipo…la SF ripartiva alla grande.

Ahia hai messo qualche fotogramma che non c’era nell’originale ma effetti di CGI di qualche versione successiva!!

Per il resto :crossed_swords::smiling_face_with_three_hearts:

Io settimana ptossima vado a Siviglia sul set di guerre stellari.
Il pianeta Naboo

Gne gne

Hai troppe ferie!

Questo è interessante! Ho preso tutto dal IMDB, potrebbe essere interessante anche informarli…comunque fa molto strano che nulla venne fatto con la CG…un lavoro artigianale da maestri.

Da quel che so il fotogramma dove Han parla.con Jabba non è originale ma successivo con Jabba aggiunto in CGI - e ti credo negli anni '70 a malapena c’erano i compiti e i PC non ancora! - e anche dove c’è il Lander che sfreccia con sopra i droidi.

Magari si, sarebbe il caso di mettere le fonti. Che se mi fanno causa poi io faccio causa a voi.

Per i film, solo IMDB. Per gli artisti, di tutto un po’…però così a occhio non credo che se citi vecchi artisti e se vogliamo gli fai pure un po’ di pubblicità a gratis, ti facciano causa…
Su nessuna immagine ho trovato degli allarmi, di nessun tipo…

Pure un giudice, direbbe, ma scusi, qua hanno riesumato nomi di cui nessuno si ricorda, che mal che vada qualche fan ti va a cercare sul tuo sito personale, tu, artista ormai quasi ignoto…e causa per cosa?

Ma mai dire mai, metterò le varie fonti.

Sufficiente che aggiungi come didascalia dove sono state prese (es: “fonte: IMDb”).
Controlla se c’è scritto “all rights reserved” in tal caso, niente foto grazie.

Ecco. Genuflettersi a Lukas, questo bisogna fare.

:worthy: :worthy: :worthy:

1979

E andiamo a chiudere gli anni '70 e i loro pantaloni a zampa di elefante.
Hugo e Nebula per il migliore romanzo vanno entrambi a

Quando lessi il libro della Vonda, tanti anni fa, lo ritenni un po’ pesantino e noiosetto. Scopro ora, a posteriori, che il primo capitolo è pari pari il racconto vincente del Nebula ’73, Bruma, erba e sabbia. Perciò il libro non trae solo lo spunto dal racconto, ma è una vera e propria prosecuzione dello stesso. L’autrice era giovane ma scriveva già con la sicurezza di una veterana. Pesante non lo è poi tanto, a rileggerlo, e neanche troppo noioso. Alla fine, il classico buon libro, di cui si può dire solo che è fatto bene, solido, di cui magari non rimane un ricordo indelebile, ma di cui non si può dire nulla di male. Siamo sull’8, per capirci. Vince anche, a quanto sembra, perché di avversari degni di nota, non c’era traccia, dato che l’annata per i romanzi fu piuttosto magra e deludente.

Quelli in lizza per l’Hugo erano Cherryh (Libro primo: Kesrith, in I mondi del sole morente), la McCaffrey (Il drago bianco) e Reamy (Le voci cieche).
Per il Nebula: Reamy (Le voci cieche), la McCaffrey (Il drago bianco), Gore Vidal (!!) (Kalki) e Dozois (l’inedito Strangers).

Romanzo breve: altra doppietta, vince Hugo e Nebula La persistenza della visione, di J. Varley.
Il bis – vincitore è stato pubblicato in Italia un’unica volta, nel libro I mutanti (Grandi opere Nord). Per una scelta discutibile e miope dell’ed. Nord di allora, non venne incluso nell’antologia dei premi Hugo ‘76-’83, così come nell’antologia precedente degli Hugo, sempre per motivi che non condivido, non erano state incluse altre 4-5 opere. E allora l’ho cercato nell’antologia citata, ma la richiesta di € 51,00 (che magari li vale, ma di tutta l’antologia, mi interessa solo questo) mi fece cercare altre soluzioni. E cioè leggerlo nell’originale lingua inglese.
Un po’ hippie, un po’ “on the road”, un po’ ecologista, scritto in uno stile molto leggibile, è un atto di rispetto e amore verso le persone sorde-cieche. E la fantascienza? C’è molto di una vita in una “comune”, molto anni ’70; ma di fantascienza non c’è in pratica nulla. L’interesse, alto all’inizio, scema via via che si capisce che non succederà nulla, assolutamente nulla. Un noioso documentario. Con qualche parte pronografica, qualche parte dove l’autore svela le sue idee per risolvere tutti i problemi del mondo, e bla bla bla bla…una palla infernale, magari bella “impegnata”, che fa tanto “sociale anni ‘70”, ma oggi è indigesta e basta. E pure una mezza puttanata, tenendo conto della fatica che ho fatto per trovarlo. E non è neanche fantascienza. Bleah. Ma vai a cagare.

