Libro decisamente molto dettagliato. I russi ci fanno la figura dei cioccolattai. Impreparati, incapaci e stupidi. Hanno mandato al massacro migliaia di soldati perchè non avevano ancora capito la guerra moderna. Schieravano l’esercito come in una battaglia napolenica di fronte alle mitragliatrici. Generali inetti e fifoni, non in grado di leggere una battaglia.
E lo zar? Invece di mandare rinforzi e armi, mandava le icone religiose perchè i soldati russi erano religiosi e avrebbero combattuto “meglio”. Sono morti pregando. 120.000 morti tra russi e giapponesi. Solo per della terra..
Di Tsushima si parla poco. Interessante il ruolo degli osservatori europei che prendevano appunti per la grande guerra.
Finite le vacanze, finiti tre libri, di cui di FS (vedere il topic apposito) e un fantasy ante litteram del 1922, “il serpente Ouroboros” di E.R. Eddison, uno delle fonti di ispirazione per Tolkien.
Un incrocio tra saga nordica, poema antico, fiaba orientale, lirismo anche decadente, riferimenti colti alla poesia di svariati secoli. Un’opera magistrale, anche ridondante e pomposa certo, ma ricca di suggestioni come adesso non credo sia più possibile. Direi accostabile a Clark Ashton Smith, ma molto meno tetro.
Sempre di Eddison c’è un ciclo ambientato nello stesso mondo Zimvavia, che sono tentato di prendere a questo punto. Ma vedremo, la pila dei desiderata è abbastanza lunga…
Ho sentito il bisogno di tornare a Pennac (non sono sempre vario nelle mie letture), e quindi mi sono letto gli ultimi due volumi della saga dei Malaussene: “Mi hanno mentito (o il caso Malaussene)” e “Capolinea Malaussene”.
Questi due romanzi sono in realtà due metà della stessa storia, una conclusione per l’intera saga, uscita quasi vent’anni dopo i romanzi precedenti, con tutti i protagonisti invecchiati proporzionalmente (i ragazzini sono diventati adulti, gli infanti sono ragazzini, eccetera).
Normalmente è il tipo di operazione che io guarderei con moltissimo sospetto, o anche boccerei a priori, però Pennac è Pennac, e quindi mi sono trovato davanti l’ennesima dimostrazione del fatto che con la scrittura ciò che conta non è la bontà dell’idea, ma la bravura di chi poi la realizza. I libri mi hanno assorbito completamente, al punto che non appena finito il primo ho dovuto subito scaricare il secondo per proseguire senza interruzioni.
Unico neo, secondo me, il fatto che Benjamin (in teoria il protagonista della saga) rimanga quasi completamente estraneo alle vicende, a parte il suo ruolo di narratore/commentatore. Capisco il perché di questa scelta: lui adesso è uno dei “vecchi”, il suo contributo non è diretto ma lo vedi attraverso i fratelli, figli e nipotini che ha cresciuto e che ora sono quello che sono grazie alla sua costante influenza. Ciononostante, c’è poco da fare: è il personaggio di gran lunga più bello della saga e sarebbe stato bello vederlo in “azione” un’altra volta (per quanto anche nei libri precedenti non sia mai stato risolutivo a livello pratico).
Questione di gusti, immagino; io ho scoperto Pennac negli ultimi anni e mi è piaciuto moltissimo (anche se credo che la sua opera di gran lunga migliore sia “Storia di un corpo”).
Ovvio, sì, ma mi lascia sempre stranito il fatto di leggere uno scrittore molto quotato (a suo tempo Pennac, di recente Murakami) e trovarlo sopravvalutato.
Forse dovrei leggerne di più, e non lasciarmi traviare dal primo romanzo che mi lascia così. Oppure farmi meno pippe e passare oltre, che appunto, è questione di gusti.
Quasi sicuramente è così; il fatto che uno scrittore sia top di gamma non vuol dire che piacerà per forza a tutti. Io ho mollato a metà “Il maestro e Margherita”, considerato da più o meno tutti nel campo della letteratura una pietra miliare grande classico capolavoro eccetera eccetera.
Al contrario, poi, ci sono quegli scrittori che risuonano particolarmente con te e che quindi ti piacciono anche di più rispetto a quanto “meriterebbero” (detto con mille virgolette). Credo che Pennac per me sia così, un po’ come Terry Pratchett: al di là della loro bravura, sento che mi entrano proprio in risonanza a livello emotivo.
Pollice su sia per Pennac (letti tutti, ma non questi ultimi) e soprattutto per Il maestro e Margherita, che pure per me è un grande classico, capolavoro, etc…
Letti quasi trent’anni fa, durante un avventuroso viaggio in bus attraverso la Romania. Tra le varie tappe c’era un sacco di tempo, anche perché quei scassoni che usavamo si fermavano spessissimo per i guasti e le bucature. Ero il fotografo al seguito di un gruppo folk dove ballava la mia ex. Poco prima di partire ero stato mollato ma avevo pagato il biglietto e andai lo stesso. Ho un bel ricordo perché grazie a quei libri conobbi una carissima amica - Anna Paola -, anche lei nel gruppo follk e che, poi, mi presentò mia moglie.