Ho appena trovato un alieno in casa

Iniziò così:

Fantawriter (Dalek)

Ho appena trovato un alieno in salotto che stava sdraiato in poltrona. Cosa faccio ?

il_Cimpy_Spinoso (Babbano in Incognito)

Dì a tua suocera di tornare a casa sua

Tobanis (Antinano)

Fagli un paio di domande.

Paolo7 (Work in progress)

Sarà uno dei gatti del Cimpy che cerca un posto più accogliente. Gatto

HappyCactus (Ministro alle puntualizzazioni)

Fantawriter ha scritto:
ho appena trovato un alieno in salotto che stava sdraiato in poltrona. Cosa faccio ?

Chiama il 911. Se per caso ti dicono che sono intasati di chiamate, fuggi.
(il riferimento è a S1E1 della serie Calls su Apple TV)

il_Cimpy_Spinoso (Babbano in Incognito)

Seee, bel consiglio con le tariffe che ci sono per le intercontinentali…

Antha (solo “Antha”, ma ci piace anche così)

Salutamelo.

Fantawriter

Allora iniziamo…

Era un alieno quello che stava davanti a me. Un tipico alieno da fumetto pitturato di verde, occhi grandi e smilzo come un chiodo. Se non fosse stato così magro lo avrei confuso con mia suocera ,inoltre la megera era al mare con moglie e figli per le vacanze. Seduto sul divano teneva appoggiati due enormi piedi sul mio tavolinetto da birra ,e mi sorrideva il cretino senza dire una parola.
“Togli subito quei piedi puzzolenti dal tavolino!” – gli gridai furioso. Credo fosse stata quella rabbia a impedirmi di fuggire e chiamare il 911. Ubbidì subito e capii che il primo contatto con una razza aliena era stato raggiunto.

Come continuiamo?

E’ meglio spostare la discussione in racconti ten forward?

il_Cimpy_Spinoso

Un racconto in composizione?
Si magari andrebbe in “i racconti del Ten4ward” ma non copiarlo lì, chiedi gentilmente a Doralys se te lo può spostare con un pm

Non te lo sto nemneno a dire: non scordare le dovute genuflessioni, eh?!

Così:

Noi ci prostriamo Noi ci prostriamo Noi ci prostriamo Noi ci prostriamo

Quanto al racconto, potresti cominciare a chiederti da dove sia entrato il coso verde:

Avevi lasciato una finestra aperta? È così magro da passare sotto la porta? Può attraversare i muri?

Non è che hai un camino e quello è un emule di babbo Natale?

Poi, se sta alieno, il veicolo exteaterrestre dove l’ha parcheggiato? Capace che ti abbia appiattito le begonie in giardino? E se invece l’ha messo in strada, avrà rispettato le righe blu/gialle/biancoinvisibili o poi ci saranno multe da pagare?

il_Cimpy_Spinoso

Ora, torniamo all’alieno

Sta lì, coi piedi sul tavolino, come fosse il padrone del mondo.

D’altronde, se tu arrivassi in aereo in un posto dove il massimo della tecnologia fosse paragonabile all’età della pietra, magari un pochino sbrufgone e saccente lo saresti anche. Però solo se tu fossi sicuro che i Neanderthal tutto intorno non ti fracasseranno il cranio a colpi di pietra.

Dunque, lui che asso ha nella manica, che non si scompone appena tu, cavernicolo chiaramente sottosviluppato cerebralmente ma pur sempre pericoloso, entri e lo avvicini?

Io fossi in te me lo chiederei

Fantawriter

Ok Cimpy se ne hai voglia prosegui per alcune righe.
Ognuno può aggiungerne un pezzo e vediamo cosa esce fuori.
Tanto per divertirci

E finì così, con l’aiuto di tanti:

Ho appena trovato un alieno in casa

Scritto da:
Fantawriter, il_Cimpy_Spinoso, Tobanis, HappyCactus, Antha, Mikronimo


Si ringrazia per il sostegno e per l’ispirazione la Musa Doralys


1) Primo contatto

Era un alieno quello davanti a me.
Un tipico alieno da fumetto pitturato di verde, occhi grandi e smilzo come un chiodo.
Se non fosse stato così magro lo avrei confuso con mia suocera. Inoltre, la megera era al mare con moglie e figli per le vacanze.
Seduto sul divano teneva appoggiati due enormi piedi sul mio tavolinetto da birra, e mi sorrideva, il cretino, senza dire una parola.

