La Scienza, l’Universo e Tutto Quanto

Ragazzi, fate pace.

Anzitutto, ci tengo a dire che so benissimo che il problema è tutto mio: non capisco come, cerco e trovo cose, per me, strane.
Quindi mi viene da pensare che qualcosa devo aver capito male (che sia io a non capire è ovvio). Magari voi, che siete più addentro, mi potete spiegare:

Qui pare che nessuno sappia come abbiano fatto a mettere un detector per capire da quale parte della doppia fenditura passasse il fotone. Poi c’è qualcuno che dice “era un esperimento mentale”, ma invece si legge che lo hanno fatto davvero (e io ci credo, ma ancora non ho capito come abbiano fatto)

Per fortuna, qualcuno in quora spiega quello che sembra un gioco di prestigio, con sorpresa finale nella sorpresa:

As others have said, there are no detectors at the slits because those would destroy the interference pattern. But I presume you meant to ask: if you’re doing the version of the experiment where you want to know which slit the photon went through and observe the resulting destruction of the interference pattern, how is that accomplished?

The answer is: you don’t put detectors at the slits. An actual detector wold absorb the photon and hence prevent it from ever reaching the screen. Instead, what you do is tag the photons so that you could tell which slit it went through if you wanted to. How do you do that? By using polarized light. There are a couple of ways to do this, but the simplest is to use a polarizing filter, just like the stuff that polarized sunglasses are made of. You put one filter at each slit oriented at 90 degrees to each other. Now you could in principle tell which slit the photon went through (by using a third polarizing filter). The interesting thing is that the interference patter goes away even though you haven’t actually done the measurement to tell you which way the photon went.

It gets even stranger than that. There are optical films that will rotate a photon’s polarization by 90 degrees. If you put one of those in the optical path after one of the polarizing filters then you can no longer tell which slit a photon went through (because now they are all polarized in the same direction). If you do this, the interference pattern comes back. This is sometimes called a “quantum eraser” because it (supposedly) “erases” a “pseudo-measurement” that destroys interference.

Qui si legge di come poteva essere il lancio del singolo fotone: ne lanci in realtà enne (non si specifica quanti di preciso) ma ci metti un po’ di specchi per i rimbalzi (di pochi cm -25! - e anche una lente di un metro e mezzo, sembrerebbe - ma magari ho letto male io) e, alla fine del circuito,hai un rivelatore per singolo fotone che è grande come il pollice della mia mano.

Cioè, sicuramente ho capito male qualcosa, ma se mi dite che con quella cosa lanciate e rilevate un singolo fotone,proprio quello lanciato, a me i dubbi non passano, aumentano!

Nella risposta del tipo su Quora c’è anche il link a un video molto carino che illustra le cose che dice, facendo vedere come basta mettere dei filtri più o meno filtranti e tu capisci da che parte arriva la luce. E quando la cosa è evidente, cioè puoi capire da dove, allora i fotoni si comportano come particelle. Quando invece fai si che i filtri (lo stesso presenti, in realtà) non ti diano modo di capire da dove passi la luce, allora - sorpresa! - ottieni di nuovo il comportamento dell’onda. Ma quindi non era il fatto di scontrarsi con un filtro a far collassare il fotone da onda a particella, bensì solo il fatto che tu lo guardassi.

Cioè, se becchi il fotone giusto, allora è particella. Se invece non lo sai, è onda. Il singolo fotone, tirandone però sempre un secchio pieno? Fantastico.

Una chicca all’interno:
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Questo mi è chiaro: i calcoli ti dicono quanto funziona bene il tuo rilevatore: se fa il suo dovere, ottieni quello che ti dicono le formule matematiche. Però pensavo che tu dovessi dimostrare, col tuo strumento, che le formule erano giuste, non il contrario. Ma il tipo è in gamba e mi spiega anche quella cosa strana dell’entanglement: alla fine, è una protomisura, e quindi distrugge l’interferenza (ragazzi, questi fotoni sono inteligentissimi!). Avevo una domanda: come si fa ad avere due di quei cosi in entanglement? Cioè, dopo il lancio del fotone singolo, questa era la domanda principe: non tutti i fotoni stanno in entanglemnt, no? Ma tu ne prendi due (esattamente due) che girano uno a rovescio dell’altro. E come fai? Facilissimo: li fai passare per un filtro polarizzante. Quello che passa, gira in un verso. Quello che rimbalza (perché il filtro fa anche da specchio, al 50%. Lo stabiliscono le formule matematiche, dunque è così) gira in senso inverso.

