Come si scrive fantascienza?

Lo ammetto, avevi sempre desiderato scrivere ma le idee in realtà hanno latito finché non mi sono messo sotto. Ho accolto la sfida e ogni stranezza che mi viene in mente è materia di racconto.
Si può prendere anche una data, vedere che è accaduto e ricamarci sopra.
In genere se ho una idea la questione è o come si svolge, coerente con la stranezza o trovare una spiegazione bizzarra della stessa, ma ben documentata.

Prendete un fatto storico, uhmm, questo:
Il Turco - Wikipedia(in%20tedesco%3A%20Schacht%C3%BCrke,interno%20da%20un%20giocatore%20umano.

Se dovesse essere vero, anziché finto, cosa accadrebbe?

Sorpresa! Dentro la macchina ci stava un’altra macchina! Ma se la macchina periferica è guidata da unità di elaborazione centrale, non è ancora una macchina?

Chi volesse invece dare un tocco extra di fantastico, che in realtà è sviare dal “possibile” per aggiungere qualcosa solo per stupire il lettore con nuove prospettive, ci sarebbe la coda:

E qui? La.macchina ha davvero figliato? Oppure essendo della stessa materia lo riconosce come simile anzi, come consanguineo? Conmeccanico?
Chissà…

Io invece preferisco sempre la tecnobubbola, la “spiegazione” tramite marchingegni di qualche tipo. Devo trovare qualcosa che renda davvero possibile , logico, consequenziale, fattuale la scena.

Il racconto sarebbe molto diverso:

Il tocco finale serve per dare il colpo di scena. Notare come ho usate in tre frasi diverse la virgola e il fine frase. È un tocco di personalità, affinché chi entra in scena sia il più solido possibile.

Voi, che tipo di fantascienza siete?

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Ah ovviamente per quante le spari grosse, cerco sempre di studiare e informarmi. Nel caso, oltre il link sopra (e tutti i derivati) ci sono

https://www.chessprogramming.org/Claude_Shannon#Chess_Automation

https://www.chessprogramming.org/Adriaan_de_Groot

Interessante. Sei in un momento di grazia, è evidente.

A fine università passai un lungo periodo in cui scrivevo di tutto, principalmente fantastico ma avevo anche buttato giù in romanzo piuttosto lungo, a tema fantasy. Sebbene il romanzo non fosse poi gran ché, e il finale si ruppe, alcuni capitoli erano secondo me degni di nota.

Poi purtroppo (o per fortuna?) Mi passò.

Nota amargine, consiglio si usare il tag [quote] anziché [code], perché quest’ultimo non spezza le linee lunghe e il testo diventa illeggibile.

Comunque il discorso non regge, lo sfidante che butta all’aria la scacchiera si chiama Magnus.

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Grazie ho corretto! Sì ieri sera dopo una paio d’ore di ricerche e di riscritture ero in dubbio sul code o il quote e ovviamente ho sbagliato…

Ho cambiato anche il pezzo che si muove, adesso è una torre perché il primo vero calcolatore scacchista meccanico era un risolutore subottimale del problema KRK.

Comunque, a quale tipo di racconto vi sentite affini?

Quale versione preferite?
  • La prima, più atmosferica
  • La variante estesa dell prima, ancora più fantasiosa
  • La seconda, piena di parolacce

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La tecnobubbola, di Star Trek-chiana memoria, almeno la prima volta in cui l’ho sentita, è sicuramente la maniera più simpatica (simpaticamente truffaldina per nascondere che non sappiamo per niente di cosa stiamo parlando, ma che è anche il mio metodo preferito quando mi diverto a scrivere qualcosa) definire una situazione fantascientifica… Se no che fantascienza sarebbe; poi magari è tutta una falsità, è tutta una stranezza e chi lo legge dice: “Ma che roba è”, ma noi capiamo…

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A me piace la terza, quella col diapason

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Ossia la versione due (abbiamo una prima, una estensione della prima e la seconda)

Okay, voto. Però non vedo parolacce (e va bene così). Intendevi parole tecniche messe a caso?

Esatto! :nerd_face::nerd_face::tada::tada:

Oh che poi ve l’ho detto, ho pure studiato per 'sta roba!

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Cimposo… :roll_eyes:

Non è tecnica. Fila da Luke a saldare il 50% del conto, tu.

Dovrai strapparli dalle fredde dita del mio cadavere… (cit.)

Intanto che te fai resistenza, il Jabba sta già controllando il contenuto del tuo borsello. Poi lo mette vicino al portafogli di Max

Raccotini nello specifico a parte, vorrei tornare al metodo che sto usando per scrivere tutte queste bizzarrie.
Se volessi connotare il fantasy, direi che una peculiarità è l’incidentalità delle situzioni. Un mago lancia la sua magia oggi e poi la cosa finisce lì. Metropolitan di walter Jon Williams supponce che esiste la magia, allora essa può essere usata come forza motrice, alla stregua dell’elettricità, quindi esistono le sorgenti, reti di distrubuzione, amministrazione e burocrazia. La FS ha come peculiarità sia la spiegazione che l’implicazione.
E’ narrativa speculativa per questi due motivi, non incidentale, niente deus ex machina.

Prendiamo un fatto banale: sono sceso l’altro giorno a prendere il pane. Mattino presto, più o meno, non un’anima in giro. Anche troppo silenzioso.
Da un fatto del genere “strano” possiamo cercare una spiegazione e/o una implicazione.Come mai? Il post atomico lo hanno usato tutti, meglio qualcosa altro e forse Heisemberg ci viene in aiuto. Serve anche spiegare perché, causa della spiegazione.
Come conseguenza, questa totalità ha una qualità metaforica.

Dunque:

Niente auto, nessuna persona in giro, non un movimento. Il giardino dell’asilo è vuoto, non sento neanche gli uccelli. Eppure, so che ci sono. Non sono nascosti, sono io ad essere a loro ortogonale. Qui e al contempo no. Una vicinanza impossibile e la separazione perfetta.
Dislocazione quantistica la chiamavano, il teletrasporto, “l’altrove in un istante”. Volevo cambiare, ma non si sfugge alla solitudine. Non è stato allora un errore bensì la sintesi della vita stessa. Ha senso dire “tornare”?

Ne vien fuori qualcosa “ai confini della realtà”, anche se credo debba metterci mano ancora. Comunque, era per dire come stavo procedendo.

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