Wanni Temporin, traduttore per passione

WanniHa vissuto per tanti anni in Sudafrica e, da grande lettore qual è, ha tutti i libri di Wilbur Smith anche se è la fantascienza che lo esalta maggiormente tanto da essere divenuto anche un traduttore di numerosi racconti di importanti autori. Wanni Ferdinando Temporin, veneto di Rovigo, dopo la maturità conseguita nel 1966 e qualche esame alla facoltà di Ingegneria di Ferrara ha lavorato come geometra nel campo delle costruzioni stradali. In proposito ricorda la realizzazione dell’autostrada Bologna – Padova e la sua esperienza nel gruppo direzione lavori del Passante di Mestre. Poi si è avventurato nei territori sconosciuti del Sudafrica dove ha lavorato per oltre dieci anni nello stesso settore. I suoi due figli sono nati nello stato africano e, curiosità da non poco, la fantascienza ha influito sul secondo nome della figlia: Altaira.
Per il resto ha viaggiato tanto in Europa, Sud America, Wanni2 Sud Est Asiatico possiede circa settemila libri e ha avuto tante auto sportive: dalla 850 coupé, alla Lancia HF, dalla Porsche 924 alla 968 Lotus Elise. Ha praticato il calcio e il karate. Ed essendo di Rovigo, città che in Italia primeggia da sempre nel rugby, ha sempre propeso per questo sport che poi ha avuto modo conoscere ancora meglio durante la permanenza in Sudafrica. Ex giocatore di poker ora preferisce gli scacchi mentre per i giochi computerizzati si diverte con Doom e Tomb Rider. Relativamente ai generi musicali “è rimasto” (come dice lui) a Battisti, De André e ai Pink Floyd. Tra gli animali ha sempre prediletto i cani. Li ha avuti di razza misconosciuta, due Cocker spaniel, un Pastore tedesco e ora ha un Cocker americano di sei anni.
“Ho amato la fantascienza da sempre -ci riferisce Wanni- avevo dodici anni quando ho letto il mio primo romanzo di Urania. Con in tasca la mancia dei genitori, o dei nonni, ho iniziato ad acquistarli. Non ricordo quale sia stato il mio primo romanzo, però sicuramente c’erano delle astronavi in copertina. Poi con l’età, e i soldi, sono diventato un collezionista”.

Di fantascienza ti sei occupato con varie rubriche su diversi siti…
Sì, su Uraniamania, su Andromeda e su Le Lacrime di Waferdi, con argomento preferito le Saghe, specialmente quelle non tradotte in italiano. Poi sono stati aggiunti alcuni anni dei Premi Hugo (personalmente ho tutti i racconti di tutte le annate in formato ebook). Per chi fosse interessato questi sono i link:
www.uraniamania.com/forum.php?board=9&action=display&threadid=6775;>
andromedasf.altervista.org/category/cronistorie/
le-lacrime-di-waferdi3.webnode.it

Raccontaci come sei divenuto traduttore.
Ho iniziato a tradurre dall’inglese più che altro perché gli amici potessero leggere racconti che altrimenti non avrebbero mai potuto avere il piacere di conoscere. Non è stato mai un lavoro remunerativo, infatti i ricavi non sono stati considerevoli, ma in compenso è stato molto proficuo per i riconoscimenti ricevuti da persone ben inserite nel difficile lavoro delle traduzioni. Devo dire che ho fatto tutto ciò sostenuto dalla mia passione per la fantascienza, coltivata in lunghi anni di lettura e collezione di libri, sia in italiano sia in lingua inglese.

Il tuo lavoro ti ha portato a vivere all’estero. E’ anche per questo che hai avuto la possibilità di diventare un traduttore?
In effetti la conoscenza della lingua inglese mi è derivata più che altro da una costante e attenta lettura di tutto quello che mi capitava tra le mani durante la mia decennale permanenza in Sudafrica.

Quali sono i primi testi che hai tradotto?
Il mio primo lavoro è stata una traduzione per un’amica con la passione della Saga dei Dorsai di Gordon R. Dickson: Lulungomeena. Il secondo (che poi fu il primo testo che ha avuto l’onore di essere stampato) l’ho eseguito per una raccolta di racconti apparsi su Il Collezionista per le Edizioni Della Vigna: Pagine dal futuro, prima edizione dicembre 2009. Si tratta di un insieme di storie scritte da autori già conosciuti, da principianti e da traduttori che si cimentavano per la prima volta per pubblicare un volume fatto, stampato e distribuito da un amico, appassionato editore: Luigi Petruzzelli. Il tutto per presentarlo agli amici di Uraniamania che hanno sostenuto il lavoro di noi novellini. Il mio racconto era Replica nel tempo di Mike Resnick (Distant Reply, del 2007). Solamente una quindicina di pagine che hanno poi fatto germogliare in me la passione per le traduzioni. Mi hanno molto aiutato le parole di Antonio Bellomi: “È scritto molto bene.”

