Sono un cigno.
Questo pensiero mi attraversa in questa umida luce del mattino. Il sole fa capolino tra gli alberi, dissolvendo la caligine della notte, rendendola come un coltello.
Alzo il mio lungo collo e mi guardo attorno. Oggi è il di della partenza. Non so perché, ma da giorni sento questa spinta. I miei quindici compagni, la mia famiglia, tutto il mio mondo, ha deciso di seguirmi in questa avventura.
È quasi ora. Non è ancora l’istante giusto, non so perché, ma non subito Quando sarà, lo saprò.
Come lo so? Non è questione di sapere , è questione di sentire, di fidarsi. Forse nessuno ha la risposa, forse solo quel qualcuno che ha stabilito che così fosse e non altrimenti.
Odo un fruscio tra le fronde del laghetto. Attendiamo ancora. I compagni sono qui, fremono, attendono. Nessuno di loro sa perché dobbiamo partire, ma al momento buono capiremo. O forse no, magari tutto è racchiuso in pagine di un libro che a noi non è dato di conoscere.
Ecco, ci siamo quasi. Faccio un ultimo controllo. Conto… quindici. Ci sono tutti.
È ora.
Allargo le ali, mi spingo con i muscoli dorsali, è spicco il balzo in avanti. Attorno a me gli altri mi seguono. Si fidano. Accettano il corso degli eventi, e io come loro seguo il mio istinto.
Guadagnamo velocemente quota, non troppo in alto. Volteggiamo intorno un paio di volte, a mezza quota, mentre controllo che nessuno resti indietro. Ci siamo. I sedici sono in volo.
Dove andremo? Qual è il mio scopo in quest’opera, in questa danza? In quale direzione dobbiamo andare? Un pensiero mi attraversa la mente: e se il nostro scopo non fosse quello di andare da qualche parte, ma solo che quell’ometto laggiù ci veda, ammiri il nostro volteggiare nell’aria, liberi di svolgere il ruolo che ci hanno assegnato, e che si ricordi di noi?
L’ometto alza un bastone come a salutarci. Qui, in questo posto, che essi chiamano Finlandia, ci sono tanti luoghi tranquilli, e pochi ometti. Questi io lo trovo particolarmente simpatico. Passeggia sovente, immerso nei suoi pensieri, in chissà quali musiche.
L’ometto è lì fermo e ci indica col bastone. Mi sembra di percepire il suo amore, la sua emozione. Una lacrima scendere sul suo volto. Forse domani torneremo per un breve saluto, per intanto, un altro volteggio e poi ci dirigeremo in qualche direzione,.con qualche scopo, chissà. Sento che ora è tutto a posto, come se un piccolo pezzettino di composizione fosse andato al suo posto. Li, dove doveva andare.
Ora tutto è perfetto
Lancio un grido, per sollecitare i miei quindici compagni, o forse per salutare quell’ometto col bastone.
Tutto ora è in ordine.