Libri di fantascienza - Cosa state leggendo?

Sono al 19% di Ancillary Justice…mah…veramente…per ora il commento è…BLEAH…mah…speriamo.

Finito questo:

Mini recesione:
Stiamo vivendo un bel proliferare di riviste dedicate al fantastico ultimamente, che mostrano quanto il genere FS sia gradito a molti scrittori anche giovani e giovanissimi.
Non più solo Robot della Delos (probabilmente il miglior mix di materiale italiano & straniero), poi si è aggiunta l’edizione italiana di Fantasy & Science Fiction per i tipi di Elara (pur non avendo materiale nostrano), abbiamo Dimensione Cosmica, la e-prozine Silicio (per me deludente), Dimensione Cosmica (un po’ altalenante nella qualità). abbiamo Andromeda per Letterelettriche (ancora da leggere, scusate), abbiamo la rivista di WorldSF ITalia (grossa delusione per il sottoscritto), abbiamo le autoproduzioni dei NASF e poi abbiamo Prisma.
A bruciapelo: il giudizio è buono. Non eccezionale, ma vale la spesa per questa panoramica di nomi nuovi.
Agente ecologico ha un titolo che è tutto un programma: chi monitora le terre devastate dalla contaminazione? Con un piede nel fantastico puro, riesce a dare uno spunto di FS ecologista, che non sarebbe male ampliare in nuove opere.
Atarax: una satira sul mondo sempre più secolarizzato e letteralmente privo di sentimenti. Ben scritto, il tema esistenzialista è sempre un grande classico, mondo costruito abbastanza solidamente e buoni spunti. Il tipo di riflessione di certo non è nuovo ma è ben realizzato.
Zona di caccia: esempio di metanarrazione, che funziona ma scarsa originalità.
Gilgul: chi l’uccello azzurro? E’ il mistero portante di un romanzo brevissimo, che riesce in qualche modo a sorprendere il lettore.
L’mmarcescibile Motara: la biografia di un condottiero valoroso, un bandito, un usurpatore? Al lettore la sentenza.
Ouroboros, l’ultima luce: la vita alla morte termica dell’universo. Un esempio non perfettamente funzionante, in quanto il romanticismo e la riflessione scade un po’ troppo nell’ingenuo. Lo sforzo non è tanto brutto, ma quanto appunto ignaro di circa 70 anni di letteratura a riguardo. Può piacere a chi ama la FS di un’altra epoca, io che ho un bel po’ di letture alla spalle ho esigenze differenti.
Un posto chiamato casa: gli scherzi della memoria e della percezione possono essere un problema soprattutto se si fa un lavoro delicato, un lavoro per cui dipende il destino dell’umanità. Bello ma non bellissimo, non si resce a raggiungere il pathos o la tensione necessaria per dare risalto alla situazione.
L’universo accanto: una lunga intervista ad una diva di altri tempi finisce come riflessione sull’imperfezione come valore aggiunto. Una sorta di “rivisitazione” in chiave moderna un classico come Proust: ben orchestrata, il gioco tra le due parti funziona, anche se un po’ la retorica finale stona, perdendo lo slancio che la FS dovrebbe dare.
Veganocrazia: se i vegani (ma avrebbero putto benissimo essere chiunque) prendessero il potere e imponessero il pugno di ferro, chi fermerebbe il contrabbando? La presa di coscienza del protagonista (ben diversa da come ci si potrebbe aspettare) è un bel ribaltamento della situazione, anche se il senso va un po’ a farsi benedire. Temo sia stato un po’ penalizzato dalla brevità, aveva ottime potenzialità.
Il Palazzo di Atlante: ecco questo è un vero romanzo breve, un gioco ad incastro di piccoli scorsi temporalmente diffusi, un puzzle giocato sulla musica classica (molto ben argomentata devo dire) e anche se il finale non riesce a prendere appieno, questo lavoro si merita un plauso, sia per creazione che per svolgimento. Decisamente ben fatto.