– Togli subito quei piedi puzzolenti dal tavolino! – gridai furioso. Credo fosse stata quella rabbia a impedirmi di fuggire e chiamare il 911.
Ubbidì subito. Il primo contatto con una razza aliena era stato raggiunto.

Ora stava seduto più composto e mi fissava guardingo. Pensai di aumentare il mio vantaggio fingendo che fosse tutto normale.
Gli passai di fianco, raggiunsi la cucina, aprii il frigo e tirai fuori una bevanda gassata. Ci voleva una frase, qualcosa per farlo parlare, ammesso che ne fosse capace.
– Così – dissi nascosto dalla porta del frigo – Ti sei perso? – alzando abbastanza la voce perché mi sentisse. Nessuna reazione.
Tornai in salotto e mi sedetti sulla poltrona di fianco iniziando a sorseggiare dalla lattina. Mi accorsi che la stava fissando avidamente. La poggiai sul tavolino fra noi.
Fissò me…
Fissò la lattina…
Fissò me…
Gli indicai la lattina.

Tirò fuori uno strano congegno che puntò sulla lattina e produsse un discreto numero di fischi e di schiocchi.
– Andiamo bene – pensai. – Se questa è la sua lingua, siamo a cavallo: mai imparato a fischiare come si deve!
Quando fu soddisfatto, mise via lo strumento e la tracannò tutta d’un fiato.
– Si dice “Grazie”, amico – dissi.
– Grazie – rispose. Poco mancò che svenni.

2) Convenevoli e inconvenienti

– Vuoi del tè? – chiesi per riannodare una conversazione che era partita col piede sbagliato.
– Il tè mi fa schifo – disse guardandomi torvo con cinque dei suoi sei occhi privi di palpebra. Il sesto, notai, sbirciava le foto di mia figlia con uno sguardo che proprio non mi piaceva.
– Hai fatto buon viaggio? – tentai per distogliere la sua attenzione dalle foto.
– Heathrow era puzzolente – rispose senza esitazione – e piena di gente. Ma voialtri amate davvero ammassarvi in quel modo?"
– Hai usato un analizzatore sulla lattina?
– Certo. Avevo sete. Il primo contatto è sempre un’incognita. Mi mette ansia e morire avvelenato è da fessi.
– Usi un traduttore?
– Quasi. Analizza i tuoi schemi mentali e tenta di convertirli in concetti a me familiari e viceversa.
– Dove hai parcheggiato? – chiesi cercando di non far trapelare l’ansia.
– Sul retro – indicando il cratere di Tunguska. Ebbi un principio di vertigini, poi ricordai che quel cratere era lì da tanto di quel tempo da essere diventato un lago. Un dubbio si insinuò nella mente.
–Scusa, ma esattamente quando saresti arrivato? – Mi guardò dritto con 4 dei suoi 6 occhi e rispose:
– Tre kerul fa.
Tre kerul fa? – ripetei io con fare confuso…
– Tre kerul fa – ripeté lui (era la mia impressione o c’era un che di beffardo nella sua intonazione?)
– E un kerul sarebbe?.. – chiesi titubante
Un po’ delle vostre rotazioni attorno a Vega.

Mi prendeva in giro. Ero ormai certo che fosse qui per sterminarci tutti.
Adesso gli occhi che fissavano la foto di mia figlia erano tre. Tre! Santo cielo! Era già difficile quando lo faceva il figlio del vicino, coso lì come si chiamava? Quello strano, che girava in bici e mi parcheggiava sempre sul vialetto, che di occhi mi sembra ne avesse solo due.

– Hai fame? – chiesi per attirare nuovamente l’attenzione.
– Un poco – mi rispose, mentre mi avvicinavo alla libreria per girare le foto. – Cos’hai di buono? – aggiunse dirigendosi verso la libreria.
Era incantato sul "De Oratione Longa”, mentre con gli altri occhi pregustava “Chimica quasi organica” e “Psicopatologia della vita alternativa
– Fagioli, tonno, uova, …
– “Enciclopedia delle idee sbagliate in apertura” – balbettò, aggiungendo – “Sistemi con e6 e d6 contro a6 e h6”…

Faticavo a comprenderlo. Tra la visione della devastazione di Tunguska e il suo saettare oculistico tra i tomi della mia libreria, ancora non mi aveva spiegato cosa volesse da noialtri.
Si girò lentamente verso di me e il suo traduttore culturale doveva avergli reso qualcosa di significativo, perché tutti i suoi occhi mi guardavano con la stessa intensità con cui i miei due guardavano lui.
Prese una copia rarissima della Divina Commedia e la ingoiò in un boccone intero.