E via via le cose sono divenute sempre più professionali…
Infatti, con l’aiuto di Sandro Pergameno e della Delos, che hanno pubblicato alcuni racconti in edizione digitale su Biblioteca di un sole lontano. Ho iniziato con un racconto di Aliette de Bodard: Fratello della Nave, proseguito con Veritas di Robert Reed e con La Stanza delle Anime Perdute di Kristine Kathryn Rusch. Dopo c’è stato Santiago, di Mike Resnick (co-traduttore con Luigi Petruzzelli) e il racconto di Martin L. Shoemaker : Oggi sono Paul (candidato al Premio Nebula del 2016). Questi due li troverete pubblicati rispettivamente sulla Botte Piccola e Quasar delle Edizioni della Vigna. Hanno fatto seguito due racconti di David Mercurio Rivera: Il velo delle stelle e Nel buio tra le stelle. E infine nel 2022 l’ultima mia fatica: Il fascino discreto della Macchina di Turing di Greg Egan. A dire il vero c’è stata pure un’altra traduzione (non la trovate però da nessuna parte perché per pochi intimi amici) nel 2023 ossia Atto di Creazione di Gordon R. Dickson, questa avvenuta con un amico co-traduttore. E ho tradotto per l’amico Nick Parisi l’intervista a Gregory Benford per la rivista italiana Andromeda.

Santiago Un altro nome di autore altisonante con i quali ti sei cimentato è Mike Resnick. Come hai trovato le sue storie? E come hai trovato la sua prosa?
Di Mike ho tradotto un racconto breve Replica nel tempo e un romanzo Santiago in coppia con l’amico Luigi Petruzzelli. Assieme abbiamo fatto un ottimo lavoro. Resnick, sia nel racconto che nel romanzo, l’ho trovato molto scorrevole e piacevole nella prosa. Non difficile da tradurre, almeno non ostico come la mia ultima traduzione di Greg Egan: Il fascino discreto della Macchina di Turing. L’australiano è stato particolarmente, almeno per me, difficoltoso. Mi sono trovato spesso sul punto di abbandonare il tutto.

Mentre di Aliette de Bodard hai tradotto Fratello della Nave. Ricordo che la intervistai a Milano a Stranimondi nel 2015 e mi sembrò molto colta e riservata. Tu l’hai incontrata? Cosa ne pensi?
Non ho mai incontrato la de Bodard, però i suoi racconti li ho letti tutti, generalmente in inglese, non essendoci state molte sue traduzioni. La sua prosa, che mi sembra essere sempre intrisa di una nota malinconica o di tristezza, scorre piacevolmente fluida. Almeno questa è stata la mia impressione durante la traduzione del suo racconto. L’unico autore che ho incontrato è stato quello che non ho mai tradotto: Alastair Reynolds, a Stranimondi nel 2016.

Ci puoi raccontare qualcosa sul tuo incontro con Reynolds?
Avresti dovuto vedere la sua faccia quando gli ho ammucchiato davanti tutti i suoi libri (in inglese e in italiano) da autografare con dedica. Ne mancava solamente uno che avevo lasciato a casa perché già autografato da lui a Londra.

Ma chi tra tutti gli scrittori e le scrittrici da te tradotti preferisci?
Mike Resnick e Kristine Kathryn Rusch

Con quali case editrici hai collaborato?
Ho lavorato solamente con la Delos e con le Edizioni della Vigna, anche se un paio di volumi di racconti me li sono privatamente tradotti e fatti stampare, una decina di copie in tutto, per parenti e alcuni amici.

Quali generi o sottogeneri letterari preferisci?
Fantascienza, solo e sempre unicamente fantascienza! Prediligo i racconti, trovo i romanzi particolarmente impegnativi, per il mio carattere, che considero abbastanza incostante, e per il tempo che devi dedicarci.

Come ti organizzi nelle traduzioni?
Non considerandolo un lavoro, facendolo principalmente per passione, inizio a tradurre generalmente quando mi viene voglia. Non mi sono mai imposto date di consegna.

Cosa stai traducendo attualmente?
Al momento niente. E in verità non sono particolarmente desideroso di iniziare una qualsiasi traduzione. Aspetto di trovare, prima o poi, in inglese, un racconto che mi appassioni talmente tanto da volerlo condividere con gli altri lettori che non conoscono la lingua del Sommo Bardo. Appena mi ritorna l’estro continuerò la saga, gli anni si fanno sentire.

In conclusione possiamo sicuramente dire che è un’attività che ti ha dato tante soddisfazioni.
Certamente. E sono anche felicissimo delle mie diciassette nomination al Premio Italia della World SF del 2016. Spero di fare meglio nel prossimo futuro per la gioia mia, vostra, e di tutti gli affezionati della fantascienza!


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