Recensione: I Simulacri di Philip K. Dick

 

TRAMA: Nel XXI secolo gli Stati Uniti d’Europa e d’America sono governati da una coppia incantevole: “der Alte”, il presidente, e la First Lady, vero motore del potere. Popolare e amatissima star televisiva, la donna nasconde segreti che ne potrebbero destabilizzare l’autorità, e si oppone a ogni tentativo di rovesciamento del suo benigno regime. Fra complotti, corporation industriali, conflitti sociali tra élite e massa, tra chi conosce la verità sulla reale natura di “der Alte” e chi crede ciecamente nella verità offerta al pubblico, si muovono gli altri personaggi del romanzo: il pianista psi Richard Kongrosian, capace di suonare senza toccare i tasti; Bertold Goltz, capo dell’organizzazione dei Figli di Giobbe; Loony Luke, venditore di astronavi che permettono alle famiglie disperate di emigrare su Marte; e poi i simulacri, sostituti robotici degli esseri umani, usati come strumenti fondamentali di un rischioso gioco politico. Un affresco che precorre la politica-spettacolo e la religione dell’apparire, temi che Dick anticipa con gli strumenti analitici della fantascienza, e con un sentimento profondo della condizione umana. Introduzione di Carlo Pagetti. Postfazione di Jean Baudrillard.


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