The Divine Cities - Robert Jackson Bennett

La trilogia è composta dai romanzi City of Stairs, City of Blades e City of Miracles.

Il primo volume è stato finalista a World Fantasy Award, Locus Fantasy Award e British Fantasy Award, gli altri due volumi sono stati finalisti al Locus Fantasy Award.
Nel 2018 la serie è stata finalista all’Hugo come miglior serie.

I romanzi sono ambientati in un mondo in cui i crudeli Dei che dominavano il mondo sono stati uccisi un centinaio di anni prima ed ora abbiamo una società sostanzialmente tecnologica, anche se non a livello della nostra attuale.

Da appassionato di fantascienza, quello che mi fa apprezzare Robert Jackson Bennett è che alla fine i suoi romanzi potrebbero essere dei romanzi di fantascienza con pochissimi cambiamenti.
Discorso vale per questa trilogia, come per la trilogia The Founders, pubblicata in Italia da Mondadori.

Più in generale il grosso pregio di questi romanzi è la capacità di mantenere un giusto equilibrio tra le componenti.
I personaggi sono ben caratterizzati e si fanno subito apprezzare, l’ambientazione viene svelata progressivamente rimanendo originale senza risultare troppo “aliena”, questo consente di mantenere il lettore interessato al romanzo mentre viene sviluppata la trama.

Il primo romanzo mi era piaciuto molto ed aveva garanto all’autore l’acquisto di tutti i suoi libri :grin:

Adesso ho appena finito di leggere il secondo volume (City of Blades) e alla fine devo dire che la mia stima per Bennett è ulteriormente aumentata.
Il volume riprende parzialmente l’ambientazione ed i personaggi, ma la vicenda è completamente indipendente.
Prima della fine del libro lo consideravo inferiore al precedente, soprattutto a livello di trama. Il romanzo era interessante, i personaggi sempre piacevoli, ma c’era un tono più dimesso, il mistero che guidava la trama era, in un certo senso, poco incisivo.
Il finale però fa capire il motivo, ribaltando la visione e le aspettative con cui mi ero approcciato al romanzo.
Questo è un romanzo antimilitarista, che può accostato a classici come Il gioco di Ender o Guerra Eterna.
Scelta sicuramente coraggiosa, o azzardata, ma che personalmente ho trovato convincente, sia perché alla fine il risultato è di ottima qualità, sia perché dimostra come sia possibile utilizzare elementi sviluppati in un volume precedente per esprimere nuovi concetti e mandare messaggi diversi, più forti o semplicemente enfatizzare degli aspetti di un opera che erano rimasti in secondo piano.

Nel complesso questo secondo volume è più cupo, focalizzato più sul concetto di guerra e sulle sue conseguenze, che su un mistero. Questo da lato può lasciare perplessi, o insoddisfatti, i lettori che cercano un seguito a City of Stairs, dall’altro conferisce un maggiore spessore alla trilogia, ampliando in modo inaspettato le tematiche trattate e la varietà stilistica.

In attesa di leggere l’ultimo volume, devo dire che questa si sta rivelando una delle trilogie più interessanti ed originali lette negli ultimi decenni.

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Perché non lo spostiamo nella biblioteca? in due passaggi aggiungi i dati mancanti e la scheda è fatta!

Ok, avevo pensato la biblioteca fosse riservata alla SF :slight_smile:

Mentre cercavo un paio di dati per la scheda del libro da inserire nella biblioteca, mi sono imbattuto nell’ultimo libro dell’autore.
Per assurdo la storia aiuta a capire molto bene quando siano “flessibili” le storie di Bennett.

Vedo un nuovo libro dal titolo A Drop of Corruption: the gripping biopunk murder mystery sequel to The Tainted Cup, leggendo biopunk ho subito pensato che si trattasse di un romanzo di fantascienza (tipo The Windup Girl di Bacigalupi).
Peccato che il precedente volume della serie (The Tainted Cup), sapevo essere un fantasy :thinking:
Provo a passare dall’edizione inglese a quella americana e il romanzo è presentato come
The eccentric detective Ana Dolabra matches wits with a seemingly omniscient adversary in this brilliant fantasy-mystery from the author of The Tainted Cup

Allora provo a controllare l’edizione inglese di The Tainted Cup e …
The Tainted Cup: an exceptional fantasy mystery with a classic detective duo

Quindi per Hodderscape (l’editore inglese) il primo è fantasy, il secondo è biopunk :upside_down_face:
In base all’esperienza con i romanzi precedenti, credo che entrambe le definizioni possano reggere.
Già con Foundryside, le recensione di The Verge definiva il romanzo come a cyberpunk adventure wrapped in an epic fantasy novel, definizione che secondo me è perfetta.

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No, anzi, prossimamente posterò le schede dei due saggi che sto leggendo (se arrivo in fondo)

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