“domani” non lo so, perché dipende.
Spiego con un esempio semplice (apposta).
Come impara quell’egocentrico che si crede più evoluto degli altri, quello che ha un linguaggio complesso che giusto l’AI lo batte?
Passa una cifra di tempo ad associare cose. Scopre che il colore rosso è “il rosso” delle cose rosse non perché legge la parola “rosso” in un libro, ma perché gli mostrano cose rosse. Scopre che il tizzone rosso brucia perché gli va vicino (e poi la mamma gli molla un ceffone, così capisce che è meglio se sta attento). Poi, acquisita la capacità di astrarre, scopre che rosso è anche il colore della rabbia, per dire.
ChatGP, con l’onniscienza di internet potrebbe tenere un intero trattato sul rosso. Nulla di tutto quello che potrebbe scrivere o raccontare, però, farebbe parte della sua esperienza. Dunque, o viene fuori che avere un esempio concreto, bruciarsi e beccarsi un ceffone non servono a niente, o per chatGP “rosso”, nelle sue varie declinazioni, è solo un riassunto di quello che altri hanno esperito e per quell’AI non è davvero diverso da “verde” o da “risotto allo zafferano”: la differenza è solo nell’insieme di frasi che può o meno comporre al riguardo. Sempreché la matrice da cui hanno fatto la sua CPU non sia riuscita a ceffonarlo per benino quando ChatGP fosse arrivata a “tizzone”.
Ora, se ogni cosa non ha una reale differenza da un’altra se non nelle frasi che puoi o meno comporre al riguardo, frasi che però sono disancorate da un reale percepire o aver percepito o aver immaginato di percepire sulla base delle percezioni precedentemente fatte, il tuo livello di senzienza è zero e il tuo livello di autocoscienza (essendo anche il tuo io - anzi, soprattutto il tuo io - il concentrato filtrato di quella senzienza), è sotto la soglia dello zero. A meno che tu non voglia credere davvero che basti registrare su un nastro un bel discorso, e a quel punto il nastro diventi autocosciente.
La senzienza e anche la coscienza che “vediamo” nelle AI è la nostra: noi abbiamo (quasi tutti, almeno) un senso per “triste”, “geloso”, “infatuato” (okay, Fedemone questo no), “rosso” e “risotto coi funghi”. L’AI ha solo una quintalata di frasi e racconti per ogni termine, ricombinabili a piacere e, con opportuni algoritmi, anche la possibilità di pescare da un serbatoio di frasi a muzzo sentimentali quando nessun’altra risposta prenda un punteggio più alto (o forse anche pseudo-radomicamente, tanto per ricordare che è femmina).
Ah sì: anche le bestie sanno qualcosa di “rabbia”, “gelosia”, “infatuazione”. Pure loro, mica tutte, mica tutto. Sempre più di ChatGP, comunque.