The Eyes of the “Overnifft”

Negli anni in cui la Fantasy Classica contendeva il dominio del genere ad altre correnti, come la “scuola celtica” o altre motivate da impulsi innovativi e progressisti, Michael Shea lavorava in una maniera parzialmente indipendente con La Saga di Nifft, adoperando lezioni preziose nel cui specifico caso è doveroso a mio avviso menzionare soggetti come il troppo poco citato J.K. Bangs, Mark Twain e “di conseguenza” – in merito ovviamente a tale ragionamento – anche Lin Carter, il quale è probabilmente il primo a portare dei sentori “Bangsian” davvero concreti nell’Heroic Fantasy, ma anche quella dantesca non è certo da trascurare, e non meno un certo stile pittorescamente fiammingo si fa indubbiamente rintracciare. Ma un solo nome in questo contesto predomina su tutto in maniera quasi prepotente, ed è quello di Jack Vance, che non si limita ad ombreggiare la scrittura di Shea solo nell’ambito di Nifft, bensì entra pervasivamente in tutto l’operato dello scrittore californiano. Yana, ad esempio, non fa eccezione neanche lontanamente.


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