The Twilight of the Gods and Other Tales

Alcuni anni fa, è stato possibile avere un piccolo assaggio di questa robusta antologia di opere brevi grazie alla traduzione italiana della singola novella L’ Elisir di lunga vita ¹ . Venire a contatto qualche tempo dopo con altri due racconti della raccolta in questione – The Twilight of the Gods e The Potion of Lao-Tsze –  ha contribuito rendere la raccolta di Garnett ² qualcosa di appetibile o quantomeno degno di approfondimento, prima di scoprire tempo dopo che George Orwell la ritenne in effetti una “lettura obbligatoria” definendo “eccellenti” ³ anche un paio dei racconti contenuti.

the twilight of the gods and other talesL’ epoca in cui Richard Garnett ha scritto The Twilight of the Gods and Other Tales è già di per sé un dato importante da sottolineare. In quello stesso periodo, a cavallo tra il 1887 e il 1888, usciva Lei di H.R. Haggard, e qualche mese dopo anche The House of the Wolfings di William Morris, così come l’ambigua utopia socialista di Edward Bellamy, Loocking Backwards 2000-1887, ma soprattutto, questi racconti precedono di più di dieci anni altre narrazioni che hanno occupato le stesse aree che l’antologia di Garnett aveva lambito se non addirittura preconizzato in anticipo, su tutti quella dell’Oriental Fantasy, che vede il suo “inventore ufficiale” in Ernest Bramah Smith nella corposa saga di Kai-Lung (iniziata nella tonda data del 1900), espressioni umoristiche e antiborghesi come nelle opere di Cabell e Leiber, così come le inclinazioni sinistre, macabre e surrealiste di Saki, autore amato anche negli ambienti Weird e Lovecraftiani, nonchè quei sentori esotistici e talvolta medio-orientali disseminati con frequenze alterne nei singolari lavori di Lord Dunsany. Per quanto riguarda le specifiche qualità e attitudini di scrittori diversi come Ernest Bramah Smith, Saki e Lord Dunsany, si potrebbe dire che appartengano anche al Garnett soprattutto per le sue capacità di fare uso di alcuni strumenti come lo stile aneddotico, il surrealismo, il macabro e il racconto misterico talvolta allegeriti dall’umorismo; ma guardandola anche sul lato delle formalità, anche la capacità di passare dalle compassate formule puramente vittoriane e manieristicamente gotiche a quelle della narrazione anticlimatica, estrosa e insospettabilmente moderna. Se si dovesse – giusto per completezza di cronaca – ricercare qualcosa di somigliante che invece preceda The Twilight of the Gods and Other Tales, è abbastanza singolare notare l’affiorare nella nostra mente di nomi come James Hogg o Jonathan Swift, anche se ci si rende conto che l’assoluta diversità di questi scrittori rende l’affermazione del sottoscritto – spero vogliate perdonarla – piuttosto “sbarazzina”. Ad ogni buon conto, la lettura intera di questa antologia porta alla conclusione che Garnett, oltre ad essere uno scrittore tecnicamente abile e poliedrico, sia riuscito a mettere insieme un gruppo di opere brevi che riescono a offrire un panorama degnamente ricco, che oltre agli elementi già elencati riguardanti la Oriental Fantasy, la considerevole dose di revival mitologico di stampo romantico, la narrazione umoristica, i leggeri interventi gotici e vittoriani, l’esotismo; ha regalato anche spunti inerenti all’alchimia e le pozioni magiche; La Fantasy Mediterranea (Anche se non di stampo eroico) nel racconto su Prometeo che da il titolo all’antologia; gli strani coinvolgimenti del diavolo come in The Demon Pope e nel più “fatato” Madame Lucifer, le cui stravaganze anticlericali e ironiche potrebbero aver avuto una certa influenza su scrittori ben più conosciuti e recenti come Terry Pratchett, Naomi Mitchison (Soprattutto nella sua bizzarra rivistazione bretone “To the Chapel Perilous“) e perchè no, anche Neil Gaiman.


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