Premi e concorsi: Premio Arcimago: un'opportunità per il Fantasy Italiano

Il panorama letterario italiano si arricchisce del Premio Arcimago. Questo premio, riservato esclusivamente ai romanzi di genere fantasy inediti, rappresenta una grande opportunità per tutti gli autori che desiderano vedere pubblicate le loro opere.


Questo è un argomento di discussione collegato all'originale su: http://www.fantasymagazine.it/35589/premio-arcimago-un-opportunita-per-il-fantasy-italiano

Qualcuno qui ha un bel fantasy da proporre? Non maghetti ed elfi, ma qualcosa di torbido e bizzarro?

@HC ha un fantasy nel cassetto da anni…

Si ma solo l’editing porterebbe via mesi e mesi.
A parte il fatto che poi probabilmente non e’ neanche minimamente leggibile e andrebbe pesantemente ristrutturato.

(@il_Babbano e’ gia’ bagnato all’idea, lo so… ma credimi, e’ abbastanza terribile. BTW, compie venticinque anni quest’anno mi sa)

Non per fare il solito rompicoglioni… ma

il grande vincitore dell’Edizione Zero del Premio Arcimago è l’autore self Franz Palermo con L’uncino di Pan , la storia di una grande amicizia. Il romanzo racconterà di come Uncino, innamorato di una nobile britannica, giunse sull’Isola che non c’è e divenne il migliore amico di Peter Pan, prima di venirne tradito e giurare vendetta.

Non e’ mica la storia di un film uscito relativamente di recente…? Non ricordo il titolo, ma ne sono sicuro. Aveva forse a che fare con trilly.

Diciamo che una trama del genere vorrebbe il manoscritto cestinato prima della lettura. Davvero dobbiamo raschiare il fondo del barile e tirale in ballo ancora Peter Pan? Quando è stata l’ultima volta che il problema in Italia è la mancanza di idee?

Uhm. Forse è questo.

Quando scade?

Ci vedo già due correzioni da fare solo nell’indice…

Conoscendoti, direi “a Ovest” invece di “ad Ovest”.

Ma l’altra correzione?

La prima: Un acquazzone improvviso.

Credo che se te lo dessi da correggere, non arriveresti in fondo al primo capitolo senza sentirti male.
Credo di averlo iniziato nel 97 o giù di lì. All’epoca ero molto meno attento, avevo una forma di scrittura molto più ampollosa e una pressoché assente dono della sintesi. Quasi 400 pagine per una dozzina di capitoli.
Però nel contempo avevo molta più pazienza.
(Ho pensato di riprenderlo in mano un bel po’ di volte ma ogni volta mi prende la perenospera. Alcuni temi sono decisamente immaturi.)

Ma perché? :thinking:

Perché quando facevo le elementari io si scriveva in italiano e non in inglese, per cui, di base, sostantivo - >aggettivo. Poi, se c’è motivo di evidenziare la connotazione, allora metti il sostantivo dopo, ma dev’essere una cosa importante. Tra acquazzone e improvviso, l’importante è l’acquazzone, che, di suo, tende già a essere improvviso, e non c’è bisogno (per me) di anticipare.
Ma, soprattutto, perché lo dico io (e, se non vi sta bene, potete cambiare for…no, aspettate! :scream:)

A mio avviso quello che conta è come suona. Avendo letto molta poesia in gioventù - nessuno è perfetto - ho acquisito una certa sensibilità per il ritmo delle frasi, e in quel caso non noto una gran differenza.

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Lo sai di essere sordastro, vero?

Magari. Potrei dormire in santa pace, finalmente.

No, soffriresti comunque di acufeni.
Cioè, mica che c’abbiamo un dio che si distrae e rinuncia alla cura di certi dettagli, sai? Comunque, dicono che viva dalle parti di Bruxelles