L'Angolo delle Chiacchiere Senza Contesto

Riporto qui la frase di @HC , giusto per non deviare dal tema ove fu postata:

Ecco, quando comunemente si usa il plurale generico, per accumarci in un sentire diffuso e condiviso, io non mi ci ritrovo. Sono ancora enormemente preoccupato per l’andazzo dei conflitti nel mondo, sono ancora profondamente indignato per certi tipi di assassinii e via dicendo.

Non mi sento di rientrare nella classe di chi ha attenuato il proprio sdegno - e non sono neanche attirato da immagini forti, non ho bisogno per scandalizzarmi - quindi al prova empirica così comune, quella del sentire che io e te e lui l’altro e noi tutti proviamo, quindi sappiamo per certo essere vera, è fonte di riflessione personale, perché non è poi così scontata.
Anzi, continuo a pensare che le persone sono meno empatiche di quanto le piace dipingersi, e siano tipiede di fronte l’orrore del mondo, sia la prima volta sia la quindicesima, anche se uno non se ne rende conto. E questa mancanza vera di turbamento profondo è la vera natura dell’uomo, quella dell’animale feroce, quella della persona che oggi è tranquilla e domani è una belva (in Rwanda successe così), quella che in contesti di guerra, così come quelli domestici o di vita di strada, vede la violenza come qualcosa di naturale e catastrofi come normali, sopratutto se lontane.

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