L'Angolo delle Chiacchiere Senza Contesto

Mi son venuti i capelli bianchi quando l’ho visto. Il rischio ustione, e considerato che potrebbe benissimo dimenticarselo acceso, anche quello incendio - anche se il termosifone è termostatato e quindi dovrebbe spegnersi automaticamente una volta raggiunta la temperatura da corona solare.

Vabbè, per la prossima volta: un bel fornelletto a gas, sempre da Decathlon.

(non avevo capito che era un calorifero, credevo una stufetta elettrica, di quelle con griglia incandescente e getto di aria, stile phon, che se la metti contro la tenda dal lato aspirante, bruciano insieme stufetta, tenda e figlia. Colpa mia, ho letto troppo in fretta e ho immaginato l’apparecchio sbagliato)

:smile_cat:

L’ergastolo gli devono dare!

Mi sa che è di origine ucraina. :smirk_cat:

A quanto pare, al cane poliziotto sarà applicata una punizione disciplinare

E certo: un cane che non mangia un gatto va punito.

@il_Babbano, prendi nota:

https://www.open.online/2023/03/22/gender-linguaggio-professioni/

Assolutamente da evitare l’articolo prima dei cognomi di donne, che oggi è considerato discriminatorio e offensivo non solo per il femminile, ma anche per il maschile. Quando sia utile dare maggiore chiarezza al genere della persona, sarà sufficiente aggiungerne il nome al cognome, o eventualmente la qualifica (“La presenza di Maria Rossi” o “La presenza della testimone Rossi”).

dunque “testimone” vale per entrambi e si distingue per l’articolo. Meno male.
Comunque dalle mie parti si dice “il Giorgio” e anche “la Rossi” e viene segnato errore solo in quanto forma dialettale, ma in un dialogo (anche scritto) tra locali, ci sta.

Che poi, la Crusca mi viene incontro con l’enunciazione successiva:

L’Accademia prende una posizione netta sulla moda dilagante di usare degli asterischi sull’ultima vocale per evitare di usare il maschile o il femminile. Si tratta, secondo i linguisti, di un errore perché la lingua è prima di tutto parlata [<-virgola, Giuda ballerino!] e ad essa la scrittura deve corrispondere il più possibile.

dell’elenco seguente, mi stonano di brutto questi
prefetto/prefetta; (no dai, “prefetta” no! Che poi, se mi scappa: “per il panino preparato in anticipo”, scommetto mi mettono in galera)
avvocato/avvocata; (-essa, che fine ha fatto? Maledette!)
chirurgo/chirurga; (è sempre stato solo “chirurgo” e basta. Adesso faccio una campagna pro-talebani[1])
colonnello/colonnella; (abbiamo delle colonnelle? Davvero?)

Pubblico Ministero: Pubblica Ministera.(Arrrggg!)

e poi, tu guarda: questi invece no:

  • Nomi femminili: l’Accademia raccomanda di mantenere senza problemi i nomi di professione grammaticalmente femminili, ma validi anche per il maschile, come la guardia giurata, la spia al servizio della potenza straniera, la sentinella, la guida turistica, nonché i nomi grammaticalmente maschili ma validi anche o solo per il femminile, come il membro e il soprano (ma è accettabile anche la soprano).

Meno male che “la soprano” è accettabile. gli altri sono sempre stati ambosex, e speriamo a nessuno venga in mente di tirar fuori questioni di orgoglio maschile, pretendendo il guido, lo spio (ma “lo spione” esiste, solo che ha un significato leggermente diverso) o il sentinello. Sulla “membra”, sarebbe stato uno scherzo notevole. Non ci è cascato nessuno, peccato.


  1. che se “chirurgo” non vale più per entrambi, l’indovinello su come sia possibile che un chirurgo si trovi sotto i ferri un ragazzo portato dal padre di questi ed esclami: “non posso operarlo: è mio figlio”. Se “chirurgo” non è per entrambi e bisogna usare “chirurga”, non funziona più. Vi pare bello? ↩︎

Credo che andasse definita anche la questione schwa/asterischi, perché, come viene giustamente sottolineato, “la lingua è prima di tutto parlata e ad essa la scrittura deve corrispondere il più possibile.” Che poi, come cavolo la pronunciano la schwa o gli asterischi? (non ditemelo, non lo voglio sapere :sweat_smile:)

Mi sono comprato una tastiera wireless, con touchpad, da usare con il secondo portaile perché
1 sono pigro e sto seduto mezzo sdraiato col portatile lontano
2 - potrei ricominciare a scrivere

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Su quello sono d’accordo: gli asterischi vanno bene solo se il componimento è un’opera d’arte, come quelle che fa un certo R che conosciamo in quattro (tra cui Sylvie, che si è lasciata prendere dallo stile di R e per un po’ ha scritto post così, che però stonano tantissimo, fatti da lei).

