Premi Hugo e Nebula

più o meno è lo stesso.

il film con M. Modine i fiori di Algernon non mi è piaciuto

1968

Vince l’Hugo per il migliore romanzo

e vince il Nebula per il migliore romanzo

immagine

noto anche come Una favolosa tenebra informe.

Amo Zelazny, e considero Signore della luce il suo capolavoro e uno dei più bei libri di SF di tutti i tempi, perciò mi è difficile essere obiettivo. Rileggendolo, vedo che potrebbe essere stato scritto ieri: non è invecchiato, è ancora magnifico, anche guardandolo con occhio critico e con altri 25 - 30 anni sulle spalle (io), lo trovo ancora tra il meglio del meglio. La profonda cultura di Zelazny non pesa, anzi, sembra quasi prendersi in giro lui stesso; i personaggi sono vivi e veri, i dialoghi vivaci e intelligenti. La storia è splendida e scritta magnificamente. A quando un film? Me lo chiedo da decenni, con tutte le sceneggiature che fanno veramente cagare che mi sorbisco.
Per il mio personale modo di sentire, mi sembra quasi una barzelletta la vittoria di Delany: tra la sua opera, forse sufficiente e nulla più, e quella di Zelazny, c’è un profondo abisso. Una favolosa tenebra informe non mi è proprio piaciuto, parte come una copia di Nomikos (di Zelazny, guarda un po’), annoia per gran parte del tempo, lascia infine con la bocca asciutta, e pure lo stile di Delany è molto alla “vorrei ma non posso o non so” (ritengo la sua caratura tecnica scarsetta), carica ogni capitolo di citazioni, come a fare vedere che ha studiato, ma il brutto è che proprio le citazioni e il suo diario sono forse le parti più belle del libro. Temo che tra me e Delany non ci sia feeling.

I perdenti: per l’Hugo furono
Una favolosa tenebra informe (o Einstein perduto), di Samuel Delany
Brivido crudele, di Robert Silverberg
l’ancora inedito The butterfly kid, di Chester Anderson
l’ancora inedito (pare?) Chton, di Piers Anthony

Perdenti nel Nebula
l’ancora inedito (pare?) Chton, di Piers Anthony
Brivido crudele, di Robert Silverberg
Signore della luce, di Roger Zelazny
l’ancora inedito The eskimo invasion, di Hayden Howard.

Romanzo breve. Finalmente la categoria viene presa in considerazione anche dal premio Hugo.
Vince la prima edizione, anzi, vincono ex-aequo

immagine

ovvero La ricerca del Weyr e

immagine

Ovvero Il salario purpureo.

Vince invece il premio Nebula

immagine

Questione che si ripropone: dei tre, chi è il migliore?
Sgombro anche qua rapidamente la questione: l’unico che merita è quello della McCaffrey, pure la prima donna a vincere un Hugo, se non ho perso pezzi per strada.
E’ un bel romanzo, un gran bel racconto di fantasy, con castelli, draghi, dragonieri, dame, etc…Una volta non ci faceva tante pippe su SF o fantasy, era bello e buonanotte. Certo, qua la SF non c’è, a essere pignoletti…ma chissene.
Il peggiore dei tre è probabilmente il romanzetto di Farmer: Che è stralunato, pazzo, anche divertente, volgarotto, quasi pornografico, di rottura e protesta… l’ho trovato più “scandaloso” che qualitativamente importante. Magari nel ’68 il tutto aveva un senso, ora mi sembra superato, e neanche sto granchè, a dirla tutta.
In mezzo direi l’opera di Moorcock: scritta piuttosto bene, con un’idea di base interessante, punta a sesso e religione, che tirano sempre, risultando, se vogliamo, quasi pornografico in alcuni momenti e sicuramente blasfemo in molti altri. Nel complesso però un’opera discreta, caruccia, non di più.

Ora i perdenti, cominciando dall’Hugo
Il buco tra le stelle, di Samuel Delany
Giù nel paleozoico (alias Base Hawksbill), di Robert Silverberg
La pista dell’orrore, di Zelazny.

I perdenti per il Nebula
La ricerca del Weyr, della Anne McCaffrey
Il salario purpureo, di PJ Farmer
Giù nel paleozoico (alias Base Hawksbill), di Robert Silverberg
il romanzo dall’incredibile titolo di Se tutti gli uomini fossero fratelli, a chi dareste in moglie vostra sorella?, di Theodore Sturgeon

Racconto: vince l’Hugo Per muovere le ossa, di Fritz Leiber. Vince il Nebula, Per muovere le ossa, di Leiber.
Doppietta infatti per un’opera fanta – horror che non è niente male, interessa, piace; in definitiva non qualcosa di indimenticabile ma il classico buon racconto.

Perdenti per l’Hugo:
La fede dei nostri padri, di Philip Dick
l’ancora inedito Pretty Maggie Moneyeyes, di Harlan Ellison
Il mondo dei maghi, di Andrè Norton

Perdenti per il Nebula
l’ancora inedito Pretty Maggie Moneyeyes, di Harlan Ellison
l’altrettanto inedito Flatlander, di Larry Niven
Le chiavi di dicembre, di Roger Zelazny
La montagna dell’infinito, sempre di Roger Zelazny.

