“Psicosfera” recensito da Bruno de Filippis

Psicosfera” di Carlo Menzinger e Massimo Acciai Baggiani è un puzzle che si compone a poco a poco, mostrando un’immagine che ha grande cura per l’armonia, la logica nascosta nell’illogico, il senso delle cose, la coerenza di una teoria.
La spina dorsale del libro è costituita da ideali e contenuti e questa parte è talmente ben curata, da prendere il sopravvento sulla storia e sulla trama.
Lo sfondo epico è costituito dall’eterna lotta tra bene e male entro cui si agita il desiderio dell’uomo di conoscere le risposte alle eterne domande: Chi siamo, da dove veniamo?
La trama, anche se, come detto, compressa dai contenuti, ha tuttavia una sua piacevole consistenza e offre molteplici step, suscitando l’interesse del lettore, come è imperativo per ogni romanzo che si rispetti, sin dalle prime pagine, sulla base dei misteri che vengono inizialmente prospettati e di cui si attende la soluzione.
L’ispirazione proveniente dal mondo di Asimov permea tutta la storia, unitamente a Solaris di Lem e a suggestioni tratte da “2001, Odissea dello spazio” e al Sogno di mezza estate di Shakespeare.
Anche l’amore è al centro del libro e con esso la coppia. Si mostra che essa non è la somma algebrica dei due componenti, ma ciò che moltiplica l’energia, consentendo l’evoluzione e la vita.
Benché i protagonisti siano chiusi in una sfera, il lettore avverte libertà e spazio, muovendosi, grazie alla narrazione, in località lontane, tra menti di persone di tutto il mondo e infinite possibilità di interagire con ambienti diversi, la cui creazione non è ostacolata dalle rigide regole della realtà, che strettamente ci imprigionano.
Gli alieni della storia – e ciò mostra la vigorosa immaginazione degli Autori – non sono copie modificate degli umani, come spesso la fantascienza propone, ma veri “alieni” per il nostro modo di pensare: diversi, magmatici e complessi e perciò incomprensibili.
Un tocco di poesia è dato dal continuo riferimento ai sogni, che costituiscono il tramite tra il reale e l’irreale, ove si muovono personaggi che, ricercando la propria identità, scoprono di avere la medesima consistenza che essi hanno.
Il libro è un omaggio, oltre che ad Asimov, a Verne, ma ha sue caratteristiche del tutto originali.
Se in “Cent’anni di solitudine” di Marquez l’universo sembra regolato dal caso e tutto comincia e finisce in sé stesso, in “Psicostoria” l’uomo ha una strada tracciata (l’evoluzione) e uno scopo preciso, essendo portatore della vita, l’unica forza che può sconfiggere l’entropia.
Ciò comporta una visione ottimistica della realtà, tuttavia temperata dall’idea che l’umanità deve cambiare, imparando a rispettare l’ambiente e proteggere la biodiversità.
Se il fascino della fantascienza consiste nella forte proiezione verso il futuro e nel non accettare i limiti che la realtà pone, gli autori di “Psicosfera” conducono per mano il lettore verso entrambi gli obiettivi, in un viaggio che parte dall’incubo dell’oscurità e giunge fino alle più lontane e luminose stelle.


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