Alla ricerca di Artù #2 – di Angelo D’Ambra

Sicuramente l’Historia Regum Britanniae di Goffredo di Monmouth, pur romanzata e ampiamente condita di fantasie, collima con la storia del secolo, tuttavia, pur citando Artù, non ne dimostra l’esistenza.
Il re, sulla base dell’intero ciclo letterario, andrebbe collocato tra il V ed il VI secolo d.C., tra il 450 d.C. e il 550 d.C. circa, quando l’Inghilterra fu invasa dai sassoni. C’è una grande quantità di testimonianze concernenti personaggi, cultura e società in cui sarebbe vissuto, ma nulla che lo riguardi direttamente. Mancano testimonianze documentarie e, se è possibile ipotizzare che manchino perchè i britanni avevano una tradizione esclusivamente orale o forse perchè i vincitori non vollero tramandare il nome di chi li aveva sconfitti a più riprese, il fatto che manchino anche prove archeologiche ci spinge ad essere più concreti.
Fatto salvo l’Historia Brittonum di Nennio del IX secolo, non c’è menzione di Artù neppure in una fonte britannica e coeva come il De excidio et conquestu Britannie di San Gildas. Artù compare invece in alcune storie ecclesiastiche e agiografie, ma non è un eroe, è un personaggio infido e ostile, non re ma dux bello rum, le cui vicende, come quelle descritte nelle Chronicae gallesi, anch’esse risalenti a quattrocento anni dopo il tempo della presunta esistenza di Artù, forniscono dettagli improbabili della sua vita come della geografia delle sue campagne.
Molto più tardi, nel 1125, Guglielmo di Malmesbury in Gesta Regum Anglorum riprende la storia di Nennio e della battaglia di Monte Badon, ma è nel 1137 che Artù entra con grande spazio in un libro, quello di Goffredo di Monmouth, l’Historia Regum Britanniae.


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