Racconto breve: vince il premio Hugo Non ho bocca, e devo urlare, di Harlan Ellison.
Vince il premio Nebula Sì, e Gomorra, di Samuel Delany.
Il racconto di Ellison è difficile da dimenticare: bellissimo, scritto bene, lascia un senso di totale impotenza e di assenza di speranza. A mio parere, è stato il seme di tanta fantascienza futura. Ridicolo il paragone con l’inutile e dimenticabile raccontino di Delany, una sciocchezzuola che non merita neanche di essere considerata.

Losers per l’Hugo:
Sì, e Gomorra, di Samuel Delany
L’uomo puzzle, di Larry Niven

Perdenti per il Nebula
l’ancora inedito Earthwoman, di Reginald Bretnor
Vetro levigato dal mare, di Samuel Delany
Segreteria telefonica, di Fritz Leiber
l’inedito The doctor, di Theodore Thomas
Bambola, sei stata grande, della Kate Wilhelm

Artista: vince ancora Jack Gaughan (v. sopra).

Spettacolo: c’è il trionfo completo di Star Trek, che domina tutte le nomination (intendo, tutte).
Vince Uccidere per amore, episodio n. 28 (penultimo) della prima stagione.


lei è Joan Collins


l’episodio era scritto dal fantastico Harlan Ellison

Gli sconfitti sono tutti di Star Trek, come detto
Animaletti pericolosi, ep. 15 stagione 2 (scritto da David Gerrold)
Specchio, specchio, ep. 4 stagione 2 (scitto da Jerome Bixby)
La macchina del giudizio universale, ep. 6 stagione 2 (scritto da Norman Spinrad)
Il duello, ep. 1 stagione 2 (scritto da Theodore Sturgeon).

2 Mi Piace

Eh sì, veramente bello!

1 Mi Piace

Maledetti trecchioni!

:yoda:

Un mito. :grin:

1969

E chiudiamo anche gli anni '60.

Vince l’Hugo per il migliore romanzo

immagine

Vince il Nebula per il migliore romanzo

immagine

Quando lessi Tutti a Zanzibar tanti anni fa, lo misi tra i 5 libri più sorprendenti di sempre: mi sbalordì Brunner e la sua capacità di prevedere esattamente il futuro (nelle sue linee guida, ovvio). Pensavo addirittura fosse un futurologo prestato alla letteratura e alla SF. Riletto ora, mi sono più evidenti i difetti: troppo lungo, spesso noiosetto, di lettura sicuramente “difficile” per come è costruito, frammentario, con troppi personaggi. Eppure… è anche scritto benissimo, ha un’atmosfera unica, anticipa ancora oggi molto del prossimo futuro, è sempre verosimile, con personaggi veri e indimenticabili. Va premiata, più che la qualità, forse, la sua unicità; un libro che non passa inosservato ed è difficilmente dimenticabile.
Rite of passage, che non ho trovato in italiano e ho dovuto leggermi in inglese, al di là della noiosa orchite che mi ha provocato, lo ritengo tutt’al più un libercolo per teenager, anche se le relazioni adulti – minori, per come sono descritte, sono giusto un gradino sotto la denuncia e una telefonata al Telefono Azzurro. Premiarlo o preferirlo a Zanzibar è, per i miei gusti, una simpatica barzelletta.

E ora i perdenti, poveracci. Hugo:
Nova, di Samuel Delany
Maestro del passato, di Raphael Lafferty
Rito di passaggio, di Alexei Panshin
Tempo senza tempo, di Clifford Simak

Perdenti Nebula:
Pasqua nera, di James Blish
Il cacciatore di androidi, di Philip Dick (eh sì, QUEL cacciatore di androidi, Rick Deckard)
Le maschere del tempo, di Robert Silverberg
Maestro del passato, di Raphael Lafferty
Picnic su Paradiso, di Joanna Russ
Tutti a Zanzibar, di John Brunner.

Romanzo breve: vince l’Hugo la prima parte di questo libro, dal titolo omonimo

immagine

Vince il Nebula Cavaliere del drago, seconda parte di questo libro

immagine

Quale è meglio…scelta difficile. Il romanzo di Silverberg è, per farla breve, bellissimo. In poche pagine viene descritta una Terra del lontano futuro, decadente ma estremamente affascinante, addirittura il testo da le vertigini quando i protagonisti fanno i turisti in quello che rimane di Roma. La storia è molto bella, i personaggi sono tratteggiati alla grande, la scrittura è fluida, senza pause e di buon livello. Premio strameritato.
Pure, il romanzo della McCaffrey è parimenti splendido. La prima parte aveva vinto l’Hugo; qua siamo ancora per un buon 90% nella fantasy, si dovrebbe dunque preferire Silverberg, che vince con pura SF. Però la McCaffrey scrive più che bene, e scrive una storia bellissima. Che dire…brave le giurie a ricordarli entrambi, anche se non si erano messi d’accordo. Credo, almeno.

Perdenti l’Hugo
Al servizio di uno strano potere, di Samuel Delany
Cavaliere del drago, di Anne McCaffrey
l’ancora inedito Hawk among the sparrows, di Dean McLaughlin

Perdenti il Nebula
Al servizio di uno strano potere, di Samuel Delany
Il giorno prima dell’eternità, di Keith Laumer
l’ancora inedito Hawk among the sparrows, di Dean McLaughlin
Ali della notte, di Robert Silverberg.