Per l’Hugo c’erano Aldiss (l’inedito Enemies of the system), Priest (l’inedito The watched), la Vinge (Nave incendiaria) e Wolfe (Sette notti americane).
Per il Nebula Wolfe (Sette notti americane) e basta.

Racconto: vince l’Hugo Poul Anderson, con La luna dei cacciatori.
Vince il Nebula C.L. Grant con l’inedito A glow of candles, a unicorn’s eye.
Per il racconto di Anderson non sarebbero fuori luogo gli aggettivi “pesantino” e “noiosetto”. Il caro Poul si limita a riproporre la situazione alieni – umani, con i punti di vista di entrambi, ma tutto sa di già visto e di minestra riscaldata. Premio fuori luogo.
Grant scrive in maniera molto divertente, vivace, partecipata. Le disavventure del protagonista sembrano inizialmente quelle a cui oggi sono costretti i precari in Italia sotto il ricatto del licenziamento. Poi si perde un po’ nel rimpiangere i vecchi tempi andati, ma quindi il racconto decolla. E l’autore rivela un talento mica da poco, con un’opera artistica, delicata, preziosa. E’ un peccato che questo bel racconto non sia stato mai pubblicato in Italia, chissà perchè. A parte qualche ingenuità, un racconto che lascia qualcosa dentro.
E’ decisamente superiore all’analogo vincitore dell’Hugo.

Lottarono per l’Hugo: O.S. Card con Mikal (all’interno de Il canto della vita), Disch con l’inedito The man who had no idea, Ing con l’inedito Devil you don’t know e Varley con Le vittime.
Persero per il Nebula: O.S. Card con Mikal e a Ing con l’inedito Devil you don’t know.

Racconto breve: l’Hugo lo vince la Cherryh, con Cassandra.
Il Nebula va a Bryant, con l’inedito Stone.

Quello della Cherryh è proprio un bel raccontino, con tracce horror, molto immaginifico, seminale, se vogliamo, perché lo spunto (ignoro francamente se originale o meno) verrà poi ripreso più volte in futuro, con modalità differenti. Comunque proprio bello.
Per quello di Bryant, il suo essere inedito non è un gran male. Questo raccontino è ingenuotto assai, non memorabile, quantunque leggibile, ma soprattutto NON è fantascienza (se non in senso MOLTO lato).
Ridicolo che sia stato preferito a Cassandra della Cherryh.

Persero l’Hugo: Bryant (con l’inedito Stone), Ellison (Gigante senza tempo, alias Conta le ore che segnano il tempo), la Vinge (L’universo sotto i miei occhi, alias Vista dall’alto) e Watson (Cronomacchina molto lenta).
Persero il Nebula: Cassandra, della Cherryh e Dann con l’inedito A quiet revolution for death.

Artista: vince Vincent DiFate. Retrò ma affascinante.

(immagini dal sito dell’Autore).

Spettacolo: erano iniziati bei tempi, in cui andavi al cinema e vedevi cose (fino ad allora) mai viste. Vince Superman, allora costato una cifrona, anche per pagare Marlon Brando; film che mi ricordo bene e che vidi alla sua uscita in Italia, al cinema, ed era col compianto Reeve, allora completamente sconosciuto, e la sconosciuta ancor oggi Margot Kidder (Lois Lane), due attori di serie B, ma anche come detto con li grande Marlon Brando (e pure Gene Hackman, e Terence Stamp, e Glenn Ford). A rivederlo ora è simpatico, ma non un grande film. Gli stessi effetti speciali sono oggi risibili. Su IMDB ha però 7,4. (immagini tratte da IMDB)

In gara c’erano anche Terrore dallo spazio profondo (IMDB 7,4), il rifacimento de L’invasione degli ultracorpi (entrambi in inglese sono Invasion of the body snatchers); il cartone animato Il signore degli anelli (IMDB 6,2); il grande cartone animato La collina dei conigli (IMDB 7,6); e La guida galattica per autostoppisti, la commedia radiofonica originale, di Adams e trasmessa dalla BBC.

Di suo ho letto Superluminal, uscito nel 1983.

Comunque complimenti per la tenacia con cui vai a ripescare opere tipo quella di Varley…

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1980

Si aprono gli anni Ottanta ed è subito bis: vince sia Hugo che Nebula il romanzo

Che un romanzo venga pubblicato solo una volta in Italia… può capitare. Che però sia pure vincente, plurivincente, e di Clarke, e pubblicato solo una volta, appena uscito in Usa (o poco dopo) e poi basta…mah, suona un po’ strano. Qui gatta ci cova, mi dicevo, al tempo.
Invece è un romanzo piacevole, avvincente, vagamente retrò, ricorda spesso, in più momenti, i grandi vecchi Heinlein e Asimov, (e il protagonista dell’opera ha la stessa età di Clarke, guarda un po’), e si fa leggere molto volentieri. Perché non l’abbiano più pubblicato….mistero (NB non so se poi sia stato poi ripubblicato, questo commento ha i suoi anni). A mio parere Clarke è sempre un pochino confuso nelle descrizioni, tralascia cose che sono chiarissime nella sua mente ma magari andrebbero dette, ma parliamo di dettagli. Da dire che noto con piacere che compare qua e là qualche cenno al mondo digitale, certo che il computer che usano in futuro, capace di “milioni di calcoli al secondo” fa un po’ tenerezza, probabilmente gli era stato rifilato da qualche rigattiere di ferri vecchi.

