Il bar di Luke52

Articolo indeterminativo maschile “uno, un”

es: un ottimo sgabello per un uomo. Uno sgabello, un uomo.

E uno.

— Ma che fa?
— Conta.
— Sì, ma perché?
— Pare abbia cominciato appena sposato, durante il viaggio di nozze all’Accademia della Crusca.
— E come andò?
— C’era questo novizio che, nell’andare a prendere una boccetta d’inchiostro per la sua piuma, inciampò prima di raggiungerla.
— … e… ?
— E il Babbano disse “E uno.” Poi il novizio prese la boccetta dall’armadio con troppa foga, così qualche goccia cadde sulla sua tunica, imbrattandola un po’.
— Ma: la boccetta era aperta?
— Certo: lì devono essere pronti a ogni evenienza.
— Vabbè, ma quindi?
— Quindi il Babbano disse: “E due.”
— Dava i numeri? Era la tunica del novizio, non la sua!
— Quelli dopo. Il novizio tornò al suo posto, prese una pergamena e vergò la parola “Incipit”. Ma aveva intinto troppo la piuma: il puntino sulla seconda “ì” stava diventando un pallone aerostatico. Dopo pochi secondi sembrava proprio che ci fosse scritto “incipPt”.
— E che parola sarebbe?
— Nessuna parola accettata. Il Babbano disse: “E tre.” Poi, non si sa di preciso da dove (forse l’aveva legata dietro alla schiena, sotto la mantella), estrasse una scimitarra e mozzò la mano destra al novizio, che morì in due minuti, dissanguato.
— Ma è pazzesco!
— Non è finita: nella stessa stanza c’era la sua giovane moglie, che lui giurava di adorare sopra a ogni cosa.
— La moglie, è vero! Lei non disse nulla?
— Ovvio che parlò! Lo guardò sconvolta ed esclamò: “Caro! Ma cos’hai combinato? Non pensavo che tu eri così sanguinario”.
— E lui?
— “Che tu fossi. E uno.”