Arte e Cervello

Mah.
Diciamo che ci sono prove di differenze che è difficile smentire. Semmai non è vero che tutti gli emisferi destri siano uguali o che stiano necessariamente a destra o che non ci sia qualcuno che abbia alcune funzioni bilateralizzate.

Però chissà, non mi aggiorno da tanto sull’argomento. E’ ben vero che le prove più forti venivano da individui con problemi: dal corpo calloso tagliato per epilessia grave a danni cerebrali in aree specifiche, magari in seguito a ictus o altri problemi neurologici. Però le aree di Broca, di Wernicke e atre sono abbastanza assodate (non che stiano necessariamente a sinistra, eh? Mica per nulla si dice che stia nell’emisfero dominante, non a destra o a sinistra).

È l’interazione tra gli emisferi che conta.

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Parte male
“Molte funzioni specifiche sono lateralizzate (di solito): il linguaggio nell’emisfero sinistro, le emozioni nel destro e così via”

No, non è così, non è che a sinistra sta il linguaggio e a destra le emozioni: è nell’emisfero che riteniamo dominante che ci sta il linguaggio (lo riteniamo dominante perché ci sta il linguaggio, che per noi umani è fondamentale).
Nella maggior parte (65-80% circa) delle persone è a sinistra ma attenzione: oltre ad una quota di persone in cui avviene che sia a destra, esistono non pochi casi di bilateralizzazione (indovina un po’? Pare succeda soprattutto con le femmine…).
Non è maschilismo, è neuroscienza - infatti succede (in misura statisticamente inferiore, però) anche nei maschi - dipende, pare, da un mix tra genetica e allenamento. Ma un allenamento precoce, di cui mediamente non siamo nemmeno consapevoli poi.
Però, ad esempio, è un fatto che i bilingue nativi abbiano aree più estese che si attivano quando parlano in ambo le lingue, mentre i bilingue che hanno imparato tardivamente la seconda lingua si illuminano meno, con quella, quando gli fai contemporaneamente una PET. Perché pare che nativamente una parola possa avere sinestesie (cioè associarsi a sensi extra) e collegamenti mnemonici che una parola (straniera) imparata giusto per passare un esame (o comunque da più vecchi) può non avere.
Discorso difficile, anche perché la scienza che avevo studiato al riguardo lo diceva chiaramente: “in media è così, in pratica non è detto che lo sia in questo caso o in quello”

poi qui si riprende

Certo. Lo si diceva già ennemila anni fa, ed è il mantra della Gestalt quando afferma che il tutto è maggiore della somma delle parti. Ed è anche una cosa banalmente ovvia. E’ chiaro che, salvo scissure degli emisferi, essi lavorano insieme e - tendenzialmente - collaborano, quindi è ovvio che ambo ci provano a fare il lavoro e che di base quella che chiamiamo “mente” è una, non due metà che si fanno le scarpe a vicenda.

Comunque questo mi è piaciuto:

Certo, io approvo: se fosse vero che il “destro” (=il non dominante) disegna meglio del “sinistro” (il dominante - si intende quello che si è specializzato nel linguaggio, dove questo non sia bilaterale - ma per saperlo, o pet o ti si deve trapanare il cranio) e con gli esercizi tipo “disegna rovesciato” si disegna meglio, allora posso spiegare tutti i miei guai col fatto che la mia parte “destra” è morta quando avevo 5 anni…
:smiley:

Certo. Prima però beccati quest’altro pippone:

  1. si è appena contraddetto: diceva che non c’era dominanza e adesso:

2)insiste con la storia “sinistro= linguaggio=dominante”, “destro=emozioni”. Sarà anche un 65%/80% contro un 45%/20%, ma il punto è che bisogna spostare i termini: linguaggio=dominante (perché così funziona la nostra civiltà) = abbastanza più spesso a sinistra. Non esclusivamente. Dove colloca chi ha le aree ridondate anche dall’altra parte?

  1. e poi: nessuno dei due emisferi domina, perché sennò l’ingegnere avrebbe quello sinistro in vantaggio e l’artista quello destro? E perché mai? L’ingegnere non prova emozioni? L’artista non parla e non è logico? Qui si confondono diversi aspetti, tra i quali l’insegnamento a non mostrare o a mostrare emozioni.

