Near-death Experiences

Qualche anno fa fu aperto un thread sulle NDE nel vecchio Ten Forward, ora mi è capitato sott’occhio questo pdf, uno studio uscito pochi mesi fa:

Ci sarebbe molto da dire, ma al momento ho poco tempo, quindi lascio i commenti ai volenterosi e interessati.

Scaricato. Provo a leggerlo presto.

Il materiale supplementare (Supporting Information) cui si fa riferimento nel paper può essere scaricato qui:

https://nyaspubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/nyas.14740

Ho iniziato a leggere (ben tre pagine su 18).

Diciamo che le “near death experience” che conoscevo io non erano solo quelle dell’arresto cardiaco o del coma, ma includevano anche incidenti abbastanza gravi da portarti al confine con quelli (ma non necessariamente entrarci).
Però mi pareva bello che volessero stabilire anzitutto cosa dovesse rientrare in NDE autentiche vs ricordate/ricostruite (RED), almeno finché non ho letto cosa avrebbe fatto la differenza: il racconto che ne faceva il soggetto.

Si parte male, molto male.

Non so se proseguo.

Non è mica obbligatorio.

Nel senso che fa schifo nella premessa: è stile Kazzenger.

tipo: se dici che hai visto una luce in fondo al tunnel, allora va bene. Se invece ricordi un gran buio, allora ti si scarta.
Ma che scienza è? Il tuo racconto non è affidabile. Invece se prima eri una persona di un tipo e poi sei diventato una di altro - non per detta tua, ma di chi ti conosceva prima e ti ha frequentato anche dopo, è già meglio. Oppure se prima eri una schiappa a scacchi e dopo invece ti sei messso a giocare come un maestro (l’inverso non vale, se non come misura di un danno anche facile da aspettarsi) la cosa ha un interesse maggiore.
Andrebbe anche bene se tu poi affermassi delle cose sulle tue capacità e la misurazione di quelle dimostrasse che invece la realtà è un’altra - sempre nel senso della una misurazione di un danno, mi sa.
Ma le “variabili che contano” a pagina tre sono al 90% davvero delle minchiate galattiche, che sembrano messe lì per ottenere un certo risultato scartando i soggetti che non piacciono e comunque la buttano su un soggettivo senza possibilità di verifica alcuna. Tipo: “c’era un angelo” (= un tunnel, una luce, una voce).
Dai, conferma o smentisci in modo sperimentale.
Ma per piacere.

Fammi capire: volevi gli encefalogrammi e gli ECC?

a parte che, in uno studio sugli stati di coscienza - con e senza death experience - è il minimo sindacale, ma poi io volevo test neuropsichiatrici - neuropsicologici - neurofisiologici (ce ne sono che si fanno anche con carta e matita) almeno a posteriori. Non ho ancora letto, magari li hanno fatti.

per dare un’idea: una roba così
https://www.neuropsicologiaweb.it/index.php/libreria/151-la-valutazione-del-deficit-neuropsicologico-nelladulto-cerebroleso-un-libro-dinteresse-clinico

e non il racconto della luce nel buio del coma, che è una cosa di cui non puoi dire niente. Ma non ho letto, magari dopo aver cianciato a pag 3, dalla 4 migliorano e si mettono a fare scienza, chissà.

Purtroppo l’autore e i suoi collaboratori stanno procedendo molto a rilento con questi studi: il primo problema è - stando a quanto ho letto - che la maggior parte di chi ha un arresto cardiaco non sopravvive! Poi, nonostante si cerchino più collaborazioni da vari istituti, il numero di persone da esaminare è ancora esiguo, e parte di chi sopravvive o non vuol parlare della sua esperienza o non ricorda nulla. In tali condizioni portare avanti questo tipo di studi diventa davvero difficile. Il paper in questione vuole principalmente riepilogare gli elementi che sembrano più propri delle NDE rispetto ad altri tipi di esperienze (sogni, deliri, allucinazioni, ecc.); a mio avviso si perde un po’ troppo nella ricerca di nuovi acronimi (RED, EVA, ecc.), che rischiano di creare maggior confusione. Comunque la ricerca prosegue, notavo ad esempio questa presentazione di un nuovo studio dell’autore a un convegno nei giorni scorsi:

https://www.abstractsonline.com/pp8/?_ga=2.13911991.1048985174.1667805810-624709610.1667805810#!/10691/presentation/249

E lì si dovrebbe andare più sul concreto. Aspettiamo la pubblicazione.

O il suo ricordo è inaffidabile. Perché la memoria non funziona come un film, ma è una ricostruzione costante

Questo piccolo dettaglio manda a ramengo qualsiasi ricerca che pretenda di analizzare i racconti per se stessi, senza avere agganci di vetifica da qualche parte.

Una relazione con la morte (ma va?)
Un senso di trascendenza (se non ricordi o non trascendevi, non vali)
Ineffabilità (cioe? Angeli intorno? Dio che ti guarda?)
Un cambiamento (e positivo) nel tuo senso della vita poi (cioè, se dopo non sei cambiato in meglio, come filosofia di vita, non ti vogliamo. Che già magari ti porti dietro una qualche invalidità permanente, se per caso stai anche meno contento di prima, c’è caso tu rompa le scatole… ).

Non è scienza, è fuffa.

La cosa positiva rispetto ad altri ambiti di studio è che, dovunque arrivi o non arrivi la ricerca scientifica, ciascuno di noi avrà comunque la possibilità di vivere personalmente questa esperienza. Comunque vada, si prospetta un’avventura interessante.

Quale, la NDE? Ho già dato. Te lo dico, meglio non passarci.

Hai avuto quella che definiscono “hellish NDE”?

Un incidente pesante, dalle parti dei 20 anni.
Ero giovane, alla fine sono sopravvissuto nonostante la scienza medica non fosse d’accordo.

Ma non hai dato una sbirciata ad altre dimensioni?

Come no, le ho girate tutte. Poi però hanno smesso di drogarmi.

Non è mica necessario essere sotto farmaci per avere una NDE.

Uff, adesso che sono confinato in questa è un peccato.
E smettere di drogare il prossimo è cattiveria.

Sì, soprattutto se il prossimo è acciaccato di bestia.

Comunque, @P7, meglio restare in salute - almeno quella che uno ha - che per fare una rivoluzione cognitiva non è il caso di diventare ancora più invalidi, ci sono sistemi meno cruenti.