Racconto. Vince l’Hugo La comunione della carne, di Poul Anderson. Vince il premio Nebula Madre del mondo, di Richard Wilson.
Anche qua scelta non facile, ma per motivi opposti, i due racconti non sono bellissimi, sono tutto sommato due lavori onesti, o poco di più. Premiarli non scandalizza, non premiarli d’altronde non sarebbe stata un’ingiustizia. Forse metto su un gradino più in alto quello di Anderson, un buon racconto su basi scientifiche; affascina però anche quello di Wilson, soprattutto nella prima parte, con gli ultimi due umani sulla Terra.

Perdono per la corsa all’Hugo:
Ambiente totale, di Brian Aldiss
l’inedito Getting through university, di Piers Anthony
Madre del mondo, di Richard Wilson.

Non arrivano al Nebula
Ambiente totale, di Brian Aldiss
La comunione della carne, di Poul Anderson
Progetto stelle, di James Gunn
l’inedito The guerrilla trees, di HH Hollis
l’inedito Once there was a giant, di Keith Laumer
Guerra finale, di Barry Malzberg.

Infine, racconto breve. Vince l’Hugo La bestia che gridava amore al cuore del mondo, di Harlan Ellison. Vince il premio Nebula I pianificatori, di Kate Wilhelm.
Premi regalati, entrambi i raccontini a mio parere non sono granchè. Ellison questa volta è troppo complicato e cervellotico; il raccontino della Wilhelm è talmente confuso e inconcludente da fare pensare addirittura a errori nella traduzione. Ampiamente dimenticabili.

Gli altri per l’Hugo erano
La danza del mutante e dei tre, di Terry Carr
l’inedito The Steiger effect, di Betsy Curtis
Maschere, di Damon Knight
l’inedito All the myriads ways, di Larry Niven

Quelli per il Nebula
Kyrie, di Poul Anderson
La danza del mutante e dei tre, di Terry Carr
Ragazza nel cubo, di HH Hollis
Maschere, di Damon Knight
l’inedito Idiot’s mate, di Robert Taylor.

Artista: vince ancora Gaughan (v. sopra)

Spettacolo. Che dire, vince un capolavoro, 2001 Odissea nello spazio, di Kubrick.

immagine

Gli altri erano
Yellow Submarine (sì, quello dei Beatles)
I due mondi di Charly (tratto da Fiori per Algernor)
Rosemary’s baby
Evasione / La rivolta, episodio n. 17 (e ultimo) della serie tv Il prigioniero.

Notte a zanzibar l’ho iniziato due volte! Non riesco a leggerlo. Ma non mollo.

Non è semplice. Se non molli poi dà soddisfazioni.

Quanti ricordi. No, non c’ero quando uscì, ma ricordo quando lo vedevo con mio fratello, Beatles-maniaco. In genere capitava dopo la cena della vigilia di Natale, o di San Silvestro (in alternativa, qualcosa di Disney o Hollywood Party). Ho ereditato il suo dvd, oltre al resto della collezione (in parte spartita coi parenti, i suoi amici e colleghi).
Vabbè, mi fermo, ché divento malinconico.

Apriamo i fighissimi anni '70? Ma sì.

1970

Vince l’Hugo per il migliore romanzo, e vince anche il premio Nebula

immagine

Beh, fermi tutti, quando c’è la doppietta siamo di fronte a un capolavoro… Balle, come purtroppo ho avuto modo di constatare leggendo le varie edizioni. A volte, forse, solo di fronte al libro migliore in un anno di magra. A mio modesto parere, qua non abbiamo un capolavoro, ma un buon libro, soprattutto nella seconda parte, che penso abbia offerto spunti al film Brokeback Mountain.
Forse potevo considerarlo un capolavoro se la SF fosse nata nel 1970 e se non ci fosse mai stato Dune e non fosse esistito un Jack Vance. La LeGuin è forse paragonabile al maestro Vance per inventiva e rigogliosa immaginazione, non certo per la prosa, che in Vance è sempre brillante, mentre qua l’ho trovata piuttosto faticosa. Comunque dire un “Vance minore” è già un grande complimento. Gli intrighi sul pianeta Inverno, invece, se paragonati alla maestria di Dune (ad esempio), ne escono miseramente.
Pertanto NON un capolavoro, ma un buon libro, la cui doppia vincita potrebbe sviare. La LeGuin è stata probabilmente un’attenta lettrice dei Maestri, e si è sicuramente ben ingegnata… ma mi rimane sempre l’idea di un riflesso degli originali.
Ma come è noto il libro è celeberrimo e magari per tanti è il massimo.

Perdono per l’Hugo
Macroscopio, di Piers Anthony,
Il paradosso del passato, di Robert Silverberg
Jack Barron e l’eternità, di Norman Spinrad
Mattatoio n.5, di Kurt Vonnegut Jr.

Per il Nebula
Jack Barron e l’eternità, di Norman Spinrad
Metamorfosi cosmica, di Roger Zelazny
L’orbita spezzata, di John Brunner
Mattatoio n.5, di Kurt Vonnegut Jr.
Il paradosso del passato, di Robert Silverberg.

Vince l’HUgo per il migliore romanzo breve La nave delle ombre, di Fritz Leiber.
Vince il Nebula nella stessa categoria Un ragazzo e il suo cane, di Harlan Ellison.

Chi è meglio, chi è meglio, chi è meglio???

Scelta difficile tra due belle opere. Forse metterei un gradino sopra quella di Leiber, che riconcilia con la migliore SF, con un pizzico di horror. Ho capito la situazione dopo un terzo del libro, ho ricominciato da capo e me lo sono goduto un mondo. Bello, proprio bello. Il gatto del libro poi avrà offerto qualche spunto ad Alien.
Bella pure l’opera sboccata e divertente di Ellison, al suo meglio. Diverte con la sua prosa leggibilissima, secca, rapida, qua pure scanzonata. Un premio a testa, tutti contenti, e più contenti di tutti, i lettori come me.

