Dalla poesia ai wargames. Roberto Chiavini si racconta

Chiavini1Saggista, narratore, studioso di storia, creatore di testi musicali e giochi di simulazione sportiva. Roberto Chiavini, classe ’64, fiorentino, dopo gli studi intermedi all’Istituto magistrale si è laureato in lettere classiche a Firenze conseguendo, in seguito, il dottorato di ricerca in storia antica. Vive e lavora nel capoluogo toscano insieme alla figlia e alla compagna della sua vita. La poesia e la letteratura latina rappresentano un punto importante del suo bagaglio culturale (soprattutto giovanile) cui si sono aggiunti la narrativa fantastica, il cinema horror statunitense anni ‘70/80, la letteratura pulp, i wargames, le simulazioni sportive oltre ai giochi di ruolo e da tavolo. Esperto di vari generi musicali, con propensione verso il metal, ha scritto testi per brani della band fiorentina Project Evil. Le sue pubblicazioni relative al mondo del fantastico (realizzate anche con altri autori) hanno ricevuto vari riconoscimenti tra cui il Premio della critica Ernesto Vegetti e il Premio Italia.

Apriamo questa intervista partendo dall’ultimo libro cui hai collaborato dal titolo “Gli scrittori di Urania. La storia della fantascienza in Italia Vol. 7”, pubblicato nello scorso ottobre, realizzato per Profondo Rosso Edizioni con Davide Arecco, Luca Ortino e Franco Piccinini. Ci vuoi sommariamente illustrare i contenuti?
E’ un volume dedicato alla trattazione di parecchie decine di Gli scrittori di 'Urania' autori, in massima parte ma non esclusivamente anglofoni, che sono comparsi sulle pagine di Urania nei suoi primi mille numeri di esistenza. Per una scelta voluta dai quattro autori in questo nostro primo volume (auspicabilmente completeremo il quadro con un secondo entro la fine del 2023) hanno trovato spazio non le top star del panorama della fantascienza internazionale di casa anche della celebre rivista di Mondadori, ma tutte le altre “stelle minori” del firmamento tessuto dai diversi curatori della collana.

Cosa viene riportato nel testo per ciascuno scrittore citato?
Per ognuno di questi autori proponiamo una scheda bio-bibliografica della sua produzione sulla rivista, arricchita di commenti e piccole recensioni, e in taluni casi non limitata soltanto ai romanzi e ampliata con la citazione di opere particolarmente significative dell’autore in questione ma apparse in altre pubblicazioni italiane o perfino inedite nel nostro Paese. Vi sono poi alcuni brevi saggi tematici su argomenti particolari, tipo le copertine di Urania o il saggio da me curato e dedicato al rapporto fra la rivista e il cinema.

Spesso scrivi o coordini pubblicazioni con altri autori. E’ evidente la tua predisposizione alla collaborazione …
Sì, devo dire che per la mia attività nel campo del fantastico ho sempre preso parte, a vario titolo, a volumi miscellanei, e anche il mio recente libro per Odoya dedicato al duello nella fiction era strutturato nello stesso modo e di quest’ultimo sono stato il curatore. Nella maggior parte dei casi si tratta di saggi, più o meno brevi, sostanzialmente distinti dagli altri presenti nel libro, talora anche in modo molto netto e in questi casi non ho trovato nessun problema di stesura e coordinamento. In altre occasioni, come nei volumi che ho scritto con Michele Tetro e il compianto Gian Filippo Pizzo e dedicati al cinema di fantascienza (prima per Gremese e poi anche per Odoya), la struttura del volume chiamava talora a riunire i contribuiti individuali in capitoli uniti fra loro, ma anche in questo caso non vi sono state particolari difficoltà, vista la comunanza di stili.

Come viene organizzato il lavoro e come vengono suddivisi i vari compiti?
Per quanto riguarda la divisione dei compiti di solito ci si basa sulle competenze individuali e fortunatamente nella maggior parte degli ormai numerosi volumi cui ho preso parte il gruppo di autori è stato coeso e complementare e non vi sono stati particolari lotte per attribuirsi questa o quella scheda.

La tua attività principale nel passato è stata quella di critico cinematografico. Qual è il tuo pensiero sugli odierni film fantastici?
A dire il vero purtroppo non ho più tempo di seguire il cinema e i miei ultimi saggi collaborativi sul tema trattano pellicole del passato. Ho visto soltanto un certo numero di cinecomics, genere che seguo da appassionato di fumetto, ma che mi sembra soltanto un continuo videogioco, privo di logica e fortemente indigesto, che continuo a guardare con lo spirito passivo con cui posso mangiare un dolce che un tempo amavo follemente e ora degusto con noia.

