“Côte d’Azur”, di Mary S. Lovell (trad. Maddalena Togliani)

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“La villa, candida e bassa, era incassata tra le rocce integrandosi perfettamente nel paesaggio circostante, e gli ospiti che guardavano fuori dalle finestre o uscivano sul balcone privato della loro stanza avevano l’impressione che fosse sospesa sul mare blu. La piscina, considerata la più bella della Riviera, si trovava in una vasca che era stata scavata nella roccia con l’esplosivo, ed era dotata di uno scivolo che permetteva ai bagnanti di arrivare giù, nel mare sottostante, e nuotare fino a una piattaforma un po’ più al largo. L’enorme terrazza tra la casa e la piscina era il cuore di quasi tutta la vita sociale, e a ciascuna estremità una scalinata curva di pietra scendeva alla piscina. Furono installate tende parasole avvolgibili, affinchè i tavoli da gioco offrissero agli ospiti una luogo ombreggiato dove bere e giocare a carte – bridge, bazzica a sei mazzi – o backgammon.” (pag86)


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