Dopo aver finito Il ritorno delle furie, terzo volume della serie di Takeshi Kovacs, ho iniziato Some Desperate Glory di Emily Tesh, vincitore dell’ultimo Hugo.
Dopo il primo terzo devo dire che è completamente diverso da quello che mi aspettavo, ovvero la classica space opera avventurosa.
Questo primo terzo è una fantascienza militare che mi ha fatto pensare a Il gioco di Ender, Guerra Eterna, Fanteria nello Spazio, i classici di una fantascienza militare con ambientazione estrema.
Se continua così direi che non avrà problemi a diventare un classico del genere, però sbirciando le recensioni sembra che diventi qualcosa di più
grazie mille
Finito il costruttore di stelle di Olaf Stapledon, classico del 1937 e per certi versi magnifico e insuperato , dall’altro molto noioso.
Difficile dare un giudizio dell’opera che è tanto una riflessione filosofica (pur vaga, essendo assenti qualsiasi riferimento a situazioni o esempi) che un romanzo, ambientato in tutte le.epoche dell’universo, e in nessuna un particolare.
Infatti la storia di inglese che ritrova la sua coscienza proiettata nel tempo e nello spazio più remoti, fa un riassunto delle varie vicende, però spiegandolo così: sarebbe troppo lunga trattare singolarmente le varie vicende e poi adesso non ha più la comprensione superiore che aveva ottenuto.
Per cui ogni tanto abbiamo la.storia a grandi linee di specie aliene, con le loro lotte e avversità, a volte vediamo l’evoluzione verso menti alveari (comunitarie, viene detto) che finalmente si accordano per ottenere intelligenza, chiarezza e abilità superiori . Quali? Ovviamente non viene detto, per.i motivi menzionati. Per cui la vaghezza della scrittura (problema comune a molti testi d’epoca) e la ripetizione continua delle stesse parole e degli stessi concetti (spirito ridestato, mente comunitaria) rendono pesante la lettura .
Di per sé le idee sono straordinarie, perché l’autore è conscio delle innovazioni d’epoca e le porta così avanti da assomigliare alle idee nostre (dall’eugenetica alla realtà virtuale) fino a grandiose epopee spaziali di cui abbiamo solo un sentore.
Il tutto fino a scoprire chi è e cosa ha fatto il misterioso Costruttore di Stelle del titolo, ossia Dio.
Decisamente ambizioso!
Ne ho vaghi ricordi, non totalmente negativi. Ma il fatto che non ricordi chi sia il creatore/costruttore di stelle (e nessuna civiltà in particolare) vuol dire che non era un’opera memorabile (e no, non è una tautologia)
Le civiltà le descrive per sommi capi, ma la caratterizzazione non è basata su eventi precisi quindi è di difficile memorizzazione. Come dicevo, è come il riassunto di un romanzo moderno, in cui emergono le buone idee e una “cattiva” scrittura - perché i riassunti non sono romanzi.
Chi sia il famoso costruttore, è indescrivibile, non abbiamo modo di dire cosa sia, ma di vederlo all’opera in maniera sommaria e imperfetta. E si ritorna allo stesso discorso di prima.
Ho finito Le montagne della follia, di Lovecraft (1936, ma 1966 in Italia).
Per chi odia le recensioni lunghe: brutto.
Per chi vuole avere spiegazioni, del tipo, e ma come, Lovecraft, e dici brutto? Ma sei cretino?
Leggo che il libro venne lungamente rifiutato, non faccio fatica a crederlo. Logorroico, ripetitivo, noioso, lungo (anche 150 pg possono essere luuunghe), faticoso, arzigogolato, supponente, presuntuoso. Non raggiunge l’obiettivo, se era quello di ricreare un’atmosfera malsana, di tensione, di disturbo.
Privo di dialoghi, è ricchissimo di descrizioni infinite, ridondanti, inutili, pesanti.
Racconta di una spedizione in Antartide, un primo gruppo scopre delle montagne altissime e delle grotte con dentro i resti (…) di antiche creature. Poi, da un certo punto, silenzio.
Una seconda spedizione giunge in soccorso e trova tutti morti: trova resti di umani e cani fatti a pezzi.
Chi racconta la storia (cioè il protagonista, un geologo) e un pilota sorvolano poi i dintorni e scoprono una città antichissima. Atterrano ed esplorano, e solo vedendo le raffigurazioni sui muri il protagonista riesce in poche ore a capire tutto e tracciare la storia completa di creature arrivate eoni or sono. Champollion gi fa una sega, che ci vuole, vedi qualche statua, i bassorilievi, e tutto è chiaro.
Tutta la parte scientifica del libro è risibile. Passi per il passato, se è possibile l’allitterazione, Lovecraft sui tempi passati fa un casino totale; è pure tutto il resto che non sta a galla, non solo questo.
E l’orrore indicibile? Ma de che?
Vabbè, si sarà capito che mi ha fatto cagare, mi fermo
Si dice che questo libro sia il capostipite di opere polari, tipo La cosa, ma purtroppo l’Autore va via rapido proprio sul fatto più intreressante del libro (l’unico, forse), cioè quando la spedizione di soccorso trova tutti morti e a pezzi.