Aspetta: ne lanci esattamente due? Di quelle cose che manco sai dove stanno, perché se lo sai non sono più onda? E sai che uno ruota in un senso e l’altro nell’altro? E però non sai in che senso, sennò la smettono. Fammi capire come hai fatto, soprattutto fammi capire come hai fatto a portare uno dei due all’altro capo del mondo. Era un esperimento mentale? Che tanto, lo dice la matematica (probabilistica) e altro non serve, no?

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No, è che non ne avevi presi due, ma un mucchio. Sono le formule matematiche che ti dicono che devono essercene metà da una parte e metà dall’altra. Insomma, ti dico come deve essere, poi per gli esperimenti andiamo pure a secchiate - tanto troveremo quello che abbiamo teorizzato.
Sì, decisamente i fotoni sono più furbi.

Simpaticissimo il tipo comunque. Alla fine ti dice
Teoria di Copenaghen: un universo. Non sostenibile
Multiverso: sostenibile, ma non gli piace
Zero universo (o, credo, Universo olografico): sostenibile e preferita dal tipo.

Ora, se solo spiegasse perché il singolo universo non può esistere - ma per quello ci va un altro video - e perché invece saremmo tutti una simulazione, ma alcuni di prima classe e altri di terza, già sarebbe un passo avanti per capire anziché credere.

Io insisto che la prova dello spigolo del comodino (si fa al buio, sul “mignolo” del piede) gli toglierebbe ogni dubbio sul fatto che almeno un universo esiste ed è molto, molto reale. Ma sono un Babbano e sono certo che la sua matematica sia corretta e che, pertanto, il comodino sia solo un’illusione. Almeno finché non ci picchio contro.

ps:
Sono certo che c’hanno ragione i fisici quantistici, il problema è tutto mio che ho un orizzonte (soprattutto quello matematico) molto limitato.
Rimane un mio cruccio quel piccolo particolare che non viene spiegato: come si lancia un fotone alla volta? Mica con un laser, no? E perché serve un sistema di specchi con un raggio misurabile in centimetri? Alla fine, a me sembra di capire che le risposte sono del tipo “boh, ma tanto non sappiamo dov’è davvero - che se è un’onda, come fai a sapere che è uno solo? Comunque facciamo superfici larghe, così la riflessione è assicurata, anche se per caso ci stessimo sbagliando e stessimo lanciando milioni di fotoni alla volta col nostro laser…”.
Voi invece sapete raccontarmi dello strumento usato? Come si lancia un fotone alla volta? O è un gedankenexperiment e siamo a posto così?

Ma qui dicono che l’esperimento con ben due fotoni è stato fatto nel 1982:

due fotoni, generati da un decadimento a cascata di un atomo di calcio (…) attraverso la misura delle probabilità della coppia di fotoni di attraversare una coppia di polarizzatori orientati ad angoli specifici.

Beh, almeno è risolto il mistero dei due fotoni singoli: basta usare un atomo di calcio, e costringerli a passare per i filtri polarizzanti. Solo due fotoni, in tutta la stanza, dove c’è anche una lente di un metro e mezzo, che dove stanno rimbalzando, alla velocità della luce, non lo sai. Apposto, sto.

Lo sia già, lo hai già detto, ma temo che ti fissi su quello che non ti va a genio. Si polarizzano N fotoni . Quindi hai N fotoni diversi, distinguibili, separati, in sostanza, unici. Quindi hai N unici fotoni e li rilevi tutti, ma puoi capire chi è chi. Poi probabilmente come diceva HC, dovresti seguire un corso intero per risolvere tutti i tuoi dubbi perché le semplificazioni di una spiegazione hanno i loro dubbi.
I tuoi dubbi ti fanno onore, ma a questo punto davvero tocca a te. Anziché mostrare i dubbi, li raccogli e fai un corso e poi un esperimento. Alla fine poi esponi i risultati.

