Poesie Erotiche di J.W. Goethe

Titolo: Poesie Erotiche
Titolo originale: Elegien Rom
Serie: Autoconclusivo
Autore: Johann Wolfgang Goethe
Editore: Universale Economica Feltrinelli
Genere: Poesia
Lingua Edizione: Italiano
Data d’uscita: 27/05/2021
Pagine: 160
ISBN: 9788807903977

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Sinossi:
«Spesso ho composto poesie proprio tra le sue braccia, scandendo con dita leggere l’esametro su di lei.»

A tre riprese Goethe si dedica, nel corso della sua esistenza, alla letteratura erotica. Ogni volta la scelta dei temi è forse dovuta anche a crisi produttive di una certa lunghezza. E ogni volta la scrittura erotica rappresenta uno stimolo per il poeta stesso e al contempo per la totalità delle sue composizioni. Sembra quasi che per lui la scrittura erotica come segno del desiderio tocchi anzitutto l’essenza della lingua, tanto che il corpo dell’amata diventa, “sottomano”, il corpus dei suoi scritti. Dai ventiquattro componimenti delle Elegie romane che, celebrando la sensualità e il vigore della cultura classica, riecheggiano le esperienze del viaggio in Italia del 1876-1878, alla leggerezza degli Epigrammi veneziani (1790), fino al poema narrativo Diario (1810), in cui la fallita avventura sessuale di un sessantenne funge da pretesto per una profonda riflessione sulla vita, questo volume raccoglie la produzione a tema erotico del più grande poeta tedesco.

Opinione:
Per una mia personale curiosità letteraria ho provato ad “iniziarmi” alla letteratura erotica partendo dai classici. Ero curioso di capire come un letterato del calibro di Goethe intendesse l’erotismo e vi è una frase bellissima che mi ha intenerito molto (tra le altre).

Non si tratta di baci soltanto, si fanno discorsi assennati, e se il sonno la coglie io resto sdraiato e a lungo rifletto. Spesso ho composto poesie proprio tra le sue braccia, scandendo con dita leggere l’esametro sul dorso di lei…

È qualcosa di meraviglioso non trovate? Un momento di profonda intimità che non si realizza ed esaurisce nell’amplesso ma in un complesso “gioco da adulti” fatto di momenti più e meno giocosi.

Goethe poi…è davvero notevole. Ne pubblico una che fa sorridere e che non è così tanto altisonante come s’immagina.

«Perché, amato, oggi non sei venuto alla vigna? Come promesso, io ti aspettavo da sola».

«Cara, viero già entrato, ma per fortuna vidi tuo zio affaccendato tra i ceppi rigirarsi in qua e in là; quatto quatot sono fuggito».

— Oh, hai preso un bel granchio! Uno spauracchio ti ha fatto scappare! Un fantoccio che lui ha cucito, solerte, con canne e vecchi vestiti, ah! e io l’ho aiutato, tutta presa a fare il mio danno. Ecco! Si è avverato il suo desiderio, oggi ha scacciato l’uccello più libero, che gli razzia orticello e nipote.

Ma ammetto che ce n’è una molto breve (un epigramma) che risponde perfettamente a molte critiche fatte agli uomini e mi ha divertito molto.

Non adiratevi, donne, se la fanciulla ammiriamo.

Poi vi godrete di notte ciò che lei eccita a sera.

Che volpone Goethe m ce n’è una che richiede un istante di riflessione ed è molto potente.

Ho cercato a lungo una donna, ho cercato e ho trovato solo puttane; alla fine per me ti ho acchiappata, puttanella, e ho trovato una donna.

L’idea che tutto sia antropocentrico e in realtà di null’altro si tratta se non di arroganza.

Non sono un esperto di poesia erotica (avrò letto giusto qualcosa della Valduga, e solo perché la incontrai di persona, una trentina di anni fa), però se restiamo sulla poesia romantica mi piacque “La voce a te dovuta”, di Pedro Salinas (ed. Einaudi, ma pare che ci sia anche una traduzione più recente). Dacci un’occhiata, se ti capita.

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