Visto che è il possibile capostipite, darò un generoso 3.
A me era piaciuto discretamente, mi hai fatto notare involontariamente che ha una grande affinità con il romanzo di Reynolds ambientato in Antartide e con diversi punti in comune. Appena mi ricordo il titolo…
Ah, si. Eversion.
De gustibus non sputacchiandum est!
Leggendo la tua opinione ho notato alcune somiglianze con lo stile de Il Costruttore di Stelle che ho appena finito (mentre Lovecraft l’ho letto taaanti anni fa ma mi piacque moltissimo). Certe cose sono a quante pare nello stile d’epoca, altre debolezze fanno parte dello stile, che possono piacere o meno, altri sono elementi anche invecchiati male, ma che fanno parte della sua produzione. Non credo che sia l’autore che fa per te.
Pochi scritti di Lovecraft mi piacciono. Pensavo di essere solo io, però è anche uno di quelli che, per le scene di orrore, anticipa “un orrore indicibile…”, proprio testuale, e spesso era decisamente circonvoluto - ma era anche la scrittura dei tempi, eh?
E quindi il dubbio che, sotto sotto, più d’uno potesse non gradirlo davvero (almeno, non qualsiasi cosa scrivesse), ce l’avevo.
Eh sì, le iperboli sono una di quelle cose che oggi proprio si evitano. D’altro canto, ci sono cose che tutt’oggi non sappiamo apprezzare.
Tipo (o typo, dipende se voglio far arrabbiare il Babbano), per uno che affermava: “La più potente emozione umana è la paura, e la paura più potente è quella dell’ignoto”, oramai si citano solo i mostroni grossi grossi.
Di tutto quello che ha scritto (mi piacquero molto gli scritti giovanili, influenzati dai miti greci) rimangono solo quelli, buttando via il 90% di quello che voleva dire.
Poi la fantascienza negli anni '30, diciamocelo, oggi fa veramente ridere. Non tanto per il Fanta, quanto proprio la scienza stessa, che te la raccomando; e quel che sembrava angosciante un tempo, adesso non allaccia le scarpe alle prime pagine dei giornali.
Il vampiro di Polidori finisce che ti chiedi quando inizia la storia, giusto per demolire un altro “mito”.
Io non sopporto la FS classica, mi urta nel profondo logica, esposizione e trame, altri stra vedono. Mica semplice piacere dopo tanto tempo…
Il punto è che la fantascienza è per definizione speculativa. A posteriori questo aspetto viene meno. Cosa resta? Un racconto, uno stile, poco altro. Se il narratore non è sublime o il tema “a prova del tempo”, resta un’opera che ha fatto il suo tempo, è “invecchiata male”.
Quali opere secondo voi hanno resistito alla prova del tempo? Molto poche, a mio parere. Forse qualcosa di Asimov, penso a qualche romanzo dei Robot. Non mi pare fondazione, almeno non tutta, ma più perché nei primi romanzi peccava ingenuamente sulla descrizione della tecnologia e sui costumi.
Dune probabilmente si.
Non neuromante o il cyberpunk, poiché centrano tutto su una tecnologia là da venire.
I post apocalittici che originano dalla guerra fredda non sono sopravvissuti perché la guerra fredda è finita in modo imprevedibile,.come una bolla di sapone sotto sotto.
Eccetera.
In effetti nei primi della fondazione c’ erano troppi dispositivi nucleari
Douglas Adams for president: lui è invecchiato benissimo.
Bè ovvio, non è hard scifi la sua
Inoltre è ambientato nel 20mo secolo
Un altro dannato ateo.
Finito di leggere un po’ di giorni fa il vincitore dell’ultimo Hugo, Some Desperate Glory di Emily Tesh.
dopo un inizio che mi aveva esaltato il libro si è orientato maggiormente verso l’avventura con la tematica antimilitaristica che si diretta verso argomenti MeToo.
Ne è uscita fuori un’opera più umanista/femminista che di critica alla guerra ed al militarismo in quanto tali, cosa che a mio parere ha fatto perdere un po’ di potenza al messaggio e all’opera stessa.
Anche l’utilizzo degli universi paralleli per illustrare cosa cambierebbe tra vittoria e sconfitta non mi è parsa tendere al banale.
Nel complesso rimane un buon romanzo, originale, ma nell’ampliare lo spettro degli argomenti affrontati tende ad alleggerire un po’ troppo l’analisi di problematiche complesse.
Ho iniziato a leggere The Peacekeeper di B.L. Blanchard, il romanzo è una detective story ambientata in una america moderna alternativa in cui la conquista europea non si è verificata, consentendo ai nativi americani di sviluppare una propria società.
Finito è già in programma la lettura The Apollo Murders di Chris Hadfield, thriller ambientato alla Nasa durante la guerra fredda.
Da quel che ho letto è pieno di dettagli tecnici sul funzionamento delle navi delle missioni Apollo
Il tutto molto accurato essendo stato scritto da un vero astronauta.