Ma l’ho capito - mi pare - si fa a secchi di probabilità. Cioè, quando leggi di un fotone (o di una coppia di fotoni), in realtà ce ne sono ics, di cui circa il 50% che fanno una cosa perché polarizzati così, e circa il 50% che ne fanno un’altra perché polarizzati cosà. Però è una semplificazione pure questa (forse), se è vero che esistono pure quelli che possono essere a 45 gradi - possono essercene? Beh, quando fanno l’onda, anche sì.

Diciamo che, dal punto di vista di un babbano, l’estrema semplificazione (“si prenda un fotone, dello spago, uno specchio e, con l’aiuto di un adulto…”) finisce per confondere anziché far capire. Alla fine, mi ritrovo dalla parte di Einstein, che doveva essere un babbano pure lui: qualcosa mi stona in questi esperimenti che funzionano in un modo o nell’altro se tu sai qualcosa o non puoi più sapere qualcosa (perché l’interferenza c’è, ma hai rimosso il filtro aggiungendone un altro, che rende a te impossibile sapere chi stia facendo cosa) .

E allora, se non sai, come fai a dire di aver preso per la coda il fotone giusto? Ma soprattutto, se quello che conta non è più la barriera interferente in sé, bensì solo il fatto che tu sappia o meno qualcosa, allora l’obiezione sulla luna, che c’è anche se non la guardiamo, o il comodino, che ci spacca il quinto dito pure al buio, viene meno. E infatti il tipo del video dice che lui crede allo “zero universe”, che saremmo tutti “dei computer quantistici” e che l’universo sarebbe solo una proiezione olografica. Tutto grazie alla probabilità. Io comincerei pagandolo in via puramente virtuale, vedere se cambia idea.

Comunque, alla fine: esperimenti anche affascinanti. Però non venitemi a dire che gli strumenti sono adeguati: non lo sono, anche che sia tutto esattamente così.

Io sarei più per il multiverso, non definirei il nostro un universo olografico. Ma chissà.

A me è piaciuta la battuta di un divulgatore che, parlando del nostro raggio di osservazione (intorno ai 45 milioni di anni, con un universo dichiarato vecchio 13 circa, da cui l’espansione), con prove tendenti alla forma “a sella”, aveva accennato a quel piccolo dettaglio per cui potremmo essere come l’uomo che, in pianura, osservi una strada e la trovi piatta, solo perché non può vedere di più di quel che vede. E quindi di non sbilanciarsi troppo, sulla forma dell’universo, prima di passare per un universopiattista

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Il punto è che, al di fuori della cinematica, la dinamica e poco altro, la fisica è a volte contro intuitiva.
Perché la lampadina non ci mette minuti interi ad accendersi se gli elettroni hanno una velocità media di un centimetro al secondo e l’interruttore dista metri?
Come fa la corrente ad attraversare un condensatore se tra i due poli del condensatore c’è un isolante?
Senza formule e senza basi nessuno può rispondere a queste domande, eppure è così che funziona.
Per la fisica quantistica, potete pure sbattere i piedi dicendo che Dio non gioca ai dadi, ma resta il fatto che i laser funzionano e pure i circuiti elettronici, grazie alla meccanica quantistica.
Idem per la relatività. Nessuno sa spiegare la contrazione delle distanze e la dilatazione del tempo senza le formule, e francamente per credere a disegnini e video esplicativi bisogna essere tanto, tanto di bocca buona.
Eppure è assodato, dal GPS al fatto che molte particelle che si generano nell’alta atmosfera attivano a terra nonostante la loro emivita sia molto breve.
Ok, continuare pure a lamentarvi che sono gli scienziati che non sanno spiegare, ma francamente, se non avete la preparazione, dovete fidarvi.
Del resto andare dal medico per farvi curare. Sempre che non siate laureati all’università della vita, in quel caso li, fate come credete.

