Libri di fantascienza - Cosa state leggendo?

Hai perfettamente ragione, l’idea iniziale sembra molto per giovani adulti, ma è interessante tutta l’ambiguità di fondo e soprattutto la narrazione, bella serrata e con riferimenti a media differenti, cosa che mi è sempre piaciuta. Diciamo che per quanto semplice è molto ben fatto.

Città di gatti - Lao She

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Come è città di gatti? Avevo visto da qualche parte la copertina… se non ricordo male.

L’ ho appena iniziato, al momento è tipo Gulliver

Finito anche John Brunner con Eclissi Totale, storia di archeologia speziale su sigma draconis, dopo che sono stati trovati i resti di una avanzata civiltà.
Fondamentalmente diviso in due parti, prima con l’arrivo del cattivo supervisore, che dà voce ai sospetti complottisti dei terrestri, sull’orlo della guerra mondiale, e poi dopo, quando va via e ci concentriamo sulla storia di questa civiltà scomparsa.

Onestamente non vado matto per i classici, anzi, qui la storia è carina anche se un po’ spezzata, i personaggi sono per lo più macchiette, il mistero è intrigante anche se non sembra perfettamente sviluppato. Non rimane nulla in sospeso, ma finisce in maniera abbastanza drastica e drammatica.
Non saprei bene come valutarlo, da un lato è bello dall’altro è noioso, insomma non è tantissimo nelle.mie corde.

Da va.viq non capisco il senso

Errori di battitura più una correzione automatica fantasiosa… Ho corretto il testo, grazie!

Accidenti, ti stai babbanizzando!

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Ho letto Connie Willis Il Fattore Invisibile, libro divertente, lo consiglio per lettura spensierata durante l’estate.

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Incuriosito dagli ultimi articoli su Livio Horrak, ho recuperato contro mia abitudine un vecchio numero di Galassia dove ci sta Tutto l’acido dell’impero uno dei suoi pochissimi racconti, esaltato dai summenzionati.

Si legge in fretta ma era effettivamente una bella rivista. Ma ha retto i 48 anni che ci separano?
Abbiamo in ordine:
Maturità di Sturgeon: un racconto del '47 in realtà, la considero epoca d’oro della fantascienza (cos a cui non credo). Insomma, un classico, e come tale la trama riflette tale classicità; in questo caso il dramma del superuomo. Come in Fiori Per Algernon o i Mendicanti di Spagna o quanti altri ancora, è possibile superare i propri limiti ma cosa diventiamo?
Racconto carino, capostipite di un genere (?), che funziona ancora.

Poi abbiamo tre racconti italiani, e pur ben scritti (effettivamente notevole quello di Horrak) c’è una pochezza di idee sconfortante.
Ma partiamo con ordine, parte Maurizio Viano e usiamo direttamente la quarta di copertina: “sullo sfondo di una dispotica società matriarcale si snoda la doppia presa di coscienza di in uomo e di una donna, uniti nel matrimonio ma separati da diverse classi culturali, permettendo all’autore di stendere un’amara parabola, futura ma non troppo.”

Ecco, spiegatemi, una distopia che non è solo cattiva, crudele, meschina, repressiva, soffocante ed illogica, quale parabola (racconto metaforico a sfondo morale) dobbiamo trarre? Che le donne sono cattive? Che l’amore è buonissimo? Che i cattivi sono cattivi?
Insomma, io le distopie non le sopporto proprio. Sono costruite tutte a modello di 1984 e sono delle iperboli così estreme in tutto che non trovo nulla in loro. Dobbiamo temere che accadano? Così come sono sfiorano il ridicolo, anzi lo travalicano, e onestamente non trovo davvero questa corrispondenza, ma per niente. Insomma, non fanno per me.
Arriva finalmente Horrak, che sbatte subito in faccia al lettore una lingua pasticcio di italiano, inglese e tecnicismi, in maniera molto originale per l’epoca e certamente di impatto. Che accade? Che dei tecno anarchici viaggiano per gli USA per sconvolgere il dominio repressivo (ma va?) fatto di droghe continue e TV e VHS in ogni espressione e declinazione. Spende più tempo a delineare in maniera molto interessante questo connubio tra iper droghe, slang apposito e le moderne tecnologie (con anche degli antenati dei droni!) che la trama, in fondo la solita trita storia della super iper mega dittatura iper mega super cattiva, con tanto di citazione esplicita di 1984.
Insomma, più in là gli italiani non ci arrivavano. E sì che davvero è un precursore del cyberpunk per certi versi, mentre da altri (con una visione estesa del futuro, non distopico come invece sembra credere la maggioranza delle persone) rimane indietro. Peccato!

Ultimo racconto Agenzia Riparatorti, di Miglieruolo. Più ironico per fortuna, iperbolico anche qui, in Italia ci sono dei super agenti segreti che torturano e pestano e seviziano (sì, è in tantinello esagerato come racconto) chi commette dalla ruberia alla scorrettezza, dall’impiegato infedele al commerciante losco, ma anche il sovversivo è il disfattista (in puro stile ventennio direi io). Ovviamente c’è il colpo di scena finale, ma l’idea del “potere” super mega crudele eccola là, è ancora lì, tre su tre.
Poi c’è un saggio sul perché la fantascienza non può essere comica (sì è del 77, prima della Guida) che secondo me parte da un assunto sbagliato. Il comico è la sublimazione di un sentimento di pena e di tragico che sfocia nel riso grazie al paradosso, alla stranezza che fa da contrasto. Quindi se la fantascienza è strana, allora è comica ma senza contrasto, quindi non fa ridere.
A voi la critica o meno.

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Ho iniziato Fiori per Algernon

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no dai dalla sola descrizione della trama mi è venuto il riflusso

capolavoro eccezionale

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we scorso ho finito

di Walter Jon Williams

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NOn era male
E’ la serie di cui non ha scritto il terzo volume per motivi che non ho capito

Il motivo fu il fallimento commerciale. In generale i professionisti vendono in anticipo il libro e poi lo scrivono (ovviamente solo gli affermati) e non era riuscito a piazzare il seguito, che è rimasto nel cassetto. A me piacque molto come serie.

Ho iniziato Guerra eterna di Haldeman

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Stupendo. Vorrei rileggerlo.

Ho finito Nova di Samuel Delany, una versione Urania anni 2000 di un romanzo di fine anni '70. Epoca in cui 200/300 bastavano e avanzano anziché i balenotteri di oggi.
Prosa molto particolare, in parte restituita dalla traduzione, echi Pulp (mondi alieni alla Vance, una sfida che ricorda i romanzi di pirati) e divagazioni intellettuali (i tarocchi, la ricerca del Graal, l’idea di un romanzo così totale che racchiuda epoche, descrizioni di economie e società, persone tradizioni e lotte intere - una sorta di metafora dell’ipotetico “romanzo americano”? - alcuni echi marxisti ecc.) lo rendono particolare, piacevole e forse ingenuo per certi versi.
Bello, anche se in giudizio finale, nel 2025, è difficile darlo.

Al momento mi ricorda RED, ma un po’ meno tecnologico essendo uscito quarant’ anni prima.