E oggi cosa guardi al cinema o in Tv?
Ormai seguo quasi esclusivamente le varie fiction televisive, concentrandomi (ma con numerose incursioni in altri generi) su quelle di argomento fantastico. Se mi consenti una digressione a riguardo, penso che al giorno d’oggi sia la Tv e non più il cinema (che pur lentamente va scomparendo, sostituito dai film a casa, in streaming, che secondo me nel giro di un paio di decenni al massimo sostituiranno del tutto la visione sul grande schermo, che resterà sempre più elitaria e meno popolare) il vero specchio dei tempi ed è qui che si trovano le idee migliori che spesso però finiscono per disperdersi a causa dei problemi della visione globalizzante cui tutto sembra doversi asservire.

Il lato oscuro dell'Esercito RomanoHai conseguito il dottorato di ricerca in storia antica e hai pubblicato diversi saggi storici. Quali tra le varie epoche hai analizzato?
Da qualche anno, grazie all’editore Odoya di Bologna, sono riuscito a coronare un po’ il mio sogno e mettermi a scrivere di storia, riprendendo i miei studi di un tempo. Dal momento che sono giunto alla passione per la storia attraverso il wargame, la storia militare è il campo che maggiormente mi appartiene e i miei scritti sono rivolti principalmente a questo aspetto della ricerca sul passato.

Cos’hai scritto in proposito?
Il primo volume nel filone è stato un saggio sulla guerra civile americana, seguito da uno sulla guerra delle due rose, scritto sulla scorta del successo televisivo de “Il trono di spade”. Poi ho pubblicato uno sul lato oscuro dell’esercito romano (ovvero delle diserzioni e degli ammutinamenti del medesimo in epoca repubblicana, ripresa e aggiornamento della mia tesi di laurea) e uno nuovamente dedicato alla storia americana, centrato sulla storia militare della guerra d’indipendenza.

A quale genere di lettore sono destinati i tuoi saggi?
Sono volumi pensati e scritti per il lettore medio, senza la minima pretesa di affermare l’ultima parola sull’argomento ovviamente, ma sono particolarmente fiero del taglio che sono riuscito a inserire in ciascun volume, grazie al placet ricevuto dall’editore, ovvero delle appendici, anche molto dettagliate, dedicate alla fiction (sotto forma sia di letteratura che di cinema e televisione) e ai wargames relativi al periodo trattato in ciascun volume. Credo sia una caratteristica piuttosto unica in saggi di questo tipo, non soltanto in Italia ma un po’ in tutto il mondo, anche in Paesi, come quelli anglofoni, dove il wargame è estremamente più diffuso che da noi. E mi fa piacere potermi inserire, pur se a un livello estremamente più basso, in un novero di storici amanti del wargame che qui in Italia vanta personalità eccellenti e celebri divulgatori, anche televisivi, come Alessandro Barbero e Franco Cardini.

In ambito storico hai altri progetti in corso?
Certamente, ho già scritto ed è in attesa di pubblicazione – spero imminente – il completamento della trilogia dedicata allo studio della storia americana, un volume di unione fra i due precedenti, che copre le guerre fra la rivoluzione e la secessione, penso piuttosto interessante, perché esamina anni decisamente poco conosciuti dal grande pubblico qui in Italia, ma molto importanti per la formazione degli Stati Uniti e che già nascondevano (o per meglio dire mostravano chiaramente) la radice imperialistica che li contraddistingue da sempre.

Vorrei porti anche una domanda che riguarda l’attualità, ossia l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia: l’uomo continua a replicare gli errori di sempre, non impara nulla dalla Storia?
L’attuale conflitto russo-ucraino, temo che sia l’ennesima dimostrazione di come l’umanità, per sua stessa natura, sia del tutto incapace di apprendere le lezioni della storia e finisca per ripetere gli errori commessi in passato. In questo caso, senza addentrarmi troppo nelle ragioni politiche del conflitto, è quantomeno curioso come, almeno per adesso, Putin stia pagando una sorta di contrappasso storico, subendo la stessa sorte di chiunque altro in passato abbia provato ad attaccare la Russia (visto che da un punto di vista storico-geografico l’Ucraina ne fa parte da sempre) da Genghis Khan a Hitler, passando per Carlo XII e Napoleone, ovvero nulla più di una parziale vittoria seguita dall’inevitabile sconfitta.