Perdono: Hugo
Tutti moriamo nudi, di James Blish
Un ragazzo e il suo cane, di Harlan Ellison
Missione drammatica, della Anne McCaffrey
La strada per Jorslem, di Robert Silverberg (terza parte del libro uscito in Italia col titolo Ali della notte).

Perdono: Nebula.
Indizio fondato, di Charles Harness
La nave delle ombre di Fritz Leiber
Missione drammatica, della Anne McCaffrey
La strada per Jorslem, di Robert Silverberg.

Racconto: la categoria non è presente nel 1970, per l’Hugo. Per il Nebula, vince Il tempo considerato come una spirale di pietre semipreziose, dell’ancora giovane Samuel Delany.
Delany mi dà sempre l’idea che non racconti e descriva tutto quello che dovrebbe, ma che lasci sempre fuori qualcosa, anche qualcosa di importante. Cosa che lo porta ad avere forse uno stile personale, ma è una cosa che fatico ad apprezzare (e anche un po’ a seguire). Al di là dei miei problemi, questo lungo racconto non è malvagio, anche se le sue ipotesi sulla vita di tutti i giorni, nel futuro, sono completamente sballate (il racconto è ambientato nel 2030 circa, ma alcune cose sono già oggi da museo); inoltre anche a livello scientifico mi pare che il buon Delany avesse allora delle pecche mica da ridere (dai satelliti di Saturno non si possono vedere gli Anelli per paura della radiazione ultravioletta? Mah…). Comunque, il racconto è sicuramente salvabile, e non indimenticabile. Forse l’interessante protagonista avrebbe meritato un approfondimento in un romanzo.

In gara c’erano
l’ancora inedito Deeper than the darkness, di Gregory Benford
Nove vite, della Ursula LeGuin
I quattro cavalieri, di Norman Spinrad.

Racconto breve. Per l’Hugo il migliore è Il tempo considerato come una spirale di pietre semipreziose, di Samuel Delany, che ovviamente non è un racconto breve, ma si vede che nel '70 all’Hugo hanno unito le categorie, facendo casino, perchè il premio è proprio alla migliore Best short story…short per nulla.
Per i Nebula, il premio va a Passeggeri, di Robert Silverberg.

Mi sa che l’Hugo a Delany viene dato per “non sentirsi indietro”. Ma come, si saranno detti, sto ragazzino fa strage di Nebula, e noi niente? Non è che prendiamo un granchio? Premiamolo!
Detto prima del racconto di Delany, quello di Silverberg non viene pubblicato in Italia da tanti anni, ed è stata pure, mi sembra, la prima e unica volta quando uscì, pertanto non l’avevo trovato nel nostro idioma, ma solo nell’originale versione inglese, lingua in cui non sono un campione. E aggiungiamo pure che Silverberg, qua, usa un inglese piuttosto forbito.
A volte gli autori sono veramente cattivi con i personaggi che creano, fanno fare loro quello che vogliono, come si sa. Qua si crea questo dualismo tra l’autore e gli alieni, entrambi capaci di far fare al protagonista ciò che meglio aggrada. E Silverberg qua si rivela tremendo! Ottimo racconto, difficile da dimenticare e nettamente superiore a quello di Delany.

I perdenti Hugo:
l’ancora inedito Deeper than the darkness, di Gregory Benford
Il re d’Inverno, della Ursula LeGuin
l’ancora inedito Not long before the end, di Larry Niven
Passeggeri, di Robert Silverberg.

I perdenti Nebula:
Frammenti di un folletto di vetro, di Harlan Ellison
l’ancora inedito Not long before the end, di Larry Niven
L’uomo che imparò ad amare, di Theodore Sturgeon
l’ancora inedito The last flight of dr. Ain, della James Tiptree jr.

Artisti: vince ancora Frank Kelly Freas

Spettacolo: scelta insolita ma spettacolare, vince la copertura tv della missione dell’Apollo 11 che, come noto, portò l’uomo per la prima volta sulla Luna.

immagine

Gli altri erano
Abbandonati nello spazio (5,8 su IMDB)
L’uomo illustrato (pure lui 5,8 su IMDB)
Mutazioni (6,1 su IMDB…)
L’immortale (primo episodio, o meglio episodio pilota, della prima stagione della serie tv omonima)

1 Mi Piace

Gombloddo! :rofl: Vedi che era tutta una fiction!

Letto oggi, La Mano Sinistra, ha perso molto della sua carica sovversiva. È anche un romanzo di un tempo dove Fantascienza e Fantasy erano la stessa famiglia: il pianeta dove si svolge la vicenda è ferma al “medioevo” o quasi, e ha una peculiarità sociale che lo rende un laboratorio di idee (L’esperimento Dosadi di Herbert è più FS da questo punto di vista).
Trovo molti classici di poco gradimento; anche Jack Barron nasce da un presupposto fantastico, ma lo svolgimento è ben simile a quello che conosciamo, senza creare molto straniamento.
Un Ragazzo e Il Suo Cane invece fa ancora accapponare la pelle ancora oggi…

1971

Riprendiamo, forza.

