Titolo: Il Terrore Titolo originale: Titolo Libro Serie: Autoconclusivo Autore: Arthur Machen Editore: Quodlibet Storie Genere: Horror Data d’uscita: 23/02/2022 Pagine: 145 ISBN: 9788822907608
-O-O-O-O-O-O-
Sinossi: Prima guerra mondiale. In un angolo remoto del Galles la popolazione deve fare i conti con una serie di morti raccapriccianti e di eventi inspiegabili. Presto il terrore si diffonde nelle campagne e, in un crescendo di angosciose supposizioni, la comunità arriva ad addebitare gli incomprensibili omicidi ai tedeschi, che si suppone abbiano creato un vero e proprio Stato sotterraneo. Si scoprirà tuttavia che non sono loro gli artefici del misterioso terrore calato inesorabilmente sulla placida campagna inglese, e prenderà sempre più corpo un’ipotesi sconvolgente, e cioè che l’ordine cosmico sia stato sovvertito e che (forse) non sia più possibile tornare indietro.
Opinione: La cosa che mi ha spinto a comprare questo libro è stato il commento nel retro del volume:
Tra i creatori viventi di paura cosmica pochi, o forse nessuno, possono sperare di eguagliare Arthur Machen: in lui gli elementi dell’orrore nascosto e della paura latente raggiungono una corporeità e una acutezza realistica quasi incomparabili.
Il commento veniva, niente di meno, che da Howard Philips Lovecraft (si proprio lui). Ora, io con Lovecraft ho un debito: grazie a lui ho conosciuto (e mi sono innamorato) di Clark Ashton Smith. Quindi ho comprato questo volume alla cieca.
L’ho trovato gradevole ma un po’ lento, con un ritmo che richiama lo stile da “cronaca” di alcuni racconti di Lovecraft ma che si perde a volte i parentesi troppo lunghe che rallentano gli accadimenti. Qualcuno paragona il racconto ad una storia di Hitchcock…sì, ma solo alla lontana. Non è male ma non regge il confronto con i grandi.
Questo paragone era riportato in un piccolo cartello dentro Feltrinelli ma senza citarne la fonte. Poi ho capito e riporto fedelmente quanto scritto nella quarta di copertina in basso.
Il terrore è stato tra le letture che hanno ispirato il racconto Gli uccelli di Daphne du Maurier e dunque un capolavoro di Hitchcock.
Tuttavia vorrei contestualizzare meglio l’affermazione sopra riportata. Il Terrore racconta un “fenomeno” improvviso che turba una tranquilla area geografica: una cosa molto simile a quanto avviene in alcuni film di Hitchcock. Gli uccelli ne è un esempio perfetto, in effetti. Improvvisamente una mattina gli uccelli iniziano ad attaccare l’uomo e poi, così come il fenomeno si è presentato, smette.
Di Machen ho un po’ di roba in pila di lettura, ma essenzialmente è stato il primo ad avere certe idee, sviluppate poi da altri. Certo è letteratura di un secolo e passa, non possiamo attenderci tempi e ritmi cui siamo abituati adesso. Serve molta calma, e per apprezzarli, una certa predisposizione.
Sono molto d’accordo però devo dire che Lovecraft e Ashton Smith mi hanno preso di più (ma anche molto di più di Poe). Secondo me si tratta di una mera questione di gusti: proprio ieri dicevo ad un’amica lettrice quanto mi sia rimasto in testa un racconto di Lovecraft. Capisci? Un singolo racconto di uno del secolo scorso.
Mentre lo leggevo sono riuscito ad immaginarlo così bene che mi è rimasto dentro neanche fosse un ricordo vero. Però questo non è successo solo con quel racconto a dire la verità, ma anche con altri 2 o 3. Allora ho capito che riuscivo ad entrare in sintonia con lui, cosa che non mi è accaduta con Poe ad esempio.
Insomma, secondo me è molto relativa come cosa. Ashton Smith ad esempio mi ha letteralmente meravigliato. Posso confessare di essermi molto commosso nel primo racconto di “Atlantide e i mondi perduti”: dove c’è un mago malvagio che racconta, in fondo, come lui sia rimasto malvagio perché gli è stato sottratto l’amore. Una cosa di una lucidità ma anche di una crudeltà non indifferente e di una solitudine che veramente mi ha stupito. Sai quando si dice “il cattivo è sempre molto solo”…ecco, quello.
Di Lovecraft ad esempio apprezzo molto i racconti giovanili, quelli che nessuno ricorda e disprezzo l’uso prettamente iconografico che si fa oggi (soprattutto in spregio all’idea di terrore dell’ignoto, di inguardabile, di sfuggente e via dicendo). Ashton Smith mi colpì moltissimo la prosa, di una ricercatezza che lo rende rivale di un Poe.
Di Machen - che però devo leggere meglio - si può dire che la radice è quella dell’ottocento, ma con una torsione unica. Mi riserverò altri commenti in futuro, credo.