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Gli elettroni sono come biglie in un tubo, ne aggiungi una da un lato ed immediatamente ne esce una dall’ altro. Nei metalli. Nei semiconduttori si contano le lacune quindi si complica. :slight_smile:

Comunque nel rame si muovono molto più veloci che un cm al secondo

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Davvero? Avrei giurato che laser e circuiti elettronici funzionassero nonostante la meccanica quantistica - che un bit è un bit ( acceso o spento), non entrambi. E un laser è un fascio (un fascio di millemila cosi, mica un singolo coso pressato ben bene[1]) di luce concentrato, non un’onda indeterminata. Ma lo ripeto: sono io che non capisco (e atti di fede pochi: vorrei capire, non credere - anche se, appunto, non capendo poi faccio apure atto di fede - ma l’universo olografico no: quello non mi avrà mai).

Leggevo di altri esperimenti moderni: anziché un fotone, ne hanno presi quattro. Con ciò insistendo che si può prendere esattamente uno o due o quattro, non un secchio e poi ceerchi di guardarne esattamente uno (o due o quattro), ma non riuscendo perché interferisci.

Io lo dico: non capisco. Non capisco come si possa dire che si prende UN fotone o due o quattro. Che se mi dici “vabbé era un secchio. Poi, statisticamente…” ma non è questo che scrivono nereo su bianco, Scrivono “ne abbiamo lanciati quattro”. Lo richiedo: come? Coe hanno fatto a alanciarne esattamente quattro e ad avere solo quelli in giro per l’esperimento? Posso pensare che non sia un dettaglio così insignificante, per capire? Pperché sennò, allora c’ha ragione anche quel Rossi che c’vaveva il catalizzatore che faceva fondere a piaccere a 100 gradi e a 1 bar e mezzo di pressione - tanto mica serve che tu sappia davvero come si fa no? Basta dirti di usare una chiave del 12. Vabbé, in qualche caso anche del 14, eh?[2]


  1. “le particelle di luce (fotoni) eccitate dalla corrente rilasciano energia sotto forma di luce. Questa luce viene direzionata in un fascio. In questo modo si forma il raggio laser.” Non c’è alcuna indeterminazione, i fotoni non se ne vanno dove vogliono, apparendo e scomparendo a seconda che provi a guardarli, il fascio non va in giro a disegnare cose per conto suo, ma fa incisioni di estrema precisione. Alla faccia di Heisenberg. Per dire, qui l’unica cosa quantistica che c’è è il nome “quanto” (di energia), ma il comportamento che si va a ottenere è una cosa che di indeterminato ha ben poco: sono certo che sai a che velocità viaggia quel fascio e - tu guarda! - riesci pure a dargi una direzione ben precisa. Incredibile, vero? ↩︎

  2. una spiegazione più addentro di come si crea un raggio laser rivela alcune cose: 1) si gioca con gli orbitali; 2) si gioca con la velocità della luce, che 3) rimbalza su specchi dopo essere stata generata da una fonte (o due) di energia elettrica; 4) si ottene un fascio coerente, che non se ne va in giro in modo indeterminato, ma se ne sta bello unito (alla faccia delle doppie fenditure) e, pur avendo natura ondulatoria, prosegue in liena retta (ma guarda un po’ che sorpresa!) e va a fare quell’incisione che ti serve, senza sbruzzegare tutto intorno a casaccio, pure se lo guardi e sai come funziona. Oh, mijoni di mijoni di fotoni, mica uno o due o quattro, eh? Ma anche se non lo sai e hai premuto il tasto di accensione del laser a casaccio, fa la stessa identica cosa. Pazzesco, vero? Ma sono certo che questo non contraddice la quantistica dell’universo olografico, perché lì si va con un fotone alla volta, che è tutta un’altra storia - perché se ne hai uno solo, ovviamente va dove gli pare - soprattutto se in realtà sta in un gruppo di milioni e tu ne misuri uno a casaccio tra quelli. ↩︎

o diciamo che sembra l’effetto dell’onda: non è che la goccia d’aqua si sposta davvero con la singola onda e alla sua velcoità, ma mette in moto quella accanto, che mette in moto quella accanto, che…e ciascuna avanza di poco, rispetto al movimento globale.