Vince sia l’Hugo che il Nebula

Ricordo che Burattinai nel cosmo (Ringworld) mi sembrò, quando lo lessi la prima volta (nell’edizione qui sopra), un mezzo capolavoro, del quale poi avrei parlato con riverenza. Letto “oggi”, mi accorgo che con l’opera di Niven, al momento dei premi, si va indietro di 20 anni, nel senso che sembra SF degli anni ’50, con un po’ di sesso in più. Molti temi trattati sono “classici”, ma, per gran parte del libro, è un’opera quasi noiosa (al massimo, ora mi suscita un blando interesse), con varie congetture scientifiche discutibili (ho poi scoperto che già all’epoca l’autore venne “crocefisso” per alcuni svarioni). Scritto con una prosa acerba, si salva per i dialoghi e le idee di base. Certo è che se, storicamente, gli anni ’70 segnano un momento di crisi per la SF, qua questa è ancor più testimoniata, secondo me, dal doppio premio a questo libro, discreto e nulla più, anche se pluri-premiato in ogni dove.

Gli altri in gara per l’Hugo
Tau Zero, di Poul Anderson
Luce di stelle, di Hal Clement
Torre di cristallo, di Robert Silverberg
L’anno del sole quieto, di Wilson Tucker

In gara per il Nebula
Torre di cristallo, di Robert Silverberg
L’anno del sole quieto, di Wilson Tucker
Quarta fase, di R. A. Lafferty
l’ancora inedito And Chaos died, della Joanna Russ
l’ancora inedito The steel crocodile, di D. G. Compton

Romanzo breve: doppietta, vince Triste incontro a Lankhmar, di Fritz Leiber, che ad esempio era contenuto in

Leiber scrive molto bene, partecipando alla vita e alle vicende dei suoi personaggi, due figure indimenticabili: Fafhrd e il Grey Mouser. Questo breve romanzo narra il loro “storico” incontro e le vicende che li legarono per la vita. Si può forse obiettare che è molto schematico, lineare, pertanto piuttosto prevedibile…ma è anche fluido, divertente, a volte un po’ triste e malinconico, ma affascina e conquista. E’ uno splendido racconto … di fantasy! O come usa dire chi ha studiato, di sword & sorcery. La fantascienza non c’entra nulla, è completamente assente, zero virgola zero. Perciò un romanzo che anche merita, ma completamente “fuori tema”. Ma come dire, una volta se ne sbattevano della distinzione e, già detto più volte, sia autori che lettori passavano dalla SF più tecnologica alla fantasy più classica senza stupire nessuno o rompere i maroni.

Hanno perso la gara per l’Hugo:
La regione intermedia, di Harlan Ellison
l’ancora inedito Beastchild, di Dean Koontz
Monade 116, di Robert Silverberg
Caverna nel Wisconsin, di Clifford Simak

Persero il Nebula
Il sogno e la follia, di Poul Anderson
Uno stile per tradire, di James Blish
La regione intermedia, di Harlan Ellison
Caverna nel Wisconsin, di Clifford Simak
l’ancora inedito April Fool’s Day forever, della Kate Wilhelm.

Racconto: l’Hugo salta nuovamente la categoria. Ma vedi dopo. Per il Nebula il premio va a Scultura lenta, di Theodore Sturgeon.
A cui farò solo un breve cenno: il racconto di Sturgeon è il classico buon racconto, ma nulla di chè: non è scandaloso premiarlo, allo stesso tempo non sarebbe stata un’ingiustizia non premiarlo.
Gli altri erano
Riva d’Asia, di Thomas Disch
l’ancora inedito Dear aunt Annie, di Gordon Eklund
l’ancora inedito The shaker revival, di Gerald Jonas
Continua sulla prossima roccia, di R. A. Lafferty
l’ancora inedito The second Inquisition, della Joanna Russ.

Racconto breve: vince l’Hugo Scultura lenta, di Theodore Sturgeon, e dunque ci sono tre doppiette su tre.
Clamorosamente, il Nebula in questa categoria non viene assegnato, malgrado ci fossero vari racconti che ambissero.

Non ce l’hanno fatta per l’Hugo:
Brillo, del duo Ben Bova – Harlan Ellison
Jean Dupres, di Gordon Dickson
Continua sulla prossima roccia, di R. A. Lafferty
l’ancora inedito In the queue, di Keith Laumer.

Tutti sconfitti come detto i partecipanti al Nebula: erano
l’ancora inedito A dream at Noonday, di Gardner Dozois
L’uomo delle cascate (o Alle cascate), di Harry Harrison
Crisolite intero e perfetto, di R. A. Lafferty
l’ancora inedito In the queue, di Keith Laumer
l’ancora inedito The creation of Bennie Good, di James Sallis
l’ancora inedito A cold dark night with snow, della Kate Wilhelm
l’ancora inedito The Island of doctor Death and other stories, di Gene Wolfe, da non confondere con altri lavori, sempre di Wolfe: c’è infatti anche La morte del dottor Isola (unico edito in Italia, mi pare), c’è The doctor of death island, c’è pure The Island of doctor Death and other stories and other stories (non ci sono errori, è proprio così)!

Artista: viene premiata una coppia, marito e moglie, Leo e Diane Dillon.

immagine

Affascinanti, no?