Non male affatto, anche se questa FS manca un po’ di coraggio e avrei preferito più idee innovative. La buona scrittura però fa ben sperare, ci sono ottimi momenti e sono soddisfatto.

Ho anche iniziato W.oW., stessa casa editrice e mi pare pure meglio.

Per fortuna, iniziavo a pensare di essere l’unico ad averlo trovato pessimo. Non mi spiego tutta l’attenzione ottenuta all’epoca.

Ho finito Spine, appena preso l’Urania avevo letto solo i tre racconti.
Non lo so, lo devo metabolizzare e leggere di nuovo. Forse, non lo capisco.

Preso Alia Evo 5.0 in ebook, antologia di racconti, ecco ci siamo. Ho letto i primi quattro racconti e sono tutti spettacolari.

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Non ditelo in giro: ho ripreso Neuromante, Giù per il ciberspazio e Monna Lisa Cyberpunk, perché mi sono reso conto che - almeno i primi due - mi erano piaciuti, ma non ricordo più niente.

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Uhhhh adoro.
Restano ad oggi tra i miei romanzi più cari, nonostante li abbia letti quasi 30 anni fa, credo.

Il problema sono le traduzioni, perdono parecchio perché Gibson usa uno slang tutto suo, irripetibile. Anche la traduzione di Inverso, fatta da Brolli, non ha la stessa ricchezza dell’originale, ahimè

Bel Trip!

Sì, ma finirò di leggere i tre volumi tra un anno, mi sa, col ritmo che ho (e se non mi trasformano in un pendolare da treno o non mi pensionano prima).

beh, non sei certo l’unico, questo quello che scrissi a suo tempo, come commento nella scheda della mia libreria :

iniziato nel marzo 2020, lette circa 120 pag., tanta fuffa, insulso, l’impero radchai è fin troppo simile a quello romano (per es. il modo di annessione-assimilazione degli altri popoli) le vicende raccontate sono poco interessanti, troppo “personali”, l’andazzo è mediocre.

About Spine : beh, sei stato già + bravo di me, io ho interrotto dopo circa 30 pag, veramente poco interessante, poco o niente sf …

Visto gli elogi nei social, mi chiedevo se fossi solo io a pensarla in questo modo. Di fantascienza se ne trova a piene mani. Il problema è il linguaggio scelto, le frasi colloquiali a mano bassa, il dialetto toscano forzato e annacquato, e la trama. Damn! Plot, please.
La trama, e le trame, non l’ho proprio capite.
Qualcun altro lo ha letto?

Mah, io leggo sempre e solo elogi, in generale (Spine l’avevo saltato a piè pari). Pure troppi di elogi, è un darsi le pacche continue sulle schiena mentre la qualità è quella che è.
Va bene pubbliccizarsi, ma la FS italiana è scarsa, ahimé.
Sto leggendo ad esempio Robot 91, dopo un bel lasso di tempo che avevo mollato. E i difetti sono ancora tutti lì. Ma ne parlerò in dettaglio più in là.

Io sono stato abbonato per anni, un po’ perché qualcosa ogni tanto di interessante c’era, un po’ per fantascienza punto com. Poi ho mollato perché insomma, la qualità è modesta anche tra i vincitori di premi.

Non sono d’accordo sulla fantascienza italiana. Credo che noi italiani vediamo sempre l’estero come modello, invece abbiamo una peculiarità artistica che fa invidia al mondo intero.
A proposito, la Conforti ha vinto il premio Italia con Eden. Qualcuno lo ha letto? Un consiglio?
Per esempio, sulla qualità italiana, in finale c’era “resurrezione” della Di Fazio che merita tanto.

Mah, il mondo intero conosce giusto qualche nome nostrano ma di invidie ne ho lette poche.
Resurrezione è un buon romanzo, valido con svariati difetti.