3) Comprensioni incomprese

– Buongustaio! – esclamai fiondandomi tra i libri per far sparire la copia dell’invasione di orsi in Sicilia autografata da Buzzati in persona.
Non era la prima volta che qualcuno cercava di derubarmi, ma non ci cascavo più.
Qui bisognava agire in fretta per liberarsi del parassita spaziale, prima che piantasse le tende nel mio salotto e le mandibole tra i miei libri più preziosi!

– Lascia stare i miei libri! Ho visto che occhieggiavi, anzi pluri–occhieggiavi, la foto della mia progenie. Prenditi quella, ma lascia stare i miei libri.
– Che vuoi che faccia con una foto? La metto nello Spritz? – ruttò l’alieno.
– Foto? Spritz? Sto impazzendo!-- pensai. – Ho un’idea! dissi – Fermati! Il mio vicino legge le peggiori schifezze. È tutta ottima cellulosa, soffice, morbida, un mix ricercato di inchiostri. Sono sicuro che per te sia una vera delizia. Dimmi – buttai lì con nonchalance – cosa succede se la temperatura si alza?
– Dipende da quanto si alza – rispose serafico.
– Duecentotrenta gradi – risposi guardando malinconico la mia copia di Fahrenheit
– Troppo caldo. Preferisco climi più miti.
– Attendi un attimo – dissi distrattamente – vado a prendere del kerosene e ti porto a conoscere il vicino. Ha una ottima assicurazione contro gli incendi…

Corsi in camera da letto e aprii l’armadio, ne tolsi il vecchio fucile da caccia di mio nonno, tornai in salotto e puntai l’arma contro l’alieno.
Non si scompose minimamente.

Impedirò a te e alla tua progenie di fare qualsiasi cosa abbiate in mente di fare!. Esclamai perentorio.

Continuò a non scomporsi minimamente.
Si limitò a fare puff, accompagnando il suono da un vago lampo verdognolo. D’improvviso accanto al primo alieno se ne materializzò un secondo, apparentemente identico.

– Dove eravamo rimasti? – mi chiese il nuovo arrivato con un tono insolitamente gioioso. Il “Primo” mantenne imperturbabile la sua compostezza.
Io maledissi in cuor mio di non aver ereditato dal nonno alcuna cartuccia e il non sapere quanto gli esseri che avevo di fronte avessero contezza del concetto di bluff.
– Sei arrivato al capolinea! – esclamai furioso.

4) Moltiplicazioni, divisioni e altre operazioni

Ci fu un nuovo puff accompagnato da un vago lampo verdognolo e si materializzò un altro alieno identico al primo e al secondo.
– Dicevi? – mi chiese beffardo il nuovo arrivato.

La situazione si faceva insostenibile. Dovevo cambiare strategia.

– Ragazzi, avete fame? chiesi speranzoso
– Sempre – risposero in coro
– Seguitemi! Il vicino è dietro l’angolo!
– Forse – rispose il Numero Due mentre l’Uno ghignava.
– La tua libreria-- continuò il Tre – è proprio qui, di fronte a noi
– E la Feltrinelli è a due isolati da qua – pensai. Mi chiesi come potessi portare tre alieni a fare una passeggiata senza destare clamore. Le mascherine non sarebbero bastate.
Potevo depistarli alla copisteria universitaria all’angolo. C’erano montagne di paccottiglia, tesi di laurea, montagne di scritti inutili.
Certo, Fabio Volo è pur sempre Fabio Volo, magari alla Feltrinelli potevo dar loro il colpo di grazia.
L’itinerario del tour gastronomico alieno prendeva forma nella mia mente.

– Ascolta, Uno e Trino mi è venuta un’idea – dissi. – Vi accompagno nel paradiso gastronomico, ma non potete farvi notare.
– Paradiso gastronomico – soppesò il primo.
– Fame – disse il secondo.
– Andiamo! – esclamò il terzo.