Spettacolo: anche qua si preferisce NON ASSEGNARE il premio; nessuno è ritenuto all’altezza (magari capitasse anche oggi, e in tutti i premi, invece di premiare il meno peggio…)

I candidati però c’erano, ed erano
l’LP (!) dei Jefferson Starship, Blows against the empire
Il film Colossus: the Forbin project (inedito in Italia), che su Imdb prende il voto di 7,1
il film – tv (pure con Leslie Nielsen!) La morte viene dal passato (6,5 su Imdb, visto, pare, da 4 gatti)
il film 2000: la fine dell’uomo (voto su Imdb 5,8, anch’esso temo visto da 5 gatti).

Ma “ancora inedito” che significa? Che non è stato tradotto, immagino, giusto?

Esattamente, si intende in Italia, ovviamente.

Curioso però come questo quesito, negli anni, mi viene sempre riproposto. Per chiarire: mi sembra utile dare la notizia se un’opera è rintracciabile in italiano: pertanto evidenzio quando è disponibile in inglese ma non nel nostro idioma (Inedito= in Italia…ignoro se ad esempio la si trova in francese, o in tedesco… che poi, chissene).

1 Mi Piace

1972

C’è confusione tra le categorie, tra Hugo e Nebula. Già l’abbiamo visto, ma continua. Per i film di fantascienza, poi, anche questo lo vedemmo, sono vacche magrissime (tranne eccezioni, ovvio) e lo sarà ancora per un po’…fino a un certo film che sbloccherà tutto, e per sempre. Sarà un caso, ma dopo quel film la SF al cinema decollerà, e ancora oggi non possiamo poi lamentarci.

Il premio HUGO al migliore romanzo va a:

Il libro di Farmer parte da un’idea grandiosa, che già di per sé è una genialata. Fare risorgere tutta l’umanità (ma proprio tutta quella vissuta) sulle sponde di un fiume enormemente lungo. Con tale materia, ha gioco facile l’autore nel catturare l’attenzione del lettore, anche perché i personaggi, le vicende, i dialoghi, sono ben costruiti. Un appunto mi sento però di farlo, “ora” che l’ho riletto: a mio parere Farmer si limita a descrivere quanto accade, e non a NARRARE delle vicende, o una storia. E le due cose sono molto diverse. Il tutto comunque scorre benissimo (tranne qualche incertezza qua e là, qualche cambio di registro troppo brusco), e il libro alla fine è un caposaldo della fantascienza; non un capolavoro, a mio modesto parere, e poi mi ha dato un po’ di fastidio la sua incompiutezza. Comunque siamo attorno all’8, giusto per evitare malintesi.

Gli altri erano
La falce dei cieli, di Ursula LeGuin
La cerca del drago (o anche I dragonieri di Pern), della Anne McCaffrey
Il tempo delle metamorfosi, di Robert Silverberg
Jack delle ombre, di Roger Zelazny

Decide diversamente il NEBULA, che assegna il premio per il migliore romanzo a

immagine

L’opera di Silverberg, sottovalutata, direi, ha un diverso spessore narrativo: è scritta proprio bene, in una prima persona particolarmente azzeccata. Qua è notevole e sorprendente lo spessore tecnico dell’autore; in ciò si fa preferire al libro di Farmer. Il contenuto non può però reggere il paragone. Qua si narrano le vicende di un uomo, nulla di più, è tutto un altro genere. Che però può appassionare, e produrre una buona opera come questa. Si fa un po’ fatica a definirla di fantascienza, l’unico elemento in tal senso è che si svolge su un pianeta colonizzato dall’uomo. Punto. Come poi giustamente fa notare l’introduzione (ed. Fanucci), ci sono similitudini con Straniero in terra straniera, di Heinlein, come si accorge chiunque abbia letto entrambi; non ultima l’abbozzo di una nuova religione. Un’opera non facilissima, ma che è difficile descrivere altrimenti che “bella”.

Gli altri erano
Il vagabondo degli spazi, di Poul Anderson
Il diavolo è morto, di R. A. Lafferty
l’inedito Half past human, di T. J. Bass
La falce dei cieli, di Ursula LeGuin
l’inedito Margaret and I, di Kate Wilhelm

Come si vede, qua è assente Farmer…mah.

Romanzo breve: vince l’Hugo Regina dell’aria e della notte, di Poul Anderson. Il Nebula decide ancora diversamente e premia L’uomo disperso, della Katherine MacLean.
Il racconto di Anderson è onesto: incuriosisce, ma non eccelle. Forse un po’ sbrigativo, non è malvagio, ma neanche un’opera fondamentale. Premiarlo o meno non avrebbe fatto tutta sta differenza.
Il racconto della MacLean lo ritrovo solo su Robot 12, del marzo ’77, dove, poveraccia, mettono anche una sua foto degna più di Halloween che altro (e dove Lester Del Rey prevede a breve una prossima fine della fantascienza). Non ci avrei scommesso un centesimo, invece il lavoro della MacLean non è male, anzi. Nel confronto con Anderson (che pensavo non potesse neanche proporsi) non sfigura; diciamo che forse è appena un gradino sotto. Quella della MacLean è un’opera un po’ datata, ok; ha varie eco di altri e maggiori autori, ok; però ha anche molti spunti interessanti, facilità di descrizione, stile agile, e un paio di personaggi azzeccati che andrebbero riproposti. Anche qua un premio che non scandalizza.

Gli altri. Per l’Hugo
L’impero del terrore, di John Brunner
Incontro con Medusa di Arthur Clarke
l’inedito A special kind of morning, di Gardner Dozois
l’inedito The fourth profession, di Larry Niven.