Ecco cosa ne dissi all’epoca

Se dovesse servire, posso elaborare ancora, senza arrivare alla pedanteria.
Innanzitutto ribadisco, il romanzo è valido e son contento di averlo letto. Per contro le proposte editoriali sono così tante che è difficile spiccare, soprattutto se si pensa che gli editori tendono a pubblicare il meglio di un panorama mondiale quindi la concorrenza è assai tosta.
L’idea di base è interessante, e la questione pratica sugli arrivi alieni è ben fatta e credibile: il “secondo mondo” (o world building come potrebbe dire qualcuno) risulta solido, interessante, quindi terreno ben fertile per la narrazione senza che venga tirata. personaggi ci sono tutti, ben sviluppati e con una personalità, forse non indimenticabili ma di certo ci si può appassionare a questo o quello. La questione di fondo però penso sia che tutta la costruzione fatta non sia sfruttata fino in fondo.
L’esistenza di tutti questi gruppi di studio dedicati, a cui si chiede di interagire per dare un senso alla vicenda, non avviene. Si tende molto ad isolare i singoli personaggi e renderli più soli di quanto dovrebbero. Dovrebbe essere un luogo pieno di vita, di discussione, eppure non si vedono molti degli scienziati che dovrebbero esserci, e le discussioni tra i gruppi sono assenti. OK mettere altra carne al fuoco sarebbe stata difficile da gestire (anche se spesso all’estero si tende al gioco al rialzo, sparando idee su idee) o comunque si vuole trasmettere il senso di decadenza del posto, eppure sembra che qualcosa manchi.
Ultimo, ed è una mia fisima personale, l’uso della spiegazione finale è un metodo legittimo di narrare, ma che trovo fin troppo simile al Deus Ex Machina: una soluzione calata dall’alto per far tronare tutto. Avrei preferito che le filosofe capissero loro chi era davvero il loro aiutante, con una effettiva interazione col “flusso” (che invece rimane sempre sullo sfondo) invece di un lungo riepilogo del “dietro le quinte”.
Personalmente non credo debba mai esistere un “dietro le quinte” ossia scene non descritte dal romanzo, se non per creare un singolo colpo di scena,o più di uno centellinati. Una spiegazione lunga di questo tipo fa intendere invece che esiste un altro romanzo intero, mai narrato ma condensato in poche parole, buttato lì e noi ci siamo distratti fino adesso con una questione secondaria quando la principale andava avanti altrove… Le due ipotetiche linee narrative non si intersecano veramente ma vanno a sbattere contro alla fine e basta.
Preferisco dunque due, tre, piccoli colpi di scena nel mezzo che tutta una rivelazione finale, di cui sentivo poco la mancanza.
Detto questo, rinnovo i miei complimenti visto che la Di Fazio ha fatto qualcosa degno di nota

Sarà, ma sapevo che una discreta fetta di nostrani usa uno pseudonimo straniero, più spesso inglesofono (sennò in Italia non ti leggono).
Okay, la Rowling (per dire qualcuno che scrive molto bene ed è stato anche tradotto altrettanto bene) è proprio inglese e Mel Gibson è americano. Ma lo è anche Mills, che scrive assai peggio di Fantawriter, per dire. Che poi i nostri più illustri si tengano lontani dalla fantascienza e preferiscano i romanzi, è un’altra storia ancora.

Poche nazioni sono esterofile come l’Italia.
Evangelisti piaceva all’estero, e alcuni autori hanno pubblicato anche in America. Comunque la fantascienza è un genere nato nei paesi anglosassoni, e noi settant’anni fa eravamo ancora tutti contadini.

Ah, giusto! C’è anche il vostro fantaWriter di quartiere.
Tenetevi pronti perché io e il Cimpy vinciamo lo short quest’anno.

Beh no, lo vinci tu, io mi limito a fare la moglie seduta accanto:
"Piano, rallenta, metti una virgola; accelera che ci superano tutti e mi chiude il parrucchiere! A capo, adagio, metti la seconda, vai dritto al plurale… "

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