Avrei voluto postare questo nella sezione fantascienza.
Avrei voluto intitolarlo “Distopia”.
Invece va nella cronaca.
Riporto qui il tweet per intero, senza i miei commenti, dico solo che pensare a Orwell e al ministero della verità è un attimo.
Al Festival di Berlino è stato presentato il film della regista ucraina Oksana Karpovich “Intercepted” (lett. - “intercettato”)
Un’ora e mezza di conversazioni telefoniche intercettate di soldati russi dall’Ucraina con le loro famiglie. Le citazioni non sono tutte letterali, ma trasmetto l’essenza nel modo più accurato possibile.
“Mamma, mi è piaciuto così tanto torturare! Posso raccontarti di quali torture ho appreso e in quali ho partecipato” (e racconta. Mi scuso - non posso ripetere). - “Figliolo, è normale. Anche io, se ci fossi finita, avrei provato piacere, come altrimenti?”
Incommentabile. Nessun commento può essere adeguato a ciò che è stato ascoltato. Nella sala - shock. Silenzio per un intero minuto dopo la fine del film. Poi le persone in sala si alzano e fanno un’ovazione. Raramente si riesce a vedere il quadro del mondo così, in un’ora e mezza. Del mondo russo.
“No, non sono diventato ostile qui - semplicemente uccido i nazisti. Ieri stavamo camminando, ci è venuta incontro una donna con due bambini - e li abbiamo uccisi. - Bene, sono i nostri nemici. - Sì, non mi dispiace per loro. È stata la loro scelta. Avrebbero potuto andarsene, come gli altri. - Giusto, non avere pietà di loro. Uccidili”. “Hai visto basi della NATO lì? - No. - Non mentirmi - ci sono basi loro ad ogni passo, ce lo dicono in televisione. - Non guardare la televisione, mamma - dicono bugie. - Come può essere una bugia? Certo che è la verità. È per questo che vi hanno mandato lì, per proteggerci dalla NATO. Voi siete eroi. Fallo sapere agli amici. - Non è rimasto quasi nessun amico - tutti uccisi. - Sono orgogliosa di te e dei tuoi amici". "Sai, questi maledetti ucraini vivono così bene - meglio di noi, davvero. - Beh, è ovvio - l’Occidente li paga, hanno paura di perdere questo e per questo combattono - ma per cosa? “Porterò così tanti vestiti a te e ai bambini - siamo qui in un appartamento ora, hanno lasciato tutto, sono fuggiti. Una famiglia sportiva - solo dieci paia di scarpe da ginnastica, tutte di marca. Ho raccolto tutto, l’ho messo nello zaino. I ragazzi trasportano via tutto con i camion, ma io non ho un camion. - Sei bravo, pensi a casa. A proposito, Sofia quest’anno va a scuola - magari prendi anche un computer da qualche parte?”
In queste conversazioni, le voci dalla Russia sono molto più interessanti di quelle degli occupanti. Con loro è tutto chiaro - sono venuti a prendere, uccidere, torturare. Ma proprio le voci femminili - madri, mogli, amiche - mostrano un grado di deumanizzazione che sembra possibile solo in una fantasia distopica. Queste voci amorevoli chiedono di uccidere di più, affinché i loro cari tornino a casa più velocemente. Queste voci desiderano la morte degli ucraini. Queste voci chiedono di non avere pietà dei bambini.
“Mamma, perché siamo venuti qui? La gente viveva la loro vita, e ora abbiamo coperto metà del paese con cadaveri. Perché? - Non osare dire così. Non sono affatto persone. Continua a combattere”.
Madre patria.
Sovrana madre.
#RussiaIsATerroristState
Di Katerina Barabash