Per il Nebula
l’inedito Being there, di Jerzy Kosinski
l’inedito The god house, di Keith Roberts
l’inedito The infinity box, della Kate Wilhelm
l’inedito The plastic abyss, della Kate Wilhelm

Racconto: anche in questa edizione l’Hugo non propone nulla. Solo il Nebula, dunque, che premia Regina dell’aria e della notte, di Poul Anderson, che in effetti è un racconto e dunque fa doppietta.
Perdono
l’inedito A special kind of morning, di Gardner Dozois
l’inedito Mount Charity, di Edgar Pangborn
l’inedito Poor man, beggar man, di Joanna Russ
l’inedito The Encounter, di Kate Wilhelm

Racconto breve: l’Hugo va a Luna incostante, di Larry Niven. Totalmente diversa la decisione per il Nebula, che premia Buone notizie dal Vaticano, di Robert Silverberg.
Quello di Noven è un racconto proprio bello, vera fanta-scienza, nel senso che la scienza ha una parte determinante come “sfondo” di quanto succede. Lo stile di Niven, poi, sempre godibile, rende il racconto leggibilissimo e, per le vicende raccontate, appassionante e un filino angoscioso. Curiosa la citazione dell’Apollo 19, che non è mai esistito.
Non c’è paragone con il raccontino di Silverberg: sciocchezzuola simpatica, ma neanche tanto, vagamente blasfema, è ridicolo che venga considerata per un premio. E’ al massimo uno scherzo che Silverberg buttò giù, penso, seguendo un’intuizione che in realtà faceva bene ad abbandonare.

In gara per l’Hugo c’erano
Tutte le ultime guerre insieme, di G.A. Effinger
Cielo, di R. A. Lafferty
Più vasto degli imperi e più lento, di Ursula LeGuin
Il paese d’autunno, di Clifford Simak

Quelli in gara per il Nebula erano
l’inedito Horse of air, di Gardner Dozois
L’ultimo fantasma, di Stephen Goldin
Il demiurgo, di George Zebrowski

Artista: ennesimo premio Hugo a Frank Kelly Freas

Spettacolo: vince l’Hugo Arancia meccanica, di Kubrick, che però definire fantascienza…vabbè, ok, certe cose, forse, ma è proprio tirata tirata.

immagine

Gli altri erano
Andromeda, tratto da un romanzo del giovane Michael Crichton, 7,2 su IMDB
L’uomo che fuggì dal futuro, 6,7 su IMDB
L.A. 2017, 16imo episodio della terza stagione della serie tv Reporter alla ribalta, episodio che ha un 6,7 su IMDB e che fu diretto da un giovane Spielberg, storia ambientata appunto nel lontano futuro, nel …2017…
I Think We’re All Bozos on This Bus, un LP in cui è registrato l’audio di una commedia teatrale.

1 Mi Piace

THX 1138!

In attesa di quel “certo film che sbloccherà tutto, e per sempre”…

le cui iniziali sono SW…o GS da noi…se vogliamo…

1973

Visto il recente compleanno del Dontpanic10, nome di per sè magnifico, mi pare d’uopo andare avanti, per quanto sia stanchino per avere smontato una stanza (una a caso, di una casa a caso).

Dopo avere per anni premiato le opere altrui, finalmente fu il turno di Isacco. Vince infatti sia l’Hugo che il Nebula, per il migliore romanzo

Il romanzo di Asimov segna il suo ritorno alla SF dopo 10 anni, in cui aveva scritto molto (come sempre) ma su altri argomenti. Come dice lo stesso autore, l’opera è dedicata a Silverberg, dato che lo spunto venne ad Asimov sentendo una discussione dell’amico. In pratica, Silverberg aveva citato il plutonio 186, e Isacco, tutto contento di averlo colto in fallo (perché notoriamente era un po’ bastardello, ma giusto, e buono), gli aveva fatto notare che non solo tale elemento era impossibile esistesse, ma che ci avrebbe scritto qualcosa al riguardo, tentando di giustificarne paradossalmente l’esistenza. Sarebbe bello dire che il ritorno al romanzo di SF di Asimov coincide col capolavoro. Ma non è così. Il libro è diviso in tre parti, disomogenee tra loro. Molto bella la prima; affascinante e poetica la seconda, anche se logorroica in maniera fastidiosa, dove Asimov crea una straordinaria specie aliena. Pessima la terza parte, che tra l’altro è un involontario (volontario?) omaggio a Heinlein, per molti versi. Terza parte che rovina gran parte del libro: è ripetitiva, stupida nei dialoghi, noiosa, verbosa fino a generare insofferenza. Nel totale siamo sul “7” e sull’occasione mancata; sembra quasi che da un certo punto in poi Asimov venga pagato un tanto al chilo, e si dilunghi perciò all’infinito.

Gli altri per l’Hugo erano:
Tempo verrà, di Poul Anderson
La macchina di D.I.O, di David Gerrold
Vacanze nel deserto – alias Il libro dei teschi -, di Robert Silverberg
Morire dentro, di Robert Silverberg
La scelta degli dei, di Clifford Simak.

Quelli per il Nebula erano
Il signore della svastica, di Norman Spinrad
La macchina di D.I.O, di David Gerrold
Vacanze nel deserto – alias Il libro dei teschi -, di Robert Silverberg
Morire dentro, di Robert Silverberg
Il gregge alza la testa, di John Brunner
l’ancora inedito What entropy means to me, di George Effinger.