Diciotto occhi mi osservavano mentre soppesavo il rischio. La mia inquietudine aumentava.
– Venite, alla Feltrinelli! – esclamai entusiasta.
– Brutto nome – disse il secondo.
– Retrogusto ammuffito – concordò Tre.
– La Feltrinelli – pronunciai ieratico – è UN TEMPIO dei libri PER TUTTI i gusti. La maggior parte sono freschi di stampa e sono a disposizione di chi lui vuole. Ma – conclusi di slancio – dovete vestirvi diversamente!

– Immaginiamo che per te sia imbarazzante accompagnarci fuori casa – disse uno di loro – Noi però possiamo aiutarti. –
I tre si misero molto vicini e ridivennero uno. Non fu un bello spettacolo.

– In pratica puoi clonarti ma puoi pure de–clonarti a piacere? – chiesi
– La vostra razza ha un notevole senso di osservazione – rispose. Forse voleva essere gentile e non sarcastico, chissà.
– Guarda queste riviste. Non mordicchiarle. Guardale un attimo. Puoi prendere le sembianze di un terrestre? È pieno di foto. Non mangiarle! Guarda!

Quella rivista ci era finita in mezzo. Non voglio cercare scuse. L’alieno assunse la forma di una prosperosa ragazza. Molto prosperosa.
E nuda, molto nuda.

– Puoi riprodurre anche dei vestiti? – chiesi ammirando il panorama.
Comparvero anche camicia, golfino e scarpe. Salimmo in macchina e procedemmo alla volta della Feltrinelli.
Ad ogni incrocio vedevo sempre qualcuno fissare la bambola accanto a me.

– Scusa terrestre, non sarebbe meglio lì? – chiese indicando Gucci.

Ero un po’ confuso a quel nuovo bisogno.

– Mi pare ci siano cose interessanti. Sento un desiderio improvviso di vestiti e accessori e di prosciugare il conto corrente di un uomo.

– Ecco – mi dissi – mi ero imbattuto in un alieno psicolabile. Mancava che adesso pretendesse di essere portato nel ristorante più caro della città, e di farmi spendere un patrimonio per mangiare un’insalata scondita.

– Capiamoci – le dissi accigliato – vuoi dei libri o una borsa nuova?
– Che domande! – rispose divertita – Cosa me ne dovrei fare dei libri? Accosta subito!
– Che succede? – chiesi spaventato.
– Ho visto un paio di scarpe i–m–p–e–r–d–i–b–i–l–i!

Qui la situazione rischiava di sfuggirmi del tutto di mano. Un conto è fronteggiare un alieno che si mangia tonnellate di libri, un altro tenere a bada una femmina, pur extraterrestre, in preda allo shopping selvaggio.
Dovevo assolutamente sbarazzarmi di lei. Oppure sposarla.

Mentre ero assorto in queste riflessioni mi accorsi che centinaia di donne continuavano a sciamare per i negozi della via tentando di acquistare con la carta di credito del compagno. Realizzai nel tutto un’insidia di portata ben maggiore. Eravamo forse vittime di un’invasione in piena regola?
Erano tutte aliene!
Centinaia di donne appariscenti, in preda al fremito del saldo.

Scene da autentica apocalisse quando un tacco nella corsa allo straccio in offerta si rompeva o una calza durante le prove in camerino di dieta mancata si smagliava.
Agganciai la mia bambola.

– Scusa, ma son tutte come te?
– Chi?
– Le donne qui: tutte aliene?
– Può darsi…
– E se vi riuniste tutte in una? Così potreste comprare tutto quello che volete senza concorrenza?

Vidi un lampo a metà tra l’avido e l’intuitivo nei suoi occhi…

5) L’altra faccia della medaglia

– Volevamo divertirci un poco. Sai sono stati momenti molto duri – disse l’aliena raccontandomi per la prima volta la sua storia.

– Eravamo braccati, alla disperata ricerca di un luogo dove rifugiarci per sfuggire ai nostri aguzzini. Fuggimmo, consapevoli di avere le ore contate.
Ci stavano tracciando, non potevamo sfuggirgli, non finché restavamo a bordo di quel veicolo.
Dopo ore estenuanti in mezzo al nulla, finalmente un pianeta con atmosfera respirabile.
Ci precipitammo, nascondendo il veicolo in un grosso lago, e in tre soli puff ci mimetizzammo diventando uno, e corremmo a nasconderci il più lontano possibile, in uno dei tantissimi anfratti che trovammo.
Con nostra sorpresa era arredato (anche se di pessimo gusto).