  2. dulcis in fundo, se ne accorge anche chi ha scritto l’articolo:

E dunque, l’ingegnere e l’artista di tre righe sopra? Li ha citati solo per smentirsi poi? Che razza di ricerca sarebbe, una che usa luoghi comuni per smentire luoghi comuni buttati qua e là mischiando cose effettivamente studiate (e non da ieri) che la smentiscono in parte?

per poi concludere con

vabbè, fermo restando che appunto il cervello cerca di lavorare come un tutt’uno e, finché gli emisferi sono connessi, di base ci riesce anche (ma non sempre), questa frase è da campagna elettorale e basta. Che io volevo diventare un grande artista, ma niente: non siamo tutti uguali e per alcuni allenarsi tanto non basta, al limite possono diventare dei mediocri dilettanti mentre atri, con poco sforzo, possono essere i numeri uno in un dato campo. Semmai il problema è che capiscano in quale campo e in quello poi si applichino.

Ci ho messo anni a capirlo, il mio, ma alla fine ci sono arrivato: come rompo le scatole io, pochi.

Okay: scacchi, dai.

Il libro citato tra l’altro fa notare che tutta questa separazione non c’è, ma vuole.sottolineare l’approccio intuitivo rispetto quello manuale.

Non si impara a disegnare facendo mille righe dritte, è una questione di “visione interiore”. Serve sempre un modello fisico, innanzitutto, e si tenta si esprimersi, di vedere, di comprendere relazioni tra le forme e le varie armonie che si interiorizzano. Da un lato c’è la percezione del tutto, dall’altra si tende a scindere invece, per evitare che i preconcetti si sovrappongano a quello che uno fa.

Se o @il_Babbano fatti aiutare da una IA

Ecco, una IA che disegni per me aiuterebbe. Perché hai voglia a comprendere relazioni e ad esprimersi, se vuoi fare una linea longitudinale obliqua e ti esce un arabesco segmentato, c’è poco da fare.

Mah secondo me bisogna solo trovare l’approccio giusto. Non esiste solo il disegno “bello” - nei fumetti penso al nostrano Gipi o al francese Sfar, giusto per esempio.

Comunque quel dipinto della IA è veramente bellissimo.

L’approccio giusto nel mio caso è stare lontano da matite e pennelli: penso ad un tratto, esce altro.

Sì, quell’AI è in gamba. Mica per nulla ha battuto gli umani in lizza

Ma no, a volte bisogna cambiare gli obiettivi conoscendo come mai accade quel che accade. A volte bisogna educarsi a volte bisogna assecondare.
Usare un metodo unico di insegnamento è miope, visto che non tutti fanno le stesse cose.

Vieni l’8. Porto un foglio e disegno un vaso con ben un fiore.

Poi tu lo appendi in bella vista dove lavori e mi dici i commenti di quelli che lo notano. Anche come penitenza, lo terrai lì almeno 3 mesi.

Ci sto! Tanto lavoro da casa! (In realtà da lunedì mi toccheranno due GG la settimana…)

E allora lo appendi dove ti tocca guardalo ogni volta che alzi gli occhi dal monitor. Per tre mesi.

Poi vediamo chi piange di più

Originale. Potresti darti all’arte moderna. :slightly_smiling_face:

Guarda a parte che è fatto sicuramente tracciando le linee col mouse e viene malissimo per definizione, direi che è come.disegna un bambino, per cui non lo zero assoluto come.ce la vuoi vendere te.

Se posso permettermi, giusto una domanda: noti che in basso a destra c’è una protuberanza che va verso il basso?
Se no, è un problema percettivo. Se sì, come.mai non hai pensato di correggerlo?

Certo sarebbe meglio se facesse un disegno su carta per farsi un’idea.

Paul Klee non era mica a zero.

Allora, che ho detto io?

Le mie capacità grafiche competono con quelle di un bambino di 5 o 6 anni.

Vedo la protuberanza, ma correggere non vale, altrimenti starei a correggere continuamente e, nel giro di 30 o 40 giorni, il foglio sarebbe consumato dalla gomma.

Il mouse farà danni di base, ma il tratto libero mio su carta non farebbe vedere grande differenza: comunque i petali del fiore non sarebbero ciascuno delle dimensioni giuste, i tondi non sarebbero tondi e il vaso sarebbe sbilenco.

Poi la colorazione compensa, perché almeno non ci sono sbavature e il colore viene uniforme. Dunque facendo finta che con matita verrebbe un filo meno bitorzoluto, comunque poi, a colorare, ci sarebbero altri danni.

Lui non sbaglia il tratto.

Con tutta la buona volontà, nessuno dei miei disegni può passare per un’opera d’arte.