Per dire, quello “stu-tump” che ho usato per i ponti d’estate, in realtà è una pallida copia di un pezzo di questo R che scriveva ma gli si imballllaaaa - ta-pum gli si imballava il pc, che iniziava a balbeeeettt -ta-pum- iniziava a balbettare mentre scriveva, e quindi, via via che raccoooon - ta-pum - che raccontava, entravano di questi suoni, che altro nononon eraaaa -ta-pum - altro non erano che calcioni che dava al desktop, che si rimetteva a funzionare. E comunque il suono era “stu-tump” (e anche “stump”), perché ne scriveva un tal Nastuzio, che allal fine si firnava Nas-tump (ma detto così, è come raccontare male una barzelletta: “c’è questo zaino e ci sono un italiano un inglese e altra gente. Che son lì che viaggiano e il francese dice che lo prende lui lo zaino, invece poi se lo prende il tedesco, solo che, quando si buttano dall’aereo, vince l’italiano perché lui ha preso quello buono e gli altri invece del paracadute, hanno lo zaino da campeggio…” ecco, questo io. Lui invece la racconta giusta, solo che la barzelletta non è quella, è un’altra, che ha inventato lui, ed è molto più divertente, oltreché nuova).

Se però lo scrivo io, non ha lo stesso spessore - il suo racconto era spaziale, galattico, inarrivabile. Il mio qui sopra non regge, mancano tutti i personaggi, il ritmo, la storia, la poesia e, soprattutto, l’ironia. Stessa cosa gli asterischi, usati sapientemente da R in un paio di componimenti dei suoi, di quelli che li leggi e non puoi correggere niente, perché ogni eventuale errore è voluto, ogni asterisco non è solo a indicare un genere incerto, ma rappresenta anche una staffilata, un’arguzia che fa parte del racconto.
Oltre agli asterischi e ai suoni onomatopeici nel racconto, ha usato anche le emoticon antiche giuste al posto giusto - tipo, dopo un pippone delirante incredibile, un interlocutore, interrogato con “che ne pensa”, risponde:
… @-@
che fa capire senza dire. Poi ha inventato il filo spinato per i racconti (di fantasia) di quando era di stanza al reggimento:
—##—##—##----
e altre cose, come i tanti personaggi, da “El Coregidor” (come un babbano, ma di formazione fiorentina. Cioè, quello davvero fa le pulci anche alla Crusca) al Dottor R (psichiatra, ovvio) , da Nasturzio (l’unico uomo in grado di intrecciare le sopracciglia - mica per nulla se lo portò un Cimpy a spasso nel tempo) a tanti altri.

Insomma, R è un artista e può. Tutti i comuni mortali, per quanto bravi, no.

Non durerà se non ha i tasti meccanici. Ma quelle buone costano un botto.

in che senso?

Come in che senso?
In quel senso. Costano un botto. Soprattutto se ne compri quattro in 18 mesi.

Vabbè, dipende da quanto pigi sui tasti, @OtreblaBlaBla. Io pigio tantissimo, e disintegro una tastiera in 8 mesi. Ma, se è meccanica, magari mi dura anche un anno e mezzo.
@happycactus usa il martello, per cui a lui durano 4 mesi e mezzo pure quelle meccaniche (figurati le altre).

Comunque io adesso (un paio di mesi fa) ne ho presa una semimeccanica - ma cablata, cioè col cavo - da ben 16/20 euro (+7 euro per comprare gli adesivi, che i tasti si stanno decolorando), e per ora regge. Vediamo se supera i 12 mesi.

Ne ho due da vendere. Balbettano un po’. Le ho messe su ebay a 40 euro ma qui le metto ad offerta.

Non c’è nulla di più snervante, suocera a parte, di una tastiera che balbetti. Però nel tuo caso almeno una era praticamente nuova, per cui mi chiedo se balbetti per difetto di fabbrica o per qualche incompatibilità con quel che la circonda a casa tua.

Una zebra in fuga a Seul:

Ma con tutta la tecnologia attuale siamo ancora alla cerbottana? :grin:

Logitech da 29.90
Sarò una piuma…

Logitech mi piace. Però, se balbetta da giovane, è colpa del wireless.