Ci stravaccammo sul divano, i piedi sul tavolino, quando la porta si aprì ed entrasti. Lo devo dire, sei proprio una creatura orrenda: due soli occhi fanno anche paura.
Mi colse una vertigine sentendoti urlare e obbedii: non si discute con una creatura primitiva larga 50 volte te…

Sproloquiavi. Continuavi ad occhieggiare me, la tua libreria, e la foto sulla libreria. Cosa aveva di speciale quella foto? Provai a capirlo lumandola con due o tre occhi. Non capii: c’erano un paio di bestie mostruose, un anfratto tipo questo… Mah! Forse erano i libri, pensai. Forse erano parte integrante della catena alimentare (parlavi di cibo infatti).
Ne presi uno e lo imboscai facendoti credere di averlo mangiato.

– Dunque, tu non mangi i libri?
– No.
– Posso riavere il mio?
– È in casa tua, sotto il divano.
– Da chi scappi?
– Da cosa, vorrai dire.
– E questo caos? Perché Gucci?
– Qualcosa si stava avvicinando, abbiamo tentato un diversivo. Ora però dobbiamo fuggire di nuovo. Presto!
– E tutte le altre? – chiesi guardando il caos tutto intorno.
– Non c’è tempo, andiamo! – disse l’alieno che sembrava agitato.

Mi trascinò nel negozio più vicino – un ferramenta.
Ci fu un puff, e mi trovai accanto un uomo nerboruto vestito da taglialegna con un tacco di dodici centimetri.

– Le scarpe! – esclamai.
– La motosega! – rispose.
– Ah no, eh?! – dissi – Basta con questa immedesimazione totale. Non è neanche in offerta!
– Che hai capito? Quella serve per districare il veicolo
– Districare?..
–Ti ho detto che ho parcheggiato in fretta, no?!
– A Tunguska?
– A Tunguska!!

6) Moneta perduta

– Come sarebbe “è morto”?!? – esclamò sbalordito il commesso.
– Lei si chiama? – chiese il Commissario.
– Mi chiamo Anastasio Cimpy. Sono il commesso del reparto falegnameria – rispose.
– Come dicevo signor Cimpy, non vorrei sembrare rude, ma quando uno si taglia la testa con una motosega sono cose che succedono. Cosa è successo? – chiese il commissario.
– Continuava ad urlare e a ripetere “Districare! Districare!”, poi ha avviato la motosega e Zac! Si è staccato la testa. Io ero proprio laggiù – disse piangendo e indicando con il dito il punto dove aveva assistito alla scena.
Poi aggiunse – Addio cliente hai visto cose che noi umani non potremmo neanche immaginare: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione… e hai visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. Era tempo di morire, cliente,…

Epilogo

– Ordunque – disse il medico – Queste sono le sue pilloline signor Cimpy.
– Grazie dottor Mik – rispose Cimpy.
– La smetta di chiamarmi Mik. Il mio nome è M I K R O N I M O – disse il dottore stizzito.
– Ok, dottor Mik. Ma quale dovrei prendere? – chiese il commesso – Rossa o blu?
– Scelga lei. Tanto il colore non conta.
– E se con le medicine peggiora? L’alieno è insopportabile. L’ho trovato seduto in salotto. È tremendo! Sempre con quel suo vizio di correggermi"…
Puntualizzare – corresse l’alieno.
– Aaaargh! Lo sente?!? Avrebbe qualcosa anche per lui?? La prego!!
– Le ho già detto che l’alieno non esiste…
– Ma puntualizza – disse il Cimpy.
– Allora lei prenda la pillola blu e dia la rossa l’alieno – sentenziò il dottore andandosene.

Happy Ending

– Allora amico, hai sentito il dottore? – chiese Cimpy all’alieno.
– Non sono tuo amico – rispose.
– Compagno?
– Non sono comunista.
– Camerata?
– Non sono fascista.
– Coso?
– Chiamami Happy. Coso Happy!

Puff

Sipario.