Il monumento

Quel signore è di gesso. Naturalmente è un monumento. Potrebbe essere anche di marmo, ma il Comune ha scelto gesso, che costa meno. Il signore di gesso non se ne offende; il gesso non è una cosa dai molti splendori, ma è dignitosa; si sporca che è un segno di fatica e di vita quotidiana, una nobile vita. Essendo di gesso, probabilmente ha famiglia: una signora di gesso in un giardino privato, in un parco o nell’atrio di un ospedale. Si sa che, invece, i monumenti di marmo non hanno famiglia. Il marmo è bello, bei riflessi, pulito, ma così gelido. Nessun signore di marmo ha una moglie di marmo, eccetto i rari casi in cui hanno dovuto per motivi dinastici, mettere assieme un matrimonio di regime. Il signore di gesso è ragionevolmente contento di come l’hanno vestito: calzoni un pò stretti, patta liscia, giacca con piega, come se tirasse il vento, un lungo gilè con tanti bottoni, di cui va molto fiero, perchè un gilè è indizio di una decorosa carriera. Sulla mano destra gli hanno messo un libro. Non ha idea di che libro sia, il titolo è verso la strada, forse perchè lo legga la gente - veramente, eccetto qualche ozioso, non lo legge mai nessuno. Non sa di che parli quel libro, né se sia suo o glielo abbiano solo prestato. Gli dà fastidio di non poter leggere il titolo; ha tentato di compitarlo sulle labbra lisce di chi guardava, ma non c’è riuscito. Un’altra faccenda gli dà fastidio, un pò di fastidio. Lui è in piedi (veramente sa, che ci sono monumenti seduti, ma non se ne cruccia) su di una base, e sulla base c’è scritto qualcosa. Deve essere il nome, data di nascita, data di morte. Come monumento, le date non gli interessano; gli interessa il nome, perchè è il nome del signore di cui è il monumento. Lui è contento di fare il monumento, ma perchè non dirgli di chi? Bene l’importante è essere un buon monumento, e divertirsi con i piccioni che gli svolazzano attorno. Quello che il monumento non sa è che il signore di cui il signore di gesso è il monumento è furioso.
Lui il gesso! Lui, i piccioni!, Lui, quel libercolo in mano, Lui che ne ha scritti tanti, e tanto più grossi e decisivi! Il signore è furibondo, del resto ha avuto sempre un pessimo carattere. Da che è morto, e sono passati ormai più di cent’anni, non è mai passato da quelle parti. Solo, quando piove forte e controvento, si affaccia da una stradina per sbirciare, spera che l’uomo di gesso si sfasci, vada a pezzi, si sciolga, lui e le sue cacche di piccioni. E’ un peccato che nessuno gli dica quanto è contento di essere il suo monumento quel signore di gesso, e anche sua moglie, che, tutti lo sanno, è Clio, musa della Storia e della poesia.

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molto bello.
complimenti

Confermo mi piace parecchio! Curioso, folle e ragionevole assieme, un piccolo pezzo di poesia

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Bello, Luke.