Rivista Robot - recensione da lettore

Recupererò le mie vecchie opinioni in post separati e farò un post nuovo per ogni numero extra letto.

Robot 92

Preso in offerta dopo un tot di abbonamenti ripetuti che ho dovuto troncare (troppe spese per una rivista che mi piaceva ma non mi esaltava).
Il mix tra racconti stranieri (spesso vincitori di premi, e lo meritavano) e quelli italiani, funzionava fino ad un certo punto. Le rubriche erano sempre molto esaustive.
Questo numero non fa eccezioni, ma le rubriche mi son piaciute meno.

Abbiamo “Pelle di emergenza”, della N.K. Nemesin, oramai “famosa” anche da noi, nota soprattutto per l’ottimo ciclo della Terra Spezzata.
Qui abbiamo un punto di vista particolare, ossia di un software sorvegliante nella testa di un inviato da un colonia remota verso la Terra. Colonia fondata da grandi capitalisti e da reazionare, che vedevano la terra spacciata. Adesso serve un “volontario”, in un corpo artificiale che può usare come una pelle di emergenza, o un corpo totalmente umano - se volesse confondersi con gli autoctoni - per recuperare una risorsa che scarseggia nella colonia.
Ma la Terra è oramai un inferno ecologico e sociale, dunque sarà pericolosissimo. O forse no.
Bello, scritto con ottima tecnica che omette e dice in parti uguali.

Un vecchio scritto di Gene Wolfe, del 1981, ci porta in un campus universitario dove un’aberrazione genetica ha preso la forma di un… unicorno!
Wolfe in realtà scrive gialli, e il comportamento più banale può essere un indizio importante. Forse non dice molto, ma lo sa fare bene, tra citazioni e implicazioni, deduzioni e personaggi.

Arrivano i racconti italiani e mi sembra di aver capito quale sia uno dei principali difetti della FS nostrana: vogliono fare letteratura. Il fantastico gli interessa poco, e si nota il notevole impegno per la bella prosa (che spesso c’è!), il dramma, il sembrare in qualche modo impegnati.
Tanti discorsi sulla nobiltà della FS, eppure ancora traspira il sentirsi in qualche modo succubi della tradizione letteraria, dove devi scrivere Letteratura.
Troppe magnificazioni di Orwell e Vonnegut nelle loro denunce hanno oscurato, a mio avviso, il vero tema, dando alla fine ragione a chi critica.
Venendo a noi:

  • ricordare il futuro, di Davide Camparsi: com’è vivere ricordando sporadicamente episodi ancora a venire? il dramma familiare si poggia su questa premessa, con buon risultato.
  • Bacteriological Night Fever, di Nico Gallo: un’Italia devastata da un’epidemia è teatro di guerra civile, dove tre disperati cercano di scappare. Purtroppo la premessa molto interessante, viene dal nulla e va nel nulla. Sembra un incipit, ma manca il vero racconto giusto per porsi la domanda “Il sentimento è ancora possibile in mezzo alla distruzione?” Non brutto, ma dice veramente poco.
  • Anonimo triestino, di Roberto Furlani: un breve che punta tutto sul melodramma. Ricordi, nostalgia e un altro po’ di paccottiglia sentimentale. Ben scritta eh, ma quella rimane. FS praticamente assente.
  • Luce Nera, di Michela Lazzaroni: L’amicizia difficile di due bambine in una comunità agricola (forse una colonia da qualche parte?) dove accendere la luce diventa pericoloso, anzi mortale. Carino, ricorda certi esperimenti sociali letterari di Ursula K. Le Guin, anche se la storia in sé finisce in secondo (terzo?) piano rispetto alle giovani protagoniste.
  • E’ sempre stato così, di Alain Voudì: la gita scolastica di alcuni bambini in una clinica ostetrica fa intravedere un mondo distopico di controllo delle nascite. Non male, funziona bene, nulla di trascendentale, ma il mestiere c’è tutto. Ecco c’è molto mestiere anche se l’idea di fondo non è particolarmente avvincente.

Le rubriche parlano della serie Raised by Wolves, poi abbiamo un estratto dell’autobiografia di Frederik Pohl (per soddisfare gli amanti della FS classica) .
A seguire, un articolo sul Solar Punk come infrapolitica anarchica, di Connor Owens - interessante, ma che mi vede un po’ critico su certi punti: il cyberpunk non è assolutamente vicino alla distopia, ad esempio, se non nelle volgarizzazioni meno ispirate. Probabilmente è una delle correnti che potranno dare molto, se ben gestite e la sua politicizzazione può non essere un male, anzi.
Soli Lotani, di Sandro Pergameno (un nome storico!), che dovrebbe essere una panoramica della FS “altra”, ossia dalla science fantasy allo steampunk. Non mi è piaciuto granché: ho trovato l’approccio semplicistico, un po’ scoordinato, fuori fuoco. Lo avrei impostato in maniera del tutto differente, con esempi diversi; così è troppo superficiale e non istruttivo, con poca, pochissima analisi di cosa si dovrebbe percepire con FS e con Fantasy, ad esempio. Magari l’ho trovato deludente solo perché da un po’ penso alla questione e ho idee tutte mie sull’argomento.

Tra alti e bassi, ricordo adesso come mai avevo deciso di smettere, pur apprezzando, però ho un altro numero ancora da leggere e poi, chissà, può darsi ne prenderò altri sparsi comunque.

Ah mi ero dimenticato dell’articolo su Milano 2045, che tenta di fare futurologia. Ecco, una cosa che la FS non dovrebbe mai mai mai fare, è la futurologia, che invecchia malissimo molto presto.
O si fa un racconto con tutt 'sta roba dentro o si evita, perché o è roba nota e banale o davvero è facilissimo non abbia il futuro che uno creda, facendo fare brutta figura a chi gli ha dato credito.