Ma questo vale nel mezzo e con una massa (per quanto minima); nel vuoto (e senza massa) la storia è diversa. Sempre che il vuoto ci sia, perché poi ci sarebbe quella cosa detta materia oscura (e, per far quadrare i conti, pure quell’energia oscura che tanto piace al Fedemone…)

No[1]. Ma te lo spiego un’altra volta ok?
(Ai miei anni i laser si studiavano al corso di elettronica quantistica. Non è un caso)


  1. nel senso che è un bel po’ più complicato di così. Infatti un laser è fatto da una cavità risonante. ↩︎

guarda le note, HC

aspetta, te lo metto qui

Quasi, ma no. Perché è la velocità media , ovvero il drifting, che genera la corrente. E il drifting è di qualche cm al secondo.

Corrente non vuol dire collimato. Coerente significa che tutte le onde sono in fase.
Il fatto che sia un fascio dipende dalla lente.

(Ma ripeto, ti lamenti che gli esperimenti descritti non sono abbastanza dettagliati e poi segui gli youtuber che sono un tanto al chilo. Boh.)

No, guarda, anche basta.
Ho lavorato 5 anni in una azienda che faceva laser, qualcosa ho imparato.

(CO2, neodimio yag, anche laser in fibra, e a eccimeri. Insomma qualcosa ho visto eh)

Sarà, ma certi youtuber spiegano meglio di alcuni altri personaggi - che poi, non è che chiedo di diventare un fisico, chiedo solo di riuscire a capire alcune cose un filo meglio - anche a spanne, ma senza il fotone singolo o in coppia quando la capacità minima che hai è un secchio pieno. Poi tu puoi sempre dire che capisco niente, ci sta. Però un po’ meno che la storia raccontata sta in piedi da sé

Vabbè, mi a era per te - era per dire che qualcosa ho guardato, tanto per capire come sarebbe fatto un laser, e che appunto lo so che si parla di un fascio cin una certa lunghezza d’onda.

Comunque, in anni non sospetti ho partato con un certo De Marchis, che ha scritto qualcosa sui laser, per averci lavorato quei 30/40 anni. A domanda: “ma la quantistica?” Ha risposto: “No, quella non mi convice”. Poi sai, lui era solo un esperto di laser e di luce, mica di tutto, eh?

Sarà ma laser e diodi ad effetto tunnel non si descrivono con la meccanica classica. E neanche il quantum computing, che per quanto lontano dall’avere applicazioni concrete, è in grado di risolvere nella pratica problemi semplici come la fattorizzazione (ha fattorizzato con l’algoritmo di Shor il numero 21)

Probabilmente si riferiva ad altro, magari al modello standard o ad alcune interpretazioni della QM.

Probabilmente. Intanto non accettava l’entanglement, quell’incompetente lì. Poi diceva che gli elettroni che ti accedenvano la lampadina non erano quelli che stavano nei pressi dell’interruttore. Chissà cosa intendeva

Stai facendo polemica inutile. Non è che tutti possono capire tutto. A volte anche se padroneggi molto bene la materia ti innamori della tua teoria e non la molli.
Ricordo Einstein e la costante cosmologica.

Eh, io ricordo un gatto nero e la fusione. E la richiesta che a parlarne fossero solo fisici della materia. Che poi diciamolo: sbagliava Einstein,no? Che capra.

Cosa non hai capito del gatto nero?

E della fusione, che è un problema tecnologico e non un problema di fisica (visto che è spiegato e previsto in tutti i minimi dettagli)?
Ti ricordi che la bimba H funziona perfettamente (e tutte le testate nucleari moderne sono bombe all’idrogeno essendo la tecnologia di Hiroshima sostanzialmente obsoleta).