Cosa pensi della posizione dell’Occidente in merito?
Forse l’Occidente avrebbe dovuto considerarla una sorta di guerra civile post-datata, non troppo diversa da quella combattuta nella ex-Jugoslavia nell’ultimo scorcio del XX secolo, ma oramai credo che si siano prese posizioni troppo nette per riletture un filo meno di pancia e un tantino più razionali e al solito siamo al traino di potenze molto più grandi di noi, sia come Europa che come Italia. Sicuramente il conflitto sta mostrando tutte le difficoltà di un mondo oramai privo di gerarchie ben definite e di relitti di un passato che, come un dinosauro ferito a morte, non vuole andarsene senza lottare. Sono molto pessimista a riguardo e non vedo soluzioni indolori.

Dal punto di vista lavorativo ti sei occupato di giochi di ruolo e sei stato autore di wargames e giochi di simulazione sportiva. Li realizzi ancora?
Oramai non mi occupo più di giochi di ruolo per lavoro da una quindicina d’anni, ma il gioco è rimasto molto importante nella mia vita e buona parte della mia attuale attività lavorativa si centra appunto sulla creazione e sulla commercializzazione di giochi di simulazione sportiva e in misura minore di wargames. Si tratta in ambedue i casi di passioni che mi avevano portato, intorno alla metà degli anni Novanta, ad acquisire una quota societaria in uno dei principali negozi italiani di giochi di ruolo e da tavolo, Stratagemma, e a lavorarvi per oltre un decennio. Già all’inizio degli Anni ’90 avevo contribuito fattivamente alla creazione di uno dei maggiori successi nell’ambito del gioco di ruolo italiano, Il gioco di ruolo di Dylan Dog, e poi, all’inizio del presente millennio, avevo cominciato a ideare e autoprodurre dei wargames (che per i profani sono dei giochi da tavolo, con carta, dadi e pedine, attraverso i quali si simulano con diversi livello di realismo e difficoltà guerre e battaglie del passato), che ho cominciato a proporre via Internet in giro per il mondo, trovando un certo riscontro specialmente negli Stati Uniti. Quando ho lasciato il lavoro a Stratagemma, mi sono dedicato quasi a tempo pieno a questo, passando però dal wargame al gioco di simulazione sportiva: ancora una volta, giochi da tavolo, attraverso i quali si può riproporre un gran numero di sport e di eventi reali – Olimpiadi, Tour de France, Super Bowl, finale mondiali di calcio, quello che si vuole – risolvendone i risultati attraverso il lancio di vari dadi e l’utilizzo di numerose tabelle.

Ci puoi spiegare nel dettaglio come si costruisce un gioco?
Si tratta in massima parte di simulazioni a base statistica (ovvero, se si rigioca un campionato del mondo di calcio è più probabile che vincano Brasile o Italia piuttosto che non il Canada o l’Australia) e aldilà delle meccaniche di ogni singolo gioco, il lavoro più duro è quello di trasformare in numeri utilizzabili nel gioco i veri risultati di un evento sportivo. Fra gli sport che ho provato a riprodurre (sono l’unico a livello mondiale ad aver proposto la possibilità di rigiocare un’intera olimpiade uno sport dopo l’altro, una gara dopo l’altra, dall’arrampicata sportiva alla maratona), quelli di maggior successo, specialmente per quanto riguarda le meccaniche di gioco, sono quelli dedicati al ciclismo dei grandi giri quali Tour de France, Giro d’Italia e Vuelta di Spagna, al tennis, alla formula uno, al football americano e ovviamente al calcio.

Quali sono quelli che oggi vanno per la maggiore?
I giochi che oggi vanno per la maggiore in assoluto, sono quelli da tavolo per più giocatori. Va detto che una peculiarità dei miei giochi è quella di essere invece pensati per essere giocati in solitario, come molti di quelli che si fanno al computer – pur essendone quasi totalmente agli antipodi. Quelli che un tempo erano Risiko e Monopoli, oggi sono giocati generalmente da chi di giochi si intende molto poco, mentre i giocatori cosiddetti nerd, che sono cresciuti a pane e giochi di carte collezionabili (Magic, Pokemon e molti altri), prediligono altri giochi da tavolo più moderni, potendo scegliere in un panorama internazionale che conta migliaia (non è un refuso, sono realmente una marea) di titoli. Siamo nell’epoca d’oro del gioco da tavolo, infatti, sdoganato anche fra gli adulti senza più imbarazzi e ritrosie, come si può vedere anche da serie televisive di enorme successo come The Big Bang Theory, scritta da sceneggiatori molto ferrati nella materia e che presenta delle vere e proprie chicche per gli appassionati.


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