Quelli in gara per l’Hugo erano Titano, di Varley; Jem, la costruzione di un’utopia, di Pohl; L’arpista del vento, uscito in Italia come parte de Il signore degli enigmi, della McKillip e Le ali della mente, di Disch.
Per il Nebula: Jem, la costruzione di un’utopia, di Pohl; Il tempo del ginepro, della Wilhelm; Le ali della mente, di Disch; l’inedito The road to Corlay, di Cowper e Titano, di Varley.

Romanzo breve: altra doppietta. Vinse Longyear, con Mio caro nemico.
Quando lessi questo romanzetto, anni e anni fa, lo trovai splendido, straordinario, commovente. Ora è passato tanto tempo, ho letto migliaia di pagine, di tutti i generi, e col senno di poi devo tornare sul giudizio di un tempo e rettificarlo: è MOLTO splendido, MOLTO straordinario e MOLTO commovente. A mio parere, una delle vette assolute di tutta la storia della fantascienza.

Concorsero per l’Hugo: Esste, di O.S. Card, prima parte di Il canto della vita; l’inedito The moon goddess and the son, di Kingsbury; l’inedito Ker-Plop, di Reynolds e l’inedito The battle of the abaco reefs, di Schenck.
Per il Nebula: La storia di Gorgik, di Delany; Un segretissimo agente segreto, di Pohl; l’inedito The battle of the abaco reefs, di Schenck; Nave incendiaria, della J. Vinge; l’inedito The story writer, di Wilson.

Racconto: terzo bis. Vince G. RR Martin, con Re della sabbia.
Ho perso un bel po’ di tempo a rintracciare questo racconto, ma gliel’ho fatta. Ed è valsa la pena: è un ottimo fanta – horror, che incatena al testo fino alla fine. Scritto molto bene, stramerita il premio. E bravo il Martino, che magari oggi tutti conoscono per la fantasy, ma circa 30 anni fa scriveva questa ottima opera di SF.

Persero la corsa per l’Hugo: l’inedito Homecoming, di Longyear; Le locuste, di Niven e Barnes; Marea di fuoco, della McIntyre; Opzioni, di Varley e Il parco del tempo, di Priest.
Per il Nebula: l’inedito The ways of love, di Anderson; Campi, di Dann; Le vie del desiderio, della LeGuin; l’inedito The angel of death, di Shea e Opzioni, di Varley.

Racconto breve: basta bis. Vince l’Hugo ancora G. RR Martin, con La via della Croce e del Drago.
Vince il Nebula: Bryant, con l’inedito GiANTS (scritto così).
Ho faticato a trovare il vincente Hugo. Mah, in questo caso siamo nella norma: Giorgino RR scrive parecchio bene, ma la storia è abbastanza di routine, anche se magari al tempo era, più che oggi, di “rottura”. Piccola opera che si fa leggere volentieri, un premio che non scandalizza e non indispone.
Ancora più fatica feci a trovare l’inedito vincente il Nebula. Siamo nell’ambito di (possibili) formiche mutanti giganti (come ricorda il titolo), come neanche in un film anni ’50.
In realtà l’approccio è un po’ diverso, direi pure un po’ malinconico, e il risultato è grazioso, all’altezza di quello vincente l’Hugo, di Martin. Nulla che passerà alla storia, probabilmente troppo ingenuo, pure, ma una brevissima lettura simpatica.

Artista: vince Michael Whelan, grande grande e ancora grande. L’ho già detto, grande? Allora, grandissimo.

https://www.michaelwhelan.com/gallery/

fatevi un giro, qua all rights reserved, non si possono copiare, ma un giro vale la pena, altro che.

Spettacolo, come detto sono partite le vacchie grasse, vince l’Hugo Alien.

Un grande film, che alla prima visione al cinema stupì per molti motivi; ricordo solo che avevo una presa ferrea sui braccioli per tutto il film, data la tensione che lo pervade dall’inizio alla fine. I successivi seguiti non mi convinceranno mai del tutto, la creatura, qua furba, implacabile, misteriosa, letale, diverrà un’accozzaglia di creature un po’ pirlotte. Pure la tensione, qua insopportabile, diverrà “di routine”. Ma intanto godiamoci questo (tutte le immagini da IMDB).

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