Bel saggio di Rivista Studio sull’evoluzione della letteratura. Con citazioni colte e considerazioni argute Come sarà la letteratura del futuro? • Rivista Studio
Bell’articolo.
A me sembra che l’inventiva stia prendendo altre forme, si stia un po’ scostando dalla letteratura/narrativa propriamente detta, “classicamente” intesa, per entrare ad esempio nella forma del blog, dell’animazione, eccetera. I social stessi, ovviamente nella forma di post, interazioni, scritti, potrebbero forse assurgere a nuova forma letteraria? Chissà.
Tanti spunti comunque.
Penso anch’io. Credo anche che l’ebook diventerà uno strumento in evoluzione continua che permetterà nuove tecniche di narrazione (ad esempio ramificazioni ipertestuali) e nuovi contenuti. Sarà divertente vedere queste trasformazioni
La fantascienza non potrà mai essere una letteratura di fantascienza, fino a quando il mercato continuerà a cercare i soliti stereotipati racconti. Parlo dell’inscatolamento nelle forme aristoteliche e proppiane, del world building, della punteggiatura a tutti i costi, di tutti i pusillanimi accorgimenti partoriti dai corsi di scrittura creativa. Puntando al lettore pigro e ai facili incassi non andiamo avanti. Vi faccio un’esempio e uso il testo di uno scrittore citato nell’articolo sopra:
Vic Serotonin era seduto in un bar di Straint Street, appena fuori dall’area dell’evento di Saudade, e conversava con un ciccione di un altro pianeta che si chiamava Antoyne. Avevano giocato a dadi tutta la notte. Mancava poco all’alba, e una luce marrone netta ma fioca strisciava fuori dai lampioni e riempiva il locale.
Questo è l’incipit di Nova Swing di Harrison.
Ora leggete a voce alta questo:
Se ogni discorso muove da un presupposto, un postulato indimostrabile e indimostrando, in quello chiuso come embrione in tuorlo e tuorlo in ovo, sia, di quel che ora si inaugura, prenatale assioma il seguente: CHE L’UOMO HA NATURA DISCENDITIVA. Intendo e chioso: l’omo è agito da forza non umana, da voglia, o amore, o occulta intenzione, che si inlàtebra in muscolo e nerbo, che egli non sceglie, né intende; che egli disama e disvuole, che gli instà, lo adopera, invade e governa; la quale abbia nome potestà o volontà discenditiva.
Discendere, è da notare in primo luogo, è operazione agevole; ad eseguirla, non temerai di intopparti in impacci, preclusioni dinieghi, ripulse gravitazionali: né dovrai ammusarti la strada con le vibratili froge cerebrali; ché l’intero universo è così callidamente strutturato da fare di tutti i possibili movimenti questo solo sollecitante ed aperto, cattivante, anzi allegrante, naturale, naturalmente rapido di sempre più rapidissima rapidità; onde si sibila per l’aria intendendo a ipotetico bersaglio, o teologico, o infernico, supernamente infimo, su quello convergendo la nostra natura magra e diffusa, come capovolto ventaglio di rette si monoaccentra in grafico prospettico.
Si noti come questa vocazione discenditiva si essempla nel nostro corpo, fusiforme verso i piedi, come si addice a ordigni di scavo, quali sono le talpe dei talloni, con che a noi medesimi scaviamo la tomba in amica argilla; a trivella ci attorcigliamo dall’ombelico in giù, con quel breve e autonomo cavicchio del membro e, oltre, l’alluce da trifola tenta la terra terragna cui inabita il tartufo del diavolo, e vi apre unghiata di abisso.
Dalla guglia, dalla garguglia della tua testa d’osso, amico, mia comproprietaria di genitali, mio complice in distillazione d’orina, fratello in escremento; e tu anche, preventivo cui faticosamente mi adeguo, modello di teschio, mio niente scricchiolante ed ottuso, mio conaborto, conversevole litopedio; dalla infima cima sporgiti, abbandónati al tuo precipizio. Sii fedele alla tua discesa, homo. Amico.
Questo è l’incipit di Hilarotragoedia di Menagalli.
Solo arrivato alla fine ho capito che non si trattava di un testo generato da una IA con problemi di apprendimento ma di un estratto di Manganelli (Menegalli vs Manganelli, è un refuso voluto? Lol)
L’IA non arriverebbe mai a una tale sintesi.
Magari fosse un refuso voluto. Ma quanto è brava la mia in-con-scienza?
Beh Nova Swing è comunque un romanzo molto complesso e dai vari strati simbolici, anche se formalmente è normale.
Tornando a tema, la fantascienza è sempre stato un propulsore di idee, perché molti scrittori sono interessati al possibile, all’impossibile e alle nuove tendenze (per quanto fare futurologia non è o non dovrebbe essere il suo mestiere).
Certo, l’impressione che questo secolo sia più povero rispetto ai precedenti c’è e come. È anche un problema di contesto: la prima metà del secolo scorso c’è povertà, arretratezza e due guerre mondiali, poi una libertà e una ricchezza (in occidente) mai sperimentata. Se prima la.musica era statica per secoli (e il romanzo ha nascita recente) adesso un decennio senza novità sembra terribile.
Adesso tra bulimie, fasi discendenti e abitudini diverse, nonché bagagli culturali completamente sproporzionati, ci sentiamo strani e depuaperati.
È possibile che la china della parabola discendente (che percepiamo anche se non so se sia reale) stia finendo e ci sarà una nuova salita. Ma sono anche io confidente che la FS avrà un ruolo, nel qual caso.
non c’è nessuna parobola discendente. È solo la fantascienza che, tranne per Ballard, Gibson, Miglieruolo…aggiungete voi, è trita e ritrita.
No aspetta, di FS all’estero ce ne è a bizzeffe di ottima fattura (Aliette De Bodard mi piace un sacco, così come la JK Nemesin) fino a veri capolavori (Ken Liu e Ted Chiang, Swanwick, giusto per fare qualche nome recente), senza parlare di tutte le riviste che ci sono, che mostrano un vigore del genere veramente notevole.
Se invece si parla di album musicali epocali o di letteratura “normale”, chi riesce a dare a nomi eclatanti? Murakami ad esempio mi ha lascia molto molto freddo, Philip Roth bravo ma non impazzisco. E poi?
L’articolo segnala proprio questo, la percezione - reale o meno - che gli ultimi 20 anni non siano stati prodighi di opere e nomi memorabili.
Non ho capito: i nomi che hai fatto non sono memorabili?
Per la FS sì, per gli altri campi (musica, letteratura) invece - o almeno così ho capito io l’articolo e un po’mi ci rivedo - la sensazione è che manchino nomi memorabili o d’avanguardia.
Sintesi un par di scatole.
Quello ha preso un testo di (per dire) Leonardo da Vinci e lo ha rielaborato per fargli esprimere quel che voleva.
Si può fare, ma non direi che è una sintesi.
Sempre che qualcuno (ne basta uno per settore) non diventi memorabile solo coi posteri.