Romanzo breve: l’Hugo va a

Il Nebula va invece a Incontro con Medusa, di Arthur Clarke, che era in lizza per l’Hugo nel 1972.

Il romanzo della LeGuin è stata una sorpresa, non l’avevo mai letto (al tempo) ma direi proprio che è bello. Non datato, se non in qualche chiaro richiamo al Vietnam, attuale anche nella sua impronta “ecologista”, si fa leggere molto volentieri ed è molto piacevole (e tecnicamente valido) il fatto che venga scritto secondo il punto di vista di vari protagonisti. Premio proprio meritato.
Non posso ahimè dire lo stesso del romanzetto di Clarke, questo sì terribilmente datato, che si immagina un’avventura su Giove in tempi in cui ancora di Giove non si sapeva molto. Manca oggi totalmente quel “sense of wonder” che poteva essere presente nel ’73. In più, in definitiva, poi, non succede granchè, perciò qua e là affiora pure la noia. Ok, dopo averlo letto rimane comunque qualcosa delle visioni di Clarke, ma lo giudico decisamente inferiore all’opera della LeGuin.

Persero per l’Hugo: Haldeman (Soldato Mandella, la prima parte del libro Guerra eterna), Pohl (Alla fine dell’arcobaleno – alias Alpha Aleph), Pournelle (Falkenberg il mercenario) e Wolfe (La quinta testa di Cerbero).

Non ce la fecero per il Nebula: Gotlieb (l’inedito Son of the morning), alla LeGuin (Il mondo della foresta), a Lupoff (l’incredibile titolo inedito With the Bentfin Boomer Boys on little old new Alabama), a Pohl (Alla fine dell’arcobaleno – alias Alpha Aleph) e a Wolfe (La quinta testa di Cerbero).

Racconto: vince Hugo e Nebula Orfeo Secondo, di Poul Anderson.
Mah… il fatto che abbia fatto doppietta dovrebbe garantire che è un bel racconto, aleno discreto…Non per me. Riprende il mito di Orfeo in una storia che fa molto “anni ‘70” ma che oggi, mi si scusi, fa parecchio cagare. Pesante e inutile in più parti; se tanto mi dà tanto, non voglio pensare alla qualità degli sconfitti.

Che erano: per l’Hugo Dozois (l’inedito A kingdom by the sea), Ellison (Il basilisco), Rotsler (Il patrono delle arti) e Tiptree (con l’inedito Painwise).
Mentre per il Nebula erano Bester (l’inedito The animal fair), Dozois (l’inedito A kingdom by the sea), Ellison (Il basilisco), Gerrold (l’inedito In the Deadlands), Rotsler (Il patrono delle arti) e la Wilhelm (l’inedito The funeral).

Racconto breve: ex - aequo per l’HUgo, dato che vincono La riunione, di Frederk Pohl e C.M. Kornbluth e La madre di Eurema (alias Buono a nulla - alias Sei miliardi di imbecilli), di R.A. Lafferty
Il Nebula invece va a Quando cambiò, della Joanna Russ.
E dunque, chi è il migliore? Le giurie decisero saggiamente?
Li lascerei, in un’ipotetica classifica, così come li ho citati, nello stesso ordine: il migliore è il primo, quello di Pohl – Kornbluth, dove la SF appare poco (onestamente, per nulla), ma il raccontino è perfetto nella sua brevità, terribile, che lascia il finale, splendido, in mano al lettore. Bello, proprio bello.
Quello di Lafferty non è malaccio, inferiore sicuramente, e risente di un cambio di registro troppo brusco e stridente nelle ultime pagine, poco coerenti col tutto. Nel totale un raccontino discreto, anche divertente, nulla più.
Inferiore a tutti è quello della Russ, che giudico assolutamente inutile. Permeato (male) dall’orientamento sessuale dell’autrice e dalla sua, direi, misantropia, ne viene fuori una cosetta trascurabile e bruttina; premiarla è una sciocchezzuola.

Quelli in corsa per l’Hugo erano Russ (Quando cambiò), Silverberg (Quando andammo a vedere la fine del mondo) e la Tiptree (E mi svegliai e mi trovai qui sul freddo pendio della collina – alias un titolo simile – alias Un problema di razza).

Quelli in corsa per il Nebula: Ellison (l’inedito On the downhill side), Pohl (Shaffery e la gloria), Silverberg (Quando andammo a vedere la fine del mondo), la Tiptree (E mi svegliai e mi trovai qui sul freddo pendio della collina) e Wolfe (l’inedito Against the Lafayette Escadrille).

Artista: ennesima vittoria per Frank Kelly Freas.

Spettacolo: continuano i problemi per la SF cinematografica. Vince Mattatoio 5, tratto dal celebre romanzo di Vonnegut. Partecipò pure a Cannes, dove vinse il Premio della Giuria (che viene dato a chi non vince, e neanche arriva secondo, ma che insomma si vuole ricordare).

Su IMDB ha 6,8, personalmente non credo di averlo visto.

Gli altri erano
Quella strana gente, film tv, su IMDB 6,0
2002: la seconda odissea, su IMDB 6,6
Between time and Timbuctu, film per la tv probabilmente neanche passato in Italia, si IMDB 7,2 ma l’hanno visto in pochissimi.

1 Mi Piace

Neanche gli dei.

Lo lessi anni fa e, per quel poco che ricordo, concordo: bello in partenza, peggiorava andando avanti, al punto che ci misi uno sproposito (per allora) a finirlo, e ci rimasi male. Nemmeno ricordo altro.