Duchamp aveva capito che per creare qualcosa di nuovo, non occorreva fare niente di nuovo. Il mondo là fuori aveva tutto il necessario per dar vita a un’opera d’arte. L’arte per Duchamp era il “già fatto”, quello che egli stesso definirà “ready made”, una sorta di arte precotta.
…
La sua prima scultura, del 1917, fu un orinatoio di ceramica bianca, comprato in un negozio di articoli sanitari di New York, firmato con lo pseudonimo di R. Mutt e intitolato Fontana. Oggi è considerato l’opera d’arte più influente del ventesimo secolo.
…
I nemici considerano Marcel Duchamp il responsabile di molte delle assurdità dell’arte contemporanea di oggi. Gli estimatori lo considerano un vero genio, faro nella storia dell’arte del Novecento. Indiscutibilmente Duchamp ha rivoluzionato il modo di guardare un’opera d’arte.
…
Duchamp non solo ha insegnato che tutto può essere arte, ma ha anche dichiarato che l’arte, in fondo in fondo, non va presa troppo sul serio.
I veri capolavori, secondo lui, non sono quelli dei musei, ma tutto ciò che in gallerie e musei non può trovar posto, come una bella passeggiata o una partita a scacchi. Proprio per gli scacchi, Duchamp smise praticamente di fare l’artista e divorziò dalla prima moglie, al quale, stanca di aspettarlo sveglia quando era impegnato in interminabili tornei, un bel giorno incollò cavalli, regine e pedoni sulla scacchiera, mandando all’aria il matrimonio.
(da “Lo potevo fare anche io – perché l’arte contemporanea è davvero arte” di Francesco Bonami, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, 2007, pagg. 27-28)